Cose buffe dal mondo.

Allora, oltre ad avere una certa infezione alla gola sono andato in un posto interessante, che e’ Darmstadt, a fare il congresso mondiale per le tecnologie SDN, Software Defined Networks. E’ una roba per i non tecnici molto pallosa, perche’ si parla di SDH, SONET, DWDM, ed altre amenita’ tipo OSS , GMPLS, e roba del genere. Ok, internet gira su questa roba, ma in ultima analisi nessuno lo sa. Comunque, sono le tecnologie che usano i cosiddetti “carrier”, quelli che fanno le grandi autostrade dell’informazione, tra continenti o su distanze geografiche.

Andare ai tecnicismi e’ inutile, visto che in Italia mi capirebbero in 10, piu’ o meno. Posso pero’ parlare di alcune cose che possono capire tutti, perche’ e’ in atto una grande trasformazione, e gli early users tipo i lettori di Wired chiamano parte di questo problema “net-neutrality”. Ovviamente non c’era tra la stampa neanche un inviato di Wired, il che vi fa capire quanto Wired capisca di tecnologia. Certo per partecipare si pagava, ma fa parte del gioco. Non parli col CEO di un grande carrier , durante il buffet, completamente aggratis. Anche se il buffet e’ relativamente buono.

Comunque, la prima domanda che vi farete e’ “Perche’ mai fanno il congresso mondiale a DarmStadt(1)?”. Risposta :
Se non la capite, tornate a leggere Wired dal vostro iPad e non rompete i coglioni ai tecnici.
Andiamo a noi. Ci sono alcuni dati dominanti nel mercato del trasporto, e sono in breve che:
I farlocchi conoscono il problema come “net neutrality”, perche’ sapete: se Cristina Aguileira mette il nuovovideo su Youtube, e io VOGLIO vederlo, me ne fotto se sto occupando banda che e’ “di tutti”, ospedali e banche comprese. La net neutrality vale solo a mio favore, quando voglio vedere la Aguileira e andare su Facebook, mentre il mio ospedale ha dei pacchetti noiosi e per lui la rete non e’ neutra. Nella rete “neutrale” tutti sono uguali, ma Twitter e Facebook sono piu’ uguali.
Cosi’, le SDN sono un modo per ovviare a questo problema. Non vi annoio con dettagli tecnici tipo switching , labeling , separazione ottica & co, ma il punto e’ : cosa succedera’ quando tutti saranno convertiti a questa nuova serie di tecnologie?
Succedera’ che il nuovo fichissimo servizio sociale, diciamo Chipzerbook, piazza il suo data center con 4.500.000 di nodi virtuali (la densita’ di oggi, circa) in Svervegia. A quel punto Chipzerbook manda il traffico , cioe’ il browser degli utenti, verso la Svervegia, saturando i 300Gb/s di banda che pure ho per la Svervegia, e che basterebbe per dare banda a strafottere a tutti gli abitanti, se non ci fosse un cazzo di data center che porta mezzo mondo li’.
E se io sono un carrier, i miei clienti industriali iniziano a lamentarsi. Ma siccome Chipzerbook non mi paga una lira, non capisco proprio perche’ io debba buttare un’altra dark fiber solo per soddisfare Chipzerbook. Cosi’, adesso ho un’arma:
Quando Chipzerbook manda traffico verso il nuovo data center in Svervegia, scopre che il traffico arriva ugualmente nei vecchi data center. Perche’? Perche’ io lo controllo dal mio OSS.
E scopre che anche avendo un link enorme in svervegia, sono le reti di tutto il mondo che continuano a usare la solita topologia e il nuovo data center rimane scarico. Cosi’, Chipzerbook adesso DEVE chiedere a tutti i carrier e agli ISP che diavolo succede.
In definitiva, il problema e’ che se il cliente paga puo’ avere i suoi 100Gb/s dove vuole. E se vuoi avere traffico da due continenti concentrato in un data center, o distribuire giorno-notte il traffico su due emisferi, va bene. A patto che paghi.
Ma sinora il ricatto era “ehi, io apro il mio nuovo datacenter qui. Poi ci mando il traffico. Se i tuoi utenti non mi raggiungono, perche’ ti saturo i link che hai obbligando il traffico a giri lunghissimi, io dico  a tutti loro che e’ colpa tua.”
In pratica i grandi player come Facebook e Google hanno stravolto la mappa del traffico, semplicemente decidendo dove fare i data center. Il problema e’ che questo impatta la topologia: se oggi tutte le strade portano a Google,e  da domani devono portare anche a Facebook, i casi sono due. O Facebook fa i data center dove li fa anche Google, alzando la domanda in quel posto e quindi alzando il prezzi.
Oppure Facebook fa il data center altrove, ma essendo ‘fuori mano” rispetto al centro precedente, i pacchetti devono fare giri piu’ lunghi. Cosi’, appena Google fa i datacenter in Cukania, tutti  gli ISP e i carrier devono portare una strada diretta, o almeno corta, verso la Cukania. Ma Google non paga una lira per questo.
Se continuate con tutti i grandi player che giocano allo stesso modo, ottenete che ISP e carrier stanno impazzendo per portare percorsi di rete BREVI in qualsiasi posto ove un player decide di farsi il nuovo datacenter.
Presto pero’ le cose cambieranno. Quello che succedera’ sara’ che adesso carrier e ISP possono finalmente modulare il traffico in pochi secondi anche su scale mondiali, e specialmente possono fottersene del software: stabilito che Chipzerbook  ha un data center in Cukania e uno in Svervegia, e manda traffico verso la Svervegia, adesso posso usare il mio OSS e:
Direte: ma non si puo’ gia’ fare questo? Certo. Ma siccome la rete e’ enormemente complessa e fatta di moltissime tecnologie diverse, provisionare (cioe’ rendere tutta la rete edotta di cosa fare) queste decisioni e’ un processo lento -basta un errore a quei livelli e puf, la Francia e’ fuori da internet- e richiede test enormi e valutazioni precise sui carico che gravera’ sui routers che devono calcolare le nuove rotte.
Ma adesso ci sono le SDN, per cui potendo -un esempio tra tanti- separare la funzione CPE (Computing PAth Engine) dalla funzione di traffico, cioe’ togliendo carico ai router  e mettendolo in un cloud -per fare un esempio- posso cambiare le rotte senza interrompere il traffico, posso rendere le decisioni piu’ complicate -tanto la CPU che si scalda non e’ piu’ quella del router, che rimane performante– e mandare a quel paese Chipzerbook.
Il casino che si risolve e’ quello di avere un mondo schizofrenico nel quale ai carrier occorrono mesi o anni per buttare giu’ un nuovo cavo fisico in fibra sotto un oceano, o per portare un backbone in un posto, quando i giganti che poi usano TUTTA la banda pagano SOLO i link che interessano loro, ma poi accorciare il percorso spetta ai carrier. E spetta ai carrier GRATIS. Verso qualsiasi posto decidano questi fichissimi servizi tipo google o facebook o twitter o Amazon.
Questa cosa conviene al cliente? LA risposta e’ “SI”. Conviene perche’ spessissimo, molto spesso, i backbone sono saturi solo perche’ qualcuno decide di aggiornare 300.000.000 di cellulari col nuovo sistema operativo. Ora, se lo avessero detto agli ISP, quelli mettevano su un proxy (in un cloud ci metti due giorni a settare tutto e testare) e avrebbero risparmiato banda sulle dorsali.
Questo spreco spaventoso di risorse e’ poi pagato dagli utenti.Immaginate nel mezzo di una campagna io improvvisamente crei un aereoporto internazionale da 100.000 passeggeri al giorno. LA strada che porta li’ probabilmente non tiene tutto quel traffico. Se voglio fare l’aereoporto devo per forza chiedere a qualcuno di fare una bella autostrada grossa, magari una ferrovia per le merci. Ma se collego l’aereoporto ad UNA citta’, ottengo che dalle altre citta’ faranno giri enormi per andare nella citta’ collegata (soffocandola nel traffico) e poi andare all’aereoporto. Quindi non solo devo trovare UN collegamento adeguato, ma se non voglio devastare il traffico, devo bilanciarlo perche’ esista sempre un percorso BREVE.

