Siete pronti alla storia?

Siamo nel 413 A.C. A Micalesso sta sorgendo il sole, e i bambini – cosa strana nell’antichita’, ma non troppo – se ne stanno andando a scuola. Gli abitanti della citta’ non sanno bene cosa stia per succedere, e non sospettano che un’armata di traci si stia dirigendo verso la citta’ con l’intenzione di sterminare tutti gli abitanti.

Certi dell’impunita’, i traci uccidono tutto quel che trovano. Non solo uomini, donne e bambini vengono massacrati ed i corpi fatti a pezzi per pura crudelta’, ma i traci considerano cosi’ divertente massacrare che insieme alle persone trucidano anche gli animali, in modo che i ragli disperati dei poveri asini si mescolano alle grida dei bambini. Entrano nella scuola di Micalesso e (stando a Tucidide) uccidono un paio di migliaia di ragazzi, dopo averli torturati e stuprati.

Ora, si direbbe di avere a che fare con qualcosa di simile alla strage di Marzabotto, o di Sant’Anna, ma se andate a Ritzóna , cittadina greca che oggi sorge dove c’era Micalesso, non vedrete nessuna commemorazione.

Se io chiedessi come mai a si facciano commemorazioni sulle Foibe e non per Micalesso, pur trattandosi di eventi molto simili (anche politicamente) , la vostra risposta diventerebbe molto chiara: non si fanno commemorazioni col sindaco e le corone di fiori per la strage di Micalesso perche’ e’ una cosa troppo antica. E’ storia.

E’ interessante sapere , a questo punto, quando inizi la storia. Voglio dire: quando sara’ di preciso che si smettera’ di commemorare le Foibe? Tra quanto tempo il “genocidio armeno” sara’ “storia”? 2100? 2200?

Attenzione: non sto parlando di “dimenticare”. Gli storici ricordano il massacro di Micalesso: non lo sto raccontando perche’ lo ricordo io. Saro’ vecchio, ma non cosi’ tanto.

Sto parlando di quella linea oltre alla quale le cose le ricordi, ma non le commemori e non le consideri piu’ come una parte della tua memoria civica. Qualcuno commemora ancora la battaglia di Caporetto e i numerosi morti (fu la piu’ catastrofica sconfitta nella storia dell’esercito italiano, dopotutto)?

Lo chiedo per una ragione: siamo sull’orlo della storia. Dopo il 1945, non abbiamo piu’ avuto una vera e propria storia, nel senso che abbiamo avuto solo le notizie. E’ vero che e’ successo un genocidio in Rwanda, ma non era un evento storico: per noi era una notizia. E’ caduto il muro di Berlino, ma per noi non era un evento storico: era una notizia.

C’erano poi i fatti che consideravamo parte di una storia da commemorare, come la seconda guerra mondiale (di meno la prima. Eppure fu un carnaio) e i grandi genocidi europei. Ma se prendiamo per esempio la prima guerra mondiale, e notiamo che non tendiamo a commemorarla cosi’ tanto – neanche a livello politico – la vera domanda e’: per quanto tempo ancora commemoreremo la seconda guerra mondiale?

Prendiamo per esempio questo evento . ANPI, che per ragioni anagrafiche presto finira’ di avere dei veri partigiani tra le sue file, annulla la sua presenza al corteo “grande” per via dei partecipanti di una diversa fazione politica, che intendono insultare alcuni dei suoi iscritti.

Ora, questo evento e’ emblematico: sino a qualche anno fa, la festa del 25 aprile era una vera e propria liturgia religiosa per la sinistra. ANPI non si toccava, di qualsiasi religione fossero i loro rappresentanti, e qualsiasi bandiera di persone che avevano combattuto era intoccabile. Se un gruppo qualsiasi – diciamo fascisti – fosse andato ad insultare i partigiani di religione ebraica, sarebbero stati linciati.

