Istatttttattatta

Avevo promesso di fare un post sui rilevamenti dell’inflazione o della ricchezza di ISTAT, il sedicente istituto statistico italiano, e in piu’ mi hanno mandato un link con alcune reprimende fatte da un certo Roberto Volpi. Sebbene io condivida con Volpi un pessimo giudizio su ISTAT, credo che lo stesso Volpi non abbia afferrato alcune componenti essenziali dell’errore commesso da ISTAT nel comporre il paniere. Ma posso spiegarmi meglio. (anche questo post ha elevatissimo contenuto di tette, per via della perdurante tempesta di farlocchi sul blog).
Innanzitutto, un nuovo consumo ha diverse fasi di mercato. Volpi dice, genericamente, che un prodotto “appare all’orizzonte”, ma non si pone il problema delle fasi, del ciclo di vita di un prodotto. Facciamo un esempio, e prendiamo l’aria condizionata in automobile. La prima auto con aria condizionata fu prodotta dalla Packard, seguita da Bentley , Rolls e Limo.

Allora, proviamo ad inseguire il prodotto “aria condizionata in auto” nelle sue fasi.
  1. Selettore. In questa fase UNA SOLA marca di auto ha l’aria condizionata. Chi volesse l’aria condizionata in auto DEVE, per forza, comprare quella marca li’. In questo senso si tratta di un selettore, cioe’ di qualcosa che seleziona il fornitore. Solo lui ce l’ha, quindi se la vuoi la tua scelta e’ fatta. La ricerca di quella qualita’ nel prodotto e’ SUFFICIENTE a scegliere la marca del prodotto.
  2. Lusso. Ad un certo punto, senza modificare i costi, la stessa caratteristica o lo stesso prodotto sono in vendita, a prezzi simili, in prodotti di fascia e costo equivalenti. Ad un certo punto abbiamo Packard, Bentley, Rolls, Limo. Siamo ancora agli stessi costi e agli stessi possibili clienti, MA c’e’ scelta.
  3. Status Symbol. La qualita’ specifica del prodotto cala di fascia e di prezzo, finendo in una fascia sottostante. Questa fascia ha come caratteristica di essere la piu’ alta tra quelle che hanno il potere di TOGLIERE valore alle fascie sottostanti. Cioe’, se ad un certo punto Mercedes, Volvo, BMW, Jaguar hanno l’aria condizionata, in un certo senso squalificano le auto che non ce l’hanno. Quando un prodotto raggiunge questa fascia, al di sotto di essa se ne nota la mancanza. Da qui comincia l’ “alto”, e sotto c’e’ il “medio”.
  4. Emarginatore. Questo e’ lo stato che si caratterizza perche’ non solo toglie valore alle fascie sottostanti, ma emargina ed identifica quella piu’ bassa. Quando anche le auto in questa fascia (Golf, Alfa Romeo) hanno l’aria condizionata, TUTTE quelle che non ce l’hanno finiscono automaticamente in una fascia di mercato minima, proletaria, insomma, utilitarie. Questo stadio si caratterizza, cioe’, dalla proprieta’ di creare una fascia di emarginazione commerciale, un dump.
  5. Entry Point. In questo stato, semplicemente un prodotto senza quella caratteristica NON si vende. Quando anche le auto di questa fascia hanno l’aria condizionata, su quel mercato e’ IMPOSSIBILE vendere un’auto senza climatizzatore. E’ la fase finale .

Ora, il punto quindi non e’ che , come dice Volpi, ISTAT inserisca nel paniere qualcosa tempo dopo o immediatamente dopo la sua comparsa sul mercato. Il punto e’ che ISTAT paragona , mettendoli a confronto, i consumi di prodotti (e di caratteristiche del prodotto) che si trovano in momenti diversi della loro storia commerciale.

