Covid-19 e tempi evolutivi.

Covid-19 e tempi evolutivi.

Dopo il post nel quale avevo previsto la seconda e la terza ondata, sto tenendo un atteggiamento molto scettico nei confronti di TUTTE le misure intraprese sinora, per diversi motivi che riguardano una visione piu’ “evolutiva” di questo virus.

Sto vedendo che mutazioni anche importanti del virus compaiono in tempi brevi. Se normalmente i processi evolutivi sono poco visibili perche’ molto lunghi, questa volta dobbiamo essere preparati all’idea di dover combattere con un ente che per via delle sue qualita’ (gli rna-virus mutano molto velocemente, mi dicono) mostra comportamenti di tipo evolutivo in tempi osservabili in termini umani.

E se questo e’ il punto, allora stiamo sbagliando tutto. Ma proprio tutto.

Il primo punto e’ semplice: prendiamo una cultura di batteri. Diamo per scontato che la radioattivita’ naturale produca una mutazione ogni tanto. Iniziamo ad aumentare la temperatura, sino ad ucciderli. Funzionera’?

Dipende da quanto tempo ci mettiamo ad aumentare la temperatura. Se ci mettiamo qualche ora, sicuramente sterilizzeremo l’acqua. Mettiamoci qualche anno. Probabilmente, la stessa cosa.

E se ci mettiamo 250 milioni di anni? Otterremo una cultura di batteri che vivono a 100 gradi. Perche’?

perche’ i cambiamenti ambientali sterminano una popolazione solo se avvengono in tempi molto piu’ rapidi del tempo che impiega una popolazione di mutanti a sostituire la popolazione originale.

Ora, se prendiamo in oggetto la gradualita’ delle misure di lockdown, e teniamo conto del principio di cui sopra, scopriamo che:

L’ultimo punto e’ ancora piu’ devastante: se riscaldiamo solo un lato della cultura batterica lasciando l’altro lato invariato, alla fine dei 250 milioni di anni la nostra cultura conterra’ SIA batteri che se ne stanno a 21 gradi, che batteri che se ne stanno a 100, e ci sara’ spazio anche per molte mutazioni intermedie. Le misure parziali (applicate solo ad un territorio ma non al comune vicino) non producono solo una mutazione, ma uno SPETTRO.

Non occorre molto a capire per quale motivo il virus diventi sempre piu’ veloce: lo stiamo selezionando NOI per questo. Se prendiamo un allevamento di cani e mettiamo sempre piu’ in alto il cibo, alzando le ciotole ad ogni generazione, dopo un certo numero di generazioni otterremo cani molto alti, o molto bravi a saltare. A meno che non alziamo le ciotole davvero TROPPO, o troppo in fretta.

Allo stesso modo, se consideriamo “generazione” del virus il tempo che impiega una nuova mutazione ad affermarsi, (a quanto sembra, circa due mesi) , se riduciamo il numero di contatti, stiamo selezionando la mutazione capace di propagarsi con un basso numero di contatti. Non e’ un processo di selezione nuovo, sin dal tempo in cui l’umanita’ ha imparato a selezionare le sementi.

I virus veloci li stiamo selezionando noi, con queste procedure di lockdown “parziali”, “distribuite”, “intelligenti” quando non “politiche”, che costituiscono un impedimento NON INSORMONTABILE , sia per velocita’ che per difficolta’.

Il secondo punto riguarda i vaccini. Con una popolazione di virus che ha una “generazione” di due mesi, come impediamo che esista una mutazione del virus che si adatta al virus?

Sappiamo che ci sono circa 4000 basi, su circa 30.000, quelle che producono le proteine “spike”, contro le quali i virus attuali cercano di produrre anticorpi. Se una “generazione” dura due mesi, nel senso che spunta una mutazione stabile ogni due mesi, abbiamo circa 15 mesi prima di essere CERTI che il virus mutera’ la sua proteina spike.

Ovviamente, non tutte le proteine spike mutate funzioneranno. Qui mi fermo perche’ non sono in grado di stimare quanto sia probabile che il virus cambi la proteina con una che sia diversa e capace di attaccare le cellule.

Ma facciamo il worst case scenario: il worst case e’ quello di un virus che muta piu’ velocemente della campagna di vaccinazione se essa dura piu’ di 15 mesi.

Voi direte: embeh? Ai ritmi attuali di vaccinazione la mia nazione e tutte quelle che conosco ce la dovrebbero fare.

Innanzitutto, non e’ affatto scontato. Francia e Olanda, agli attuali ritmi, richiederanno di piu’. Ma siamo ancora provinciali. Lo siamo perche’ il virus e’ un problema globale.

E se siamo ai ritmi attuali, una campagna di vaccinazione globale sara’ troppo lenta per prevenire che il virus cambi la proteina spike prima di estinguersi.

Significa che quando saremo a cantare vittoria per la fine delle vaccinazioni,e torneremo alla vita normale, in qualche parte del mondo ci sara’ una mutazione che non risente del vaccino. E ricomincera’ la giostra.

Quindi il motivo per il quale guardo tutto l’andazzo come si osservano le scimmie allo zoo e’ semplice:

Quello che rischiamo, insomma, e’ quello che succede gia’ con l’influenza: avremo appena finito di vaccinare la popolazione contro Covid-19, che avremo Covid-22, o forse anche Covid-21. E se anche saremo velocissimi a produrre nuovi vaccini, ogni uno-due anni di virus ne arrivera’ uno nuovo. Come fa l’influenza.

Tutto questo ottimismo sui vaccini, secondo me, e’ del tutto immotivato, e frutto di una visione poco evoluzionistica del virus.

E prima che arrivino i soliti complottisti: non sto dicendo che vaccinarsi non e’ necessario. Sto dicendo che non e’ sufficiente.