Green Pass: la discussione silenziosa.

Green Pass: la discussione silenziosa.

Green Pass: la discussione silenziosa.

Uno degli strumenti migliori che la stampa mainstream ha di zittire una discussione e’ creare una discussione ove NON si discute, allo scopo di impedire che si accenda una discussione dove si discute.

Non so se lo avete notato, ma i “no green pass” fanno una gran polemica contro il green pass, ma non ne discutono mai in maniera analitica e razionale. Questo e’ interessante, perche’ alla fine si limitano ad accusare il green pass di fare questo e quello, ma lo fanno semplicemente gridando le cose che “pensano”, dove “pensano” e’ un modo per dire che hanno letto delle cose su Facebook.

Poi arrivano i filosofi come Cacciari che continuano a dire di voler aprire un dibattito, solo che sinora NON HANNO mai aperto un dibattito.

Il lettore di qualsiasi stampa generalista, a questo punto, ha la sensazione che il tema del green pass stia venendo sviscerato in maniera profonda, sistematica, critica e plurale.

In realta’ NON sta venendo analizzato, per niente.

Esiste cioe’ il simulacro di un dibattito , esiste il simulacro di una critica, esiste il simulacro di un’analisi, ma non esistono affatto il dibattito, la critica, l’analisi.

Proviamo a partire da qualche parte.

Per prima cosa , che cos’e’ il “green pass”? Difficilmente potremo occuparci della cosa senza dirci che cosa sia la cosa.

Tecnologicamente e’ solo l’aggiornamento di una tecnologia esistente: per esempio, i carabinieri ti fermano, chiedono la patente, fanno una chiamata in qualche centrale e controllano che sia valida.

Se le patenti fossero fatte allo stesso modo, sarebbero sul telefono, loro leggerebbero il QCODE, il dispositivo chiamerebbe una API da qualche parte, e direbbe se la patente e’ valida e quanti punti ha.

Di per se’, quindi, parliamo dell’applicazione digitale  e telematica di qualcosa che esisteva gia’.

Gli effetti del cambiamento, quindi , non vanno ricercati nelle qualita’ del sistema (che sono analoghe a sistemi che esistono da decenni) , r forse vanno cercati in altre caratteristiche:

  • e’ poco costoso= non e’ costato tanto quanto un sistema di controlli manuali, e costa anche meno in termini opex.
  • e’ immediato= non serve chiamare qualcuno, dettare i dati, eccetera. Ping, e arriva la risposta: sei vaccinato.
  • e’ implementato su software: in caso di difetti, risolvere il problema e’ piu’ semplice.

Questo, certamente, rende piu’ pervasivo il sistema: ricordiamo pero’ che per legge siamo tenuti (in Europa) ad avere alcuni documenti con noi, che vanno dalla carta di identita’ alla patente. Pena sanzioni o identificazione in caserma.

Quindi non e’ neppure la pervasivita’ a causare la “necessita’ di un dibattito”.

Pero’, c’e’ un fattore che non stiamo considerando. E cioe’, il fatto che un dato che consideriamo privato, o non passibile di diventare documento, e’ diventato un documento che puo’ essere richiesto.

La scelta dei dati da portare sempre con te, e certificati dallo stato, e’ una scelta delicata. Per esempio:

Green Pass: la discussione silenziosa.

Su questa patenre c’e’ scritto SIA che la signorina e’ una veterana, sia che e’ una donatrice di organi , sia che pesa 125 libbre.

Sulla carta di identita’ compare solo la clausola “donor”:

Green Pass: la discussione silenziosa.
non so bene cosa indichi il cuoricino.

Ora, questo ovviamente  abilita’ un certo numero di controlli: il governo potrebbe facilmente limitare alcune cose , a seconda del fatto di essere donatori , o di aver fatto il militare. In altre nazioni e’ specificata la “razza”:

Green Pass: la discussione silenziosa.
Green Pass: la discussione silenziosa.
Green Pass: la discussione silenziosa.

In Germania, per ovvie ragioni, a specificare la razza non ci provano nemmeno:

Green Pass: la discussione silenziosa.
Green Pass: la discussione silenziosa.

Sulla carta di identita’ italiana potete per esempio sapere cose in piu’

Ora, come potete vedere se siamo a Singapore ho la possibilita’, come governo, di vietare a chi e’ di una certa “razza” di fare alcune cose. Qui cominciamo ad entrare nel nocciolo del “fastidio”.


