Il kamikaze del lavoro.

Il kamikaze del lavoro

Ho letto su un giornale, anzi su piu’ di uno, del preoccupante calo di fertilita’ maschile che riguarda non solo l’occidente, ma in generale l’intero pianeta. Certo, possiamo fare tutti i confronti col tasso di natalita’, ma 700 milioni di spermatozoi possono ben ingravidare una donna, quanto 500, quanto 300. Il problema non e’ la natalita’, e’ la fertilita’ biologica maschile.

Quasi tutti gli studiosi sono concordi sul fatto che occorrerebbe prevenzione ed occorrerebbero diagnosi piu’ precoci, ma nessun maschio (o quasi) va a farsi controllare. E se pensate che sia paura, o che sia un taboo sessuale, il punto e’ che i maschi vanno pochissimo dal dentista a pulire i denti , se confrontati con le femmine. E vanno pochissimo a fare dei check-up periodici. E vanno pochissimo a controllare il cuore. E a farsi un esame del sangue. Molti non sanno nemmeno quale sia il loro gruppo sanguigno. Sono visite che i maschi fanno, ma quasi mai a scopo preventivo.

Ora, andiamo al punto. Chiedete in giro ai vostri amici , e a voi stessi, il perche’. La risposta e’ che queste cose portano via tempo, e voi dovete lavorare. E tutti al mondo vi danno questa risposta.

C’e’ un pregiudizio contro la prevenzione? Assolutamente no. Nessuno di noi fa una piega se nostra moglie va dal ginecologo, nessuno fa una piega se va a farsi un pap-test, eccetera. Per le donne la prevenzione e’ normale. (ne esistono che sono ancora a livello di barbarie, ma le cose stanno migliorando).

Il problema e’ che questo concetto di “lavorare” non contiene solo il fatto di svolgere qualche mansione: contiene altri due concetti. Quello di fatica, cioe’ di logoramento, e quello di sacrificio, ovvero perdita di altri beni di valore, in particolare il tempo per se’.


Questo indottrinamento comincia da piccoli. Non vediamo mai il padre perche’ e’ a lavorare e torna tardi. E se torna prima, mamma gli procurera’ una serie di cose da fare e posti dove andare, e quindi esce di nuovo per fare a,b,c. Pochissimi di noi hanno visto i nostri padri andare a divertirsi, e in generale i nostri genitori andare a divertirsi. Pochissimi di noi hanno visto i nostri padri avere hobbies da praticare dopo il lavoro. Dopo il lavoro viene stare a casa con la famiglia.

Quindi veniamo indottrinati sin da piccoli, con una dottrina di questo tipo:

  1. la priorita’ numero uno del maschio e’ lavorare. per dimostrare che la priorita’ numero uno e’ lavorare, il lavoro dovra’ impedire ogni altro impiego del tempo, come il tempo con gli amici, il tempo per se’ stessi, il tempo con la famiglia stessa.
  2. la priorita’ numero due del maschio e’ mantenere la famiglia. i soldi fatti al lavoro servono a questo, principalmente a questo, praticamente solo a questo. Sono egoistiche e colpevoli spese fatte per se’ stessi, e spese fatte per amici, divertimento, e quant’altro. Sono concessi alcuni regali, purche’ fatti alla famiglia.
  3. la priorita’ numero tre del maschio e’ dimostrare che le due priorita’ di prima sono tali, rinunciando a quante piu’ cose possibili (salute, tempo, rapporti umani, divertimento, hobby, crescita personale, felicita’ ) , ovvero mostrandosi al mondo come una specie di kamikaze del lavoro .

Di conseguenza, non e’ pensabile rinunciare al lavoro per la salute. E’ semmai indispensabile , ed eroico, rinunciare alla salute per il lavoro. Lo mostrano , in Italia, 1100 morti al lavoro ogni anno, di cui il 90% e’ maschio. Lo dimostrano , in Germania, 520 morti ogni anno sul lavoro, dei quali il 93% sono maschi. E cosi’ via.

E’ il lavoro, darling.


Il problema, quindi, non e’ la fertilita’ maschile: e’ in generale la salute maschile. Non per nulla i maschi vivono in media meno delle donne, pur avendo in pratica dei telomeri lunghi uguali, e pur avendo un crollo del metabolismo che comincia a meta’ dei trent’anni.

La vita viene presentata ai giovani maschi come una specie di missione suicida, nella quale chi muore per la fabbrica vissuto e’ assai!  , e il secondo scopo, ovvero mantenere la famiglia, e’ funzionale proprio al fatto che avendo una famiglia hai piu’ paura del licenziamento, e che devi portare a casa ancora piu’ soldi.

Non e’ un problema di lavora, produci, muori. E’ un discorso ancora peggiore: lavora per dimostrare che hai voglia di lavorare. Dimostrami che hai voglia di lavorare morendo, lentamente per guasti fisici, o di botto per un incidente sul lavoro.

E cosi’ di un uomo che muore del lavoro sentirete parlare come di un buon padre di famiglia che ha dato tutto per la famiglia.

Sul serio era un buon padre di famiglia? Perche’ non provate a chiedere ad una donna di morire per il lavoro? Alcune lo faranno, ma la maggior parte vi manderanno a cagare: “il loro figli hanno BISOGNO di una madre”. Vero. E perche’ non di un padre?


