Adunata di cazzate, epilogo.

Adunata di cazzate, epilogo.

Adunata di cazzate, epilogo.

Quando scrissi “adunata di cazzate” (https://keinpfusch.net/adunata-di-cazzate/) , non avevo dubbi che sarebbe finita come e’ finita. Non perche’ io sia un profeta, o perche’ io abbia aggianci particolari. Il problema e’ che questa generazione di femministe rappresenta delle profittatrici , bugiarde e opportuniste.

Sarebbe ora di dire le cose come stanno: le donne della precedente generazione di femministe, hanno ottenuto quel che volevano. E non hanno tempo di giocare con questa generazione, per una semplice ragione. Hanno da lavorare.

Del resto, anche il #metoo mi ha sempre lasciato perplesso: a guardarlo, si sarebbe detto che soltanto i ricchi e famosi molestassero le donne. Ma se andiamo nelle carceri vediamo uno spettacolo molto diverso.

L’identikit del maschio bersaglio del #metoo e’ molto diverso dall’identikit che emerge se entriamo in un carcere e guardiamo quelli in carcere per stupro, molestie o violenze domestiche: l’identikit del #metoo e’ piu’ ricco, piu’ bianco, piu’ potente.

E quando la narrativa non quadra con la realta’, sai gia’ che e’ un falso. Sai gia’ che non devi stupirti se poi negli usa il movimento #metoo ha colpito, in tutto, sei uomini. Sei.


Si tratta di un discorso generale, che va in entrambe le direzioni. Se io osservo l’identikit dello stupratore/aggressore/abusivo  che fanno le femministe, io trovo un maschio bianco, benestante e riconosciuto socialmente, almeno a livello locale.

Ma se vado nelle carceri e faccio lo stesso identikit, ottengo una cosa diversa.

Ora, anche ammesso che il bianco benestante riconosciuto socialmente non vada in carcere (cosa che non e’ vera: i maschi bianchi benestanti e conosciuti sono ben rappresentati, solo in altri reati) , il problema e’ che quelli che sono effettivamente in carcere per quei reati, quell’identikit che comunque ESISTE, non viene MAI menzionato come bersaglio.

Il problema del #metoo & dintorni non e’ solo il fatto che il loro identikit non corrisponde al vero. Il problema e’ che l’identikit vero NON compare MAI tra le loro lamentele.


Diciamolo chiaramente: se prendiamo la popolazione carceraria italiana, diciamo alla voce che riguarda stupro e molestie, quanti alpini o ex alpini troviamo? Considerando che sono parecchi, centinaia di migliaia, facendo le proporzioni ne trovero’ due o tre.

Ma il resto non e’ fatto di alpini.

In queste condizioni, non e’ PENSABILE che un’adunata di alpini coincida con una ondata di molestie. L’identikit dello stupratore , o del molestatore,  delle femministe NON corrisponde a quello che vediamo nelle carceri.

E rimane aperta una domanda: come mai la popolazione davvero colpevole non e’ in cima alle preoccupazioni di queste donne?


Per capire che si sarebbe arrivati qui:

Alpini, molestie al raduno di Rimini: il pm chiede archiviazione. «Non trovata nessuna prova»
L’annuncio del procuratore capo Elisabetta Melotti: una sola denuncia formale, impossibile identificare gli autori
Adunata di cazzate, epilogo.

non occorreva il ragionamento che ho fatto. Il problema esiste gia’ a monte, ovvero esiste nel momento in cui c’e’ una distanza ENORME tra la tua narrativa e la realta’ che posso misurare.

E quando dici che una narrativa e’ “distante dalla realta’ misurabile”, stai usando un eufemismo per dire che e’ un falso. Che e’ una menzogna.


Potrei continuare con tutto l’armamentario di queste sciacquette, seguendo lo stesso metodo:

potrei continuare a mostrare la “distanza” tra la narrativa e la realta’, e arriverei a dire che la narrativa femminista sia molto distante dalla realta’. Eufemismo per dire che e’ una massa di balle.


Di conseguenza, anche se le mie passate valutazioni erano sensate in termini puramente tecnologici, il problema vero di tutto questo movimento e’  la sua distanza dalla realta’.

Il racconto di quel raduno di alpini DOVEVA essere lontano dalla realta’, per via del numero esiguo di alpini detenuti per molestie o aggressioni sessuali: quello che e’ successo e’ che la narrativa si e’ scontrata con la realta’.

E siccome i giudici hanno trovato poca realta’, stanno archiviando.


Ma non sembra che queste persone stiano capendo la lezione: tutto quello che hanno deciso di fare e’ , dal momento che i tribunali veri hanno bisogno di realta’, di spostare il processo su internet.

  • abbiamo il filmato dove si vede che
  • abbiamo le testimoni che su internet raccontano che.
  • su internet si dice che.

ma niente di tutto questo e’ attinente alla realta’, dal momento che su internet si trova di tutto. Se “hai il video” ma non riesci a produrlo come prova, e’ perche’ non riesci a provare (ai sensi di legge) che il video e’ stato fatto quel giorno, in quel contesto e in quel luogo.  Potrebbe essere un filmato fatto con attori, in luoghi e contesti molto diversi.

Il bello dello spostare il processo su internet, pero’, e’ che ognuno puo’ sempre rispondere. E in questo contesto , la verita’ esce a galla. Lentamente, ma prima o poi arriva a galla.

E la speranza che Internet rimanga il luogo dei processi absque strepitu advocatorum, e’ anch’essa vana. Si e’ visto benissimo col caso di Depp: internet lincia, ma non sempre la persona che vuoi tu.


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