Il provincialismo al lavoro

L’esito delle elezioni europee , su scala europea, era altamente prevedibile: era assai improbabile che lo stesso partito vincesse in ogni paese d’Europa nello stesso modo, quindi ogni previsione sulla dimensione dei partiti sovranisti andava divisa circa per due. Ed e’ quello che e’ successo. Alla fine dei conti , il nuovo parlamento europeo e’ composto come vedete sotto.

In questo grafico manca solo l’Irlanda, ma visto il numero di seggi a disposizione, non cambiera’ granche’:

Come vedete, la composizione del parlamento non e’ uscita “stravolta”: ALDE, i liberali, sono piu’ pesanti di EFDD (sovranisti vari) e ENF (fascistame vario) messi insieme. Singolarmente, i gruppi pesano meno dei Verdi. Rispetto alle aspettative, i populisti hanno fatto la meta’ (a dire il vero leggermente meno) di quanto pensassero. Un disastro.

I partiti populisti stanno pompando molto sul risultato locale , per la semplice ragione che su scala europea sono andati MALISSIMO.

Il fatto che i partiti come il PPE o i socialisti abbiano perso cambia nulla: non e’ che se il vicino di casa ha dei problemi allora i tuoi problemi spariscono. Del resto, un’alleanza molto simile a quella gia’ in essere puo’ avere la maggioranza nel parlamento, ovvero non cambia essenzialmente nulla. E’ ancora un’incognita la posizione dei verdi, che potrebbero decidere di entrare nella maggioranza. Deve essere chiara una cosa:

su scala europea, i populisti hanno POCHISSIMO consenso.

Per questa ragione, tutti i partiti populisti stanno pompando al massimo il risultato locale.

Ma la cosa fondamentale e’ che stanno pompando le vittorie locali perche’ hanno perso su scala europea. O meglio: hanno raggiunto circa la meta’ del risultato previsto: in Olanda gli amici di Salvini hanno fallito clamorosamente, in Belgio sono inesistenti, in Danimarca e’ stato un bagno di sangue, eccetera. In generale, vale una specifica peculiarita’ della politica europea: per un partito , vincere con la stessa agenda in tutti i paesi europei , e contro avversari differenti in contesti differenti e’ una scommessa che ha circa una probabilita’ del 50% di vittoria. Il numero di paesi, e di contesti diversi e’ cosi’ alto da rendere inutili le “previsioni”.

Se i populisti hanno fallito su scala europea, la qualita’ delle “proiezioni” e’ stata a dir poco pessima.

Il secondo punto che va considerato e’ che su scala europea i voti sono calcolati con un proporzionale secco, cioe’ “uno vale uno”: contano effettivamente quante persone la pensino in un dato modo.

Al contrario , nei sistemi elettorali nazionali i voti vengono pesati in maniera molto diversa. La vittoria di Farage in UK, per dire, e’ molto diversa se viene calcolata usando l’assurdo sistema maggioritario in uso. La “vittoria” della Le Pen in Francia diventa nulla quando si vota con il ballottaggio finale, perche’ il suo costante ~30% non basta per andare al governo, e cosi’ via.

Anche in Italia, la catastrofe non e’ tanto la vittoria della Lega, che usando il sistema pata-maggioritario in vigore cambierebbe volto, ma il risultato di M5S: ricalcolandolo sul sistema elettorale italiano, e’ praticamente sparito.

Allora come mai tutti analizzano il risultato nazionale se le elezioni sono europee? Che la stampa italiana sia fatta da una pila di miserabili leccaculo e’ noto: e badate bene, riuscire a far passare Grillo dalla parte della ragione non e’ stato semplice, sono servite lingue robuste.(e culi capienti).

Ma il problema e’ la domanda. E’ vero che l’offerta dei media italiana e’ stata “parliamo del risultato nazionale”, ma quello che dobbiamo chiederci e’ “come mai il pubblico non ha chiesto di sapere di piu’ su come sara’ composto il parlamento europeo?”.

Il punto e’ che nessun partito , o quasi, ha un programma europeo, se escludiamo i verdi tedeschi e il partito di Macron. Se io vi chiedessi cosa voglia fare Zingaretti in Europa, avremmo risposte vaghe: risposte molto vaghe se consideriamo che tra un commissario e l’altro, l’Europa si occupa praticamente di ogni cosa.

L’unica parvenza di programma sarebbe quello della Lega, peccato che si tratti di unicorni e fatine: secondo la bislacca teoria della Lega, vincendo le elezioni europee si potrebbe convincere la BCE (che non e’ controllata dal parlamento europeo) a stampare moneta per coprire i debiti. Si potrebbe dire che vincendo nel parlamento europeo si possa cambiare il mandato della BCE, ma le cose non stanno cosi’: i singoli paesi sarebbero liberi di sottoscrivere o meno il nuovo mandato, il che peggiorerebbe la situazione perche’ proprio i paesi piu’ euroscettici non sottoscriverebbero tale mandato per non finanziare il debito-mostre italiano.

Siccome non e’ possibile cambiare il mandato della BCE vincendo le elezioni all’ Europarlamento, almeno non con deterministica sicurezza, e la BCE non e’ controllata dall’europarlamento, il programma europeo della Lega, anche se fosse stato esplicito (e meno vago) , sarebbe stato basato su unicorni e fatine. E altrettanto realistico.

Ma chi altri aveva un programma europeo?

Nella stragrande maggioranza dei casi, il programma europeo dei partiti nazionali somiglia a quello della nonna che va dal nipote messo in punizione dalla mamma, e promette “tua mamma e’ troppo severa, adesso ci parlo io.”

