Si parla di giustizia o no?

Si parla di giustizia o no?

Si parla di giustizia o no?

E’ molto difficile provare un senso di empatia per Briatore. Non conosco la persona, quindi posso solo parlare del personaggio, ovvero di quanto arriva a me attraverso i mass media. E devo dire che il personaggio di per se’ sembra costruito per risultare gretto, antipatico e volgare.

Magari poi la persona e’ diversa, ma ho gia’ scritto sul ruolo dei media come ostacolo alla conoscenza.

Cosi’ posso tralasciare (ma ci torno alla fine del post) il fatto che Briatore risulti antipatico , e parlare di un’infermiera. Questa donna e’ stata accusata di aver ucciso una decina di persone usando una sostanza che ha il brutto vizio di essere impossibile da rilevare con certezza durante l’autopsia.

Anche il suo processo, come quello contro Briatore, e’ durato dodici anni. In questi dodici anni , oltre a finire in carcere , ha ovviamente perso il lavoro ed e’ stata descritta come “il Dott. Mengele“. Ora, qui possiamo anche sorridere del caso Briatore: nel senso che essere dipinti come “truffatori” o “evasori fiscali” sicuramente ha un impatto negativo sugli affari, ma bisogna riconoscere che essere “il Dott. Mengele” sia molto , molto, molto peggio.

Passano  anni (la cosa comincia nel 2016 e finisce nel 2022) e si scopre che e’ innocente. Nel frattempo la donna e’ stata in carcere, e tutto quello che ti puo’ capitare quando le persone credono che tu sia “il Dott. Mengele”. Certo, per fortuna i suoi colleghi e amici la ritenevano innocente. Ma come dice lei stessa, quando il mondo pensa che tu sia la Dottoressa Mengele, i rapporti sociali non sono piu’ gli stessi. Al punto che lei stessa (racconta) si e’ tappata in casa dopo essere stata liberata dal carcere.

Tutti i commenti che si vedono riguardano la durata del processo (che invece l’ha salvata dalla condanna) , mentre si vedono pochi commenti sulla QUALITA’ della giustizia. E’ come se un ristorante vi servisse, dopo mezz’ora, un piatto di merda, e tutti parlassero del ritardo di mezz’ora.

Ok, la merda era pure in ritardo, ma come e’ finita nel piatto?

In realta’ non dovrei pormi la domanda: quando vivevo in Italia ho fatto perizie informatiche sia per la procura che per la difesa. Dopo le prime volte con la procura, solo per la difesa. C’era qualcosa che si ribellava , in me.

Come arriva la merda nel piatto? Se parliamo di espedienti, il piu’ diffuso e’ l’espressione “compatibile con”. Allora: voi come periti siete solo dei testimoni “on steroids”. Dovete e potete solo dire quello che avete visto, ma non potete trarre conclusioni (significa che se un testimone dice “e poi ho visto questo signore che sparava sulla vittima, la tagliava a pezzi  e dava fuoco al corpo”, non puo’ ancora dire “lui e’ colpevole di averla uccisa”. E’ assurdo, ma ne parlo sotto.

Insomma, vi informano che dovete dire quel che avete visto. Cosi’, che cosa succede se la denuncia e’ di un accesso non autorizzato ad un sistema informatico, ma non esiste un solo log che lo mostri perche’ il fatto e’ avvenuto sette anni prima, il server viene indicato genericamente come “il server della Provincia di Bologna” e i computer sono stati cambiati, e ovviamente non conservano alcun log?

Apparentemente dovreste dire “non e’ possibile trovare alcuna traccia di questa intrusione perche’ i server non sono meglio identificati, non  sono piu’ gli stessi, e i log non sono stati conservati”. Se lo fate, la frase “non puo’ essere stato alcuno se non lui” (che suona un pochino alla Tacito, che non ha mai scritto nulla che non fosse non semplice) perde molto potere. Ma niente paura: il magistrato vi chiede (dopotutto per voi e’ lavoro) di scrivere che “lo stato attuale dei server e’ compatibile con l’ipotesi di accesso non autorizzato”.

Questo “e’ compatibile” in realta’ e’ una fallacia logica. Per dimostrare che quella sia la scarpa di un tizio dovete dire “e’ compatibile SOLO con la scarpa di tizio”. Ma quando trovate l’impronta della suola essa e’ compatibile ANCHE con la scarpa di tizio, ma non solo con quella. Dunque, si stanno scambiando condizioni necessarie (lo stesso tipo di scarpa) con quelle sufficienti (e’ proprio QUELLA scarpa).

Ma loro eliminano il problema, perche’ non scrivono “compatibile anche con quella scarpa” o “compatibile solo con quella scarpa”. Dicono “compatibile con quella scarpa”.

Allo stesso modo il magistrato premette sul fatto che “non fosse impossibile” un’intrusione telematica. A quel punto, per lui era “facile” dimostrare la colpevolezza.