 

L’errore che fa ISTAT, cioe’, e’ di limitarsi a valutare la diffusione di qualcosa tra i consumi in generale, anziche’ chiedersi in quale settore dei consumi si trovi qualcosa.
I sostenitori di ISTAT a quel punto sosterranno che tutto sia proporzionale, e quindi basta variare i “pesi” per ottenere un sistema di riferimento adeguato. Ma non e’ vero per niente. Sul piano matematico, quello che cercano di fare e’ di rendere in forma canonica un tensore semplicemente modificando adeguatamente il sottospazio generatore associato. Il guaio e’ che  per fare questa cosa occorrono requisiti di affinita’ che non ci sono.
Per parlare un linguaggio piu’ comune: potremmo dire che la velocita’ dipenda dal sistema di riferimento. Cosi’ se siete su un treno vedete muoversi la stazione. Corretto. Questa operazione la potete fare anche con , per esempio, la temperatura? Potete spostare il sistema di riferimento a piacimento? NO.
Non potete farlo perche’ esiste una quantita’, detta “zero assoluto” che non potete spostare, che e’ fissa, e quindi non vi permette di muovere il sistema di riferimento come volete. Se lo muoveste, vi trovereste nella situazione in cui il nuovo “zero” si trovi in una situazione impossibile da verificarsi per via delle leggi fisiche esistenti.
Allo stesso modo, il fatto che la dotazione di un’auto possa variare con le epoche NON fa delle epoche un sistema di riferimento intercambiabile a piacimento con una proporzione: esiste una quantita’ di requisiti MINIMA perche’ un’automobile si chiami automobile: se un oggetto non vi puo’ trasportare perche’ non ha le caratteristiche progettuali adeguate, non e’ un’auto. Potete togliere l’ ABS. Potete togliere lo stereo, l’aria condizionata, andando indietro nel tempo toglierete il servosterzo, i freni a disco, i pneumatici cavi, e andando ancora indietro l’accensione elettrica , e ancora, ma ad un certo punto dovrete fermarvi, perche’ se togliete ancora una vite l’auto non e’ piu’ un’auto.
Questo fa si che esista un momento T0 nel quale, IN OGNI CASO, l’auto era il minimo assoluto dell’auto. Stabilito che esista un punto INDIPENDENTE da qualsiasi sistema di riferimento, non potete piu’ dire che tutto sia relativo al sistema di riferimento. Cosi’, non e’ possibile spostare i pesi della ricchezza e dire che la ricchezza sia un punto di vista relativo. Esiste un livello minimo di ricchezza che non potete spostare piu’ in giu’, ed e’ quello per il quale la persona non ha mezzi a sufficienza per sostentarsi, e muore di fame, sete o altra carenza materiale.
Anche in questo caso, dunque, esiste un punto di riferimento assoluto, il quale -in qualsiasi epoca ed in qualsiasi societa’- identifica lo stesso livello di ricchezza, che in questo caso e’ la morte per inedia. Stabilito che tale livello sia assoluto e invariante al sistema di riferimento, a quel punto non c’e’ alcun dubbio che la risposta di ISTAT “cambiamo i pesi per modificare il sistema di riferimento” non funzioni.
Se il minimo perche’ l’auto sia un’auto e’ , diciamo, che abbia un motore a scoppio, e sotto non si parlera’ propriamente di automobile, da quel punto si va sempre a migliorare, e l’aria condizionata e’ un valore in piu’. Di conseguenza, se e’ vero che la spesa per l’auto cresce, e’ anche vero che non cresce IN PROPORZIONE, perche’ comunque le auto che compriamo oggi sono enormemente migliori rispetto ad un tempo.  Ed essendoci un punto che non varia in alcun sistema di riferimento, non e’ possibile cambiare punto di vista a piacere.
Stabilito che si tratti di un sistema di misura che ha dei punti assoluti ed indipendenti dal sistema di riferimento (un cellulare ETACS oggi vale assai poco, e lo startac e’ un pezzo da museo, anche perche’ non funzionerebbero piu’, almeno dal 31 dicembre 2005)  , allora dovremmo chiederci che senso abbia il fatto che gli stessi prodotti, a livello che istat chiama “VOCI DI SPESA”, abbiano voci di spesa di uno stadio diverso.
Voglio dire, se abbiamo “spese auto” e ci mettiamo come voce di spesa “aria condizionata”, dobbiamo tener conto o no del fatto che stiamo parlando di un selettore, di un lusso, di uno status symbol, di un emarginatore o di un entry point? Perche’ ovviamente gli entry point non dovrebbero neppure essere messi a paniere, dal momento che quando compri “auto” oggi, ci entra dentro l’aria condizionata. Non puoi comprare un’auto piu’ economica senza aria condizionata, perche’ ce l’hanno tutte. Ciononostante, puo’ succedere che una marca molto sofisticata e costosa abbia opzioni aggiuntive per l’aria condizionata, come il controllo di umidita’ e i diffusori silenziosi, o i filtri antiodore. In quel caso pero’ non si chiama piu’ “entry point”.
Ora, come dice il buon Volpi ISTAT ha aggiornato il suo paniere continuando ad aggiungere voci, semplicemente perche’ si trattava di consumi che diventavano diffusi. Ma bisogna stare molto attenti a quello di cui parliamo, perche’ bisogna vedere in che modo la diffusione ricalchi la distribuzione : la caratteristica entry point di un mercato si diffonde immediatamente, ma a costo praticamente nullo, mentre la caratteristica , la stessa caratteristica, quando e’ un Lusso ha costi non indifferenti.
Prendiamo per esempio gli smartphone: per un certo periodo il pinch to zoom era una caratteristica apple. Era un selettore, perche’ se lo volevi dovevi comprare un telefono di Apple. Tuttavia, il telefono apple era piuttosto venduto, visto che fu un successo commerciale quando ancora, nel mercato, si posizionava tra “Selettore” , “Lusso” e “Status Symbol”. Tuttavia, la sua diffusione fu tale che la probabilita’ di trovarlo nelle tasche di qualcuno era simile a quella degli emarginatori, cioe’ dei prodotti immediatamente superiori all’entry point.
Se ISTAT , per continuare l’esempio, ha inserito l’iPhone nel paniere, che diamine ha misurato? Se ha semplicemente fatto il rapporto tra consumi e “fetta” di consumi relativi all’ iPhone, ha semplicemente misurato che un prodotto di livello -almeno- di “status symbol” veniva trattato dagli italiani come se fosse un prodotto di fascia media.
