Price cap for dummies.

Price cap for dummies.

In questi giorni il Price Cap sul prezzo del gas sta diventando un mantra, ed e’ un mantra disperato fatto da chi pensa che il gas lo compri oggi per domani, oppure addirittura lo paghi dopo, in bolletta. Ma le cose non stanno cosi’ ed il comportamento della Germania dovrebbe averlo fatto notare.

Se hai un rigassificatore che entrera’ in servizio a Gennaio 2023, non aspetti gennaio 2023 per comprare il gas che ci passa. Compri i cosiddetti “Future”, cioe’ partecipi ad una gara ove “prenoti” il gas fra tre mesi, sei mesi, un anno, e cosi’ via.

Quindi il governo tedesco ha messo nel piano cinque rigassificatori, di cui tre completati nel 2023, e si e’ messa a comprare il gas che serve. Stessa cosa ha fatto col gas norvegese. Oggi come oggi la situazione e’ che le riserve sono piene all’85% e che da qualche parte ci sono metri cubi di queste cartacce , che testimoniano la vittoria ad un’asta.

L’asta si tiene in Olanda, e per mesi le industrie tedesche hanno prenotato gas a qualsiasi prezzo. Siccome ne prenotavano MOLTO e a “a qualsiasi prezzo”, il prezzo dei future e’ schizzato in alto.

Questo e’ il primo motivo : il mercato e’ fatto di acquisti, se il prezzo schizza in alto e’ perche’ qualcuno compra a qualsiasi prezzo. Ed e’ comprensibile per un paese altamente industriale.

Quel prezzo, quindi, e’ dovuto ad una incredibile quantita’ di acquisti.


E siccome il gas gli serviva ad ogni costo, e avevano i soldi per pagarlo, non hanno mai accettato il Price Cap: l’aumento dei prezzi ha tagliato fuori i concorrenti che non potevano permettersi i futures a quel prezzo. In pratica hanno giocato da soli comprando futures sul gas.

Ma ieri Scholz ha fatto una mossa: ha mandato a dire che e’ disponibile  a discutere sul Price Cap. Cosa significa? Cosa ci dice?

Ci dice che hanno comprato (nel caso di futures sarebbe pre-comprato, o riservato, o prenotato) tutto il gas che gli serviva, o che potevano, o che e’ stato messo sul mercato per il 2023.

Quindi adesso non gliene frega nulla se arriva il Price Cap. Perche’ non serve a nulla.

Perche`?

Supponiamo pure che si faccia il Price Cap, diciamo a 80 euro. Chi possiede gas prenotato a 316 euro ha due scelte.

Il primo e’ metterlo sul mercato “istantaneo” a 80 euro. Il secondo e’ rispettare il contratto e venderlo a 316. Che cosa fara’, secondo voi?

Voi direte “si, ma e’ un’inculata per chi lo ha pagato 316, mentre oggi gli altri lo pagano a 80”. Certo, se ci fosse gas non ancora prenotato , lo pagherebbero a 80 euro. Ma dimentichiamo che e’ una risorsa scarsa, poco elastica, e se e’ decuplicata in pochi mesi allora e’ stata pre-comprata a qualsiasi prezzo per tutto il tempo. 

Vi chiederete come hanno fatto a vendere tutto il gas prodotto nel 2023 , e la risposta e’ che non devi aver estratto il gas per venderlo: il meccanismo finanziario del future ti permette di vendere il gas prima di estrarlo, il latte prima di mungerlo, il grano prima di raccoglierlo, eccetera.

Quindi in pochi giorni si puo’ vendere un anno di grano, di ferro , di latte, di gas, di petrolio, di qualsiasi cosa. Anche se non esistono ancora.

Ed e’ quello che e’ successo. Le industrie tedesche hanno fatto incetta di future sul gas, facendo letteralmente decuplicare il prezzo. Finito di riempire gli armadi di contratti e prenotazioni, adesso sono tranquilli e possono discutere il Price Cap. 


Qual’e’ il problema del Price Cap se si fa DOPO che qualcuno ha fatto incetta ad un prezzo altissimo?

Il problema ovviamente e’ la scarsita’. Se il gas scambiato in Olanda e’ gia’ stato venduto, e voi fate il price cap, PRIMA si dovranno rispettare i contratti, e POI semmai vendere altro gas a prezzo inferiore. Il guaio e’ che nessuno e’ cosi’ fesso da vendere a 80 quando qualcuno sta assorbendo la tua materia prima a 316, liquidando i contratti (i futures si pagano alla scadenza degli stessi).

Faccio un esempio. I futures si scambiano in soldi. Non in Gas, anche se comprano gas.

Allora, voi producete gas, sapete che la capacita’ dei vostri impianti e del trasporto  e’ di “100 all’anno”, e avete venduto i vostri 100 del 2023 , a 316 euro/MW.  Quando scade il contratto, avete due scelte:

  1. consegnare il gas e incassare 316.
  2. non consegnarlo per venderlo a 80, e PAGARE 316 a chi possiede il future in scadenza.

E questo perche’, appunto, i futures si pagano in moneta, non in gas. E si pagano SEMPRE alla scadenza.

Quindi se siete tedeschi e avete comprato tutto il gas in vendita (c’e’ una crisi di offerta notevole, la Russia e’ difficile da sostituire) lo avete pagato una fortuna, ma in compenso i vostri concorrenti sono al freddo perche’ lo avete comprato tutto ad un prezzo che non potevano permettersi.

Oppure, se il price cap viene fatto e si costringono i venditori a rendere disponibile il gas (non vedo come, ma ipotizziamo) , il vostro future verra’ liquidato cash a 316. 

Esiste la terza opportunita’, il CFD. Cioe’ che con un’europa al freddo, voi compriate a 316, create un CFD a 316, e lo negoziate sul mercato dei CFD, che non risente del price CAP, e il CFD non ha scadenza. 


Perche’ lo scrivo? Perche’ il Price Cap non e’ un’opzione cosi’ semplice da attuare, se qualcuno ha gia’ comprato tutto il gas del borsino olandese. E’ vero che lo ha pagato tantissimo, ma controlla l’offerta.

Era sicuramente l’opzione migliore un mese fa, o due. Oggi come oggi, presenta il rischio di regolare il prezzo di qualcosa che e’ stato gia’ venduto e non ha un’offerta molto elastica con una domanda crescente.

Questa e’ la ragione per la quale Draghi, probabilmente, e’ diventato un po’ freddo verso l’idea.

Peraltro, il Price Cap ha senso solo su mercati regolamentati come quello dei futures , ma esistono anche i mercati non regolamentati. Non e’ davvero possibile, nemmeno se sei la EU, forzare un prezzo al ribasso.

In questo momento, infatti, sia la UE che Draghi stanno discutendo una proposta piu’ furba, ovvero scorporare il prezzo delle rinnovabili da quello del gas, in modo da riattivare l’industria delle rinnovabili. 


In generale, tutto questo casino (e un Price Cap che ormai e’ tardi per fare) pone le basi per un fenomeno simile a quello che accadde con la crisi petrolifera del 1972/73.

So che saro’ poco popolare, ma e’ ora che le imprese comincino a fare efficienza energetica. Non e’ possibile che le piccole e medie imprese, nonche’ i negozianti, abbiano degli stabili e dei procedimenti che sprecano energia come ridere. E lo fanno perche’, detta come va detta, l’energia costava poco.

Certo, certo, l’energia solare non e’ costante, ma se il tuo supermarket ha 200 m2 di tetto, ed e’ aperto solo di giorno, potresti anche foderarlo di pannelli, e la stessa cosa dicasi del parcheggio. Idem per quasi tutti i capannoni industriali. 

Quando poi siparla del modus operandi, vediamo aziende che fanno pallet alti un metro ma tengono aperta una porta alta cinque metri “per far entrare il camion”. Secondo me potrebbe anche uscire il pallet.

In generale , insomma, le aziende NON hanno mai ottimizzato il consumo e cercato di ridurre gli sprechi e i consumi: non trovate spesso lampade a led nei locali, non trovate segno di ottimizzazioni nelle aziende, e questo e’ un effetto dell’energia a basso prezzo che abbiamo avuto sinora.

Questo shock durera’ per un paio di anni, e finalmente le aziende capiranno che per vivere devono diventare ALMENO efficienti quanto le case per abitazione civile.

Secondo me , il buono di questa tempesta supera il cattivo: e se le aziende devono chiudere, viene da chiedersi se entrando io non finiro’ col trovare delle situazioni di spreco belluino, che si potevano anche ottimizzare prima.

Come successe nel 1972/73, i consumi delle auto divennero un problema, la loro efficienza anche, le stufe divennero piu’ efficienti, si abbandonarono quasi quelle a kerosene, tornarono i tram nelle citta’, tornarono i trasporti pubblici, eccetera eccetera.

Il fatto che l’industria abbia avuto energia a basso costo, cioe’, non e’ stato probabilmente un bene. E questo e’ il bene che ci vedo. Per cui, sono quasi contento che il Price Cap non sia ormai davvero praticabile. 

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