Istat, statistiche e giornalismo.

Ho appena terminato un lavoro che verteva principalmente nel riscrivere un software che si occupa di statistiche. Questo mi ha costretto ad una serie di discussioni circa i modo che queste persone avevano di calcolarsi le statistiche, il quale non era proprio quello che “accademicamente” viene consigliato.

Tutte queste discussioni finivano piu’ o meno cosi’:

‘Questo dato e’ cosi’ perche’ a noi serve calcolato cosi’. Siccome calcola questo e quello e poi su quel dato ci prendiamo le decisioni pippo e pluto, se noi calcolassimo come dice lei sarebbe corretto ma prenderemmo sempre decisioni sbagliate”.

In pratica, la scelta del metodo statistico viene pesantemente inficiata dall’uso che si fara’ del dato, e dalle esigenze di chi lo richiede. In questo modo, un dato puo venire “distorto” al mero scopo non di rappresentare la realta’, ma di permettere a qualcuno di prendere decisioni corrette.Quindi, prima di gridare alla truffa, spesso e’ necessario scendere nel merito e capire

-A che che cosa serve il dato.
-Che cosa si ripromette di rilevare e come lo rileva.

Uno di questi dati e’ Istat. Ci si lamenta spesso del fatto che esso rappresenti solo una minima parte del reale aumento del costo della vita. Questo e’ dovuto principalmente al fatto che il dato istat NON e’ nato per indicare il costro della vita al consumo. Non misura quello e solo un mix di politica e cattivo giornalismo ha presentato questo dato come il “costo della vita”.

Per capire che cosa misuri il dato Istat basterebbe osservare l’uso che ne viene fatto. Ad esempio, con il dato istat il governo pretende di preventivare la spesa degli enti pubblici, o almeno il suo aumento. Qui viene un problema: che senso ha accrescere la spesa degli enti pubblici perche’ il dentista costa di piu’ dell’anno prima? Gli enti pubblici non spendono soldi in dentisti.

Allo stesso modo, gli alimentari costano di piu’, ma probabilmente la finanziaria che ci calcola tan taeg e compagnia bella non compra molti alimentari.

In pratica il dato istat viene usato in ogni campo dell’economia, della finanza e dell’amministrazione pubblica e privata. Se noi facessimo si che il dato istat fosse relativo solo al consumatore finale, otterremmo che il governo si troverebbe a preventivare una spesa pubblica raddoppiata, quando i costi dell’apparato pubblico NON sono aumentati cosi’tanto.

Allo stesso modo la finanziaria che calcola il vostro mutuo o le rate della vostra automobile si troverebbero a fare tassi tutto sommato assurdi, perche’ non rispecchierebbero l’aumento delle proprie spese di gestione ma quello dell’aumento delle spese di gestione del cliente. Il risultato sarebbe che “siccome il ristorante costa di piu’ allora ti faccio pagare di piu’ le rate dell’automobile”.

In altre parole, quello che si dovrebbe discutere non e’ il paniere istat, che e’ prodotto partendo dalla richiesta del committente: chi ha chiesto il dato sull’inflazione ad Istat ha chiesto un dato che si potesse applicare ovunque. E quindi non necessariamente un dato al consumo. Anzi, un dato che col consumo c’entra poco.

Ovviamente per questioni legate al vecchio SME il dato doveva comprendere ANCHE i dati al consumo, e questo ha permesso ai giornalisti di prendere il dato e spacciarlo per “il costo della vita”. Cioe’ di presentarcelo come la rappresentazione di quanto spendiamo per andare a far la spesa.

Lo stato pero’ non ha mai chiesto ad ISTAT quale fosse il costo della vostra spesa. Ne’ lo hanno chiesto le grandi industrie che lo usano per fare le proiezioni di bilancio. L’azienda edile e’ interessata quando fa un preventivo per un lavoro che dura due anni a sapere quanto gli costera’ il cemento fra 10 mesi. Che il dentista sia aumentato di prezzo o che l’estetista costi di piu’ non gliene frega niente perche’ e’ un’azienda edile. Quindi il dato macroeconomico di per se’ e’ utile e veritiero, solo che non rappresenta il costo della vita.

Semmai chi ha sbagliato e’ colui (in genere il politico ed il giornalista) che ha spacciato il dato istat come il “costo della vita”. Certamente se il dato istat aumentasse di molto significherebbe che e’ aumentato di molto ANCHE il costo della vita. Il dato istat cioe’ RISENTE dell’aumento del costo della vita ma non lo rappresenta. Ma non e’ “il costo della vita” e specialmente il committente NON ha mai chiesto ad istat di rappresentare fotograficamente il costo della vita al consumo.

Certamente ci si potrebbe chiedere che senso abbia usare un dato cosi’ globale. Il senso e’ abbastanza ovvio. Proviamo a pensare che il dato istat fosse un dato che misurava solo l’aumento al consumo.

Con l’arrivo dell’euro avrebbe dovuto rappresentare un’inflazione vicina al 100%. Indubbiamente le associazioni dei consumatori avrebbero ricevuto la loro gratificazione personale, perche’ finalmente qualcuno gli dava ragione.

A voi invece cosa sarebbe successo?

Sarebbe successo che il padrone di casa avrebbe raddoppiato il costo dell’affitto. Poiche’ il dato istat e’ usato sul contratto d’affitto per calcolare l’aumento annuo del canone, esso si sarebbe adeguato automaticamente con il nuovo dato. E TUTTI gli affitti d’italia sarebbero raddoppiati. Anche quelli dei negozi e dei locali ad uso commerciale ed industriale.

Sarebbe raddoppiata una consistente parte delle nostre bollette, e anche il costo delle polizze assicurative. Ma attenzione: la nostra azienda edile invece avrebbe visto i suoi costi rimanere praticamente invariati. Il calcestruzzo e’ aumentato di poco e anche i laterizi. Quindi, a fronte di un’aumento del doppio di tutto cio’ che risente dell’indice istat ci sarebbe stata una classe di privilegiati (fiat non va dal dentista e non va dall’estetista) che non ne risentiva affatto. Il Monte dei Paschi di Siena ad esempio non compra molti generi alimentari al dettaglio, per cui le sue spese risentono MENO dell’aumento dei prezzi al consumo.

Con il risultato che a parte le associazioni dei consumatori pochi altri dei consumatori avrebbero realmente gioito di quel dato cosi’ veritiero.

A questo punto, semmai il provvedimento da scegliere sarebbe un altro: mantenere il dato ISTAT per quello che e’, smettendo di chiamarlo “costo della vita”, ma semplicemente “aumento dei costi strutturali”, cosa che e’.

E creare dall’altra parte un VERO dato sull’aumento dei prezzi al consumo, che si chiami proprio “aumento dei prezzi al consumo” e che misuri proprio l’aumento dei prezzi al consumo.

E specialmente, zittire quel branco di analfabeti che sono i giornalisti ed i politici, i quali continuano a chimare “costo della vita” un dato che non e’ il costo della vita e non ha mai voluto esserlo. Il problema e’ stato che una classe politica di imbecilli ha voluto usare il dato istat a scopi propagandistici, spacciandolo come il costo della vita. E allo stesso modo una classe di giornalisti che non fanno il proprio mestiere ha continuato a convincere la popolazione che il dato istat sia la misura del costo della vita all’utente finale e non la fotografia dell’aumento globale dei costi strutturali per cittadini E imprese E pubblica amministrazione.

Indubbiamente per il cittadino “aumento dei costi strutturali” significa proprio il costo della vita al consumo. Ma per la pubblica amministrazione conta piu’ il costo delle fotocopiatrici che quello del pane. E per le imprese conta piu’ il costo di un commercialista che quello di un dentista.

E quindi, il semplice aumento dei costi strutturali se viene riferito alla globalita’ di imprese , pubblica amministrazione e cittadino sara’ per forza di cose molto distante dalla realta’.

Allora voi mi direte: perche’ istat non ci spiega questa cosa in TV?

Il motivo e’ molto ma molto semplice: se questa cosa divenisse nota, smentirebbe sia moltissimi politici che moltissimi giornalisti. E in questo paese e’ VIETATO , in TV, essere piu’ intelligenti del presidente del consiglio o di chi ti intervista.

Il guaio e’ che non ci vuole molto. Il secondo problema e’ che come tutte le aziende ISTAT ci tiene alle pubbliche relazioni. E chi tiene alle pubbliche relazioni non vuole inimicarsi ne’ la massa ne’ il cliente. La massa si accontenta non contraddicendola mai. Quando la massa viene contraddetta diventa feroce: se la massa dice che l’inflazione e’ il costo della vita all’utente finale, questo gli si propina. Anche perche’ la massa ha ben ragione di protestare: l’inflazione ufficiale viene usata anche per aggiornare le piattaforme sindacali sugli stipendi, anche dopo la fine della scala mobile. E quindi per il cittadino il concetto che sta alla base e’ che dovrebbe rappresentare i SUOI costi strutturali.

Il problema semmai e’ che lo stesso dato viene usato sia per i cittadini che per le grandi industrie che per la pubblica amministrazione ma fare diversamente ci impedirebbe di comunicare con gli altri paesi che invece ci chiedono questo dato proprio in questo modo.

Se Istat invece dicesse “nun ce rompete, l’inflazione raappresenta solo i costi strutturali globali”, improvvisamente l’italiano direbbe: eh ma allora cosa ci avete raccontato sinora? Istat direbbe “noi facciamo statistiche, le palle ve le hanno raccontate altri” e si toglierebbe dagli impicci raccontando la verita’.

Solo che la massa direbbe: “cazzo ma quel dato viene usato per aggiornare il MIO stipendio” e si infurierebbe contro “altri che hanno raccontato palle”.

Ovviamente “altri” sarebbe il governo, e la politica. Ai quali dispiacerebbe molto sentirsi chiamare cosi’. Speciamente da uno che e’ un loro raccomandato e lavora a Istat su nomina politica o in gran parte politica. E cosi’ istat stessa non ci tiene molto a smentire questa diceria. Pero’ poi, sotto, ha sempre un governo con delle esigenze tecniche che le richiedono un dato globale e strutturale perche’ ci si devono calcolare i rendimenti netti dei BOT e il costo preventivo della pubblica amministrazione.

Il risultato e’ che tutti i comunicati stampa tenderanno a dire al cittadino che il dato rappresenta i SUOI consumi, allo scopo di tenersi buono il cliente. E magari spacceranno anche i cambiamenti che fanno sul paniere per cambiamenti relativi al consumo medio degli italiani, quando sono invece richieste specifiche del governo e della grande industria.

Certamente l’aumento dei prezzi dei decoder ci preoccupa. Ma vogliamo che il nostro affitto di casa aumenti perche’ sono aumentati i prezzi delle partite? Certamente il prezzo del pane e’ fondamentale. Vogliamo che ci aumentino il ticket sulle medicine per questo? Sicuramente il pediatra ci importa, ma vogliamo cambiare la resa dei BOT per questa ragione?

Perche’ tutti queste spese vengono aggiornate proprio sul fato istat. E quindi l’uso che se ne fa distorce il metodo di calcolo. E non e’ nemmeno detto che sia cosi’ tragico come viene spacciato.

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