Teologia del Piacere

Teologia del Piacere

Teologia del Piacere

Ho promesso tempo fa che vi avrei informati di come e quanto bene paga HUB Traffic per la pubblicita’ sui blog. Bene. Allora, alla fine raggiunto il fatidico threshold ho ricevuto il pagamento su paypal, con una precisione davvero ammirevole. Quindi, come avevo annunciato, ho comprato le cuffie razer.

Teologia del Piacere
Non sono azzurre perche’ non erano a catalogo.

L’unica delusione sono state le cuffie, nel senso che a mio avviso suonano MOLTO peggio delle stesse cuffie USB (stessa marca) e questo per il costo che hanno e’ disdicevole. Anche la mancanza di colore azzurro non mi e’ piaciuta, ma non so a chi sia dovuto: per averla in fretta l’ho comprata su Amazon Prime, che consegna il giorno dopo. Regalo per mia figlia.

Detto questo, aspetto il pagamento di Google Ad, e vi riferiro’ quanto puntuale sia. Sono indeciso sull’idea di sospendere la pubblicita’ porno sul blog: a quanto vedo VI PIACE. Sporcaccioni.

Ok, andiamo avanti. Quando ho scritto che la definizione genere sessuale si sta spostando dal sesso-riproduzione al sesso-piacere , la reazione piu’ comune e’ stata quella di chi ha toccato un taboo.

E con tutta la stampa che recita il mantra “il piacere oggi non e’ piu’  un taboo”, la cosa risulta sorprendente. Ma non lo e’ affatto.

Non lo e’ perche’ se ci pensate bene il piacere e’ un fenomeno noto, descritto, santificato o demonizzato, ma c’e’ una cosa che la societa’ umana NON ha MAI fatto: usarlo come valore fondante.

L’idea che il piacere non possa essere un valore fondante per la societa’ ha diverse ragioni. La prima e’ che tutte le societa’ hanno enunciato se’ medesime come un insieme di diritti e doveri, ma non hanno mai menzionato il piacere in alcun modo, con qualche debole eccezione come Solone.

Qui possiamo solo sbizzarrirci: le costituzioni continuano a definire quali siano i doveri e quali siano i diritti, ma perche’ non vediamo mai menzionati “i piaceri”? Qual’e’ di preciso il rapporto tra Stato e Piacere, e dove esso viene sancito?

Se pensiamo all’affermazione che “oggi il piacere non e’ piu’ un taboo”, beh, si direbbe che almeno per la politica, lo stato e la giurisprudenza lo sia. Non si capisce altrimenti la sua completa assenza dal campo legislativo.

Anche quando si parla di etica del piacere, osserviamo una cosa strana: e’ vero che moltissimi pensatori si sono messi a disquisire sul piacere, ma la loro attivita’ e’ consistita nel verificare se esso sia compatibile con diritti e doveri.

Il che ci dice una cosa: nella gerarchia delle motivazioni etiche e morali, il piacere come spinta ad agire e’ sempre GERARCHICAMENTE inferiore a doveri e diritti.

Sorprendente, per essere qualcosa che “non e’ piu’ un taboo’ “, non trovate?

Nel mondo della religione, il piacere NON e’ MAI la ragione fondante per le azioni del credente. Ci sono diritti e doveri, ma il piacere non e’ mai compreso in nessuno dei due, se non per venire menzionato tra le cose proibite. Persino il concetto di “Paradiso”, che apparentemente indica un luogo estremamente piacevole, non descrive quale genere di piaceri ci sarebbero. Insomma, in Paradiso andiamo in giro a fare orge e banchetti e guardare i film che ci piacciono? Sembra che nel paradiso islamico sia consentito almeno toccare il culo agli angeli, ma si tratta di un premio, cioe’ qualcosa che e’ subordinato ai doveri.

Interessante.

