Genocidio.

Stamattina ho fatto colazione con il solito genocidio di Müsli. Poi mi sono vestito , il solito genocidio di stoffa, per andare al lavoro, il genocidio del mio tempo. Oggi avro' a che fare con un genocidio di tempo, detti anche “meeting”, e dovro' poi risolvere un genocidio di problemi. Oppure, potrei smetterla di usare a sproposito la parola “genocidio.” Cioe' un genocidio delle frasi che contengono la parola “genocidio”.

So bene che la parola “genocidio” oggi indica non tanto il genocidio come definito dalle leggi internazionali, ma ha preso il significato di “il crimine peggiore possibile”, al punto che nemmeno la panna acida nella carbonara puo' competere.

Il problema pero' e' che sta andando incontro al solito fenomeno di disintegrazione del linguaggio, per il quale il simbolo piu' comune si svuota. e diventa qualcosa di simile ad una forma di punteggiatura. Come il “diocan” per i veneti: e' cosi' frequente che non contiene piu' una bestemmia, e' solo un simbolo privo di informazione: se mettete, infatti, due diocan o un solo diocan nella frase, il significato non cambia. Quindi il simbolo “diocan” non ha alcun contenuto.

Lo stesso sta succedendo, lentamente, alla parola “genocidio”.

Ci fu un momento nel quale la parola “genocidio” aveva un significato pesante. Lo menzionavate in una sala, e calava l'orrore. Forse perche' tutti avevano qualche parente che era morto in qualche genocidio, o forse perche' era una ferita recente. Una persona complice di un genocidio era passibile di essere braccata, catturata e portata sul patibolo, senza passare dal via.

Oggi, un politico accusato di genocidio cammina fischiettando per le vie della sua capitale, e nessuno lo trova scandaloso. Quando si e' accusato Putin di genocidio, Trump non ha risposto (per difenderlo) che non c'e' alcun genocidio: ha risposto che neanche gli USA sono innocenti (che potrebbe essere vero) , e quindi “live with it”.

In realta' non e' davvero possibile convivere con un genocidio: quello che sta succedendo e' che si puo' convivere con la parola “genocidio”.

La parola “genocidio”, quindi, si e' disintegrata.


Come si arriva a questo risultato? Si arriva alla disintegrazione del linguaggio mediante una ripetizone eccessiva del simbolo. Ci fu un periodo nel quale, per la sinistra, chiunque non fosse d'accordo con le parole di un tizio qualsiasi era “fascista”, e l'aggettivo veniva applicato su chiunque non fosse simpatico: era fascista l'amante di tua moglie, era fascista la ragazza piu' bella di te, era fascista quello che prendeva un voto migliore, era fascista quello che aveva la ricetta sbagliata per l'amatriciana, eccetera.

Col risultato che oggi “fascista” e' un simbolo privo di significato, tutti siamo stato definiti fascisti almeno un migliaio di volte nella vita, fino a raggiungere il livello e sticazzi non ce lo scriviamo?

Il “piccolo” effetto collaterale e' che oggi uno si puo' dichiarare fascista come se parlasse del colore della propria cravatta, cioe' si tratta di un simbolo senza significato, ovvero di un fattore puramente estetico.

Lo stesso vale per la parola genocidio, che sta per diventare una cosa come “atelier”, o “boutique”, e allora abbiamo avuto la boutique del pane o l'atelier dell'arredobagno, e adesso ci troveremo “il genocidio del fai da te”, oppure la “gelateria genocidio freddo”. Ci siamo vicini, quando per indicare un giorno freddo sui giornali italiani si scrive “gelicidio”.

Abbiamo avuto la pomi', e la spalmi', prima o poi avremo prodotti alimentari che si chiameranno genoci'. (Magari pure affumicati.)


Adesso i soliti torturatori di parole alzeranno la mano e diranno “ma allora come chiami quello che succede in Palestina/Israele/Narnia?

Quello che succede in Palestina/Israele ha un nome: “Vecchio testamento”.

