Cavoli di Bruxelles…

Alla fine, la saga della seconda rata di aiuti alla Grecia sembra essere arrivata alla fine. E , devo dire, si sono fatti male un pochino tutti, anche se col cerino in mano sono rimasti piu’ i finanzieri che hanno iniziato l’attacco ai debiti europei, e specialmente tutta l’allegra baracca dei CDS, per quanto i greci abbiano fatto loro il favore di attivare la CAC…

In definitiva, l’adesione “volontaria” alla ristrutturazione del debito greco e’ stata cosi’ alta che il governo greco ha avuto agio ad attivare una clausola CAC. Una clausola CAC non e’ altro che un pezzo di una legislazione locale , che vale per il debito titolato secondo il diritto locale, il quale dice che siccome la stragrande maggioranza dei debitori “senior” hanno accettato la ristrutturazione, allora essa vale per tutti.

Naturalmente, per la rimanente parte dei creditori questa e’ una forzatura: essi dicono “io non ho mai accettato queste condizioni, se mi obblighi di fatto per me e’ default.” Ed essendo un evento di default, puo’ scatenare il pagamento dei CDS.

Perche’ dico che la cosa tocca poco gli emettitori? Perche’ il governo greco ha attivato la CAC, dunque scatenato i CDS, solo dopo essersi accertato che gli aderenti alla ristrutturazione fossero la stragrande maggioranza. Dunque, i CDS pagheranno, ma si tratta di cifre piccole, molto piccole, perfettamente recuperate dagli emettitori semplicemente giocando sull’aumento del prezzo dei CDS nella loro massa complessiva.

Rimangono i titoli emessi sotto legge internazionale, per i quali il governo greco non ha autorita’ , ma sono una piccola quantita’ (circa 30 miliardi di euro, piu’ o meno) e non destano preoccupazioni. Adesso andiamo a vedere chi esce come.

  • I CDS. Se il governo greco non avesse attivato la CAC, sarebbero emersi come la truffa assoluta, dicono alcuni. Ma non e’ che sia andata tanto diversamente. Abbiamo detto che le adesioni alla ristrutturazione siano state piu’ delle aspettative. Il che significa che qualcuno -molti-  ha preferito perderci dei soldi, comprare altro debito greco con un rating junk a condizioni molto vantaggiose per i greci, piuttosto che rivolgersi agli assicuratori. In pratica, un bond a tasso di interesse basso emesso da una nazione con un rating di default e’ sembrato loro piu’ credibile dei CDS. O se preferite, un CDS vale meno di un bond del valore di meta’ del credito, con rating default al prezzo di un B qualcosa, cioe’ il CDS vale meno di una tremenda fregatura.
  • Le agenzie di rating. Altra nota dolente: il debito greco e’ classificato al peggio possibile, ma la BCE continua ad accettare i collaterali delle banche greche (eccetto per le operazioni straordinarie di capitalizzazione) e a dar loro soldi, infischiandosene.  Il 28 di febbraio la proposta di Domenichini, avuto anche il vento in poppa da Martin Schultz, e’ passata, ed entro maggio/giugno non sara’ piu’ obbligatorio per i fondi attenersi a loro per gli acquisti di bond. Che Roland Berger prenda il ruolo di agenzia di rating europea o meno, un’altra stella del mondo della finanza tramonta.
  • Le banche tedesche e/o europee, emettitrici di CDS: essendo la CAC emessa solo per una percentuale piccolissima di bond, non subiranno grandi perdite. Hanno riempito la pancia degli speculatori di cartaccia inutile, che poi non hanno pagato indietro una lira. Qualcuno a Wall Street e Londra sta passando dei bruttissimi momenti, e probabilmente anche in Cina e Taiwan qualcuno scomparira’ nel nulla in qualche campo di rieducazione.

La vera domanda potrebbe essere “come mai i finanzieri si siano fatti fregare cosi’ facilmente?” e la risposta e’ che il mondo e’ crollato loro addosso per una singola falsa assunzione: “l’ Europa si muovera’ poco, nulla, e comunque non piu’ degli USA, di conseguenza rischiamo ancora meno che in USA“.