Nel contesto europeo, i partiti locali si stanno comportando come la nonna comprensiva che promette di andare da mamma a fare da avvocatessa. E’ inutile dire che questo atteggiamento e’ infantile e non portera’ a nulla, ma bisogna capire una cosa: non c’e’ nessuna mamma.

Quando Salvini dice che andra’ a battere i pugni in Europa, dimentica una cosa: che in Europa la Lega c’e’ ogni giorno, di ogni settimana. Non “va” proprio da nessuna parte: l’Italia e’ parte dell Europa.

Ma qui occorre capire quale parte sia: un conto e’ essere la testa del drago, un conto e’ essere il buco del culo di un maiale. Chi e’ stato mandato in Europa, di preciso?

Qualcuno, nel promettere che i partiti italiani faranno questo e quello, ha postato i profili degli eroi che faranno questo e quello?

Per il Nord Italia:

Lega:

Partito Democratico:

Movimento 5 Stelle:

Forza Italia:

Fratelli d’Italia:

Elezioni europee, gli eletti al Nord-Est

Lega:

Partito Democratico:

Movimento 5 Stelle:

Forza Italia:

– Berlusconi (eletto anche in altre circoscrizioni), Pivetti

Fratelli d’Italia:

Gli eurodeputati eletti nella circoscrizione Centro

Lega:

Partito Democratico:

Movimento 5 Stelle:

Fratelli d’italia:

Forza Italia:

Antonio Tajani

Gli eurodeputati eletti al Sud

Movimento 5 Stelle:

Lega:

Partito Democratico:

Forza Italia:

Fratelli d’Italia:

Europee, gli eletti nella circoscrizione Isole

Movimento 5 Stelle:

Lega:

Partito Democratico:

Forza Italia:

Fratelli d’Italia:


La cosa che spicca in questo elenco e’ che le priorita’ dei partiti sembrano essere quelle di:

Che questa compagine possa combinare qualcosa in Europa, e’ assolutamente dubbio. Da un lato Salvini non battera’ i pugni su nessun tavolo economico, essendo un ministro degli interni. Dall’altro lato i suoi eletti non sanno nemmeno dove stanno di casa. Se nel partito democratico la presenza di Calenda potrebbe almeno fornire la possibilita’ di aprire bocca senza essere sommersi dalle risate, il resto e’ una distesa penosa di rottami, cugini ed organismi viventi difficilmente classicabili persino da Linneo, come Giarrusso.

E quello che la stampa italiana non sta dicendo e’ proprio questo: con questi eletti l’Italia di fatto e’ rappresentata poco e male. Anche soprassedendo sul “male”, il problema e’ “poco”: i membri sono sempre 73, ma sono cosi’ sparsi da essere poco rilevanti in qualsiasi schieramento: la rilevanza su scala europea si misura con una matrice di “nazione,partito”.

Per esempio, la Lega e’ molto rilevante in uno schieramento che NON e’ rilevante a Bruxelles. Quindi il fatto di aver vinto in Italia viene annullato dal fatto che il partito europeo di cui fa parte ha perso le elezioni. I socialisti sono piu’ potenti a Bruxelles di quanto siano in Italia, ma sfortunatamente il PD ha poco peso dentro lo schieramento. Lo stesso vale per tutti i partiti italiani in gioco: quelli che hanno vinto in Italia hanno perso in Europa, col risultato che in nessuno schieramento l’italia e’ rilevante.

Laddove si mandino molte persone, il partito non ha peso a Bruxelles. Laddove il partito ha peso in Europa, si mandano poche persone in quel partito.

Nella prossima legislatura europea, l’Italia sara’ letteralmente ignorata.

Tutto qui. La distribuzione dei partiti e’ tale che il peso e’, in proporzione, pochissimo. E questa e’ colpa di un elettore cui nessuno ha mai spiegato come si vota per l’Europa.

La maniera giusta di votare in EU e’ quella di votare per il partito RILEVANTE a Bruxelles, che piace di piu’. Far vincere localmente un partito che poi in EU conta poco significa prendere la vittoria locale e trasformarla in irrilevanza.

L’elettore delle Europee che voti in maniera razionale dovrebbe chiedersi quale sia tra gli schieramenti piu’ GRANDI a Bruxelles che preferisce, e quale partito preferisca in Europa. Il 40% di Renzi alle europee dava al PD una forza grande in uno schieramento che era potente anche a Bruxelles. Dare il 34% alla Lega quando finira’ in un partitino del cazzo del parlamento Europeo non ha dato alcuna potenza al vostro voto.

Per esempio, il potere del mio voto e’ dovuta a:

  1. Votare in Germania anziche’ in Italia , perche’ la Germania ha piu’ peso in Europa.
  2. Votare un partito che fosse rilevante nel parlamento europeo, o prevedibilmente potente.
  3. Votare per il partito locale che diventi rilevante nella compagine europea.

L’unica combinazione vincente su tutti e tre i moltiplicatori di forza erano i Grünen, cioe’ i verdi, che trovo anche apprezzabili come partito e come dirigenti. Ma il punto e’ che il voto ai verdi tedeschi ha tutti e tre i moltiplicatori di forza dalla propria parte.

Facendo in questo modo, il mio voto e’ piu’ potente di un individuo che abbia votato in Italia, per un partito che su scala europea (i populisti) non ha alcuna chance di partecipare alla maggioranza : due moltiplicatori di forza su tre sono stati persi.

Il voto europeo, cioe’, non vale sempre “uno”: viene sempre contato come “uno”, ma la sua potenza deriva dalla combinazione tra la rilevanza del gruppo parlamentare europeo, e la rilevanza del gruppo nazionale dentro il gruppo parlamentare europeo, mediata dal peso economico e politico che la nazione ha in Europa.