Se andate a leggere il vecchio testamento, scoprirete il momento in cui gli ebrei entrano a Canaan (la Palestina/Israele di oggi), uccidono tutti, sfondano il cranio ai neonati picchiandoli sulle pietre, e uccidono financo gli animali, da soma o domestici. Ora, archeologicamente non c'e' traccia di questo evento, che pure viene considerato “fare quel che dice Yahoo fino in fondo”.

Non si tratta quindi di un'invenzione recente: questo modo di fare e' presente nella cultura ebraica (e poi cristiana, e poi abramitica in generale, sino all'Islam) da molto tempo.

Immagino pero' che la risposta non vi soddisfi, quindi andiamo nei dettagli. Cosa sta succedendo da quelle parti, se non un “genocidio alla fragola?”.

Allora: se osservo il bombardamento di Gaza, semplicemente dalle foto satellitari, vedo un bombardamento a tappeto, cioe' un bombardamento pensato allo scopo di eliminare da una zona urbana le condizioni essenziali per la permanenza umana: acqua, abitazione, energia, ospedali, spazi e cure per i bambini e le puerpere, sicurezza personale.

Eseguire un bombardamento a tappeto e' vietato dalle convenzioni di guerra, quindi e' di per se' un crimine di guerra. Ma se muoiono 40.000 persone, e la meta' sono bambini, allora comincia ad assumere un altro nome, che e' il crimine contro l'umanita'. Su questo, sono abbastanza sicuro che nessuna corte militare avrai mai qualcosa da obiettare.

La risposta corretta alla domanda , quindi, e': gli atti di IDF a Gaza sono classificabili con una confidenza molto alta in due categorie:

  • Crimini di guerra.
  • Crimini contro l'umanita'.

Adesso so che comincerete a piagnucolare perche' non ho detto “genocidio”, ma dall'altro lato vi faccio presente che a Norimberga quasi nessuno fu condannato per “genocidio”, bensi' per crimini di guerra e per crimini contro l'umanita'. Posso quindi , tranquillamente dire che si tratta di un livello di condanna “massimo”.


Dall'altra parte ora si alzano e dicono “ma allora Hamas?”. E' un pochino come “e allora le foibe?” , ma il punto e' che sono due cose uguali. Sono due cose uguali significa che, secondo le convenzioni di Ginevra del 1949, anche le milizie non governative sono soggette a leggi di guerra e quindi lo sono Hamas ed Hetzbollah. Di conseguenza, quello che hanno fatto e' ancora un crimine di guerra, piuttosto grave perche' parliamo di 1600 civili, e per via dell'accanimento proprio su civili possiamo anche parlare di crimini di guerra E di crimini contro l'umanita'. Dico “possiamo” perche' siccome non c'e' ancora stato un processo, non sappiamo bene cosa sia successo. Non sappiamo se Hamas abbia superato il muro di confine con pochi uomini e il resto lo abbiano fatto dei predoni, per esempio, che erano gia' al di la' del “muro”.

E' difficile pensare che siano stati tanti a passare il muro di confine perche' parliamo di uno dei confini piu' sorvegliati del mondo, ma la logica ci consente di pensare che molti dei partecipanti all'assalto fossero gia' dall'altra parte. Anche i famosi alianti, per esempio, non avevano molte chance di passare il confine mentre Iron Dome era in funzione: ma forse non sono partiti da li', quindi non hanno passato alcun confine. Questo ci spiegherebbe come mai non siano anche tornati indietro, usando gli stessi alianti.

In ogni caso, sia gli ufficiali di Israele che Hamas finirebbero sulla forca se si rifacesse un processo come a Norimberga,


Il fatto che entrambi finirebbero sulla forca ovviamente viene contestato da quelli che non hanno un cervello abbastanza sviluppato da contenere piu' di colpevole alla volta. L'abitudine ai fumetti Marvel ha insegnato che c'e' una sola Fazione del Male e una sola Fazione del Bene: l'idea che potrebbero essere entrambe fazione del Male, in quanto nemiche, sfugge ai piu'.