E’ il classico errore che fa Berlusconi quando dice che “i ristoranti sono pieni”, o quando dice che “tutti i ragazzi ormai hanno due cellulari”. E’ vero, ma bisogna distinguere un cellulare che si trova nella fascia “selettore” da uno che si trova nella fascia “entry point”, ed in piu’ le anomalie come Apple, che vendeva quanto un emarginatore quando il prezzo e’ caratteristico di uno starus symbol, se non di un lusso.
L’errore di cui parla Volpi, quello di inserire dentro il paniere tutti questi prodotti, non ha consistito nel fatto di rimpicciolire il fatto che la sola crescita di dimensione del paniere implica ricchezza (il che e’ vero, sia chiaro) ma nel non voler considerare come, mano a mano che il consumo di un prodotto si sposta di fase commerciale, la spesa potra’ essere superiore o inferiore a seconda.
Lo stesso prodotto si puo’ trovare in diverse fascie di ciclo commerciale: se per esempio parliamo di aria condizionata, ormai e’ presente in moltissime case italiane. Questo indubbiamente mi fa dire che, siccome il livello minimo di poverta’ (la morte per inedia) e’ fisso, le famiglie italiane siano piu’ LONTANE da quel punto. In questo senso, Volpi ha ragione.
Se misuriamo la distanza tra il “punto zero” della ricchezza (la morte per inedia) e la famiglia che ha un condizionatore in casa , essa e’ piu’ distante rispetto alla famiglia che il condizionatore non ce l’ha.
Tuttavia, quando il condizionatore diventa entry point, esso non inficia piu’ nei consumi, perche’ tipicamente si trova anche a prezzi ridicoli, se non parte della dotazione di casa all’acquisto, insieme alla caldaia a gas. Al contrario, un condizionatore che ha delle proprieta’ tali da farne un selettore, come il filtro per gli ellergeni e la profilassi batterica automatica, si trova solo in case di persone molto ricche. In questo caso, si commette un disastro ANCORA MAGGIORE, perche’ a parita’ di voce di spesa “condizionatore” stiamo indicando il pensionato col condizionatore e il miliardario che ha un grosso giardino con aria condizionata all’aperto.(1)
Cosi’ l’errore che Volpi fa notare, cioe’ la proliferazione dei prodotti inseriti nel paniere , e’ uin grosso errore ma NON il piu’ grosso, perche’ se fosse solo per quello allora si potrebbe semplicemente risolvere normalizzando i pesi e facendo in modo che la somma pesata torni ad 1. In quel caso, effettivamente, saremmo semplicemente cambiando il sistema di riferimento.
Il VERO disastro che ISTAT fa , invece, e’ di non considerare in che modo i prodotti si pongano sul mercato. Se esplode il “tablet”, come fa notare Volpi, il problema non e’ solo calcolare quanto spendano le famiglie in tablet: il problema e’ capire che alla sua comparsa il tablet di apple e’ un selettore: se vuoi un tablet, vuoi l’ iPad perche’ c’e’ solo quello. E a tutt’oggi, i tablet si posizionano si e no tra Lusso e Status Symbol. Il computer, cui il tablet e’ paragonato da ISTAT, ormai e’ allo stadio Entry Point: di fatto ogni famiglia abbia un figlio accetta tra le spese minime di avere un computer e di aggiornarlo, mentre il tablet identifica UN ALTRO tipo di famiglie e quindi NON puo’ essere accomunato.
Che cosa misura, allo stato attuale, ISTAT?
ISTAT sta facendo una misura che si propone di essere una stima dei consumi, senza verificare che esista la continuita’ necessaria a parlare di stima, in un sistema di riferimento che si suppone relativo quando e’ assoluto, e come se non bastasse non e’ abbastanza tipizzato per essere considerato rappresentativo della realta’, confondendo i consumi molto diffusi con quelli che andremmo a caratterizzare in tutti i modi, ma non come entry point.
Per ottenere una immagine del paese reale, occorrerebbe innanzitutto fare CINQUE classifiche: una per i prodotti selettori, una per i prodotti di lusso, una per i prodotti status symbol, una per i prodotti emarginatori ed una per gli entry point.
Fatta la dovuta proporzione tra le spese, A QUEL PUNTO e solo a quel punto e’ possibile stimare la ricchezza o l’impoverimento, semplicemente assegnando dei pesi per ogni prodotto e voce di spesa (e qui ci siamo, stavolta, perche’ si possono normalizzare all’interno di ogni segmento) e a quel punto scopriremmo delle cose piu’ interessanti, e cioe’ che la fascia di consumi piu’ diffusa non e’ l’entry point, ma quella che chiamiamo “status symbol”,e che la strategia di mercato piu’ efficace, sinora, e’ quella di spacciare un emarginatore per uno status symbol, ovvero esiste una “bolla” di speculazione nel settore “emarginatori”.
 La maniera sensata di misurare la ricchezza e’ quella di calcolare la distanza dai consumi rispetto al punto, che e’ assoluto, di morte per inedia. Piu’ distanti si e’ dalla morte per inedia, piu’ si e’ ricchi. Ma calcolandolo in questo modo, si otterrebbe che QUALSIASI consumo si piazzi dentro il settore “Selettore” identifica quasi automaticamente  un nuovo prodotto che corrisponde ad un consumo di lusso.
Qual’e’ il punto, in sintesi? Il punto in sintesi e’ che oggi l’operazione di marketing piu’ riuscita e’ quella di spacciare un emarginatore per uno status symbol. Siccome l’emarginatore identifica un settore che e’ subito sopra il dump, il peggio, e’ possibile dargli un carattere di esclusivita’ che lo trasforma in uno status symbol: insomma, ho un’Alfa Romeo, non una fiat.
Una volta effettuato l’equivoco, e’ chiaro che la percezione di FIAT sara’ “il minimo”, mentre quella di Alfa Romeo sara’ “un gradino sopra il minimo” (2) e le famiglie italiane, tranne quando si sentono proprio “social dump”, riterranno troppo “basso” il livello entry point e si indebiteranno pur di avere qualcosa che sia , almeno , un emarginatore, cioe’ che permetta loro di dire “beh, non era proprio la scelta piu’ scarsa, su”.
La famiglia italiana, oggi, sta evitando come la peste il livello “dump”, preferendo il livello immediatamente superiore all’entry level, complice ANCHE un marketing che spaccia il livello emarginatore per uno status symbol. 

