L’ inghilterra si divide?

Forse non fa molta notizia la storia del referendum scozzese per l’indipendenza, dal momento che ricorda molto la storia dei leghisti, e dal momento che il cinema che parlava degli indipendentisti scozzesi e’ passato di moda. Eppure si tratta di un referendum il cui esito, per nulla scontato, dovrebbe far riflettere tutti. Sia per cio’ che sta in superficie, sia per cio’ che sta sotto.

 

La borsa inglese, e la sterlina britannica, stanno venendo schiacciate in questi giorni da una serie di notizie circa le intenzioni di voto degli elettori scozzesi. Ci sono molte componenti in questo sogno di indipendenza, e vorrei menzionarne qualcuno.

in questo, si inserisce un sogno , quello degli indipendentisti.

Essi notano le similitudini tra la demografia, la cultura del welfare, la densita’ demografica,  la fonte di ricchezza (il pretrolio) che passa tra la Scozia e le altre nazioni del Mare del Nord, prima di tutte la Norvegia. Il sogno di questi indipendentisti e’ di staccarsi da quel branco di fanatici liberisti di Londra e diventare una nazione simile alla Norvegia.
“Norvegia” e’ una delle parole piu’ pronunciate nel dibattito politico riguardo l’indipendenza della Scozia.
I numeri sono incerti. O meglio: il fronte indipendentista ha gia’ vinto anche coi numeri che lo danno per perdente, dal momento che un 47% di voti ad un movimento indipendentista sono piu’ che sufficienti a dare al governo inglese due alternative: o un’altra irlanda del Nord , o ancora piu’ devolution.
Il problema e’ che nelle ultime settimane e’ arrivata una secca sconfitta dei rappresentanti del fronte del “restiamo uniti”, che si sono presentati in TV, ed essendo di fatto dei ritardati usciti dall’ora di ricreazione di Eton, sono riusciti a perdere lo scontro , venendo sconfitti da avversari che, sarebbe ora dirlo, erano piu’ che modesti.
Per capirci: meno di Bossi.
E quindi oggi come oggi le borse iniziano a cagarsi sotto. Per diverse ragioni.
La prima e’ la questione della moneta. Se chiedete ai sostenitori dell’indipendenza quale moneta usera’ la Scozia indipendente, la risposta e’ “si, manderemo i nostri cantanti all’ Eurofestival”. Sebbene questo sembri ridicolo, ed e’ stato il cavallo di battaglia dei sostenitori dell’unione, la risposta e’ piu’ chiara di quanto si pensi.
La situazione e’ questa: normalmente l’indipendentista vuole essere indipendente da qualsiasi cosa, a partire dal governo centrale per finire con la Via Lattea. Gli indipendentisti scozzesi, cioe’, sono ANCHE , e spesso, elettori di quell’ UKIP che vuole l’indipendenza dall’ Unione Europea (nella quale non sono perche’ non hanno mai firmato i trattati, ma va bene cosi’, e’ gente che guida a sinistra e non ha ancora scoperto il sistema metrico decimale).
Siccome gli indipendentisti scozzesi hanno troppo in comune con gli elettori dell’ UKIP, e spesso coincidono, non e’ pensabile rispondere “entreremo nell’ euro”. Cosi’, lo schema che hanno in mente , ma non rivelano agli elettori, e’ questo:
  1. La Scozia ottiene l’indipendenza.
  2. Chiede di poter continuare ad usare la Sterlina.
  3. Il Malvagio Ministro dello Scacchiere gli risponde picche.
  4. Allora loro, respinti dalla vendicativa albione, sono costretti ad adottare l’ Euro. (E mandano i cantanti all’ Eurofestival: sempre meglio ricordarlo.)
 questo piano SEMBRA funzionare, ma ha un paio di pecche.
il piano, quindi, e’ viziato da grandi incognite, ma e’ l’unico perseguibile dagli indipendentisti scozzesi.
Che la BCE rimarra’ perplessa all’idea di far entrare nell’ area euro la Scozia e’ una scommessa, nel senso che sinora NON esistono dichiarazioni o posizioni ufficiali a riguardo (strano, per una classe politica che discute tranquillamente degli standard di entropia dell’ ananas) , cosi’ come non si conosce  con esattezza l’impatto che avrebbe il quotare in Euro molto del petrolio del Mare del Nord.
