Di etica e legge.

L’assassinio del povero venditore ambulante da parte di un tizio italiano (con tutto il corredo di filmati) ha scatenato una contumelia assurda sul fatto che “nessuno lo abbia aiutato”. Siccome una  certa fazione intende colpevolizzare comunque l’intera popolazione, proviamo a spiegare cosa succede se aiuti, in quel caso.

Per prima cosa, nel momento in cui hai deciso di fermare un criminale violento, stai iniziando un conflitto. QUindi sai bene che si arrivera’ alle mani, che tu lo voglia o meno. Ma qui non ci sarebbe problema, perche’ non manca mai gente disposta ad arrivare alle mani.

I giornali fanno due esempi: uno ovviamente e’ il povero  Alika Ogorchukwu, mentre l’altro e’ un caso nel quale il barista, intervenendo con la forza, ha salvato la vita ad un ragazzo che era stato accoltellato.

Quindi apparentemente le persone che ti aiutano esistono. Ma di mezzo c’e’ la legge. E la legge NON VUOLE che qualcuno si metta a lottare contro il crimine. O meglio: trova il modo di procurarti un sacco di guai se lo fate.

Prendiamo l’esempio felice. Il barista in questione e’ riuscito a bloccare un tizio che aveva prima accoltellato un ragazzo marocchino. Qui per la legge italiana scatta un caso specifico, perche’ il pericolo e’ evidente, in quanto le coltellate sono volate, e c’e’ persona da salvare.

In tal caso, e solo in tal caso, il barista avra’ avuto vita facile. Ma solo perche’ non ha ferito il malvivente. Se l’avesse ferito, invece, le cose sarebbero andate diversamente. Perche’ in quel caso un giudice sarebbe stato chiamato a dare la sua opinione sulla “proporzionalita’” del danno.


Facciamo un esempio, riprendendo il barista del caso. Siete un ferramenta, e vedete che sul marciapiede di fronte a voi un tizio sta accoltellando un passante. Prendete un piede di porco , arrivate addosso all’aggressore da dietro, fate il movimento del golfista e colpite con il piede di porco sulla caviglia o sugli stinchi. Avete vinto in un colpo solo, il tizio col coltello stramazza a terra urlando e non si rialzera’ per almeno una settimana.

Bene. Apparentemente avete agito nel massimo rispetto per la vita umana. Un colpo di piede di porco all’altezza della tibia, o della caviglia, non puo’ uccidere. Ma ha un potere di arresto del 100%: scacco matto in una mossa. Amen.

Quindi pensate che la legge sia dalla vostra parte. No. Le cose non stanno cosi’. Potrebbero stare cosi’. Ma.

Finirete nei guai. Dipende molto dal giudice (l’italia ha superato il livello di discrezionalita’ della common law, finendo ormai nella mockery of law), ma in ogni caso si dira’ che se lo confrontiamo col rischio corso dall’accoltellato (poche decine di punti) con il danno che avete fatto voi, volontariamente e premeditatamente, il criminale siete voi.

E nella peggiore delle ipotesi, finirete anche per pagare soldi al criminale.


Questo non e’ un concetto nuovo. Tutti gli italiani lo imparano a scuola, e rimane una costante della societa’. E’ un messaggio che ti viene insegnato a scuola: non ti devi mai ribellare alle ingiustizie. Il bullo rimane impunito per anni, ma il giorno in cui ne presi uno a schiaffi, fui punito io. QUal’era il messaggio? Il messaggio fu “non devi mai ribellarti alle ingiustizie, semmai ti conviene essere l’ingiusto, se sei tra i forti”.

In teoria, quindi, quando gli ormoni della crescita e lo sport mi avevano irrobustito, avrei dovuto unirmi al bullo, e non sederlo per terra di botte. Quello sarebbe stato tollerato e impunito.

Il messaggio e’ costante: quando c’era il servizio militare i nonni rimanevano impuniti mentre chi ne pestasse uno veniva punito severamente (con poche eccezioni, come sulle navi della Marina, per motivi diversi), per ribadire il concetto che non devi mai ribellarti.

E quando sarete cittadini, saprete con certezza che la legge non sara’ mai dalla parte di chi si ribella all’ingiustizia, ma dalla parte di chi le ingiustizie le fa. Se qualcuno fosse intervenuto a prendere a calci l’assassino del povero ambulante, la legge lo avrebbe punito severamente, perche’ il messaggio che lo stato vuole inculcare nel cittadino e’ che non si deve ribellare all’ingiustizia , deve chinare la testa al sopruso.

Venire oggi a scoprire che l’italiano non si ribella ai soprusi, ben sapendo che e’ un insegnamento che arriva prima dalla scuola e poi dalla legge, e attribuirlo al razzismo, e’ peloso, stupido e dimostra una scarsissima incomprensione del problema.

Ho visto tempo fa un interessante filmato:

se per caso quell’ordinanza fosse stata vera , quelli che si sono ribellati distruggendo il recinto e insultando il “tipo del comune” avrebbero commesso dei reati. Certo, poi in sede di corte costituzionale avreste dimostrato che l’ordinanza comunale (o il decreto del ministero che dir si voglia) fossero incostituzionali , ma disitruggere i paletti e far uscire i ragazzi dal recinto, cosi’ come insultare il pubblico ufficiale, erano passibili di denuncia. Perche’?

Perche’ il messaggio e’ che non bisogna ribellarsi ai soprusi o alle ingiustizie. Un cittadino-pecora, che si fa i cavoli suoi.

Tutta la legge italiana e’ improntata al “non devi ribellarti ai soprusi, ma se sei abbastanza forte da farne agli altri ci gireremo dall’altra parte”. Lo e’ l’educazione nelle scuole. Lo era nel servizio militare. Lo e’ all’universita’ e lo e’ al lavoro.

Tutto, in Italia , continua a dire a tutti “non puoi ribellarti ai soprusi, non devi reagire alle prepotenze”. Perche’ la ribellione e’ cio’ che il governo teme.


Se nessuno difende un invalido che viene ammazzato a colpi della sua stessa stampella, dovete ringraziare lo stato.