La famiglia italiana, essenzialmente, ha bisogno di uno, ma si sfianca per comprare il 2  , infine si consola pensando di possedere il 3.

In queste condizioni, la misura degli indicatori di poverta’ come la fa ISTAT non ha piu’ senso: poiche’ il consumo e’ distorto , ISTAT iniziera’ a misurare poverta’ per via di un calo delle spese “entry level”, che non e’ affatto dovuto ad un impoverimento, bensi’ ad una scelta -spesso foriera di sacrifici e finanziariamente catastrofica- non allineata con le loro possibilita’.
A questo effetto, ISTAT ha reagito nel tempo modificando il paniere: il risultato e’ che nel momento in cui le famiglie SI SONO MESSE A RISPARMIARE , cioe’ sono DIVENTATE PIU’ RICCHE, ISTAT ha inizato a misurare poverta’. E quando hanno deciso di cambiare fascia di consumi, rigettando i prodotti entry point per comprare MENO prodotti ma di fascia superiore, ha misurato altra poverta’ Una catastrofe logica, che porta al paradosso Berlusconi: mentre ISTAT misura poverta’, si vedono in giro ristoranti pieni e belle automobili.
Cosi’, il buo Volpi identifica sicuramente UNO dei problemi piu’ catastrofici del paniere ISTAT, quello di crescere senza considerare la sua stessa crescita come un indice di ricchezza (o di deflazione da normalizzare, a seconda di cosa si misuri) , ma non identifica il piu’ grave.

