Mascolinita’ tossica, animali fantastici e dove trovarli.

Mascolinita' tossica, animali fantastici e dove trovarli.

Ovunque si vada in giro oggi, per esempio leggendo di Will Smith , come di femminicidi o guerra in Ukraina, si scopre che sarebbe tutto un problema di Mascolinita’ Tossica, al punto che in Francia una politica francese ha deciso che per risolvere la guerra in Ukraina occorre che ci sia la Merkel (insomma, ha detto che la Von der Leyen e’ meno donna della Merkel, o qualcosa del genere).

Il problema di questa entita’ malefica che , per via del fatto che i maschi sono maschi, sarebbe alla base di ogni violenza e’ che sebbene sia molto diffusa come convinzione, non ha alcuna base logica o scientifica.

Si tratta di pensiero magico, cioe’ di un pensiero per il quale se definisco qualcosa e gli appioppo un simbolo (o un disegno in genere) la cosa esiste o comincia ad esistere. Come dire: siccome ho definito Babbo Natale sino ai dettagli, e so anche disegnarlo, allora Babbo Natale esiste.

Il primo esempio di cosa sia questa “Mascolinita’ tossica” viene nel caso in cui si esamini il problema dello stupro: lo stupro , per certe persone, e’ quello che sono le Foibe per i fascisti. Giustifica tutto.

Prendiamo per esempio questo:

Questa cosa apparentemente ha senso, ma c’e’ un piccolo , piccolissimo problema.

Il primo problema e’ che non basta mettere le cose in una piramide per dimostrare qualcosa. Posso fare delle piramidi molto migliori, per esempio:

Come potete vedere, ho messo tutto in una piramide, quindi sara’ vero.

Ovviamente sara’ difficile per me trovare una qualche relazione di causa ed effetto tra “”cose fritte due volte” e “Juventus”, o anche “Anticristo”. Ma con una buona parlantina potrei anche farcela. Il problema e’ che se la risolvo “con una buona parlantina” sto facendo tutto tranne “scienza”. Non sto affatto investigando la realta’, ma la mia stessa parlantina.

Allo stesso modo, il fatto che qualcuno mi scriva una piramide che si e’ inventato pretendendo che “dimostri” qualcosa e’ stupido e ridicolo. Posso fare piramidi migliori semplicemente usando un programma adatto.

Ma c’e’ un catastrofico errore logico , in questa “struttura”: una forma a piramide richiede che ogni strato poggi sullo strato sottostante, che diventa una condizione necessaria. Ora, secondo questo schema, se io volessi prevenire l’arrivo dell’ Anticristo, o un altro scudetto alla Juventus, non sarei costretto ad annientare la Calabria , cambiare le abitudini alimentari o mettere tasse sull’olio. Questi sono compiti immensi.

Potrei concentrarmi su qualcosa di piu’ piccolo, come combattere il satanismo, cambiare nome a Cinisello Balsamo, e confinare Lilli Gruber su qualche montagna, sulle alpi. Sarebbe molto piu’ semplice.

Allo stesso modo, se prendiamo la “piramide del femminicidio”,

Apparentemente, la strategia meno costosa per togliere il terreno sotto “femminicidio” consiste nel reprimere la violenza, gli stupri, le aggressioni, le minacce, e gli insulti (che sono, peraltro , tutti reati). Il resto, potrei anche lasciarlo intatto, dal momento che sarebbe molto piu’ difficile e dispendioso cancellare la “societa’ patriarcale”, o bloccare “battute sessiste” in tutta la societa’.

Quello che voglio dire e’ che , sotto l’aspetto logico, questa spiegazione e’ cosi’ inconsistente e assurda che non merita neppure di essere presa sul serio: in che modo una boiata del genere possa venire presa in considerazione e’ incomprensibile.

Dal punto di vista scientifico, poi, definire “panzana” questo schema e’ poco. La scienza e’ quantitativa. Misura le cose. Come si misura la “societa’ patriarcale”? Quanto e’ patriarcale la societa? 13? 26? 2341?

E qual’e’ l’unita’ di misura? Boh. Quindi come avrei fatto a dire che “se la societa’ e’ patriarcale 34.221 Sbraus, allora ci sono 32 femminicidi”? Come avrei fatto a calcolare una correlazione, senza le quantita’ ? Lo so che la correlazione non e’ sufficiente, ma e’ necessaria se vogliamo stabilire un legame di causa ed effetto.

Ma come ho detto, si tratta di pensiero magico: se prendo delle cose e le metto dentro una piramide, allora sono vere. Molto newage, peraltro. (qualche faraone ha provato a dire che sarebbe rinato e si e’ fatto mettere in una piramide. E’ rimasto morto.).

Del resto il concetto viene da universita’ umanistiche, nel mondo del “gender studies” (la laurea piu’ ricercata da Mc Donald’s e Starbucks) , e quindi non mi aspetto che ci siano modelli verificabili o quantita’ misurabili. Potremmo inserire la Calabria o la Parmigiana di Melanzane in qualsiasi di questi schemi , e funzionerebbero ugualmente: qual’e’ il tasso di Calabria di una domenica d’agosto? Boh.


Se usciamo dal pensiero magico e la smettiamo di usare piramidi e altri simboli magici, possiamo cercare di trovare definizioni diverse della “mascolinita’ tossica”.

Questa e’ interessante perche’ presume che la societa’ patriarcale “danneggi” gli uomini. E dal momento che la societa’ patriarcale e’ di fatto costituita a vantaggio degli uomini, sorprende sapere che in realta’ ci danneggia.

Ma e’ la definizione che e’ preoccupante, per la sua inconsistenza:  da un lato e’ vero che se sostituissi “danneggia” con “causa anni di sofferenza”, otterremmo quella che io chiamo “educazione maschile” e della quale ho parlato copiosamente come una tortura.

Ma la formulazione e’ assurda. Che diavolo significa “attitudini costruite socialmente”, e specialmente, da quando le “attitudini” descrivono qualcosa?

Ma andiamo sul piano storico. Il concetto di per se’ NON nasce nel mondo femminista, ma nasce da una branca Junghiana di terapisti maschi, detto Movimento Maschile Mitopoetico. La sua esegesi si basa sulla figura di Iron John, nella favola dei Fratelli Grimm. Scienza pura.

In compenso, a quanto pare la mitopoetica Junghiana ci insegna che alcuni uomini hanno la “Zeus Energy” , che li trasforma in archetipi maschili, dunque patriarcali.

Se vi state chiedendo come sia possibile dare a bere alla gente queste cazzate, ricordate sempre che per Freud le donne hanno le mestruazioni anche nel naso. (ha quasi ammazzato una tizia per questa bizzarra idea).

Comunque, Robert Bly e Michael Harner (che hanno di fatto creato questa cosa) erano negli USA, e questo aiuta ancora di piu’ a trovare boccaloni che vi crederanno:

Robert Bly – Wikipedia
Michael Harner – Wikipedia

Vista la genesi di questa teoria, potrei fermarmi qui:

la “mascolinita’ tossica” e’ una “teoria scientifica” ideata da un poeta analizzando le favole di Grimm, insieme ad uno antropologo che dava interpretazioni Junghiane allo sciamanesimo (e credeva nelle scemenze di Castaneda), nel fondare un “movimento mitopoetico”.

Toxic masculinity – Wikipedia

dovrebbe bastare. Ma non basta.


Non basta perche’ si tratta di cazzate che hanno preso forza nel tempo, sino a pretendere di trovare applicazioni pratiche. Ovvero, la pretesa di conoscere i metodi e le azioni da intraprendere.

Andiamo a vedere quali sono.

Tralasciamo il “sii uomo”, dal momento che lo scopo dell’educazione e’ di fare di un ragazzo un uomo. Il problema e’ che e’ assolutamente vero che ai maschi viene insegnato a non piangere (qui in Europa: per esempio in Brasile la cosa e’ meno forte, ma non mi sembra una societa’ meno patriarcale. Ma andiamo al dinque).

Quello che voglio dire e’ che si’, il pianto viene represso: ma nessun maschio si e’ mai sentito dire che “i ragazzi non piangono”. Questo e’ il titolo di un film, e peraltro nel fim veniva detto ad una donna. Ma lasciamo stare.

Il metodo con il quale si reprime la manifestazione della sofferenza e’ molto diverso: basta non ascoltare. E’ semplice.

Avete mai avuto un gatto? Il gatto in natura non miagola, almeno da adulto. Ma se voi ci parlate quando, da cucciolo, miagola, allora diventera’ chiacchierone. Allo stesso modo, se prendete un bambino e lo ignorate quando piange, dopo qualche mese smettera’ di piangere. (ho detto: qualche mese). E se lo ignorate quando dice le prime parole, non imparera’ mai a parlare. Non serve a nulla, non riceve feedback, quindi smette di farlo.

se volete reprimere lo sviluppo di QUALSIASI linguaggio, non dovete punirlo mentre appare. Dovete invece ignorarlo, e non rispondere. Ed e’ quello che si fa.

Ed e’ questo il punto: a cancellare la capacita’ dei maschi di piangere non e’ un rimprovero che suona come il titolo di un film. A cancellare la capacita’ dei maschi di manifestare sofferenza e’ il fatto che nessuno la ascolta. Il silenzio.

Qui vediamo un fenomeno molto diffuso: l’incompetenza. Se osservate come cresce un bambino maschio e come cresce una femmina, non vedete quasi mai rimproverare il maschio che piange : vedete semplicemente che mentre se una femmina piange tutti le chiedono che cos’abbia, se qualcuno vede piangere il bambino maschio, semplicemente viene ignorato.

La nessuna donna e’ mai cresciuta come maschio, tantomeno come maschio analitico: di conseguenza nessuna ha capito davvero come funzionano le cose per i maschi. Quindi , il problema serio e’ che questa idea, gia’ nata in un contesto che puzza di cazzata hippy, e’ finita nelle mani di persone che sono le meno competenti , uscendo dal dominio maschile ove era nata.


Un esempio classico di incompetenza femminile e’ quella che viene nell’identificare con l’aggressivita’ sessuale, o la violenza,  la ragione che spinge gli uomini a non sentire la parola “no”. In realta’ e’ una panzana , perche’ in un mondo fatto di violenza la parola “no” e’ una parola chiara, quella che  precede lo scontro.

I maschi che non sentono la parola “no” dalle donne non sono quelli educati alla violenza: sono quelli cui viene detto di essere speciali,superiori, stupendi. Vanno a scuola di calcio e sono gia’ Pele’, a sentire i genitori. Gli regali dei pennarelli e a sentire i genitori sono gia’ Leonardo. E alla fine, la frase che riassume la loro educazione e’ “nessuna donna sara’ mai abbastanza per te”, che di solito viene dalle madri.

Questa e’ la ragione principale del fatto che il “no” non viene ascoltato: se io sono Sua Stupendezza in persona, e nessuna e’ abbastanza per me, come posso pensare che questa persona mi rifiuti? Deve essere falso: non e’ davvero possibile che lasci correre la preziosa opportunita’ di ospitare il mio nobile uccello dentro di se’. Il “no” che diceva lo diceva per salvare le apparenze: essendo io l’essere magnifico che sono, e’ impensabile che lei possa decidere di rifiutare.

Ma se osservate la dialettica in gioco, questa frase non viene quasi mai stigmatizzata, pur essendo questo orgoglio smisurato per i figli maschi la sorgente chiara del problema.

Perche’ lo scrivo? E’ un esempio di INCOMPETENZA. Perche’ solo essendo incompetenti, nella misura in cui una donna NON cresce nelle scarpe di un maschio, si puo’ credere che ai bambini venga detto “Boys don’t Cry”.


Possiamo allora fare una rappresentazione di come si sia originata questa credenza magica. E visto che vi piacciono le piramidi-che-danno-ragione, eccovela:

E siccome l’ho messo in una piramide, allora e’ vero. Volevo anche aggiungere qualcosa sopra la riga a sinistra, ma “pepata di Cozze” non ci stava bene. Eppure, piramide per piramide, secondo me una pioggia di colesterolo ci stava anche.

Quindi e’ vero.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *