Allora, per arrivare a tanto occorre che l’ Italia, con la sua politica “buffonenziale”, arrivi a rappresentare un danno o un pericolo tale, che convenga perderla come parte del mercato comune. Occorre cioe’ che qualcuno perda completamente fiducia ed inizi a pensare che e’ inutile sostenere un QUALSIASI progetto di integrazione, dal momento che comunque si faccia l’ Europa, che sia federale, centrale, coalizione di stati o qualsiasi altra cosa, l’ Italia sara’ sempre un danno da pagare.
Occorre che qualcuno tiri il bilancio degli scorsi dieci anni, e si chieda se l’ Italia abbia causato piu’ meno danni alla UE , rispetto a quanto valore offra come “mercato”: e occorre che la risposta sia negativa, ovvero “senza Italia il resto della UE vive meglio”. Il che, dopo la sparata di Silvio, inizia ad essere una risposta plausibile.
Allora, immaginiamo che qualcuno decida una strategia giuridica che porti l’ Italia ad uscire non solo dalla zona euro, ma dalla UE stessa, visto il pericolo di instabilita’ che essa rappresenta. Il problema non e’ tanto la strategia di uscita, ma l’eventuale reazione della classe politica italiana, cosi’ menzionero’ di striscio una possibile strategia europea, e poi andro’ al punto principale, ovvero come reagirebbe un governo.
- Tutta la produzione agricola che viene oggi comprata dal sud italia venga comprata da Grecia e Spagna. I prodotti agricoli sono essenzialmente identici, e questo puo’ bastare a rilanciare la Grecia, oltre a beneficiare la Spagna.
- Tutta la produzione agricola che oggi viene comprata nel nord italia sia comprata dai francesi, in modo da spingere il meridione francese alla ripresa. Del resto, molto agroalimentare italiano e’ gia’ francese, basta che chiudano le sedi italiane tenendosi i marchi ed i brevetti.
- Il manufatturiero del nord-est viene “invitato” a spostarsi in Austria , con una politica di aiuti europei al sud austriaco, e una chiusura doganale sul confine, irta di dazi e tasse. Per non chiudere , le industrie venete di sposteranno in Austria, in Croazia e in Slovenia. Lo stesso dicasi per il nordovest.
- Il resto del manufatturiero, che ha gia’ pesanti ipoteche tedesche (come Ducati) viene “invitato” a spostarsi verso Francia del Nord, Olanda, Germania e Polonia: se non lo fanno, i loro prodotti non scavalcheranno che a fatica il confine tra italia ed europa.
- M5S: Grillo propone di andare a trattare l’appartenenza dell’ Italia alla UE. In pratica, ignaro della strategia sotterranea, della cosiddetta “hidden agenda”, si presenterebbe (e si sentirebbe anche furbo per questo! ) a offrire come soluzione la realizzazione di tale strategia. Si presenterebbe a chiedere, cioe’, proprio quello che gli strateghi hanno deciso di fare CONTRO l’ Italia. Farebbe uscire il paese dall’ Euro e dalla UE, e poi si beccherebbe i dazi , le quote europee e le frontiere, scoprendo che non ci sono piu’ sbocchi nel mercato europeo per i prodotti italiani. E non esistendo piu’ il Doha Round del WTO, non riuscirebbe a farci proprio un cazzo di niente: vedrebbe morire l’industria italiana sotto i suoi occhi, dal momento che mancherebbe il suo principale mercato.
- La risposta e’ che dopo aver preso contatto con gli Sherpa (M5S non ha gente adibita a questo scopo, e si vede!) , e avuto sentore di questo, Berlusconi si presenterebbe al paese come salvatore della patria, con la solita ricetta degli anni ’80, “svalutiamo e via, e la fabbrichetta va! ” . Nemmeno lui, poi, avrebbe idea del resto del piano, ovvero che si alzerebbero le frontiere e che a svalutare le monete oggi c’e’ la coda.
- Essendo dei provinciali velleitari, vivrebbero la cosa come “i vicini della “crema” non ci vogliono piu’ parlare”, e soffrirebbero un pochino. Occorrerebbe calmarli proponendo l’uscita come alternativa alla trojka, che smantellerebbe INPS e il mondo statale, principali serbatoi di voti del PD. Gli sherpa cioe’ dovrebbero prima parlare al PD di un commissariamento che devasti MPS, INPS e il mondo degli statali, e magari costringa i sindacati a fare un bilancio consolidato. A quel punto comparirebbe nel PD la fronda che vuole andarsene, e sarebbe facilissimo assecondarla.
- M5S , fedele al motto “le merci non devono muoversi”, inizierebbe a praticare il suo pauperismo ecologista, dicendo che gli inquinatori devono andarsene, e saluterebbe con gioia l’addio di acciaierie, aziende di concimi chimici, della filiera farmaceutica, della filiera energetica, delle industrie alimentari (il cibo non e’ un’industria! Bisogna comprare gli spinaci da Nonna Amelia!) e di fatto si presterebbe benissimo al depauperamento del paese. Nazionalizzerebbe le banche accollando i debiti dei privati sulle spalle dello stato sotto forma di rischio, e poi aspetterebbe il default , con l’eufosia tipica dei malati di tisi in fase terminale.
- Il PDL, semplicemente si limiterebbe a svalutare la moneta, aspettando un fiume di oro dal cielo. Questo bloccherebbe qualsiasi volonta’ di fare riserve forex della nuova lira (chi si accaparra una moneta destinata a svalutare?) e tutti i pagamenti sarebbero chiesti in dollari o euro allo stato. Gli industriali, che non vogliono avere asset in svalutazione perche’ la moneta svaluta, fuggirebbero ancora di piu’, per trovarsi con un supply chain globale, razionale e senza rischi di cambio. I risparmi in euro dei cittadini figgirebbero, ed entro uno-due anni si troverebbero a smantellare completamente il welfare.
- Il PD, dopo l’innalzamento delle frontiere e l’introduzione dei dazi cercherebbe prima di tutto di portare la cosa di fronte al WTO, che – ammesso che la nuova italia ci stia dentro – potrebbe fare poco o niente. Esistono troppi modi per imporre un dazio alla frontiera, diretto o indiretto, e al massimo porterebbero la EU ad un sistema di quote 2.0 . Dopodiche’ cercherebbero di migliorare i conti pubblici per “tornare competitivi col capitale straniero”, ottenendo una raffica di acquisti delle ultime grosse realta’ italiane, cui aprirebbero le porte senza fiatare.
Uriel