Machiavelli, questo sconosciuto?

Un ragazzo chiede per quale motivo gli usa siano cosi’ stupidi sul piano del governo. In effetti, a prescindere da considerazione socioeconomiche, credo che la stupidita’ sia congenita in un modo di fare cultura che dura da secoli.

Per prima cosa, l’americano medio mostra una stravagante avversione per l’intellettualismo. Secondo l’americano, non solo la via diretta e’ la piu’ breve onde raggiungere l’obiettivo, ma e’ l’unica.

“Money Talks”, dicono gli americani, per indicare quando si va al sodo. Andare al sodo per gli americani non e’ semplicemente “afferrare l’essenza del problema”. Andare al sodo per loro consiste in un ideologico rifiuto per qualsiasi pensiero sia complesso.

L’idea di un piano in piu’ fasi per loro e’ inconcepibile: nella loro logica priva di qualsiasi semeiotica della menzogna, all’obiettivo si va direttamente, a test alta e dichiaratamente.

Il resto e’ un machavellismo , una furbizia che per loro e’ quasi sleale.

Si puo’ osservare la cosa esaminando in breve la loro mitologia. Iniziando dal far west, notiamo che le vittorie non sono mai frutto di particolari astuzie.

Nel caso del duello stile OK Corral, ad esempio, il vincitore non ricorre ad alcuna astuzia. Si tratta di una competizione sul puro piano del merito, la quale si conclude inevitabilmente con la sconfitta del malvagio.

La cosa che non non riusciamo a capire e’ come mai, dopo millanta di questi duelli, nessuno abbia mai avuto l’idea di piazzare un complice dietro le spalle di uno dei due, o un cecchino sui tetti. La risposta e’ che si tratta di astuzia, e l’astuzia viene percepita come un espediente vigliacco che evita lo scontro “onesto”, cioe’ lo scontro dichiarato, preparato alla luce del sole, e combattuto a viso aperto.

Nei casi per i quali il protagonista vince in quanto astuto, generalmente notiamo come l’astusia di fatto sia un semplice merito conoscitivo. L’avversario non viene mai imbrogliato o “fregato”, per usare un nostro termine.

Il massimo della menzogna cui arriva l’eroe western e’ il bluff. Mediata dal gioco del poker, si tratta di una furbizia che comunque lascia all’avversario la possibilita’ di cascarci o meno. In pratica: non ti ho fregato io, sei tu che sei stupido, e quindi perdi.

Ancora una volta, quindi, non si tratta di una disonesta’, ma di una trappola che l’avversario intelligente avrebbe evitato, ma purtroppo i cattivi sono anche stupidi.

Nei film americani, ad usare l’astuzia e la menzogna e’ sempre semmai il cattivo. Cattivo che viene sconfitto dal buono, il quale combatte a viso aperto, senza barare e con l’unico fattore determinante dell’onesto coraggio.

Possiamo dire quindi che nel mito americano manchi del tutto qualsiasi apologia dell’astuzia, o della capacita’ di imbrogliare l’avversario. Ogni personaggio di uno di questi films e’ quello che e’, rigorosamente ed onestamente. Tranne i cattivi che sebbene dichiaratamente cattivi , raramente ingannano i buoni.

Nella dialettica moderna, o nel cinema moderno, solo raramente troviamo personaggi che concepiscono strategie mendaci. Da un lato sono SEMPRE persone cattive, dall’altro sono sistematicamente persone perdenti.

A volte gli eroi si camuffano: ma lo fanno quasi sempre quando sono in condizioni di tale inferiorita’ che la “slealta’”, la menzogna e’ perdonata da una gigantesca sproporzione nelle forze. Quando tale sproporzione non c’e’, l’eroe si guarda bene dal compiere dissimulazioni o dal mettere in atto strategie perfide.

La loro stessa letteratura a volte si sforza di parlare di persone astute e machiavelliche. I risultati, pero’, risultano assai poco credibili qui in italia. Se guardiamo per esempio al Padrino, di Mario Puzo, abbiamo a che fare con un mafioso italiano, dunque contorto e crudele.

Non abbastanza contorto e crudele quanto siamo abituati a vedere un nostro delinquente di media tacca…ma abbastanza da impressionare l’americano medio.