Ma anche nel mondo scientifico le cose non vanno meglio. Quando si parla di piacere i mondi della psichiatria e della psicologia hanno atteggiamenti perlomeno sospetti.   Si leggono:

  1. Strane dicotomie tra “principio di piacere” e “principio di realta’” : diventi adulto quando smetti di fare la cosa piu’ piacevole. Il piacere sembra essere ipso facto un ostacolo alla corretta relazione con la realta’. Diventare adulti richiede che il piacere sia messo in secondo piano.
  2. La psichiatria ha tutta una classifica di “feticismi”, “parafilie”, “codipendenze” ed altre cose, ed in tutti i casi il piacere viene tassonomizzato in categorie che lasciano intuire un giudizio negativo abbastanza evidente sin dal nome. Non si capisce perche’ un tizio che dedica la propria vita alla carita’ sia piu’ feticista di uno che la dedica a leccare scarpe.
  3. Sia in psicologia che in psichiatria, e’ molto piu’ semplice diagnosticare un disturbo se vi e’ coinvolta la ricerca del piacere, rispetto (per esempio) qualcosa che e’ considerato un dovere o un diritto. Difficilmente qualcuno sara’ detto malato di mente perche’ ama vestire una divisa e fare del male se e’ un poliziotto, mentre la stessa scelta in un club sadomaso e’ sicuramente “un sintomo”.

Tutto questo e’ perlomeno strano.

Non trovate perlomeno strano che “il piacere non e’ un taboo”, e tuttavia ne’ il legislatore ne’ lo psichiatra/psicologo ne’ il teologo riescano, a tutt’oggi , a considerare il piacere come una lecita spinta delle nostre azioni?

Se io dicessi che ho scelto di sposare un dato partner per via di qualsiasi fattore  non legato alla libidine verrei probabilmente capito, ma se menzionassi qualsiasi tipo di godimento come parametro di scelta le cose andrebbero diversamente.

Per fare un esempio, se alla domanda “come mai hai scelto lui/lei come coniuge” uno risponde con cose tipo “sensibilita”, “intelligenza”, “mi capisce”, tutte queste cose sono considerate buone ragioni per sposare una persona. “Mi fa godere a letto piu’ di qualsiasi altro/a” non ha ancora lo stesso trattamento; potete dire che avete sposato una persona affascinati dalla sua intelligenza ed e’ ok, ma non potete dire di averla sposata per i fantastici orgasmi che avete a letto.

E non e’ un problema di linguaggio: il piacere sessuale NON viene considerato una buona ragione per un intero matrimonio, mentre lo e’ l’inteligenza o la dolcezza. Interessante, perche’ a catena seguono tutti gli altri piaceri: se qualcuno dicesse che ha sposato X perche’ X ha {intelligenza, dolcezza, sensibilita’} tutti gli direbbero che sono valori importantissimi in un matrimonio. Adesso menzioniamo tre piaceri: {abilita’ sessuale, ottima cucina , raffinatezza estetica}. Quasi nessuno considerera’ questa cosa come sufficiente a prendere tale decisione. “Ho sposato Carlo perche’ la sua minchia mi da’ l’orgasmo come nessun altro uomo” oppure “Ho sposato Marina perche’ e’ una dea del sesso anale” sembrano affermazioni che riducono il partner, lo sminuiscono a “mero oggetto sessuale”.

Interessante, ma a questo punto bisogna ammettere una cosa: il piacere e’ ancora un taboo, e se ne parla molto proprio per tenerlo a bada, relegato in un angolino. Esso non deve toccare la sfera giuridica se non per ricadere genericamente in alcune liberta’ astratte (ma limitate ai sensi di legge) , non puo’ essere una funzione essenziale nel mondo medico: non potete andare dal medico e chiedere qualche sostanza/medicina per godere di piu’ in qualche modo. Le medicine servono a curare problemi funzionali, ma il piacere non e’ considerato una funzione.

I neurologi sono al corrente del reward system, certo, ma esso viene considerato come una fonte di problemi (normalmente dipendenze) piu’ che una funzione. Se io vado a dire che mi serve una medicina capace di rendere piu’ soddisfacente bere birra, nessun medico mi dara’ qualcosa. Anche perche’ la medicina in questione sarebbe automaticamente chiamata “droga” e definita “illegale” .