Ma oggi tutto sta sfumando nella storia: man mano che passa il tempo, la prima guerra mondiale ha gia’ festeggiato il centenario del suo inizio (1914-2014), e entro una ventina di anni, anche la seconda guerra mondiale entrera’ nel suo centenario. Questo significa che la ricorderemo come ricordiamo la prima guerra mondiale.

#Siamo sull’orlo della storia.

Di per se’ il tempo passa gradualmente. Un secondo al secondo. Quindi, non dovrebbero esserci degli “orli”. Solo gli storici credono negli “eventi storici”, per il mondo reale si tratta semplicemente della continuita’ di eventi fisici. Perche’ parlo di “orlo”?

Parlo di “orlo” perche’ ci sono degli elementi che vengono dalla commemorazione storica , che vengono assunti come parte della identita’ attuale. Quando il presidente tedesco dice che “L’identita’ tedesca di oggi viene dalla tragedia nazista” si riferisce di sicuro al 2015. Dira’ lo stesso il presidente tedesco del 2050, o nominera’ per esempio la caduta del muro di Berlino? E nel 2100?

Allora, se l’identita’ del 900 e’ fatta di una serie di eventi (seconda guerra mondiale, campi di sterminio, guerra fredda), cosa conterra’ l’identita’ del 2000? Se negli USA il “reduce” e’ uno che ha fatto la guerra in Iraq , e non puo’ del vietnam, cosa rimane , sul piano culturale, della guerra in Vietnam?

Un tempo, bastava nominare il Vietnam per gelare il sangue nelle vene agli americani. Cosi’ come bastava nominare Caporetto, che e’ diventata sinonimo di sconfitta. Ma oggi Caporetto e’ una parola, e moltissimi non sanno bene cosa sia successo, e il risorgimento e’ una parola vuota sui libri di storia dell’ultimo anno. Non ha piu’ lo stesso valore simbolico, ovvero emotivo, che aveva un tempo.

Il novecento e’ stato un secolo estremamente identitario per l’ Europa. Gran parte dei valori che la societa’ applica si sono formati dalla riflessione su questo secolo. E ovviamente, sulla memoria di quegli avvenimenti.

Prendiamo un esempio: i valori dell’antifascismo nella costituzione. La costituzione italiana contiene numerosi punti che sono usciti dall’esperienza del fascismo. Per esempio, l’ art.15 dice che sia vietato spiare le comunicazioni altrui, cioe’ dice che sono segrete.

Questo e’ un valore che sino a pochi anni fa era considerato un dogma delle liberta’ personali nel periodo antifascista. Nelle scuole (almeno in alcune zone del paese) se ne parlava. Oggi la questione viene derubricata a “Privacy”, una specie di vezzo borghese, che essendo una parola inglese indica una specie di contenitore vuoto, come capita ad “escort” che e’ meno offensivo di “bagascia”.

Il motivo per il quale il problema del diritto alla segretezza della corrispondenza sia stato derubricato e’ molto semplice: il problema del fascismo sta scivolando oltre l’orlo della storia. Se un tempo delle intercettazioni illegali avrebbero scatenato un inferno – pensate negli USA all’affare Watergate – oggi tanti raffinati intellettuali discettano durante il brunch, se il diritto alla Privacy sia una moda recente o meno. Il motivo?

Il motivo e’ che le grandi dittature occidentali sono scivolate oltre l’orlo della storia, e quindi nessuno percepisce piu’ alcun senso di repulsione viscerale verso le pratiche di questi regimi. Gulag? Lager? Ma vediamoci per l’aperitivo, che discutiamo quale fosse migliore.

Quando qualcosa scivola oltre l’orlo della storia, e diventa storia, prenderlo sul serio diventa sempre meno facile. Se prendiamo per esempio guelfi e ghibellini, possiamo celebrarli quanto vogliamo, ma saremmo sempre una curiosa forma di rievocazione storica: nessuno vede nelle rievocazioni storiche di teutoburgo qualcosa come una commemorazione.

Lo stesso vale per i grandi genocidi del XX secolo. Se andiamo indietro nella storia, vediamo che attorno al 70 Dc le truppe romane devastano gerusalemme. Perche’ si riducessero prima le scorte della citta’, i romani fecero in modo da chiudere dentro le mura tutte le persone che erano accorse a celebrare una festivita’. Il risultato e’ che la distruzione di Gerusalemme uccise qualcosa come 1.100.000 abitanti ( Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, VI, 9.3.).

Si tratta di un grosso sterminio, pero’ a Roma non viene commemorato molto. Come mai i romani di oggi commemorano cosi’ poco lo sterminio voluto da Tito? Il problema consiste nel fatto che, appunto, erano si’ un milione di persone (e per l’epoca erano davvero tanti) ma ormai questo evento e’ scivolato fuori dalla storia.

Ora, e’ solo questione di qualche anno e la prima meta’ del novecento scivolera’ oltre l’orlo della storia, per finire tra le antichita’. Questo si nota perche’ delle cose che prima erano considerate sacre e indiscutibili, per via dello strascico emotivo di eventi recenti, diventano sempre meno sacre e sempre piu’ discutibili.

Altre cose, che non sono ancora scivolate oltre la storia, hanno una presa superiore: cosi’ i manifestanti per la palestina possono costringere la Brigata Ebraica a non partecipare al 25 Aprile. Un vecchio evento (la liberazione) sta scivolando oltre l’orlo della storia, mentre il nuovo evento (quanto accade in Palestina) ha preso il suo posto nelle coscienze.

Il vero problema e’ che nel tempo, a furia di simbolizzare le cose, l’intero occidente si e’ focalizzato in una identita’ che e’ principalmente novecentesca. Se escludiamo la Francia che si appella in continuazione a dei valori della rivoluzione francese, e ad alcuni valori napoleonici (la Grandeur) , il resto d’Europa trae oggi la sua identita’ politica e culturale dal novecento. Piu’ che in qualsiasi altro luogo, il novecento europeo e’ il momento nel quale nasce la cultura europea di oggi.

Quasi tutto e’ stato rinnegato: il laicismo ha ormai prevalso, la repubblica democratica regna quasi ovunque, la repulsione verso le vecchie ideologie (nazismo e comunismo) e’ quasi onnipresente, i diritti umani sono parte del sentire comune. Eppure, tutto cio’ nasce nel 1945.

Che cosa succedera’ quando il 1945 scivolera’ oltre l’orlo della storia, per diventare antichita’?

Siete pronti per la storia?

Non e’ una domanda retorica. I valori che oggi ci sembrano un punto fisso invecchiano e muoiono. Chi crede siano immortali ed eterni finira’ nella stessa discarica di tutti quelli che , nel passato , hanno detto “ecco, noi enunciamo un valore eterno”. Di valori eterni sono pieni i cimiteri.

Nessun assoluto resiste al tempo. Se oggi abbiamo delle idee su “crimine assoluto”, su “orrore assoluto”, e’ solo e specialmente perche’ alcuni crimini ed alcuni orrori non hanno ancora oltrepassato l’orlo della storia.

Se oggi abbiamo delle idee su “valori assoluti” e’ solo perche’ questi valori, che sono nati quasi tutti dopo il 1945, sono ancora molto vicini a noi. Ma non appena se ne andra’ l’ultima generazione che era presente, questi valori entreranno in discussione.

Per fare un esempio tipico, la vita del politico tedesco di oggi e’ abbastanza ritmata da “obblighi” e “divieti”.