Cosa significa? Significa che prima dimostriamo che l’impronta della scarpa sia “compatibile” con quella dell’imputato. Poi diciamo che l’imputato tradisce la moglie mentre i figli hanno la febbre, e che non ama i gatti. Ed e’ fatta: “non puo’ che essere stato lui”.

Quindi alla fine dovetti elencare tutti i CVE di un certo sistema operativo, e quindi “non era impossibile” un accesso non autorizzato. Al resto ci pensava il romanzetto diffamatorio.

E qui c’e’ il problema: non e’ come nei film. L’accusa in un tribunale italiano non scrive una vera accusa. Trova un qualche legame, per quanto tenue, tra l’accusato e il crimine, e il resto e’ un romanzetto diffamatorio: l’imputato tradisce la moglie e non ama i gatti (se e’ un maschio), oppure l’imputata e’ una persona fredda e scostante ed e’ una bella donna (se e’ una donna). A quel punto, basta che “Non sia impossibile”, e abbiamo la colpevole.

Ai periti viene chiesto di usare la parola “compatibile con”, e “non impossibile” , per dimostrare che le cose stanno cosi’. Non per nulla , non ci sono prove che la donna abbia iniettato eparina e non ci sono prove del fatto che le morti siano causate dall’eparina. Si sa che sono “compatibili con” l’eparina, e che “non e’ impossibile” che la donna abbia iniettato le dosi.

Ma fin qui abbiamo il come . Se vogliamo capire il perche’ dobbiamo andare in quel coglionificio che e’ qualsiasi facolta’ di giurisprudenza. In queste facolta’ insegnano un concetto pericolosissimo, cioe’ una vera e propria metafisica: esisterebbe una realta’ “giuridica” , con la sua fisica, che nei tribunali prevale sulla realta’ fisica che conosciamo. E questa realta’ non ha solo la sua fisica, ha anche una sua logica.

Si tratta di un luogo ove la forza di gravita’ e’ dubitabile, mentre la “logica dei fatti umani” e’ un blocco di granito inattaccabile.

In una delle inchieste ove lavorai (con la difesa) , tutte le stampate (la Postale non aveva preso una copia del disco, aveva stampato lo schermo di un computer che non si era presa la briga di identificare, se non come “il computer a destra vicino all’entrata”, si vedeva chiaramente una copia di VNC che girava, consentendo a chiunque di prendere il controllo dello schermo. L’icona era evidente.

Quando lo dissi durante il processo, la cosa venne ignorata per una ragione: quell’icona era uguale a quella di VNC, ma non potevo dimostrare che fosse VNC, a meno di rintracciare (dopo circa 5 anni) il computer “a destra vicino all’entrata” e sperare che non ci fosse una dracena al suo posto.

Il fatto che nell’eventualita’ , quell’icona avrebbe consentito a CHIUNQUE di fare qualsiasi cosa al computer (perche’ RBAC per lo stato e’ il rumore di una caduta sulle scale) , fu ignorato. E questo per la mentalita’ che viene instillata nei giudici italiani. Riassumendo:

  • la logica e la fisica non contano. Quello che conta e’ la realta’ giuridica e la logica del dibattimento. Le prove vengono “corroborate” da cose che non hanno alcuna relazione col fatto, se non simbolica.

Per esempio, il fatto che pacciani facesse schifo a disegnare “corroborava” la tesi , che fosse un serial killer.

Si parla di giustizia o no?

In un mondo razionale, nessuno si aspetta che un contadino dalle mani deformate dal lavoro, del tutto analfabeta, possa disegnare anche decentemente. Ma il giudice si atteggia a fine classicista ellenico, e sa bene che i pastori passano il tempo a disegnare sublimi affreschi di agnelli sulla roccia ruvida e disomogenea. Pacciani, quindi doveva disegnare almeno come Raffaello. Oppure essere un serial killer.

  • al giudice viene dato il compito di giudicare su casi che coinvolgono veterinaria, ingegneria, finanza, informatica, senza che facciano alcun corso specifico, e senza che si specializzino. Il giudice viene persuaso del fatto di essere onniscente.

Inutile dirlo, le perizie non servono. Se e’ una perizia tecnica sarete costretti ad usare, almeno marginalmente, un linguaggio tecnico. Ma il giudice, non dimentichiamolo, ha studiato latino. E siccome ha studiato latino, “cedimento” diventa “abbattimento”. Non esiste peraltro un dizionario dei termini giuridici , come succede nel mondo anglosassone, come il Black’s Law Dictionary, che definiscano i termini ai sensi giuridici. Nono, ci pensa il giudice: un po’ di greco e un po’ di latino, ed ecco che aviazione ed ornitologia sono la stessa parola. Immaginate cosa possa voler dire “implementazione” per loro: “riempimento”. Un software “implementato” e’ un software “riempito”. E cosi’ via: nessun termine e’ sicuro, e il giudice in questo modo non capira’ un cazzo di quel che dice il perito. Non dovete scrivere come se parlaste con un incompetente: dovete scrivere come se parlaste ad un COGLIONE.

