E di nuovo, Tien an Men.

E di nuovo, Tien an Men.

Vedo tutto uno straparlare di gente senza memoria che discute della fine imminente di Putin, e la cosa sarebbe meno fastidiosa se queste persone, anziche’ la memoria di un paramecio, riuscissero a ricordare il 1989, in Cina. Piazza Tien an Men.

Che cosa successe di preciso? Il problema era che la Cina si stava aprendo al mercato e agli investimenti occidentali. In occidente si credeva che questo avrebbe lentamente corroso la dittatura comunista, causando poi proteste (come stava avvenendo in occidente con il crollo del muro), proteste che avrebbero inevitabilmente fatto collassare il regime.

Al regime l’idea non piaceva: gli occidentali pensassero quel che volevano, ma quello che il governo cinese non voleva era che l’idea, che si stava lentamente diffondendo in Cina, prendesse piede DENTRO i confini.

Cosi’, decise di mandare un messaggio chiaro alla popolazione. Non all’occidente, che avrebbe investito li’ anche se il regime avesse grattuggiato neonati (cosa che successe), ma il messaggio era diretto ai cinesi stessi.

Il messaggio era: attenzione, perche’ quelle proteste qui non funzionerebbero, il rapporto tra stato e individuo qui da noi e’ diverso.

Il rapporto tra stato e individuo
“Il rapporto tra stato e individuo”

Il governo quindi lascio’ che dentro le universita’ (una frazione irrilevante della popolazione, che era in gran parte povera e rurale) crescesse una protesta, lasciando mano libera anche ad un certo numero di agitatori occidentali.

Ma dietro, preparava la repressione. Mando’ reparti dell’esercito da zone remote della Cina, che non parlavano la stessa lingua della protesta. Lascio’ che la protesta esplodesse in piazza.

Poi la schiaccio’ con la forza di uno Scarpone militare che pesta una piccola rana. 

Il messaggio per i cinesi era chiaro:


Il significato di Piazza Tien an Men, cioe’ dello scarpone militare che schiaccia una piccola rana, non fu capito in occidente, nemmeno per il cazzo. La reazione piu’ comune degli intellettuali nostrani fu di quattro tipi:

  1. Di che marca e’ lo scarpone? E’ Made in Italy? Possiamo vendergli noi lo scarpone? Lo faremo!
  2. Qual’e’ il significato di Rana nell’oroscopo cinese? Quale incenso dovreste comprare con la rana schiacciata?
  3. Poiche’ l’occidente e’ l’unica cosa che conta, questo deve essere un messaggio per noi. Figuriamoci se il governo cinese manda un messaggio ai suoi cittadini. Prima viene l’occidente.
  4. In Cina i sindacati non possono manifestare, quindi se produciamo li’ otteniamo una pioggia di soldi e fica. Perche’ la Cina e’ piena di fica, vero?

Cioe’ nessuno ci capi’ un cazzo, se non che , come dissero fino allo sfinimento, “vabe’, era solo questione di tempo e i cinesi sarebbero passati alla democrazia, e quella rivolta era solo l’inizio”. Quello che succede a Berlino succede ovunque. (non sapevano ancora della birra verdastra che si beve in quel luogo).

In realta’ la rivolta era si’ l’inizio, ma era l’inizio di un sistema di controllo, indottrinamento e repressione mai visto sino a quel momento. Lo stesso regime, ma con piu’ tecnologie e piu’ mezzi. Grazie all’occidente.


Allora torniamo indietro, prendiamo le quattro lezioni che (dovremmo) aver imparato dalla messainscena cinese, e applichiamole ad una messinscena analoga messa in piedi da Putin. Punto per punto.

  • Se la smettessimo di adorare come dei totem i prodotti occidentali, dalla carbonara all’ iPad, forse capiremmo che per un dittatore il commercio e’ uno strumento, ma non un potere.

Se deve vendervi lo scarpone lo fara’, se deve comprare il vostro scarpone lo fara’, tutto a patto che questo strumento gli porti potere. La vostra bottega , anche se la chiamate “corporation”, non influisce sulla politica di una dittatura.

E i cinesi ve lo hanno detto in faccia, quando hanno preso Jack Ma e lo hanno rieducato passandogli un saldatore bollente tra le chiappe per tre mesi di fila. Adesso e’ un uomo diverso. E lo inquadrano sempre in piedi.Si dice abbia problemi a sedersi. L’economia e’ uno strumento, ma non un potere. 

Ma quando lo fa putin, con gente che cade dalle finestre o si sente male dopo il the, il messaggio non vi perviene. Cosa cazzo deve fare Putin per farvi capire che un dittatore non teme i ricchi in quanto ricchi? Grattuggiarvene uno e farci il Prosecco?

  • Non esiste nei popoli umani alcuna sostanziale differenza quando si guarda ai meccanismi politici. Tutte le dittature sono dittature e fanno le dittature, tutte le democrazie fanno le democrazie, tutte le oligarchie fanno le oligarchie. Cambia solo la salsina. Homo Sapiens rimane Homo Sapiens, cioe’ la stessa specie di Alba Parietti.

