Come diffondere l’infezione mafiosa “denunciandola”, ovvero Saviano l’untore.

So benissimo che questo post attirera’ una certa quantita’ di sbroc, quindi non vi affannate, con la nuova interfaccia di Disqus bannare e’ anche piu’ divertente. Vorrei spiegare in che modo la mafia si sta diffondendo grazie , anche e specialmente, al cosiddetto antimafia mediatico. E specialmente, in che modo gente come Saviano, apparentemente impegnata a combatterla, in realta’ non stia facendo altro che diffonderla.

La mafia vive , sul piano sociale , di due caratteristiche tipiche della societa’ ove la mafia e’ nata. Esse sono la codardia placcata onore e la sfiducia negli altri.

Sulla sfiducia negli altri, il principio e’ molto semplice: se pensi che tutti intorno a te, o almeno la gran parte, siano persone oneste, ti farai meno problemi nel metterti contro il delinquente. La societa’ civile, e la relativa fiducia che ha chi ne chiede la mobilitazione, dipendono proprio dalla fiducia che la gente ha… nella societa’ civile stessa.

Se qualcuno , per dire, getta la carta al suolo (per fare un esempio banale), io posso anche rimproverarlo. Posso rimproverarlo se penso che eventuali passanti saranno dalla mia parte, e che mi difenderanno (o almeno interverranno) nel caso di reazioni. Se invece credo che tutti, attorno a me, se ne fregheranno, cioe’ che non esista nessun “noi”, rinuncero’ in partenza a combattere quel malcostume. Perche’ se quando rimprovero quella persona , quella mi risponde “mavaffanculo” e la gente attorno a me mi risponde “fatti i cazzi tuoi” anziche’ unirsi a me, evidentemente verro’ sconfitto.

 

La prima necessita’ dell’infezione mafiosa, quindi, e’ di togliere ai cittadini la fiducia che hanno nel corpo sociale chiamato “noi”. Ove la mafia e’ nata, per dire, questa idea di “noi” non esiste affatto, in nessun modo, mai e per nessun motivo, ne’ e’ mai esistito. (1) Al massimo esiste un amorfo “tutti”.

 

Qualsiasi enunciazione del tipo “noi siamo onesti”, cioe’, e’ nemica della mafia. E’ nemica della mafia perche’ se il cittadino ha fiducia negli altri, se pensa che gli altri siano onesti quanto lui, probabilmente o piu’ facilmente tenderanno a combattere la disonesta’. Qualsiasi fiducia nella societa’ civile ha, essenzialmente, il tono di un pericolo mortale per la mafia di qualsiasi tipo: la mafia desidera una societa’ nella quale il cittadino onesto si sente isolato perche’ onesto, dove non esiste alcun “noi”(2) , dove il solo gruppo coeso sia la mafia stessa, dove il solo legame sia quello mafioso.

 

Questo cancro si propaga anche e specialmente anche attraverso il cosiddetto “antimafia culturale”: per quanto chauvinista, la Lega ha avuto il merito di ricostruire un “noi”, cioe’ un concetto di gruppo, e di legarlo ad un territorio, che in quanto “nostro” diventa degno di cura e di rispetto.

Ovviamente, in questo l’operazione culturale della Lega va in contrasto con la mafia, dal momento che crea proprio quel “noi” che da’ forza e coraggio a chi gli si oppone. Se il cittadino, basandosi sul vero o meno , pensa che questo “noi” sia dalla sua parte, che sia onesto e sano, piu’ facilmente si opporra’ al crimine. Non perche’ la lega sia la Lega: qualsiasi gruppo riconoscibile faccia la stessa affermazione e’ ugualmente nemico della mafia, e quindi degli untori.

Cosi’, poco importa se si dice che il settentrionale, il leghista , il netturbino ,  che parliamo di un gruppo di lesbiche o di allevatori di totani, dicendo che siano onesti : qualsiasi gruppo riconoscibile, diverso dalla mafia, che dica di essere un eventuale  punto di forza dell’individuo e’ un pericolo per le mafie. 