Il problema della rete non finisce nel calcolare quanto il pacchetto possa andare lento o veloce o trovare traffico. Il problema e’ quanto LUNGO o BREVE sia il percorso. E gran parte del lavoro, e dei costi, di una rete geografica viene non tanto dalla velocita’, ma dall’abilita’ con cui trova il percorso piu’ breve. Ma questa funzione non e’ semplice da implementare, e’  costosissima , e specialmente i grandi player tipo google NON contribuiscono alle spese , pur essendo CAUSA della gran parte delle spese: basta che il costo dell’energia si abbassi del 5% in un paese e questi muovono centinaia di milioni di utenti in un datacenter. Ma la rete magari non ha grandi link verso quel paese, e specialmente non ha rotte BREVI verso quel paese. Il problema non e’ piu’ “quanto larga” e’ l’autostrada informatica, e’ quanto CORTA sia.

Allo stesso modo, la rete internet e’ dimensionata per i vari flussi. Se qualcuno improvvisamente piazza il traffico di un miliardo di persone su due o tre punti ove prima non c’era nulla, possiamo portare il link, ma se portiamo un link dagli USA ne beneficeranno solo gli USA, e il traffico italiano fara’ italia-USA-nuovoDC.
Se invece abbiamo il tempo di organizzarci, e di trattare la cosa col padrone del datacenter, probabilmente possiamo portare i link a casa del cliente, e anche fare in modo che questo non ammazzi di traffico reti che erano nate per altro.
Se domani netflix sbarcasse in Italia, per dire, il sud italia sarebbe escluso -tranne napoli, credo-  e solo il nordovest lo supporterebbe. Non per la rete locale, ma per la geografia dei backbones.
Cosi’ la risposta e’ “ma lo stato -o le telco- faranno i backbones”. E perche’? Perche’ dovete pagare VOI con le tasseper un servizio che si chiama Netflix? Sarebbe meglio assai se pagasse netflix, invece. E perche’ deve investirci la telco quando vi guadagna netflix, e poi i costi ricadono inesorabilmente su di voi?
Certo, questa cosa potrebbe fallire.
Se queste tecnologie non manterranno quanto promesso, invece, cosa succedera’?
Beh, nei prossimi 3 anni, al trend attuale, il 30% degli ISP usciranno dal mercato Wholesale. Significa che quelli da cui comprare l’ ADSL vi terranno il contratto, ma non faranno piu’ nuovi contratti domestici. Tratteranno solo aziende.  Terranno quelli attuali sinche’ non se ne vanno, senza migliorare il servizio, e usciranno dal mercato domestico. E poiche’ l’offerta diminuira’, a parita’ di traffico -se non a traffico crescente- inevitabilmente si alzeranno i prezzi.
Quindi, sperate che le SDN si diffondano.
Uriel

(1) Tradotto letteralmente, DarmStadt significa “citta’ intestino”. Ho detto tutto.