  • L’obbligo di commemorare alcune cose (Auschwitz, la IIWW, etc) con parole di condanna.
  • L’obbligo di dire che la Germania sente su di se una colpa ed una responsabilita, e lalala.
  • Il divieto di proporre cose che , anche sul piano puramente estetico, possano somigliare alla lontana a cose fatte da Hitler.
  • Il divieto di sipmatizzare per qualsiasi partito possa essere accusato, anche alla lontana di razzismo/nazismo.

tutto questo sta ovviamente costituendo una linea guida, una serie di reazioni spontanee della popolazionec he a livello politico vota qui e non li’, eccetera.

Ma per dire ci sono persone che oggi cominciano a dire che sono nate nel , che so, 1980, e non accettano di sentirsi in colpa per crimini che non hanno commesso personalmente. Dopotutto la colpa e’ un concetto giuridico, e sul piano giuridico non esistono colpe non personali. E se obietti ti dicono “se pensi che io abbia ucciso ebrei, denunciami alla polizia”. La risposta chiarisce il punto che se voi lo denunciaste, sarebbe assolto per non aver commesso il fatto, e quindi il punto della colpevolezza e’ chiuso. A meno che non pensiate che le colpe dei padri si trasmettano sui figli, per dire.

Del resto, quelli che possono essere considerati giuridicamente colpevoli sono ultracentenari, , per cui il numero di “colpevoli” e’ ormai un numero che sta sulle dita della mano.Anche i reduci dai campi di sterminio cominciano ad essere “bambini scampati allo sterminio”, perche’ chi era adulto all’epoca ormai e’ morto, tranne casi rarissimi.

Cosi’ c’e’ da chiedersi per quanto tempo ancora tutta la IIWW non finira’ oltre l’orlo della storia, e allora il problema non diventera’, che so, condannare il comunismo della DDR. Oggi come oggi e’ difficileperche’ esistono persone della mia eta’ che erano ventenni quando c’era la DDR, e nella ex germania est molti sono ancora dei convinti comunisti, ma piano piano l’anagrafe fara’ la sua storia.

Una volta esaurita la IIWW, pero’, verranno meno TUTTI gli obblighi e i doveri che il ricordo impone sul piano emotivo: nessun ateniese di oggi avrebbe dei problemi riguardo all’incresciosa strage di Micalesso, e anche a Ritzóna la cosa non e’ vista come una cosa che li coinvolge molto. E’ come quando la Lega voleva che i “padani” si sentissero indignati per i crimini di guerra dei Romani contro i Celti: per quanto la politica sia aberrante, il coinvolgimento emotivo fu molto basso, per usare un eufemismo.

Cosi’ verra’ prima o poi il momento in cui si smettera’ di commemorare Marzabotto, e verra’ il momento in cui la IIWW sara’ come la Terza Guerra di Indipendenza, cose importanti, ma nessuno di indigna piu’ per i Savoia. Almeno, non quanto un tempo.

Quando finira’ il valore emotivo del novecento, quando il novecento sara’ “il secolo scorso”, quando i beatles saranno considerati “musica classica”, allora tutta la politica cosi’ come la conosciamo iniziera’ a scricchiolare. Quando sara’ di nuovo possibile dire le cose che “oggi non si possono dire , dopo la IIWW” e proporre le cose che “oggi non si possono piu’ proporre, dopo la IIWW”, tutto andra’ in una prospettiva diversa.

Quando “nazista” anziche’ un insulto sara’ come “cartesiano”, o “filinsteo”, per quanto il significato sia terribile, l’effetto emotivo (e quindi politico) sara’ minimo.

Stiamo per perdere i binari , il percorso obbligato, che la IIWW ci ha dato. Non appena la IIWW varchera’ la linea sottile che separa la storia dall’antichita’ nella coscienza collettiva, cio’ che consideriamo assoluto svanira’ dalla politica, e cio’ che consideriamo “memoria” diventera’ “accademia”.

Molti si sentiranno nudi. Molti si sentiranno vecchi. Molti si sentiranno confusi.

E voi?

Siete pronti per la storia?

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