Pseudonazionalismo.

Pseudonazionalismo.

Pseudonazionalismo.

E’ ormai il secondo anno che in Russia, sull’equivalente di Rai 1, fanno uno show parlato in italiano coi sottotitoli russi. E devo dire che se parliamo della qualita’ della produzione e nella capacita’ degli attori di parlare italiano (o almeno di recitarlo) , siamo veramente a livello altissimo.

Puntualmente parte la solita filippica contro “gli stereotipi”, e contro il razzismo che gli italiani subirebbero. Tutto questo fa parte della commedia del nazionalismo italiano, che e’ solo un provincialismo arricchito dal tifo sportivo. L’idea di fondo e’ che siccome questo sarebbe uno stereotipo della TV italiana, allora c’e’ del razzismo nel dipingere gli italiani nel modo in cui la trasmissione li dipinge.

Si potrebbe obiettare molto, volendo volare piu’ in alto. La prima obiezione e’ che la trasmissione non sfotte gli italiani, ma la TV italiana degli anni ’80. La seconda obiezione e’ che in Russia vige una censura molto forte, e l’unico modo per criticare l’andazzo russo e’ criticare quello di un altro paese: ma se scaviamo un pochino, troviamo che questo “uomo italiano”:

Pseudonazionalismo.

Che sarebbe lo stereotipo maschilista di uomo italiano (notare il pelo e la collana) e’ manizha, la cantante russa di Eurovision. Che per noi e’ stata una canzone disascalica e incomprensibile, ma a Mosca ci sono state petizioni nel parlamento per far tacere quella puttana che accusava la russia di maschilismo e per vietare la canzone sul territorio russo. Nella trasmissione toccava il culo alle concorrenti di Miss Italia e altre cose simpatiche.

Pseudonazionalismo.

Insomma, siccome non poteva dire al parlamento russo che sono una pila di maschilisti, li ha sfottuti in un altro modo. Ha dato loro quello che volevano. Con risultati dubbi.

C’e’ moltissima politica in quello show, ma e’ concepita per passare il filtro del censore semplicemente perche’ il censore non la capisce.

Ma come dico, questo e’ volare alto in confronto alle reazioni della stampa italica. Perche’ il problema e’ molto diverso.


PUNTO PRIMO: ma chi cazzo avete mandato, sinora, a rappresentare l’ Italia all’estero?

Quando vinsero i Måneskin all’eurovision, moltissime persone al lavoro mi dissero che erano stupiti. Per loro l’italia era Sanremo, Toto Cotugno, Pupo, Albano&Rominae Nino d’Angelo (sapete che alcuni expat non volevano credere che fossero divorziati quando glielo dissi, e che hanno continuato a fare concerti , riempiendo gli stadi, dove si tengono per mano e si amano tanto?) , e persone che definire “stereotipi” e’ tanto?

Bene. Allora, la mia semplice domanda e’ la seguente:

Ma che cazzo vi aspettate, quando per decine e decine di anni i vostri ambasciatori culturali sono stati Toto Cotugno, Albano e Romina, Nino D’angelo e Pupo?

Ma limitarsi alla ricerca delle responsabilita’ e della disarmante incuria con la quale le ambasciate e i consolati NON organizzano eventi culturali (e non aiutano a farlo)  sarebbe ancora superficiale. La domanda e’ doverosa, certo, ma non e’ davvero risolutiva. Dopotutto, si tratta di fenomeni di mercato: se andavano forte quei cantanti e’ perche’ erano amati dal troglodita che era sfuggito alla miseria degli anni ’50 e 60, che costituisce ancora lo zoccolo duro degli expat italiani.

Pseudonazionalismo.

Ciononostante, la domanda dovreste farvela. Specialmente perche’ esiste un genere, la “italo disco”, che e’ ascoltatissimo fuori dall’Italia, di cui in Italia non si sa quasi nulla. Contiene principalmente musica disco (per fortuna) , e i DJ sembrano amarla. Lo avevate mai sentito?

Pseudonazionalismo.

Ma la VERA questione non e’ questa. La vera questione e’: se io dico che l’elefante e’ grande e grosso e ha un naso lungo, sto facendo uno stereotipo oppure un documentario? E allora bisogna avere la memoria lunga, e chiedersi come fosse la TV commerciale degli anni ’80.

Facciamo un test a doppio cieco:

Ditemi una cosa: e’ davvero cosi’ semplice distinguere la VERA tv italiana da quella degli “stereotipi”?

Il motivo per il quale state a biascicare cazzate sugli “stereotipi”? E’ che

Pseudonazionalismo.

Se dite che un elefante e’ grosso e ha un naso lunghissimo non state usando uno stereotipo.

Pseudonazionalismo.

La verita’ e’ che la TV italiana degli anni ’80 era cosi’, per la semplice ragione che negli anni ’80 il PAESE INTERO era cosi’.

Vi da’ fastidio esservi cotonate i capelli col tritolo? Non vi volete ricordare di quella giacca con le spalline da quarterback americano? Non vi piace l’idea di aver messo la mercanzia in mostra per avere diritto a ridacchiare come una scema? Avete bruciato tutte le vostre fotografie “trasgressive”?

Cazzi vostri. Ma eravate cosi’. Eravamo cosi’. E la TV lo rispecchiava. Riprese alle minigonne fatte dal basso, scollature senza senso, battute stupidissime, capodanni senza senso?

Dite di no?

Vogliamo parlarne?

Pseudonazionalismo.
Si, e’ la Cuccarini.

E’ inutile che vi danniate con “sli stereotipi”.

Pseudonazionalismo.

Solo che avete preferito dimenticarlo.

Quindi rimettete a posto l’indignazione, la maglia della nazionale e la bandiera del Messico che avete comprato pensando fosse italiana.

Nessuno sta facendo stereotipi.

Hanno fatto una trasmissione italiana degli anni ’80  per chiudere l’anno.

E l’hanno fatta benissimo.

Non sono razzisti loro: siete voi che vi vergognate.

Commenti

  1. Anonimo

    Come non essere d’accordo. Certa TV italiana anni 80 (Mediaset si può dire?) era veramente di un trash supremo

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