 

Le mafie riconoscono se’ stesse SOLO in una societa’ come quelle ove la mafia e’ nata ove la mafia e’ l’unico gruppo coeso con un forte vincolo di lealta’ e solidarieta’ tra i membri, mentre il resto della societa’ e’ un “tutti” amorfo , destrutturato, composto da individui che diffidano gli uni degli altri, e che non hanno vincoli di lealta’ o solidarieta’ altrettanto forti.

Nel qualificarsi come gruppo riconoscibile, coeso e dichiaramente dotato di lealta’ interna, e nel dichiarare tale anche una parte del paese, la Lega si e’ qualificata immediatamente come avversaria culturale della mafia. Alla quale offensiva la mafia stessa ha reagito creando una controcultura devastante, quella dell’antimafia che diffonde la mafia.

 

Che cosa fa l’antimafia culturale? Insegna che non ci sono gruppi coesi e onesti , perche’ tutti i gruppi sono (in questa visione) ugualmente colonizzati dalla mafia. Di conseguenza, tu cittadino nel combattere la mafia sei solo, e quindi o sei un raro “eroe”(3), COMUNQUE SOLITARIO, (come un guidice o uno scrittore) oppure non hai speranze. In questa visione ovviamente la mafia ha agio, perche’ nessun eroe solitario la puo’ sconfiggere.

 

Storicamente, la mafia teme molto il militare. In nessuno dei posti ove l’operazione Vespri ha agito, per dire, ci sono stati assalti armati ai militari. La ragione per questa codardia, oltre alla codardia stessa, e’ che l’esercito e’ un gruppo riconoscibile caratterizzato da un concetto di onore in combattimento, da una lealta’ reciproca e da una solidarieta’ reciproca, e quindi e’ esattamente cio’ che la mafia teme.

 

L’untore di mafia, quindi, come la mafia non puo’ tollerare alcuna affermazione del tipo “il mio gruppo sociale e’ fatto di persone che mi appoggerebbero in massa contro la mafia perche’ noi siamo onesti”.  Non importa che l’affermazione sia vera o meno, e non importa a quale grupposi riferisca: si tratta esattamente del contrario di tutto quello che la mafia vuole imporre come cultura, allo scopo di infettare una societa’ e diffondersi.

 

L’untore di mafia si riconosce immediatamente dalla sua ostinata, orgogliosa e vigorosa opposizione nei confronti di qualsiasi gruppo sociale esteso dichiari di essere coeso, solidale e dalla parte degli onesti.

Potete fare un test rapido coi vostri amici: provate a dire “nel mio paese la mafia non c’e’ perche’ se un negoziante denuncia la maggior parte si schiera con lui”. Otterrete una reazione RABBIOSA, ostinata, ostile, maligna, da tutti quelli che sono, nei fatti, veicoli di infezione della mafia e della sua cultura. Avrete immediatamente una mappa degli untori, dei veicoli di infezione.

 

Non importa che ne siano consapevoli o meno: non sempre il portatore di un’infezione sa di esserlo.

 

Ma il fatto e’ che il principale meccanismo virale della mafia e’ quello di seminare una cultura per la quale NESSUN GRUPPO ha la coesione e la lealta’ tra membri che serve a combattere la mafia.

Capite chiaramente perche’ Saviano si sia concentrato principalmente sul Nord Italia nella sua trasmissione: la Lega aveva dichiarato di essere un gruppo coeso e solidale  di onesti e per questo meno attaccabile dalle mafie. E’ ovvio che ci saranno criminali mafiosi anche al nord, del resto ci sono state numerose ondate migratorie cui la Lega avra’ agio di scaricare eventuali colpe. Ma la tesi di Saviano e’ esattamente quella che e’ funzionale alla diffusione della mafia: nessun gruppo e’ abbastanza coeso e solidale da resistere, quindi se il cittadino del nord si illude di avere qualche forza di gruppo contro la mafia, si sbaglia. L’unico gruppo e’ la mafia, e gli unici che la combattono sono gli eroi solitari come Saviano, questo e’ il messaggio dell’untore.

 

Saviano, che sparge l’infezione mafiosa, non poteva fare altro che attaccare chi sta dimostrando nei fatti (e’ di stamane l’arresto di Iovine(4) ) che esistano gruppi sociali coesi e solidali i cui membri sono capaci di opporsi alla mafia o di guidare una guerra contro di essi.

 

Non importa che sia vero o meno quel che pretende la Lega; il concetto e’ che Saviano ha mostrato l’istinto, l’istinto dell’untore di mafia, che mira immediatamente a distruggere la fiducia in qualsiasi gruppo si dichiari coeso e solidale al punto da resistere meglio alla mafia.

 

Saviano, cioe’, sta contribuendo a diffondere la mafia al nord, seminando nei cittadini sfiducia nel corpo sociale e nei gruppi locali piu’ riconoscibili, ovvero sforzandosi di creare una cultura sociale come quella ove la mafia e’ nata, dove non esiste una cazzo di societa’ civile, ma solo un “tutti” indistinto e amorfo, fatto di singoli che diffidano gli uni degli altri e che spargono veleni gli uni contro gli altri alla prima occasione, spesso sfruttando semplici ambiguita’ del linguaggio.

 

Il secondo punto della infezione di cultura mafiosa che Saviano sta portando per il paese e’ la cultura della presunta strapotenza della mafia.

 

Ponetevi una domanda: se io vi dico che il nemico e’ invincibile, superiore, che dispone di mezzi imbattibili, che dispone di una incrollabile lealta’ interna, che e’ gia’ infiltrato ovunque, che puo’ eliminarvi sempre e comunque, a voi viene piu’ o meno voglia di combatterlo?

 

Questo e’ esattamente il problema: a leggere l’ammasso di leggende metropolitane campane che Saviano ha riversato nel suo libro, si direbbe che la mafia sia l’organizzazione perfetta. Infallibile, inarrestabile, pervasiva, intelligente, piu’ di qualsiasi cosa si usi per fermarla.(5)

 

Questa non e’ una cosa nuova per chi studia storia militare: demoralizzare il nemico perche’ perda la battaglia ancora prima di iniziare e’ un concetto che si trova persino nei testi di strategia cinesi di secoli fa.

 

La mafia e’ davvero invincibile? Sinora, non ha mostrato di esserlo. Anzi, potrete fare una prova tra i vostri amici: affermate che sconfiggere la mafia non sia cosi’ difficile perche’ in fondo si tratta di stupidi cafoncelli tamarri, e che quando lo si vuole fare, si infliggono colpi durissimi senza troppi sforzi (6) . Otterrete , e vi lascio il compito di verificare chi siano a farlo, una vera e propria sollevazione popolare.

 

Alcuni, e spetta a voi fare l’esperimento, vi diranno che no, la mafia e’ invincibile, superiore, inarrestabile, che e’ sempre esistita e sempre esistera’, che e’ diffusa ad ogni livello, che non c’e’ speranza per nessuno.

 

Queste persone sono veicoli di contagio  dell’infezione, perche’ portano la paura che sottende l’omerta’, il mutismo e la rassegnazione.

 

Saviano, con la sua propaganda filomafiosa che tende ad ingigantirne la potenza, che tende a trasformarla in una potenza superiore, strapotente, inarrestabile, intelligentissima, non fa altro che portare la sfiducia nelle truppe avversarie alla mafia. Se voi foste un poliziotto, vi sentireste incoraggiati dal sentirvi dire che tanto i vostri superiori sono mafiosi, che il ministro e’ mafioso, che tutti sono mafiosi, e quindi non potete aspettarvi neanche lealta’ dalla vostra stessa gerarchia?

 

La risposta e’ no. La risposta e’ che nel propagandare e rafforzare l’idea che la mafia sia invincibile e che sia ovunque ed a qualsiasi livello, non si fa altro che portare disfattismo, scoramento, depressione tra chi la deve convincere. Che e’ esattamente lo scopo di certo “antimafia”.

 

Saviano non ha scritto nulla di nuovo: quello che ha raccontato lo sentirete, uguale, in qualsiasi bar campano. Il container pieno di cadaveri surgelati. yawn. Davvero? Wow. Era un container Zoppas?  Yawn.

 

Ma nel fare questo sta propagandando l’idea di mafia onnipotente, imbattibile, superiore, che porta paura, omerta’ e rassegnazione. Esattamente quella paura, quella rassegnazione  che (a parole) attaccano i cavalieri dell’antimafia, per poi esserne causa cosciente.

Ho scritto male di Saviano quando usci’ il suo primo libro, sfidandolo a scrivere il secondo. Ovviamente non lo ha fatto: evidentemente, non riesce piu’ a raccogliere abbastanza leggende metropolitane sulla camorra da poter riempire un altro libro.

 

Continua, tuttavia, ad infettare il paese con la propaganda , questa parabola continua al potere mafioso, che a suo dire sarebbe ovunque, senza speranza di resistenza di gruppo, se non affidandosi ai pochi eroi (come lui), che per meriti ignoti e comunque individuali (mai di gruppo, la mafia e’ l’unico vero gruppo, ricordate?) che ancora hanno il coraggio (e il rientro economico) di combatterla.

 

Rimango quindi della mia opinione, ma vi aggiungo qualcosa: Saviano e’ un pessimo scrittore, e adesso e’ diventato un pericoloso veicolo di infezione culturale.

 

Si dira’ “ma cosi’ lo isoli, cosi’ poi lo fanno fuori”. A parte il fatto che li mafiosi o faranno fuori quando non gli servira’ piu’, e adesso gli serve ancora quindi non lo faranno, la verita’ e’ che onestamente preferisco credere in una societa’ piu’ sana che in un eroe solitario.

 

Gli eroi solitari vanno bene per i fumetti della Marvel.

 

Nel mondo reale servono organizzazioni, gruppi,  eserciti, non cavalieri solitari. Ci servono soldati, non eroi.

 

E affermare che nessun gruppo puo’ essere davvero coeso e immune alla mafia, come fa Saviano e come fanno tutti gli untori come lui, e’ esattamente cio’ che serve: alla mafia.

 

Uriel

 

(1) Sto enunciando un fatto, quindi ogni commento a riguardo verra’ censurato.  Se non vi piace quel che scrivo, levatevi dal cazzo. Non vi rimpiangero’ di certo.

 

(2)E’ impressionante, ove la mafia e’ nata, la differenza tra spazi privati e pubblici. Case che hanno una parte pubblica assolutamente deprecabile (tufo e pilastri a vista) , all’interno sono delle regge. Chi vive ove la mafia e’ nata non ha un concetto di spazio ‘nostro” , perche’ non ha un concetto di “noi”. Cio’ che non e’ suo, non e’ di nessuno, quindi non ha senso alcuno averne cura.

 

(3)Saviano ha raccolto in un libro tutte le voci da bar riguardanti la Camorra che si sentono nei bar del suo paesello. Chi non conosceva queste leggende (famosa la minchiata del container cinese, mancano solo i coccodrilli albini nelle fogne e la lattina da 33CL  di sperma, ormai)

 

(4) No, la magistratura non c’entra, nel caso della DIA i magistrati si trovano la pappa pronta. Al massimo, inquisiranno qualche ufficiale della DIA o dei servizi segreti coinvolti nell’inchiesta tra qualche anno, come succede a Palermo.

 

(5)Le combinatzje esistevano anche in Russia, con tanto di omerta’ e blabla.. Berija impiego’ circa due mesi per disfarsene, e in questa operazione non ebbe nessuna perdita nell’ NKVD. Mezzo milione di morti, comprese donne e bambini, e nessuno ne ha pianto la mancanza.

 

(6) Chi e’ troppo giovane non ricordera’ “i corvi” , e “i veleni della procura di palermo”. Di fatto, se la mafia ha ucciso falcone e borsellino, la colpa e’ della Procura di Palermo e della sua  assoluta  marcescenza politica , per quanto a molti faccia piacere credere che ci siano “trame superiori”.

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