Su tutto pesa il mondo del lavoro e l’economizzazione del tempo. Economizzazione significa una cosa. il mondo del lavoro, storicamente, e’ passato per diverse fasi.

  1. Schiavitu’: si cattura una persona, la si tiene in cattivita’ e la si costringe a lavorare.
  2. Servitu’ : non e’ necessario catturare la persona, la struttura sociale costringe la persona a lavorare.
  3. Proletariato: non e’ nemmeno necessaria una struttura sociale riconosciuta, si fa in modo che non esista alcuna alternativa al superlavoro.
  4. Propaganda: si convincono intere generazioni di persone che il lavoro e’ il modo migliore di realizzarsi nella vita.

Sul punto numero quattro, e’ chiaro che si tratti di una menzogna.

Come vedete, si tratta di una piramide. E’ assai chiaro che se assegnamo alla cima il valore di “realizzato nella vita”, o “le mie aspirazioni sono realizzate”, la stragrande maggioranza non ci arriva mai.

E’ quindi una menzogna.


Se poi cerchiamo informazioni circa work/life balance, troviamo questa visione cristallizzata in tutta una propaganda che ha lo scopo di dire al maschio “chi muore per la fabbrichetta, vissuto e’ assai” 

Osservate bene il ruolo di “work” e di “career”.

In una piramide , si trova sopra salute e carriera. Sul resto della propaganda voglio glissare.


Il problema di tutto questo non e’ solo di tipo sanitario, ovvero che gli uomini trascurano sicurezza e salute per il lavoro. Il problema e’ che indottrinati cosi’, i maschi trascurano OGNI COSA per il lavoro. Dimenticando che:

  • Nessuna moglie vuole diventare una vedova del lavoro, per quanto questo testimoni quanto bravi padri di famiglia siete quando date la vostra vita al lavoro. Vale sia dopo la morte, che prima.
  • Nessuno vi ha mai chiesto di abbandonare gli amici e il divertimento per il lavoro, ma specialmente non lo ha fatto la famiglia. Dovete portare a casa i soldi per la famiglia, ma nessuna famiglia vive bene con uno schiavo infelice e assente .
  • I vostri figli avrebbero preferito avere meno calcio a pagamento e piu’ calcio con voi. Nessuno di loro vi ha chiesto di fare piu’ soldi, a costo di non essere mai a casa: avrebbero vissuto meglio con meno ,  ma piu’ padre ,

Questo disastro esistenziale e’ alla base della scomparsa della personalita’ e della creativita’ nel maschio occidentale. Dopo i primi 10-20 anni di vita completamente dedicata al lavoro, senza amici (se non i colleghi) e senza  altre connessioni perche’ siete al lavoro, la vostra personalita’ collassa.

Probabilmente la vostra famiglia finisce a puttane, con un bel divorzio, e tutto quello che deciderete di fare e’ di lavorare ancora di piu’. Ma nelle discussioni che avrete prima del divorzio, quando comincia la fase del “rinfacciare” , spesso vi verra’ risposto un bel “ma chi te lo ha mai chiesto, di sacrificarti cosi’ ?” . E in questa risposta/domanda, c’e’ tutto il punto. Che effettivamente non ve lo ha mai chiesto nessuno: eravate programmati per farlo sin da piccoli.


Quando pensavo queste cose prima, pensavo di essere tra gli unici a pensare cosi’. Pensavo di avere una visione assolutamente estrema: del resto parlarne in famiglia non serviva a molto. Le donne non sono indottrinate cosi’ (anche se qualcuno nel mondo femminista vorrebbero le donne kamikaze della carriera come gli uomini) quindi non capiscono questa spinta interiore. Voi state lottando con la vostra educazione, ma per moolte di loro state dicendo **cose ovvie** .

Non dico che l’educazione femminile sia buona e giusta al 100%: quando arrivi a pensare che se un vestito ti sta male la colpa sia del tuo corpo, tanto bene non sei messa. E quando arrivi a pensare che il tuo corpo sia cosi’ prezioso da essere tutto quello che dai al rapporto di coppia, qualcosa e’ andato storto.

Ma dall’altro lato, queste credenze sulla natura preziosa del corpo in generale e dell’apparato riproduttivo in particolare lasciano le donne un tantino fuori da questo condizionamento. Qualcuno nota che le donne guadagnino 0.7 cent per ogni dollaro che guadagna un uomo, ma nessuno va a controllare come sia l’equilibrio vita/lavoro dei due sessi. Chi fa piu’ straordinari? Chi passa piu’ tempo in ufficio? Chi passa meno tempo a casa?

Semmai, nel confronto, vedo un tentativo di certo femminismo di ridurre in schiavitu’ ANCHE le donne, cosi’ come si fa con gli uomini: educandoli all’idea che la sola persona realizzata e’ quella che ha fatto una carriera sgargiante.

Tuttavia, dicevo, solo una minoranza di donne si e’ bevuta la bufala della carriera prima di tutto, per cui difficilmente verrete capiti.

E non potete parlarne nemmeno coi colleghi, perche’ avete paura di far la figura di quelli che non hanno piu’ voglia di lavorare.


La conferma mi e’ venuta da un paio di discussioni dentro il Dudes Club, dove ho constatato come questa percezione e’ assolutamente comune.

Ma non e’ una buona notizia, sinora quella del kamikaze del lavoro e’ una cultura cosi’ forte che per spezzarla e’ necessario un posto chiuso con un anonimato forte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *