Giornata della Donna, analisi dei fallimenti.

Giornata della Donna, analisi dei fallimenti.

Visto che oggi tutti devono scrivere sulla Giornata della donna lo faro’ anche io, ma non sono mai stato capace di fare i pistolotti retorici che vedo fare a tutti. Vorrei andare sul pratico, e chiedermi “come mai ancora cosi’ indietro in Italia”. Sia chiaro: non ci sono posti ove la vita sia un paradiso per le donne, per la semplice ragione che non ci sono posti ove la vita sia un paradiso per gli uomini: il tasso di suicidi tra gli uomini e’ circa tre volte piu’ alto rispetto alle donne.

Ma se andiamo su alcuni specifici temi, la risposta si trova, ed e’ “costume”.

In Italia i movimenti femministi arrivano davvero con 68, che in Italia arriva in ritardo, negli anni ’70. Il guaio del sessantotto, cosi’ come della contestazione femminista e’ che, se cercate in qualsiasi commento “impegnato”, vi spiegheranno tutti che l’effetto principale di questi movimento e’ stato quello di stravolgere i costumi.

Il che e’ vero. Ma e’ anche IL problema.

La sinistra che ha assorbito le istanze femminili, infatti, non e’ un movimento politico o una forza sociale, ma un fenomeno di costume. Come tale non ha come obiettivo cambiare la societa’ o cambiare la politica o cambiare l’economia, ma cambiare i costumi. Ed e’ qui il problema. La sinistra italiana, e con essa i movimenti femministi, hanno cambiato i costumi, ma non la societa’. Il problema e’ che gli “intellettuali” di sinistra non riescono a distinguere le due cose. Faccio un esempio anneddottico.

Mi sono mosso in Germania insieme alla famiglia quando ancora mia figlia era piccola. Se io ci avevo lavorato e sapevo giostrarmi, ovviamente mia moglie no. I primi incontri con l’Arbeitsamt avevano mostrato una grande varieta’ di opportunita’, che andava dai corsi di formazione, ai corsi di lingue intensivi (a prezzo bassissimo) , sino agli “Ausbilfung”, cioe’ i periodi di formazione in azienda. Ma c’era un problema: quando andava bene impegnavano mezza giornata, se non tutta.

Problema. In Italia questo avrebbe condannato mia moglie a fare la casalinga. Ma poi si scopri’ che gli asili in giro tengono i bambini sino a tardi. Le elementari hanno l’ OGS, un servizio che consente ai bambini di usare la scuola anche dopo le lezioni, con una serie di altri insegnanti che li fanno giocare oppure li tengono impegnati in AG oppure li sorvegliano. I cancelli dei licei (qui si entra a dieci anni) tengono aperti per tutto il pomeriggio e non cacciano i liceali in strada all’ una e zerozero. E in caso di emergenza, c’erano le tagesmutter pubbliche, pagate in gran parte dallo stato.

Fatta cosi’, la cosa cambiava molto. Perche’ cosi’, aiutandosi un po’, ci stavano tranquillamente i corsi intensivi di tedesco (6 ore in un giorno) e poi quelli di formazione e l’ Ausbildung in part-time. Infatti ha funzionato.

Qui salta fuori il problema di fondo. Immaginiamo che la Germania si unisca alla Svezia e faccia una legge sulle quote rosa nei partiti politici. Il problema non e’ che i partiti dovrebbero mettere un leader donna per ogni leader femmina. Il problema e’ che le donne avrebbero IL TEMPO per fare politica.

Cambiare la societa’ significa dare alle donne I MEZZI per fare politica. (in questo caso il tempo). Cambiare i costumi significa solo riempire partiti di donne ricche , che possono avere le bambinaie, o di casalinghe senza lavoro dal marito facoltoso.

Ci sono quindi due tipi di politiche:

Nel caso del cambiamento di costume, apparentemente le donne possono fare tutto. Ma la domanda e’ “ma TUTTE le donne possono fare tutto?”. Certo, la moglie borghesissima che ha la bambinaia che va a prendere i figli a scuola potra’ sicuramente lasciare alla colf il lavoro della casalinga e darsi alla politica e (facendo questa legge sulle quote) sembrera’ quasi che nel PD ci siano tante donne quanti uomini. Ma non sarebbe vero: in termini di opportunita’ le cose non starebbero cosi’.

Questo e’ il problema della sinistra, e a maggior ragione della sinistra radicale: essendo fenomeni di costume, ritengono di poter cambiare la societa’ semplicemente cambiando i costumi.

In questi giorni, leggo sui vari social del Fronte Popolare di Giudea, che bisogna smettere di dire “mia” moglie – dimenticando che “di chi” non indica sempre la proprieta’ , possono esserci i malanni di tizio, il Becco di Bunsen non appartiene a Bunsen, la Pieta’ di Michelangelo non era di Michelangelo, e cosi’ via.

Ma anche se non fosse la distruzione completa dell’analisi logica, smettere di dire “mia moglie” non sarebbe un cambiamento sociale: sarebbe un cambiamento dei costumi. E tutti i cambiamenti di costumi ipotizzati (dobbiamo dire sindaco o sindaca, dobbiamo aprire o meno la porta alle donne, dobbiamo cedere o meno il passo), essendo cambiamenti dei costumi, non possono inficiare ne’ la politica ne’ la societa’. Cambiera’ la vita delle persone piu’ in vista, come in ogni cambiamento dei costumi. Ma nulla di piu’.

Ed e’ per questo che alcune nazioni hanno la Merkel e la von der Layen, altre no.