Cosa succederebbe “dopo”? “Dopo” succederebbe che l’inghilterra avrebbe perso una certa fonte di introiti , il petrolio del Mare del Nord, e avrebbe inevitabilmente perso il suo potere di concorrente rispetto al petrolio saudita.In compenso , sarebbe ancora piu’ dipendente dall’economia finanziarizzata, almeno sul piano geopolitico. E siccome la City di Londra e’ una succursale dei petrolieri sauditi, questa divisione sembra essere , al 100%, vantaggio specifico degli arabi sauditi, che prendono piu’ potere sull’economia inglese.
Perche’ qui c’e’ un altro nodo: CHI ha finanziato quel partito?
Non illudiamoci: per costruire un partito occorrono soldi. E per arrivare ad un referendum e un’organizzazione del genere, che sfiori la maggioranza assoluta, occorrono MOLTI soldi. Un referendum, cioe’ un meccanismo proporzionale puro, richiede un potere di penetrazione che, poca popolazione o meno, rimane COSTOSO.
Nessuna parte della finanza inglese o dell’aristocrazia li appoggia veramente. Nessuna parte della finanza inglese li appoggia. L’ UE non vuole un altro staterello piu’ o meno bisognoso di fondi sul bilancio, e la BCE non vuole la grana di iniziare ora le procedure per un altro ingresso nell’ Euro. Nessuno vuole un crollo della borsa inglese, come sta succedendo soltanto con i sondaggi.
I francesi non vogliono certo che un pezzo di inghilterra finisca nell’orbita scandinava, idem per i tedeschi che temono sia una nuova Irlanda che un nuovo caso danese.
Per intenderci, “entrare nell’ euro” significa, oggi come oggi, entrare in un trattato, che e’ l’ ERM II, che di fatto implica e richiede , entro il primo gennaio 2015, l’entrata dei paesi nell’ Euro.  Nell’ ERM II ci sono stati che entreranno a questo punto con la finestra in questione (la Lituania) , poi ci sono stati che sono in ERM II ma hanno un opt-out (che e’ la Danimarca, appunto), poi ci sono 7 stati che sono in ERM II ma non e’ ancora stata destinata una finestra, poi ci sono gli stati NON in ERM che hanno anche l’ opt-out dal trattato di Maastricht , come il regno unito, e infine quelli che essendo in Maastricth dovranno entrare prima o poi, ma non hanno ancora mosso ciglio.
Per inteso, una delle cose che si sanno poco e’ che il Trattato di Maastricth, cosi’ come il suo predecessore, obbligano – prima o poi – gli stati membri della UE ad entrare nell’ Euro, non appena allineati. L’unica eccezione e’, appunto, il Regno unito.
Quindi, in definitiva, si tratterebbe di una grana per tutti, scozzesi compresi. E gli UNICI che ci guadagnano sono quelli che hanno interesse a trasformare il Regno Unito in un’entita’ geopolitica basata sulla propria borsa, una specie di Hong Kong occidentale.
Ma se andiamo a vedere quali sono i player che sono interessati, scopriamo praticamente soltanto il blocco arabo che gira attorno ad Opec. Sauditi, insomma.
Il primo punto da capire e’ che la divisione in due dell’ inghilterra NON fa comodo all’ Europa, non fa comodo a NESSUNA nazione europea, e NON fa comodo all’inghilterra, ma neanche alla Scozia. Non giova particolarmente ne’ ad americani, cinesi, russi. Sullo scacchiere, fa comodo quasi esclusivamente ai petrolieri arabi, che si trovano ad indebolire gli inglesi sul fronte petrolifero, e a restringere il loro potere geopolitico alla borsa di Londra, sulla quale hanno un grosso controllo.
come si esce da questa scappatoia? La Regina potrebbe semplicemente, definitamente (ma molto educatamente) strasbattersene del referendum, e dire “la vostra opinione e’ interessante, ne terro’ conto quando cambio l’argenteria”, e NON concedere l’indipendenza alla Scozia.
In tal caso, i problemi sarebbero di ordine politico e di fatto sancirebbero l’incompetenza del governo di Cameron, e probabilmente i sauditi non capirebbero benissimo come sia successo che non hanno saputo trasformare la democrazia in un’arma nelle loro mani.
In tal caso, possiamo sintonizzarci qui:  https://www.gov.uk/government/world/saudi-arabia#priorities e vedere come finisce.
comprate le patatine e mettete in frigo le birre.