Dopo di lei, madamoiselle.

Cosi’ la crisi inizia a bussare alla porta anche in Italia. E con lei, iniziano a piangere quelli che ho sempre odiato. Non so se ve lo ricordate, ma tempo fa mi incazzavo perche’ i 7/8 dell’economia italiana sono costituiti da “rendite”.
Per “rendite” si intendono due fenomeni principali: il primo e’ quello dei soldi lasciati su un conto in banca, con la pretesa che (senza lavoro) essi possano rendere un tot ogni anno. Il secondo e’ quello delle case comprate per affittarle, in modo che la semplice esistenza materiale delle case dia un reddito legato agli affitti.

Bene, questi circoli hanno rappresentato, come dicevo, i sette ottavi dell’economia italiana. La concentrazione di capitale in questa fascia gerontocratica (generalmente si tratta di persone anziane) fa si’ che il capitale “galleggi” sui giovani e sul mondo del lavoro reale, che fatica a trovare liquidita’.

Ebbene, adesso la cuccagna di queste persone e’ finita.

Sia chiaro: poiche’ i loro consumi costituiscono una massa considerevole di consumi, la distruzione di tutte queste rendite costituira’ un grosso freno ai consumi. Il vero problema, adesso, non e’ quello di capire chi sara’ colpito, ma in che ordine saranno colpiti.

Dico che il problema sia capire in che ordine saranno colpiti perche’ chi sara’ in prima linea sara’ travolto, mentre chi sta dietro becchera’ meta’ dell’onda, chi sta dietro ancora ne prendera’ meta’ della meta’, eccetera.

Dunque, l’arrivo dell’onda colpira’ tutte quelle persone (mediamente anziani e pensionati) che hanno accumulato soldi e/o immobili nel corso della propria vita.

Se hanno accumulato soldi, con ogni probabilita’ li hanno investiti su qualche mercato. Ora, qualsiasi sia il mercato ove hanno investito, si trovano di fronte ad un disastro. Non c’e’ stato indice finanziario che non sia stato colpito, e nemmeno le borse se la sono passata bene.

Queste persone, in questo momento, stanno piangendo lacrime amare.

I secondi sono quelli che hanno comprato case e vivevano di rendita. Il lento calo dei valori immobiliari, unito al fatto che il mercato si sta lentamente fermando, fa si’ che le loro “rendite” stiano crescendo meno del previsto, e siccome aprono poche attivita’ commerciali per via della difficolta’ a trovare credito, anche gli affitti commerciali stanno iniziando a battere il passo.

Questo fa si’ che le famiglie “piu’ anzianotte” stiano iniziando a temere il “rischio default”. Rischiano, cioe’, di non riuscire a sostenere il proprio stile di vita.

Ma siamo ancora lontani dai 7/8 degli italiani che vive di rendita: il 50% e’ ancora 4/8. Cosa fanno gli altri 3/7?

Ricordate la cosiddetta “industria del lusso”? No? Bene, se vivete in una citta’ con piu’ di 100 mila abitanti, andate in centro. E cercate di fare la spesa della settimana. Se abitate al nord, non ci riuscirete: troverete negozi di artigianato etnico, negozi di sbroccometria comparata, agenzie di lavoro interinale, negozi di vestiti inguardabili, troverete di tutto. Ma non troverete un supermercato.

Tutti quei negozi, diciamo, non vivevano di famiglie. Non vivevano di giovani coppie che fanno i salti mortali per galleggiare. No. Vivevano di vecchi “posizionati” che grazie a qualche rendita potevano permettersi quel genere di consumi, tanto poi la colf avrebbe fatto la spesa, nel centro commerciale a venti chilometri dal centro.

Ecco. Adesso andate in centro. Prendete quei negozioni giganteschi, pieni di luci, cosi’ moderni, cosi’ trendy. Fermatevi di fronte ad uno di questi. Contate le persone che ci entrano.

Poi andate davanti ad un supermarket di indiani o di pakistani. E contate quante persone ci entrano. E specialmente, contate quanti italiani ci sono.

Eccoli. Li riconoscete dai vestiti, i nuovi poveri. Perche’ hanno ancora i vestiti belli di sei mesi fa, quando se li potevano permettere. E cosi’ vedrete un tizio o una tizia con addosso il vostro stipendio entrare in un negozietto di pakistani a fare la spesa.

Non hanno piu’ la colf. E non hanno piu’ soldi. Quei bei vestiti se li terranno per i prossimi 2,3 anni, se va bene.

Ed ecco la seconda linea. A valle ed a monte di questi vecchi possidenti c’erano due generi di persone. I procacciatori d’affari di ogni genere (brokers, traders, private bankers, e blablabla) che oggi si vedono senza futuro, e coloro che beneficiavano di tutto questo bendiddio: la cosiddetta “industria del lusso”, che viveva su di loro e sui loro consumi.

Ecco, quella e’ la seconda ondata. Riusciranno a sopravvivere, ma solo a stento. E probabilmente, a parte i pochi fortunati di sempre, molti dovranno spostare il negozietto un pochino “fuori mano”.

Poi c’e’ la terza linea. I professionisti del nulla. Pubblicitari, vetrinisti, manicure, agenzie viaggi, toelettatori di cani, tutte persone che facevano soldi svolgendo quelle attivita’ che questi vecchi ricchi non volevano (o non avevano le forze) per svolgere da se’. Lavare il cane, prenotare un albergo, rifare la vetrina al proprio negozio, gestire le relazioni sociali del proprio negozio, eccetera.

Infine, la quarta linea del commercio: i negozi di beni di prima necessita’. Soffriranno molto meno, ma vedranno aumentare la concorrenza di quei negozi di “semilusso” che inizieranno ad offrire anche prodotti “meno costosi” per venire incontro ai clienti in difficolta’ economiche. Vedremo negozi di arredamento vendere cose che prima avremmo trovato in ferramenta, vedremo negozi di delikatessen vendere cibo dozzinale, vedremo negozi “equi e solidali” costretti a comprare dalle malvage multinazionali, e magari diranno anche che “anche abbassare i prezzi vuol dire essere equi e solidali”, cosa che avrei potuto dir loro gratis.

Vi stupisce trovare soddisfazione nelle mie parole?

Beh, avete ragione. Per una ragione sola: c’e’ una sola cosa peggiore di un problema. Ed e’ un problema che non cambia mai.

Qualsiasi sia l’economia italiana che uscira’ da questa crisi, essa sara’, credetemi, qualcosa di molto diverso da oggi.

E questo, da solo, vale il prezzo dell’ Apocalisse.

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