Il problema piu’ catastrofico del paniere rappresentativo di ISTAT e’ di non tenere conto della fase commerciale dei prodotti nel paniere, considerando la diffusione del prodotto come unico indice rappresentativo, quando il prodotto indica ricchezze ben diverse a seconda di come si colloca sul mercato.

Un selettore e un prodotto di lusso, anche se molto diffusi (le SPA, per esempio) come consumi, possono arrivare a dei livelli di diffusione simili a quelli che sono prodotti di tipo “emarginatore”: se contate la quantita’ di negozi dove fanno french nail, le unghie finte insomma, noterete che la loro diffusione e’ tipica di un consumo che se non e’ entry level e’ almeno un emarginatore. Tuttavia, come consumo si tratta ancora di uno status symbol, come minimo. Ma se misuriamo semplicemente la spesa, avremo l’impressione che le donne italiane stiano sempre a farsi le unghie, cosi’ come (Berlusconi docet) i ristoranti sono pieni e in giro si vedono delle gran belle auto.
Spiegare questo come una concentrazione DI RICCHEZZA non ha alcun senso, perche’ NON-E’-VERO che la ricchezza si stia concentrando in quel modo; e’ semmai vero che si e’ ingigantita enormemente la quantita’ di servizi e prodotti che sono finiti nel dump, come entry point.
Non e’ vero che si sia ridistribuita la ricchezza: si e’ ridistribuita la collocazione dei prodotti sul mercato: il segmento “emarginatore” si e’ fuso con quello “status symbol”, con il risultato che oggi la scelta e’ tra un prodotto status symbol e una ciofeca. Le famiglie italiane, filtrate in questo modo, falliscono piu’ spesso nel comprare lo status symbol, per la semplice ragione che non c’e’ NULLA IN MEZZO: piu’ che il ceto medio, sono scomparsi I SUOI PRODOTTI.
Il ceto che e’ rimasto si ritrova in difficolta’ a comprare SOLO prodotti della fascia status symbol, ma contemporaneamente non trova niente altro , a prezzo inferiore, che non sia dump. Cosi’ si indebita per lo status symbol e si impoverisce per un passo piu’ lungo della gamba, oppure si rassegna al prodotto di fascia dump, che aumenta la percezione di poverta’.
Il problema, cioe’, non e’ che tutti siano o meno al ristorante: il problema e’ che tipo di ristorante. Se l’unica alternativa e’ spendere un botto o finire in una bettola, chiaramente il ceto medio tirera’ la cinghia per spendere un botto, perche’ rifiuta la bettola. Oppure andra’ nella bettola. Nel primo caso si sentira’ povero quando paga il conto, nel secondo quando riceve il menu.
Ma tutto questo NON lo possiamo misurare con un paniere omogeneo e paraconsistente come quello di ISTAT, perche’ esso e’ completamente illogico.
Quindi concordo sul parere complessivo di Volpi su ISTAT, anche se i problemi che Volpi, se fossero tutti i problemi che ISTAT ha, sarebbero facilmente risolvibili mediante stagionalizzazioni e normalizzazioni del paniere. Il vero problema e’ che al paniere manca una tipizzazione commerciale vera e propria, cioe’ uno studio del mercato, che rende il paniere “miope” rispetto alla differenza tra i consumi che veramente significano ricchezza e quelli che sono semplicemente scesi, sul mercato, al livello “entry point”.

Uriel

(1) Esistono anche campi da golf con l’aria condizionata. A Dubai ci sono grossi campi da golf  a cielo aperto che, mediante nebulizzazione continua di acqua, vengono tenuti attorno ai 20 C mentre fuori ce ne sono 48. Il risultato e’ che i giardinieri sono pagati per distruggere dei funghi porcini grandi 40cm che crescono ovunque, che in quelle condizioni climatiche di umidita’, irraggiamento solare e temperatura diventano letteralmente infestanti.
(2) Pur avendo il 96% di parti in comune. Esatto.

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