Divertente la lettura di Frank Herbert. Nel suo Dune, l’autore si sforza di immaginare contortissimi giochi di potere. Alla fine del libro, si nota che tutte le cosiddette “astuzie” non sono come si potrebbe dire dei tentativi di “fregare” l’avversario. Sono soltanto delle situazioni nelle quali vi sono trame disoneste delle quali l’avversario non e’ a conoscenza.

Tuttavia, i nemici sono sempre nemici. Gli Harkonnen sono nemici dichiarati e mortali degli Atreides. Il traditore viene infiltrato nelle file del nemico, che e’ comunque dichiarato. Non esistono fazioni occulte, che si dichiarano amiche per poi mostrarsi nemiche: al massimo ci sono le imbarazzanti posizioni dell’imperatore, punto e basta.

In generale, non possiamo dire che la cultura americana, o il cinema americano istighino al comportamento machiavellico. Il doppio gioco e’ roba da spie, e non viene mai praticato a livello politico, se non quando (sapendo di essere nel giusto) i protagonisti “prendono tempo” al fine di dare agli eroi l’agio necessario per colpire o smascherare i malvagi.

Rimane una costante in gioco: la posizione dei giocatori e’ quasi sempre chiara, amici o nemici che siano, e solo qualche volta c’e’ di mezzo qualche diplomatico. Il quale comunque ci fa la figura dell’inutile parlatore, perche’ sia chiaro che il problema si risolve con la pistola.

Sul piano della semeiotica, possiamo notare facilmente che nel mondo statunitense manchi completamente la semeiotica della menzogna. Mentire non e’ una cosa molto comune, e nella percezione popolare “aver mentito” non e’ un problema legato al quotidiano, ma alla giustizia penale.

Mentre noi diamo per scontato che le esigenze della politica portino un uomo politico a mentire, l’americano e’ pronto a togliere la carica al proprio presidente se solo si dimostra che “ha mentito”. Il massimo che e’ tollerato e’ che il presidente “ometta” qualcosa, o “lo nasconda”.

Ancora una volta, non c’e’ nessuna componente della cultura statunitense che spinga gli americani ad essere astuti, o a praticare doppiogioco.

Questo spiega come mai stiano venendo gabbati cosi’ apertamente: loro sono arrivati nel medio oriente come il pistolero si mette in posizione di fronte al saloon: a viso aperto, con intenzioni chiare e metodi evidenti.

Quello che non sopportano e’ che l’avversario si ostini a non presentarsi tutto vestito di nero di fronte a loro, per iniziare un vero ed onesto duello.

Capiamoci, le strategie degli islamici non sono nuovissime. Anche la mafia ad esempio mantiene le famiglie dei defunti a vita. Ma , qui da noi, il problema e’ presto risolto con la faida: la certezza del soldato di mafia defunto, quella di sapere i propri cari protetti e mantenuti dalla famigghia, viene stroncata dalla faida.

Non ci vuole molto a capire che basterebbe uccidere uno ad uno i familiari di Bin Laden per ridurlo in ginocchio. Addirittura la madre vive a parigi, figuriamoci….

Ma no, perche’ agli americani manca la possibilita’ di concepire strategie della menzogna, e quindi non capiscono: il nemico e’ Bin Laden, perche’ dovremmo uccidere sua madre?

La risposta sarebbe che l’uomo medio-orientale ha un io generato anche dal clan, e quindi distruggendo il clan si distrugge il suo io. La risposta e’ che Bin Laden comanda perche’ il suo clan e’ il piu’ potente tra quelli impegnati in A Qaeda. Ma gli americani non capiscono: se sul nemico c’e’ scritto Bin Laden, cosa c’entrano i suoi fratelli?

Se i pakistani dicono di essere amici, allora saranno amici. Magari vendono sottocosto le atomiche, ma dicono di essere amici. Certo, si fa un po’ fatica a catturare il Bin nelle zone controllate dall’esercito pakistano, ma gli americani non sospetteranno mai che gli “amici” li prendano per i fondelli e fingano soltanto di dargli la caccia….
E del resto, se anche i pakistani facessero il doppio gioco, sarebbero dei cattivi, e i cattivi basta affrontarli a viso aperto con coraggio e lealta’ per vincere.

Si, e’ vero.

Nei film.

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