Cosa succede allora se entrambi sono colpevoli? Chi mettiamo in galera? Beh, entrambi. Al limite dovremo fare galere piu' grandi per ospitare entrambi. Ma non e' che i crimini di Israele assolvano i palestinesi, o i crimini di Hamas assolvano gli israeliani. Possiamo fare prigioni piu' grandi, ecco tutto. Fare cervelli piu' grandi, capaci di immaginare DUE criminali anziche' uno, e' molto piu' complicato.


Avete pero' osservato che i crimini di guerra e i crimini contro l'umanita' , che sono reati gravissimi, e furono puniti col massimo della pena a Norimberga, non soddisfano quelli che vogliono torturare la parola “genocidio”. Come mai? E perche' questo feticismo politico verso questa parola? Il problema e' che ha una definizione giuridica lasca.

Secondo ONU:

«Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:

(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
© il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.»

Il problema di questa definizione e' che e' davvero troppo lasca. Se prendiamo il punto (a), scopriamo che questo fu un genocidio di juventini. Si tratto' di sicuro di un evento orribile, ma “genocidio di Juventini” forse non e' il caso.

Il punto (b) , che comprende l'integrita' mentale (concetto gia' molto astratto gia' in termini medici ) ci porterebbe a chiamare genocidio anche il Maurizio Costanzo Show e qualsiasi altro evento di massa cui attribuiamo un impreciso effetto di attentare all'integrita' mentale.

Il criterio © ha il solito problema di contenere la parola “parziale”, per cui ne risulta che un grosso incidente in autostrada diventerebbe un genocidio di vacanzieri.

Il criterio (d) contiene la parola “miranti”, che richiede di misurare con certezza le intenzioni, e la parola “impedire le nascite” si applica alla sterilizzazione quanto alla vendita di preservativi. E neanche le giacche di jeans con le toppe dei metallari aiutano la riproduzione.

Solo il trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo all'altro sembra poco ambiguo, forse perche' non era ancora un fenomeno molto diffuso nei genocidi visti allora.


Come mai ONU usa una denominazione cosi' lasca, nella quale ricadono cose che vanno dallo sterminio totale all'esistenta del Raggaeton?

La verita' e' che ONU ha bisogno di un consenso cosi' vasto per approvare qualcosa, che ognuno ci aggiunge il suo grano di sale. Ma specialmente, bisognava ad ogni costo includere una popolazione che si definisce “la Vittima Assoluta”. Cosa significa Vittima Assoluta?

Immaginate di essere ad Auschwitz. Siete voi, un omosessuale, un comunista e uno zingaro. Tutti subite le stesse angherie, tutti venite uccisi nella stessa camera e con lo stesso gas, tutti venite bruciati nello stesso forno crematorio, e le vostre ceneri si mescolano.

Ma voi dite di essere Le Vittime Assolute, mentre gli altri che sono con voi sono vittime, si, ma non assolute. Per chi, come me, crede nell'uguaglianza di valore tra gli esseri umani, voi siete “Vittime” quanto gli altri. Esattamente quanto gli altri, perche' accettare che esistano “Vittime Assolute” e vittime NON assolute implica di accettare che esistano Vite Umane Assolute e Vite Umane NON Assolute.

La mistica ebraica del sacrifico, invece, richiede di pensare che il popolo ebraico sia una vittima, ma non una normale vittima, ma una vittima ancora piu' vittima , cioe'una vittima assoluta.

Questo era un problema per ONU, ma l'oltraggio di dire “no” agli ebrei, nel periodo, avrebbe avuto un effetto politico devastante.

Andiamo cosi' al tema del genocidio. Ci sarebbero stati metodi piu' razionali di definirlo, partendo dai piu' grandi. Prendiamo per esempio il popolo Maya, o gli Aztechi, o gli Apache e gli altri nativi americani. Sono stati sicuramente vittime di genocidio, e oggi ne sopravvivono piccoli gruppi. Questi piccoli gruppi, pero' non hanno piu' alcuna rilevanza storica, politica, demografica, culturale o economica. Viene da pensare quindi che la parola “genocidio” si dovrebbe applicare a quei popoli che subiscono un trattamento volto a togliere loro qualsiasi rilevanza storica, demografica, politica, culturale o economica, a prescindere dal fatto che qualcuno sopravviva o meno.

Questa definizione, pero', descriverebbe benissimo tutti i genocidi del mondo, tranne uno: la shoah. Non saremmo qui a parlare di Israele se gli ebrei non avessero piu' alcuna rilevanza storica, politica, demografica, culturale o economica. Ce l'hanno eccome.

Se usiamo quindi come criterio lo stato di un popolo DOPO il genocidio, succede il finimondo perche' le Vittime Assolute faranno un baccano tremendo, nel rivendicare il loro ruolo di Vittime-ma-piu'-vittime-di-te.

Se diciamo invece di basarci sul PRIMA, cioe' osservare quello che c'era prima e oggi non c'e' piu', le cose non cambiano. Certo, la civilta' Incas era grandiosa, e ora manca. Anche quella Azteca era una civilta' sofisticata (a modo suo, lo so), e anche tutto il mondo pellerossa era decisamente abbondante. Questi criterio del “prima” ci consentirebbe di includere la lunga storia delle vittime assolute nella definizione, ma escluderebbe la fine degli zingari nella shoah, o lo sterminio dei malati di mente e degli handicappati.

I tedeschi usano “Völkermord” per indicare il genocidio, e la parola indica “l'assassinio di un popolo” o un “popolicidio”, che ha il vantaggio di essere estremamente sintetico, ma nel caso ci sia una diatriba entrambe le parti comincerebbero a discutere sul tema “e che cos'e' un popolo, di preciso?”.

Qui partirebbe un discorso gigantesco, nel quale arriveremmo a concludere che un popolo e' un gruppo di persone che decide di essere un popolo. Tutti gli altri criteri non funzionano. Ma se usiamo questo, allora anche i Trekkers vestiti da Klingon e i Padani di Pontida che si dicono “padani”, diventano “popoli”. Non ho mai detto “vegani”, lo avete pensato voi.

Anche la parola “mord”, l'uccisione del popolo, porterebbe a chiedersi quando, di preciso, abbiamo davvero “ucciso” un popolo: dopotutto gli Apache esistono ancora, alla fine. Addirittura, nel caso delle Vittime Assolute, vediamo che oggi sono decisamente piu' influenti nella politica internazionale di quanto siano mai stati PRIMA della shoah. I palestinesi addirittura sono cresciuti di numero.

Con l'arrivo di sempre nuovi candidati alla carica prestigiosa di “vittime di genocidio” , la definizione si e' cosi' estesa da comprendere situazioni cosi' eterogenee che la parola e' facilissima da abusare e ridurre all'irrilevanza.


Per capire bene quale sia la ragione dell'inutilita' dell'accusa di genocidio, potrei chiudere l'articolo raccontando una barzelletta Yiddish che ho sentito pochi giorni fa, che viene cioe' dalle Vittime Assolute.

C'e' una sinagoga e alcuni membri maschi si alzano a pregare. Ogni preghiera comincia allo stesso modo. Si alza allora un ricchissimo mercante e dice

  • Oh, Innominato, io non sono proprio nessuno , ma ti prego di ascoltare ugualmente questa preghiera, e blablabla…

Allora si alza un ricchissimo industriale, e prega:

  • Oh, Innominato, io non sono proprio nessuno , ma ti prego di ascoltare ugualmente questa preghiera, e blablabla…

Ad un certo punto, si alza una persona poverissima, e si mette a pregare:

  • Oh, Innominato, io non sono proprio nessuno , ma ti prego di ascoltare ugualmente questa preghiera, e blablabla…

Allora i due di prima si alzano di scatto, e dicono quasi in coro

“Ehi, non penserete mica che quello li' sia un cazzo di nessuno quanto noi due, vero?”.


E adesso , scusate, vado a mangiare un genocidio di pasta con broccoli e salsiccia.

Buon genocidio.

Uriel Fanelli


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