So gia’ che siete scettici: “ma come, vuoi dire che bastano i kindergarten e gli OGS e i licei aperti sino a tardi?”. Probabilmente occorre tutta una serie di cose ulteriori, certo, che vanno dai sussidi universitari per le ragazze che rimangono incinte (appartamento & sussidio) , e a tutta una serie di misure che diano I MEZZI per fare le cose, certo. In 70 anni di welfare state ci sono tantissime cose, che cominciano gia’ dalle bambine (i corsi come Starke Mädchen che hanno un certo impatto sulla resilienza (chi ha figlie sa quanto sia critico il problema della resilienza) e cosi’ via.

Ma non e’ questa la sinistra che c’e’ in Italia. Stiamo parlando di quella scandinava.

Si, certo, si sinistri Italiani ci diranno che qui e li’ queste idee le hanno avute anche loro, ma alla fine poi si sono fermate in parlamento, e quindi no: loro cambiano il costume, a cambiare la societa’ sono cazzi vostri, vi dicono. (con lo stesso principio ti fanno il matrimonio gay ma poi se i vicini ti tagliano le gomme sono cazzi tuoi, e cosi’ via).

Ed e’ qui il punto:

Ma le sinistre italiane sono sempre state un fenomeno di costume e mai fenomeni sociali o fenomeni politici. La sinistra in italia non fa politica, fa costume. Di conseguenza, non sono capaci di cambiare la societa’, ma solo di cambiare i costumi.

Sullo strato sessantottino, che gia’ era un fenomeno di costume arrivato dagli USA, si e’ innestato il discorso “liberal”. Che differenza c’e’ tra una sinistra sociale e una sinistra “liberal”?

Facciamo un esempio: se io dico che negli USA 100 persone possiedono piu’ del 70% del reddito, la sinistra sociale dira’ che vanno tassate e il reddito va distribuito.

La sinistra liberal, invece, dira’ che di quelle 100 persone 50 devono essere donne, di cui 16 lesbiche, e almeno 30 devono essere di colore. Cambieranno i costumi, perche’ vedremo si’ persone di colore e donne ai vertici, ma la societa’ rimarra’ ugualmente ingiusta.

Questo e’ dovuto al fatto che gli USA non possono, per tradizione politica, usare dei veri strumenti di welfare, cosa che limita l’azione della sinistra americana al “nudging”, cioe’ ad una spinta “soft” verso la societa’, indirizzata al cambiamento. Negli USA la sinistra puo’ SOLO cambiare i costumi, sperando che questo spinga la societa’ su nuovi binari. E ottengono come risultato il beato nulla che si ottiene anche in Italia, con la differenza che nascono i “quartieri”. Allora in USA potete fare il matrimonio gay, ma non tanto perche’ gli USA i padroni di casa siano piu’ tolleranti: e’ solo perche’ finirete in un “neighborhood”, in un quartiere, di gay dove nessuno vi neghera’ la casa perche’ siete una coppia gay.

Perche’ questo non funziona in Italia, ed in Genere in Europa? Perche’ qui manca il ponte, il nesso tra politica e giovani, ovvero coloro che possono cambiare il costume. Un cambiamento di costume infatti parte sempre dai giovani. Ma il problema e’ che se negli USA le star della musica e del cinema e della TV spingono per un cambiamento dei costumi, in Italia ed in genere in Europa questo non accade piu’.

La sinistra europea, cioe’, ha potuto ottenere dei cambiamenti dei costumi tra i giovani nel periodo in cui le star della musica, dello spettacolo e della TV andavano in TV a dare scandalo, cambiando i costumi. MA oggi che il mondo dello spettacolo e’ ingabbiato dalle leggi sulla par condicio, nessun artista vuole perdere il lancio del disco perche’ parte una campagna elettorale, e quindi gli artisti rimangono “politicamente neutrali”.

E con la Finocchiaro e la Livia Turco non ci fate un role-model per le giovani.

E quindi torniamo ancora al discorso “costumi”.

In pratica, oggi come oggi la sinistra non sa di dover cambiare la societa’ perche’ ha sempre riconosciuto se’ stessa come fenomeno di costume, e come se non bastasse non ha piu’ la capacita’ di cambiare i costumi.

E di conseguenza, e’ diventata uno strumento inutile. Il cui prezzo viene pagato dalle categorie che la sinistra voleva rappresentare.

Ed e’ per questo che la questione femminile in Italia e’ cosi’ indietro.

Perche’ viene vista come fenomeno di costume e affrontata come tale.

Cambiate pure i suffissi alle parole, scrivete le parol* usando l’asterisco, e forse cambierete i costumi.

E no, dire che cambiate “la cultura” quando state solo cambiando i costumi non cambiera’ nulla. Rimane inutile.

E qui siamo ad un altro punto: la sinistra e’ cosi’ abituata a cambiare i costumi , che davvero pensa di poter cambiare tutto solo mediante “il linguaggio” e “gesti simbolici” (scarpette rosse, asterischi, manifestazioni ed altro), mentre e’ completamente fuori dal loro cappello l’idea che si debbano fare cose tipo “riservare risorse al welfare” o “usare lo stato per cambiare materialmente le condizioni di vita reali di qualcuno”. Loro ritengono che cose “cambiare il linguaggio”, “cambiare la cultura”, “parlare diversamente”, “evitare certi termini”, “far vedere piu’ donne al potere”, siano il cambiamento che cercano , mentre alla fine sono cose che cambieranno solo i costumi.

Cambiare la societa’ e’ un altro paio di maniche. Le parole e i gesti simbolici sono quasi irrilevanti.