Putin ha detto chiaramente che non vuole un altro 1917. Giusto. Ma Putin e’ un nostalgico della russia sovietica, che considerava troppo ideologica, ma di per se’ una superpotenza della quale recuperare lo status. La Russia sovietica e’ quella della Grande Guerra Patriotica. Del resto, non e’ mai stata intenzione dei sovietici arrendersi e uscire dalla guerra, anzi:

https://it.wikipedia.org/wiki/Comunismo_di_guerra 

Ma se non intende la rivoluzione bolscevica in se’ (del resto , fa le parate con una bandiera rossa sovietica), che cosa intende Putin quando parla di “non rivogliamo un 1917”? Una breve lettura di qualche libro di storia, e…

https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Kron%C5%A1tadt

I marinai , cioe’ i militari, che si ribellano al potere centrale e creano delle repubbliche locali. Non serve ipotizzare profonde differenze culturali astrologiche e newage per capire Putin. Un libro di storia decente basta e avanza.

  • Che ci piaccia o meno, a Putin di lanciare messaggi all’occidente frega poco. Ha un apparato di propaganda per questo. Il messaggio in questione di questa “ribellione” e’ del tutto interno, ed e’ diretto ai militari. Ai SUOI militari.

“Se vi ribellate, forse prevarrete militarmente, ma mettero’ in campo forze che vengono da lontano, che voi non potete toccare, e che vi possono aprire il culo”.

Guardate la mappa:

Per tutto il suo percorso, Wagner ha avuto ad oriente l’ Ukraina, che non poteva raggiungerlo.Ma poco sopra il punto cui si sono (guarda caso) fermati, i wagneriti ad est avevano la Bielorussia. Dove i russi hanno messo un sacco di truppe, forze aeree, e il cui Tubero supremo, cioe’ Lukashenka, ha una gran voglia di leccare il culo a Mosca. 

In pratica, andando a Nord, wagner si sarebbe trovata accerchiata. In una bella pianura. Accerchiati da tre lati.  Il Saliente dei Salienti. Ops.

Morale: un bel messaggio ai generali. “Mosca si muove su una scacchiera piu’ ampia della vostra. Se vi rivoltate, entrano in gioco forze remote che voi non controllate”

  • Delle piccole beghe politiche, con tutta la merda provinciale e corrotta, che oggi alimenta la stampa occidentale, a Putin non frega niente. La Repubblica non minaccia il suo potere, Donna Moderna non scatenera’ la prossima rivoluzione d’ottobre e la Santanche’ non abbattera’ il regime di Minsk.

Questa pagliacciata senza speranza non era diretta al’ occidente, alla stampa occidentale o a qualsivoglia “intellettuale”, tantomeno Di Feo che non capisce quel che legge neanche sotto forma di clistere: “e’ piu’ facile mettergli qualcosa in culo che in testa”, come si dice nei salotti della Romagna-bene.

Quello che Putin teme e’ che dei potentissimi generali si costruiscano le loro repubbliche indipendenti, dando inizio ad una disintegrazione della Russia. Caso nel quale non potrebbe farci nulla. Come successe a Krostandt. Nel 1917. 

E se il Boss di Wagner andra’ a godersi la pensione in Bielorussia, (per i “meno maschi”: una sorgente di fica purissima, sotto i trent’anni quella che noi chiamiamo “top model” per loro e’ la racchia del liceo) sino a quando un sicario di Mosca non lo ammazzera’ , io non vorrei essere nei panni dei generali di Rostov, che non si sono nemmeno sforzati troppo di fingere di essere nemici di  Prigozhin. E no, non ci sara’ mai una “repubblica di Rostov, o di Belgorod, o di tutti insieme, federati sotto un generale russo. Cosa che Putin teme: sarebbe uno stato cuscinetto tra Ukraina e Russia, ma un disastro assoluto per Mosca.

E se fossi un generale dalle parti della Yakutia, vedrei di rassicurare Putin. 


Quindi, mi spiace, ma questa messa in scena e’ stata un messaggio ai suoi generali, non all’occidente. E no, non e’ l’inizio di nessuna disintegrazione: semmai e’ il rimedio.

Siccome godo dello status di vecchio di merda, e sono Cavaliere del Sacro Ordine del Boomer, nonche’ Preside della Sacra Scuola di Combattimento di Comacchio (a me i semplici maestri mi spicciano casa, io sono The Preside), vorrei aggiungere una cosa.

Anni fa, alla fine degli anni ’90/primi 2000, scrissi un libro, “Altri Robot”. Nel libro, la Russia veniva chiamata “Nuovo Zarato”, perche’ immaginavo che Putin, per non perdere il potere, avrebbe ripristinato la diarchia chiesa-zar, facendosi incoronare Zar di tutte le Russie dal Patriarca di Mosca, e creando la Dinastia dei Putin. (che, come scrivevo sul libro, non sono certo i Romanov).

La guerra militare, sul campo, tra russia e UE, avveniva tra una decina di anni, a colpi di armi guidate da AI (nel libro: i robot di classe K, dove K sta per killer) e avveniva in Moldavia.

 Ora, io non dico che la fantascienza ci prenda sempre. 

Pero’…

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