Alcuni specialisti considerano per esempio che “non provo alcun piacere” sia una patologia, ma per esempio “provo poco piacere nel” non e’ considerato un problema funzionale, e quindi non esistono “cure” per chi, per dirne una, non riesce a godere dei piaceri dell’alcool.

Come mai essere privi di empatia e’ un sintomo di psicosi mentre essere astemi non lo e’? La domanda non e’ uno scherzo da bar: mostra come l’atteggiamento nei confronti del piacere sia ancora molto piu’ vicino al “taboo” che all’argomento ormai normalizzato.

“Voglio un ambiente di lavoro interessante e scegliero’ l’azienda ove i progetti sono piu’ interessanti” e’ una frase che oggi ha senso. Prendiamo la stessa cosa e diciamo che “scegliero’ l’azienda che ha nella mensa i cuochi piu’ bravi e le pietanze piu’ deliziose” invece sembra un argomento piu’ debole.

Potrei continuare all’infinito, ma il punto e’ semplice:

al piacere non viene assegnata la consistenza che serve ad essere la causa prima (accettabile) di decisioni importanti.

E questo avviene in tutti i campi. Non c’e’ praticamente nessun campo importante dell’esistenza umana nel quale “perche’ mi fa godere” (qualsiasi tipo di godimento sia) e’ considerato come base per qualsiasi decisione.

Gli stessi filosofi piu’ “materialisti” non indicano mai il piacere come fine ultimo: nella migliore delle ipotesi indicano la felicita’  come spinta, oppure la convenienza o la soddisfazione, ma il piacere inteso come esercizio di un appetito al fine di godere non e’ mai esaminato tra le spinte. Possiamo partire da Epicuro e passare in rassegna tutti i filosofi meno “apollinei”, diciamo pure tutti quelli “dionisiaci” , e ancora sentiremo parlare di “volonta’ “, di “potenza”, di “ego”, di “felicita” e di “egoismo”. Ma quando si va al piacere, nessuno di questi filosofi menziona il piacere come raggiungimento di qualche obiettivo esistenziale, se non astraendolo come “paradiso”, “felicita””, “nirvana”.

Che poi il piacere possa essere fonte di elevazione spirituale o intellettuale e’ tra le cose che non ho ancora letto da alcun filosofo: tra le pratiche richieste ci sono ascetismo, virtu’ , astinenza, preghiera, logica, morale, studio, riflessione, meditazione, volonta’ di potenza, volonta’ e basta, materialismo,  ma devo ancora leggere un filosofo  capace di dirmi che scopare tanto o mangiare molte cose buone o ballare musica che ti piace possa renderti una persona migliore.

Riallacciandomi quindi al discorso sulla Tradizione Sessuale, il motivo per il quale sara’ difficile realizzare la scomparsa del sesso=riproduzione a favore del sesso=piacere e’ che al piacere si assegna un valore inferiore rispetto che alla riproduzione. Questo passaggio viene visto come una perdita di valore; di conseguenza al sesso=piacere non viene riconosciuta la forza che serve a definire i generi sessuali.

Ovviamente, una forza non e’ un potere: il potere puo’ essere negato o tolto, mentre una forza rimane quella. Se il sesso=piacere ha la forza di definire i nuovi generi sessuali, lo fara’.

Il problema, al massimo, sara’ il disorientamento di coloro che trovano impossibile quanto sta succedendo. E niente e’ peggiore di colui che osserva la realta’ e continua a dire “ma questo non puo’ essere vero”.

Il mutamento sociale causato dalla transizione tra sesso=riproduzione e sesso=piacere e’ visibile ed e’ in corso. Molti lo osservano e non capiscono quale forza lo sta spingendo, per la semplice ragione che non ritengono che la forza in gioco sia una forza reale.

In questo caso, presto conosceranno la forza culturale e sociale del piacere.

E sara’ un momento estremamente violento per loro.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *