Sul Merge di Ethereum

Vorrei parlare del merge di Ethereum in una maniera piu’ comprensibile rispetto a quello che hanno scritto i giornali (del resto semplifichero’ molto, proprio mettendo la comprensibilita’ prima della precisione) e specialmente parlando di piu’ del prodotto e di meno della tecnologia.

Il mio lavoro si svolge nel campo delle “tecnologie emergenti”, e consiste principalmente nel prendere un PoC, (Proof of Concept) e trasformarlo in un prodotto (se possibile, perche’ otto o nove volte su dieci NON lo e’). Quindi il mio problema e’ principalmente quello di prendere la tecnologia e vederci un prodotto. Questo, se volete, e’ il mio “bias”.

Il secondo bias e’ che sinora ho visto crescere l’innovazione non secondo le regole di mercato, ma contro il mercato, o addirittura malgrado il mercato. Vedo cioe’ il mercato come sabotatore sistematico o come avversario dell’innovazione tecnologica moderna (non e’ sempre stato cosi’) mentre il regolatore, spesso introducendo regole limitanti (come le regole di sicurezza nelle auto, per esempio) costringe i produttori ad evolvere i propri prodotti.

Per esempio, sinora si e’ fatta molta ricerca, a parole, sulle caratteristiche di risparmio energetico, ma in realta’ erano cambiamenti cosmetici fatti per soddisfare il regolatore. Lasciate che arrivi un inverno di aumenti e vedrete che finalmente gli industriali cominceranno a lavorare davvero sulla resa energetica di ogni cosa. E cosi’ via.

Ma sul mercato , se provate ad introdurre un nuovo prodotto, incontrerete solo resistenza. L’imprenditore non lo vuole perche’ non vuole investire, il manager non lo vuole perche’ non lo capisce e perche’ e’ corrotto dal fornitore esistente, il dipendente non lo vuole perche’ vuole fare la stessa cosa tutta la vita. Ma le nuove aziende, che nascono oggi,  comprano direttamente l’ultima uscita, e quindi piano piano le cose cambiano.

Tutto funziona come il riempimento di una diga: tutte queste forze reazionare spingono i mercati a fermare la rivoluzione di una nuova tecnologia, sino a quando succede che la diga si riempie e trabocca: e allora arriva l’ondata che travolge tutto.

Per quanto riguarda le criptovalute, la diga sinora e’ stata efficace, e le criptovalute (ne ho gia’ scritto) sono state trasformate e snaturate al punto da tradire tutti i loro presupposti.

Ma la tecnologia non e’ scomparsa, si evolve e riempie la diga, goccia dopo goccia.


 Andiamo al merge di ethereum. Non sto a sfinirvi i coglioni con la tecnologia. Nel senso che potrei parlare di PoS o PoW, ma non e’ questo il punto: lasciate perdere la tecnologia, e guardate il prodotto.

Cosa succede quindi al prodotto?

Immagino siate stati colpiti dalla cosa “pagare un interesse”. Si, dal momento che i wallet superiori ad una certa cifra saranno incaricati di autorizzare le transazioni, cosa che consente loro di trattenere una certa commissione, di fatto e’ come se i “conti” pagassero un interesse.

Ma e’ un interesse particolare, nel senso che mediamente dipende da quante transazioni si fanno. 

Se immaginate cioe’ Ethereum come la moneta unica di una singola nazione, succede che il vostro wallet paga un interesse proporzionale al numero di transazioni che avvengono in quella nazione, ovvero IL GDP o il PIL.

Quella sotto e’ una tabella dei guadagni che gli algoritmi di Ethereum assegneranno al nuovo sistema di PoS. In definitiva, come avete visto non conviene diventare enormi (probabilmente e’ una scelta fatta per contrastare il 51% problem e le cosiddette “whales”, cioe’ gli speculatori) , ma se validate un milione di ethereum ci potreste fare su un 18%. 

Personalmente non credo che i guadagni saranno inizialmente cosi’ alti, ma il punto e’ che ETH e’ una blockchain consolidata e che a regime dovrebbero funzionare in questo modo.

Chi potra’ diventare un validatore? Secondo le informazioni diffuse sinora, chiunque possieda 32 ETH, che oggi costano circa $50.000. E se tenendo acceso il vostro servizio sino a validare 1.000.000 di ETH potreste guadagnare il 18% in ETH , voi capite che la cosa diventa attraentissima.

MA ripeto, dubito che inizialmente i guadagni saranno cosi’ alti.


Immagino che avrete molte domande. Provo a rispondere:


Adesso superiamo di nuovo i tecnicismi e guardiamo al prodotto. ETH si sta dotando di una banda passante di gran lunga superiore a prima, di costi energetici molto piu’ bassi (anche se viene da chiedersi chi avra’ convenienza a fare ancora nuovi ETH) e il prodotto diventa sempre piu’ attraente.

Inoltre, questa criptomoneta si sta dotando di sempre piu’ strumenti che, sebbene con nomi diversi, hanno un corrispondente sui prodotti finanziari esistenti:

Insomma, sta cominciando a diventare qualcosa di molto sofisticato , e anche piuttosto concorrenziale.


Come leggerete, e’ qualcosa di molto importante. E’ terribilmente “disruptive” nei confronti della finanza esistente, almeno potenzialmente. Ma lo e’ anche nei confronti del mining.

Google lo ha capito e lo festeggera’ con un apposito doodle, ma il punto e’ che 

e questo, per la finanza tradizionale che ormai e’ sfinita e’ un pericolo.


La partita e’ chiusa? No. Ovviamente si fara’ di tutto per fermare questo mostro. O meglio, quello che la finanza tradizionale vede come un mostro.

Sicuramente faranno quello che hanno gia’ fatto sinora, cioe’ speculare su questa cosa sino a renderla inaffidabile per il piccolo investitore. Qui non so dirvi come finira’: potrebbe funzionare, ma aumenterebbe la quantita’ di transazioni aumentando i guadagni dei validatori.

Sono certo che troveranno il modo di attaccare questa nuova moneta: lo hanno fatto sinora, e tutti i ciarlatani crypto ci sono sempre cascati come polli. Oggi come oggi li trovate su onlyfans se sono femmine, e cercano ancora di vendervi NFT se sono maschi, oppure hanno cambiato mestiere. Ma di certo non hanno visto i loro soldi.


Qual’e’ il potenziale di questa cosa?

Il probleme e’ che io personalmente ho un bias. Quindi fatico a giudicare. Vi spiego. Adesso posso dirlo, gli NDA sono scaduti.

Anni fai lavorai ad un progetto, a Düsseldorf, nella sede di Vodafone. Era un sistema ideato per adolescenti, che avessero voluto scambiare le cariche della sim o piccole cifre attraverso l’uso di SMS. Era anche pensato per supportare il microcredito, ma quella funzione non crebbe mai davvero. Usando SMS il sistema non POTEVA essere PCI DSS, quindi in occidente non aveva neppure tanto spazio. Anche perche’ in quei paesi puoi comprare una SIM senza rilasciare i documenti. Si pensava che gli adolescenti si sarebbero scambiati piccole cifre, che poi avrebbero ritirato nei negozi dell’azienda, popolandoli. Niente di che. 

Ripeto: essendo il sistema (al periodo, non so ora) non PCI DSS, non sembrava applicabile ai mercati occidentali.

Questo era quello che pensavamo. Ed e’ per questa sottovalutazione che l’architetto del periodo (non ero io, per fortuna, a quei tempi ero un giuovine system engineer) non si curo’ nemmeno di georidondarlo (il risultato fu che quando il Reno straripo’ e le macchine vennnero spente per sicurezza successe un casino a 4 economie africane).

Ma il problema fu che a lanciarlo fu Safaricom, una consociata in africa. E in quei paesi NON esisteva ALCUNA infrastruttura di accesso a semplici strumenti finanziari. Significa che per la maggior parte delle persone, “bancomat” significava “100Km di fanghiglia tra me ed il bancomat. E sono 100Km di delinquenti e tagliagole”. “Filiale di banca” significava la stessa cosa, se non peggio. Carta di credito voleva dire “il negozio piu’ vicino che la accetta e’ a 100Km”. 

Quando questa cosa esplose , fagocito’ letteralmente il sistema finanziario di 4 nazioni africane, nemmeno piccole, creo’ un ecosistema di servizi finanziari, al punto che quando si allago’ il sistema a Düsseldorf   ci fu una pressione internazionale (anche a livello ONU, che prima aveva premiato il sistema con diverse onoreficenze) per spostarlo di sede. Non era georidondato, del resto.

A noi sembrava un giocattolo: ma loro,  per farvi un’idea, ci pagavano tasse, bollette e stipendi. Cubava quanto il credito iniziale mai usato delle sim in europa. Non sapevamo che quello era il loro PIL. Provincialismo? Forse. Sicuramente, dai. 

Avrete capito che mi riferisco a mPesa. Ne ho gia’ parlato in qualche vecchio blog.

Cosa voglio dire? Voglio dire che un portafogli completo di servizi finanziari puo’ essere normale per noi , possiamo anche dire “meh, e se mi rubano il cellulare? La banca e’ piu’ sicura”, oppure “che me ne faccio? Cosi’ va gia’ bene, non mi serve altro, male che va cerco un bancomat”.

Ma voi avete un bancomat ogni 500 metri, avete una banca ogni chilometro quadro, non avete rapinatori nel tragitto che fate quando tornate dal lavoro, non avete rapinatori che vi taglieggiano il negozio di continuo, eccetera.

Per alcune nazioni, invece, era un miracolo. Carta di credito, conto in banca, sportello bancomat, e lo accettarono tutti i negozi. In piu’, nacque un settore di persone che le chiamavate, arrivavano col motorino, vi davano il contante se proprio vi serviva (con una commissione, of course). Ma non essendo PCI DSS, per noi non poteva succedere (qui sarebbe proibito farlo) una cosa simile.

Cosa voglio dire? Che questa esperienza mi dice che quando la merda incontra il ventilatore, succede di tutto. Non so se mPesa esista ancora e quanto sia diffuso oggi, ma il punto e’ che se per caso un prodotto fintech incontra un paese dove c’e’ bisogno di accesso a strumenti finanziari, succede un casino.

E di paesi cosi’ ne esistono tanti.

PEr questo vi dico: non so dirvi. Potrebbe essere un successo enorme in un momento di forte crisi , di inflazione, o semplicemente in paesi che non hanno infrastrutture finanziarie. 

E quando succede, queste cose fanno il botto forte. Ripeto: mPesa non era assolutamente PCI DSS, in teoria in occidente non avrebbe nemmeno potuto esistere come e’ esistito in Africa.

Quindi no, alla luce di questa mia esperienza passata, non voglio fare previsioni.

Un portafogli di servizi finanziari del genere potrebbe limitarsi ad occidentali ricchi, o fagocitare intere economie emergenti. Dipende tutto dal bisogno che hanno di servizi le persone comuni, e da come viene soddisfatto questo bisogno.