Sorprendentemente, le cose non sono andate cosi’. Mi spiego meglio: facciamo un confronto tra la reazione del governo USA e quella della UE nei confronti delle crisi finanziarie.

  • Credit crunch. Per reagire, il governo usa ha comprato cartaccia, mediante la fed, e fatto debito per spingere l’economia. Non e’ servito a nulla, il debito e’ alle stelle, e NESSUNA reale riforma della finanza e’ stata varata. Il sistema fiscale USA, che un tempo era famoso per infallibilita’, ora e’ un colabrodo di clausole e cavilli che permettono alle corporate di pagare tasse, mediamente, per il 7% degli introiti reali. Nulla e’ cambiato. Di fronte ad una crisi simile, la BCE ha dato liquidita’ alle banche all’ 1%, e il fiscal compact e’ stato fatto firmare a 25 paesi su 27 per razionalizzare le politiche di debito (anche se dolorosamente). Il confronto e’ paradossale: il governo USA ha fatto poco o niente, paragonato alla UE.
  • Agenzie di rating. Anche il debito USA e’ stato declassato, e le banche americane sono state falcidiate dal continuo crollo del loro rating (nei primi due anni dopo il 2008 sono chiuse 30 banche a settimana, ogni settimana, circa) , le agenzie di rating non sono state punite per la loro incompetenza e la loro palese eterodirezione. Nulla e’ cambiato negli USA. Dopo 18 mesi dall’inizio della crisi dei debiti in Europa, il 28 febbraio al parlamento europeo passa la proposta Domenichini, e da maggio/giugno prossimi le regole cambiano. Inoltre, gli abbassamenti del rating delle banche europee non ha causato fallimenti di banche, se non in un caso franco-belga la cui soluzione e’ da venire.
  • CDS e speculatori. Il governo USA non ha fatto nulla ne’ per demolire l’impianto speculativo dei CDS, ne’ per legare le mani agli speculatori, che impazzano indisturbati nell’economia americana. Dopo 18 mesi di una stravagante strategia francotedesca a riguardo, -che ha inventato il fallimento volemosetantobbene-  i CDS sono semplicemente ed universalmente riconosciuti come una forma di truffa legalizzata.

Ora, possiamo contestare quanto vogliamo la strategia europea, e possiamo pensare (come penso) che comunque la UE si sia mossa troppo lentamente. Tuttavia, se paragoniamo le mosse europee (nei tempi e nei metodi) a quelle americane, scopriamo che la risposta politica del governo americano e’ stata praticamente nulla, quando non palliativa, come la famosa riforma in 2014 capitoli diObama, che non ha toccato nulla o quasi del modo di agire dei finanzieri. Al contrario, sebbene i metodi siano opinabili e le strategie non siano state chiare, la UE -che si supponeva essere il simbolo dell’inconcludente immobilita’- ha preso tre grosse iniziative e le ha condotte in parallelo sino alla loro fine.

Questa sembra essere stata l’assunzione sbagliata degli speculatori e dei finanzieri: essi in qualche modo davano per scontato che in Europa si sarebbe fatto contro di loro quello che si e’ fatto negli USA, cioe’ nulla o poco piu’. La UE, che i finanzieri hanno sempre visto come fumo negli occhi, e una entita’ immobile ed incapace di partorire e seguire strategie, si e’ comportata in maniera estremamente agile: non se paragonata ai tempi della finanza, ma sicuramente se paragonata ai tempi dell’amministrazione americana.

Non credo sia un merito particolare delle istituzioni UE: esse si sono mosse coi tempi di sempre. Semmai, bisogna chiedersi come sia possibile che un presidente di larghi consensi, anche di fronte ad una spinta sociale che gli permetterebbe di riempire di mazzate speculatori e finanzieri, non sia riuscito a muovere un solo dito in 4 anni.