Immaginiamo di scrivere sulle carte di identita’  la religione di appartenenza. E domani, potremmo decidere di vietare ai musulmani di comprare maiale o di ordinarlo al ristorante, di non vendere loro alcool, di non possedere cani.

Di per se’ questi divieti sono gia’ in corso. Cosi’ come potremmo vietare a chi si dichiari cristiano di comprare anticoncezionali, di acquistare abiti succinti, di andare in viaggio in luoghi noti per la dissolutezza, di vedere alcuni film, eccetera.

Questi divieti, dicevo, sono gia’ in corso: ma se qualcuno facesse un “faith pass”, le cose si complicherebbero. Perche’ si complicherebbero? Perche’ sono in vigore delle regole che sono , in qualche modo, personali.

E questo vale piu’ o meno per qualsiasi paese o sistema di precetti: i precetti sono tantissimi, ma poi nel dettaglio ce ne sono pochissimi che vengono seguiti nella prassi.

Tutti i sistemi sociali attuali sono caratterizzati da una IPER-regolamentazione, il cui orrore burocratico e’ vivibile solo perche’ di tantissime regole ce ne impippiamo allegramente.

la prima cosa che facciamo quando veniamo a conoscenza di una regola e’ la seguente:

  • perche’ esiste
  • quanto e’ facile/economico violarla
  • quanto e’ grande la sanzione se veniamo beccati dalle autorita’.

una volta stabilito questo, si stabilisce se la norma vada seguita sempre, solo qualche volta, praticamente mai. La storia del green pass era stata, per motivi storici, derubricata a “cosa che fai se ti va”.

Il motivo e’ che se andiamo a rispondere alle domande:

  • esiste per ragioni di bene pubblico.
  • sarebbe economicissimo, perche’ l’apparato da mettere in piedi per renderla effettiva sarebbe enorme.
  • praticamente nulla, perche’ le autorita’ non possono certo essere ovunque, tantomeno costruire in tempi brevi quel che serve per controllare tutto.

invece, grazie alla tecnologia, le autorita’ hanno costruito un sistema pervasivo, quasi onnipresente, in tempi relativamente brevi.


Qui c’e’ il punto:

PER OTTENERE UN SISTEMA AUTORITARIO NEI NOSTRI PAESI NON SERVONO NUOVE NORME O NUOVE FORZE DELL’ORDINE. BASTA FAR APPLICARE TUTTE , RIPETO TUTTE, LE NORME IN VIGORE.

Cosi’ come se scrivessimo la religione sulla carta di identita’, e poi vietassimo ai musulmani di fare le cose che la loro religione vieta, lasciando AGLI ALTRI la possibilita’ di bere, mangiare maiale, mandare le figlie a scuola,  eccetera.

O se preferite, come se  vietassimo ai cattolici di frequentare alcuni locali, divorziare, abortire , comprare anticoncezionali, vestire in certi modi, eccetera, lasciando pero’ AGLI ALTRI la possibilita’ di farlo.

Tutto questo oggi sarebbe impossibile, perche’ non e’ in atto uno stato di polizia sufficientemente potente da controllare minuziosamente la vita di ogni cittadino in ogni momento.

Ma qui iniziano i problemi: la tecnologia che abilita il Green Pass e’ il ponte tra enunciazione teorica e applicazione pratica. E’ un esempio, e’ un “proof of concept”, ma il punto e’ che adesso sappiamo che questo e’ fattibile.

Usando la stessa tecnologia sarebbe possibile profilare praticamente ogni cosa, e sarebbe possibile fruire di quel dato in qualsiasi momento, praticamente per chiunque possa scaricare un’applicazione.

Questo e’ un problema: non tanto per cio’ che il green pass e’ davvero: se usato bene potremmo impedire a persone con determinati precedenti di frequentare alcuni posti, per esempio.

Ma il problema e’ che tecniche simili possono essere estese a tutto, letteralmente tutto.

E allora la risposta sara’ “ma questo e’ un regime di polizia”.

Il punto e’ che NON e’ vero. Nel senso che le leggi esistono gia’:  la legge oggi disciplina LETTERALMENTE tutto. In Italia, poi, si arriva a 150.000 leggi in vigore.