Si parla di giustizia o no?
Nella migliore delle ipotesi il giudice dara’ per scontato che significhi “messa in opera”, cioe’ quello che noi chiamiamo “golive” o “deployment”. Per loro e’ implementazione, che noi chiamiamo “sviluppo”, e che non indica la messa in attivita’.

La scarsa qualita’ della giustizia italiana, e la scrittura di sentenze illeggibili anche ad altri “giuristi”, non arriva da sola come un asteroide: sono educati cosi’ da pomposi tromboni universitari che per tutto il corso di studi li illudono di star diventando Cicerone in persona, con tanto di Pro Domo Sua al seguito.

E adesso torniamo al punto:

in un processo italiano, l’accusa non e’ altro che un romanzetto diffamatorio contro l’imputato, nel quale poi tramite connessioni logiche assurde, incoerenti, deliranti o allucinatorie si “corroborano” la tesi di colpevolezza. Se per esempio esiste un romanzo ove qualcuno vuole fare il delitto perfetto, allora diventa “corroborante” citarlo, e provare cosi’ che “esisteva un movente”, anche quando non ne e’ stato trovato nessuno. Non c’e’ il movente? Ma certo: l’imputato voleva fare un “delitto perfetto”.

E questo non e’ dovuto al sistema, o a come e’ costruito: e’ proprio dovuto al fatto che magistrati e giudici sono una pila di COGLIONI, educati ad essere tali da un’altra pila di CHIARISSIMI COGLIONI , durante gli anni dell’universita’.

Detto questo, arriviamo anche a Briatore. Il personaggio Briatore (la persona non la conosco e non mi fido dei media) e’ antipatico. Il suo “frame” dice che e’ volgare, narcisista, arrogante, ignorante e tutto quanto.

Ma in questo modo, c’e’ gia’ una condanna scritta per lui: in pratica, questo “frame” e’ uno dei capitoli (se non il principale) della sua tesi d’accusa. E’ antipatico, narcisista, arrogante, ignorante e avido, DUNQUE ha truffato il fisco.  Le prove che lo abbia fatto?

Si parla di giustizia o no?
Ma la “logica dei fatti umani” prova tutto.

Briatore, quindi (o i media che ce lo fanno conoscere) ha scritto con la sua figura antipatica tutti (o quasi) i capitoli dell’accusa.

Allo stesso modo, se una donna accusata di omicidio e’ bella, e siccome le belle sono le piu’ stronze, allora e’ detestata dalle altre donne, e un 50% di donne che ti danno addosso , beh, qualche motivo ci dovra’ essere. Quindi sei una serial killer. Vi sembra assurdo? No. Non entrate MAI in un tribunale se siete donne di bell’aspetto. MAI. State scrivendo un capitolo della vostra accusa. Se poi siete anche sexy… auguri. Seduttrici. Mantidi.


Dopo essere stato assolto dopo 12 anni, Briatore ha detto una cosa che , anche se fosse vera, sarebbe sbagliata. Ha detto che con una giustizia cosi’ nessuno verra’ mai ad investire in Italia.

Briatore sbaglia.

Al contrario, verranno in italia quelli che su una giustizia cosi’ CI CONTANO.

Innanzitutto, in molti paesi un processo simile non e’ nemmeno consentito. Se venite dal nord europa a commettere crimini in Italia, se si arriva alla condanna dopo 12 anni , quando il vostro avvocato si vede arrivare la richiesta di estradizione dice “12 anni sono troppi e vanno contro i diritti umani. Ignorate il processo”. E il tipo rimane in liberta’.

E questo e’ il destino di molti industriali stranieri che hanno causato inquinamenti, avvelenamenti e morti sul lavoro in Italia. Se sono europei fanno “qualcosa” della pena, ma si tratta di pene ridottissime cui vengono tolti anni anche per la durata assurda del processo. Se non sono europei, con 12 anni di processo non vi ascoltano nemmeno.

Ancora peggio per i reati finanziari: in 12 anni un investimento nel real estate rientra tranquillamente. Se io rubo , diciamo, 24 milioni di euro, inizia il processo ma io li investo nel RE, che so io a Dubai, in 12 anni devo avere proprieta’ per tirare su due milioni/anno. Sono cifre di affitto che in un posto come DUbai raccogliete tranquillamente. Alla fine del processo, se anche vi condannano a restituire il maltolto, avete pagato il debito e vi sono rimasti i 24 milioni sotto forma di immobili.

Quindi non e’ vero che, come dice Briatore, questa giustizia respinge gli investimenti: al contrario, li attira.

Ma attira quelli sbagliati.


Detto questo, nel PNRR c’e’ la richiesta di smetterla di fare i cazzoni e costruire una giustizia che funzioni. Il guaio e’ che , appunto, non puoi fare nozze coi fichi. E con i COGLIONI che ci sono a fare giudici e magistrati, non ci fai una giustizia migliore.

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