Lo stesso si potrebbe dire dell’ondivago governo inglese, che oltre a blaterare frasi buone per la campagna elettorale di Scandicci, non ha saputo partorire nulla che sembrasse una strategia per limitare l’aggressivita’ (e la distruttivita’) di certa finanza.

What’s next?

  1. Mi aspetto che da Wall Street e da Londra inizino ad arrivare piagnistei contro il fatto che la vicenda greca sia stata gestita “violando le regole” o “giocando con regole diverse dagli altri mercati”. La trovata del contributo volontario ha stravolto le consuetudini nel pagamento dei CDS, e il fatto che la BCE abbia continuato a sostenere le banche greche alla faccia del rating (e a prestare soldi all’ 1% alla faccia dello spread col bund) in pratica si pronuncia “Godzilla fa il cazzo che vuole, anche nel tuo salotto”. Presto qualcuno inizieranno a piagnucolare tipo “ma allora che cos’e’, oggi un default?”, oppure “ma allora adesso quali sono le regole con cui le banche europee ottengono liquidi?”, oppure ” La BCE sostiene le banche europee con metodi antiliberali, statalisti e violando le preziose consuetudini anglosassone. Ovvove. Se andiamo avanti cosi’, prenderemo il the alle 4?”.
  2. Mi aspetto che dopo aver giocato in maniera palesemente eterodiretta negli ultimi anni, le agenzie di rating comincino a “fare la faccia buona” per evitare la mazzata regolatrice che sta seguendo il suo iter tra Bruxelles e Strasburgo. Non che questo servira’ a qualcosa, per due ragioni: la prima e’ che c’e’ la campagna elettorale e i socialisti tedeschi vogliono il loro scalpo, e secondo che Roland Berger e’ in GErmania ed e’ il candidato piu’ papabile a fare da agenzia di rating ufficiale europea.
  3. Mi aspetto grossi cambi di strategia nei confronti della UE, sia da parte degli USA che da parte di Cina e Russia. Nessuno si aspettava che la politica europea reagisse, tantomeno piu’ velocemente ed intensamente di quella USA e UK, che sinora erano considerate piu’ reattive.
  4. Mi aspetto qualche eruzione a Wall Street e Londra. I danni comunque ci sono stati. CDS per miliardi di dollari andati in fumo, e un centinaio di miliardi di euro di perdite non si possono nascondere dietro “contributo volontario”. In qualche modo questi merdoni emergeranno, prima o poi.

Insomma, ultimamente USA e UK sono cosi’ lente e inefficaci che in confronto la politica UE ha sorpreso gli ambienti finanziari per rapidita’ ed efficacia. E se considerate le macerie che restano in Grecia e i metodi usati, noterete che questo non e’ tanto un merito della UE, quando un chiaro sintomo di decadenza di USA e UK. Sono diventati piu’ lenti, gerontocratici e bizantini della UE. Il che e’ tutto dire.

Quindi, vedremo come finisce: di certo gli speculatori oggi non hanno voglia di riprovarci, e questo spiega il ritorno alla normalita’ nel mondo degli spread.  Spread che ormai conta poco, dal momento che la BCE sta prestando al prezzo che vuole , esattamente a chi vuole.

Per l’Italia? Oggi il pericolo non e’ il fallimento del debito pubblico, bensi’ il fallimento interno nei pagamenti alle aziende. Se ormai e’ chiaro con quale meccanismo di buyback europeo stabilizzare il debito, rimangono quasi 100 miliardi di pagamenti dallo stato alle aziende che non trovano conclusione. Migliaia di aziende stanno per collassare o sono collassate, e lo stato non puo’ infischiarsene per un semplice motivo: rischia che nessuno gli faccia piu’ credito dall’interno e le gare vadano vuote.

E adesso bisogna vedere come Passera trovera’ questi 100 miliardi, perche’ in campagna elettorale questa potrebbe essere una spada di Damocle mica da ridere.

Uriel

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