Qual’e’ la differenza tra un corpus juris che disciplina TUTTO e un regime che lo mette in opera? E’, ovviamente, l’apparato poliziesco che serve a far rispettare SEMPRE e a CHIUNQUE , TUTTE le leggi.

Sinora costruire un apparato poliziesco simile avrebbe scatenato proteste enormi. Il green pass non e’ un apparato poliziesco del genere, ma e’ semmai un prototipo. Un prototipo che dice “ehi , se volessimo potremmo far valere OGNI legge dello stato”.

Ma sappiamo bene che le leggi dello stato sono accettabili solo se cono condite da una vastissima possibilita’ di trasgredire e mediare.

Per esempio: qui in GErmania , in NRW, se ho dei vicini posso fare UN barbecue la settimana emettendo fumo per UN’ ora. Una.

Visti i miei vicini di casa, non ho particolari problemi. A volte le avviso il giorno prima chiedendo se e’ ok. Niente di che. Al massimo si uniscono con la loro carne da cuocere. Niente di che, tanto sono sempre salsicce.

Ma adesso supponiamo che la cosa subisca un “enforcement”: io ho un sistema che segna tutta la carbonella che compro. E se ho carbonella per un’ora, non me ne lascia comprare altra: quando arrivo alla cassa, attraverso RFID/NFC legge il mio “BBQ pass”, e non autorizza l’acquisto.

Ops.

Serviva una tecnologia attuale per farlo? No. In realta’ quando salgo su un treno il controllore mi controlla l’abbonamento con una scansione di un codice a barre, manda un EAN ad un numero, riceve OK o KO in risposta mediante SMS: con questo voglio dire che sono almeno 25 anni che esistono le tecnologie che servono.

Ma adesso e’ stato implementato. Alcuni cittadini hanno sentito un messaggio che hanno letto in questo modo:

“abbiamo i mezzi e le tecniche per far rispettare OGNI legge, 24/7, sull’intero territorio”.

Il cittadino SA che le leggi sono TROPPE e asfissianti. E sa bene che se l’intero corpus Juris fosse applicato, sarebbe un inferno. Ogni tedesco sa bene che il limite di un’ora serve solo a spiegargli che non puo’ fare quello che vuole con la carbonella. Ma adesso sa che qualcuno potrebbe fare DAVVERO in modo che non se ne faccia MAI piu’ di un’ora a settimana. Quella volta che aveva tanti amici e ha chiesto ai vicini , adesso non esiste piu’.


In tutto questo, pero’, la tecnologia non c’entra piu’.

Il problema vero e’ l’iper-regolamentazione.

La pandemia ha richiesto una serie di leggi per limitare i contatti. Normalmente tali leggi sarebbero state ignorate, in assenza di un metodo per farle rispettare ovunque.

Nel caso odierno, il problema non e’ la storia del green pass: la stragrande maggioranza dei cittadini concorda sulla necessita’ di prendere delle precauzioni.

Il disagio che nasce, e c’e’, consiste nel fatto che con lo stesso metodo lo stato potrebbe improvvisamente decidere di fare enforcement di QUALSIASI legge, e se andiamo a vedere TUTTE le leggi, e’ un ammasso insensato di burocrazia degna dei VOGON.

Green Pass: la discussione silenziosa.

La paura di finire in uno stato di polizia, cioe’, e’ che ABBIAMO GIA’ un corpus juris ipertrofico, il quale descrive uno stato di polizia. La mancanza di un sistema poliziesco adeguato ci ha fatto vivere in una relativa liberta’.

Ma se TUTTE  le leggi venissero applicate, preferiremmo vivere in una distopia fascista.

Questo e’ il punto: green pass e’ un bello strumento. Ma e’ un prototipo, la cui estensione promette di far applicare tutte le leggi. E se si applicano TUTTE le leggi, e’ un casino.

Avete presente quegli scioperi ove una categoria promette semplicemente di osservare OGNI legge o regolamento?

Ecco.


Il green pass di per se’ non inficia la democrazia in se’. E non inficia neppure le liberta’.

Il problema e’, semmai, che ad inficiare la democrazia e’ stata l’iper regolamentazione, che ha molte cause, e non c’entra nulla con la tecnologia del green pass.

Il guaio e’ che , grazie alle tecnologie odierne, OGNI legge potrebbe DAVVERO entrare in vigore.

Ed e’ questa la nota sinistra che produce preoccupazione.

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