Il ruolo della stampa nei disastri finanziari.

Il ruolo della stampa nei disastri finanziari.

Mentre la banca centrale svizzera regala presta soldi al Credit Suisse, dobbiamo interrogarci sul meccanismo che spinge cosi’ tanti piccoli investitori a lasciare i soldi in banche , ed altre istituzioni finanziarie, che sono letteralmente decotte. Perche’ capiamoci, se poche migliaia di persone su milioni fanno un errore, possiamo parlare di varianza. Ma se lo fanno tantissime persone, dobbiamo cercare una causa.

Immaginate di vivere a New York, essere una persona che di lavoro ha una galleria d’Arte, essere diciamo “ceto medio” (la vostra galleria d’arte va bene) e intende investire. Di silicon valley avete solo sentito parlare, di bitcoin avete solo sentito parlare, non ci capite un cazzo, ma avete amici che fanno soldi con gli NFT di opere d’arte. Volete investire.

Dove investirete?

Ecco dove investirete. Sfortunatamente, tra ciarlatane e truffatori vari, non rivedrete piu’ una lira dei vostri risparmi.

Adesso voi penserete che visto il successo iniziale di Theranos, la prima dei quattro, era lecito per la stampa pubblicare quell’articolo. C’e’ solo un piccolo problema.

Che Theranos non ha MAI avuto un prodotto, non ha MAI VENDUTO un prodotto, non ha mai AVUTO alcun “successo”, se non.. sulla stampa.

Qui entriamo nel problema: la stampa ha il compito di raccontare i fatti, ma nel caso di Theranos, sarebbe bastato indagare un minimo (=chiedere ad un esperto) per sapere che non c’era alcun fatto da raccontare. 

Lo stesso dicasi della stampa che precedette la crisi del 2008. 

Le grandi crisi finanziarie sono sempre state create dalla stampa: prima gonfiano aziende vuote e incensano dei perfetti imbecilli , spingendo milioni di risparmiatori a mettere li’ i soldi.

Poi scoppia la bolla.

Possiamo affermare che le ultime crisi finanziarie siano state colpa , palesemente, della stampa, che ha incensato dei giovani buffoni e delle banche mal gestite. 

E lo sapevano bene, che erano banche mal gestite

Cosa poteva mai andare storto?

Anche il “dopo” la crisi ci fornisce delle osservazioni interessanti. Quando succede qualcosa di brutto (per esempio perdere i risparmi, o diventare poveri, essere licenziati, eccetera) andiamo attraverso cinque fasi.

Fase Titoli dei giornali
Rifiuto o Negazione “In EU non puo’ succedere”
Rabbia “E’ colpa del regolatore che non vigila”
Contrattazione “Crisi delle banche, come mettersi al riparo”
Depressione “Crisi economica, i consigli dello psicologo”
Accettazione “Crisi delle banche, come tornare ad investire senza ansie”

I giornali, cioe’ seguono le classiche cinque fasi della rielaborazione del lutto, e voi penserete che sia normale perche’ si tratta di psicologia, cioe’ della logica di tutti i fatti umani.

Ma non e’ vero: le cinque fasi della rielaborazione della perdita sono tipiche di chi HA SUBITO la perdita.

E questo e’ interessante, perche’ IMPLICA che i giornali abbiano subito la perdita. Ma i giornali non sono banche o istituzioni finanziarie, giusto?

giusto?

Ehm…. giusto?

….

No. Lo sono eccome. 

Come credo saprete, Corriere, La Stampa e Repubblica parte di un gruppo “GEDI” sono controllati da un gruppo finanziario olandese “Exor NV”, di proprieta’ della famiglia Elkann (gli agnelli, insomma) che hanno investimenti qui: 

Se mettete tutto in ordine di Diritti di voto, ottenete la “vision” della EXOR:

E vi accorgete che questo gruppi ha lottato per prendere il controllo di aziende nei seguenti settori, nei quali evidentemente cercano piu’ controllo:

  • Giornali
  • Calcio
  • Lusso (Shang Xia)

Ovviamente gli investimenti hanno valori diversi (e ritorni economici diversi) , ma le perdite vanno in proporzione della quantita’ che possedete. 

Come vedete , il legame tra gruppi finanziari e giornali e’ evidente. Se il mercato casca, i giornali SONO colpiti, o meglio, APPARTENGONO a coloro che sono colpiti.

La cosa, sia chiaro, non e’ unica: Alex Springer, il gruppo tedesco che possiede una dozzina dei piu’ grandi giornali tedeschi (tra cui “Politico”) ha questa proprieta’:

Come potete vedere, si tratta del gruppo finanziario KKR. (lo stesso che vuole comprare la rete di TIM, peraltro).

Come vedete, anche in questo caso la commistione finanza-giornali e’ ovvia.


Cosa ne deduciamo:

queste crisi finanziarie nascono dentro l’ambiente della finanza/mass media, cioe’ dall’ intreccio tra finanza e giornali:

  • i giornali creano la bolla , invitando le persone a gettare i propri risparmi in imprese improbabili, che sono pero’ osannate dai giornali.
  • i giornali piangolo la bolla, quando i loro padroni rimangono scottati.

Se volete che queste bolle non si ripetano, cioe’, il vero problema e’ 

separare la stampa dalla finanza.

Oppure, vedrete una crisi ogni 3-5 anni.

Peraltro, potremmo andare a vedere i bilanci di quei gruppi, e vedere se con la bolla ci hanno rimesso. E la risposta e’ “no”.


Viene quindi il sospetto che si tratti di operazioni organizzate per spennare i polli.

La prima fase, che chiamerò “pastura” e’ fatta per attirare i pesci nella rete, portando le persone ad investire in questo anziche’ nell’altro.

Poi arriva la botta, quando chi ha perso tutti i soldi viene “consolato”, ovvero guidato nella rielaborazione del lutto.

Se vedete una crisi, quindi, non dovrete fare altro che cercare i giornali che l’hanno causata.

E’ inutile cercare colpe nei regolatori o in altri capri espiatori.

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