Rivolte private individuali.

Rivolte private individuali.

Quando faccio post aspri sul passato del paese e/o sul suo presente, c’e’ sempre la stessa reazione: qualcuno che “crede nella politica” il quale mi dice che , ommioddio, che bisogna fare o che bisognava fare qualcosa per risolvere il problema, che bisogna trovarne “le cause”, la “colpa”, e quindi “agire sulla cultura” o nonsocche’. Che sono meramente palle. Altri mi chiedono invece “come fare a ribellarsi?” Ecco, io ho solo una mia personale misera esperienza, che e’ questa qui:

Innanzitutto, nessuno cambia le societa’. La societa’ che precedette gli anni ’80 era bigotta perche’ non c’era ancora un vero ceto medio, e perche’ era relativamente povera. Negli anni ’80 ci fu un boom economico e si creo’ un ceto medio per la prima volta. Quindi la societa’ si sprovincializzo’ un minimo, e divenne meno bigotta.

Ora l’Italia sta diventando meno ricca, e quindi diventera’ piu’ bigotta. Tutto qui. O siete in grado di arricchire il paese, o non c’e’ nulla che potete farci.

Si tratta di un fenomeno meramente economico, o perlomeno strettamente legato ad un fenomeno economico. Quindi no, e’ inutile che vi illudiate: formare partiti, movimenti, fare politica, non cambia un cazzo. E no, non esistono le rivoluzioni.

Le societa’ non fanno rivoluzioni: semplicemente si rompono. Ad un certo punto, le relazioni economiche tra individui, le relazioni che rendono possibile la vita della societa’, si rompono. Non funzionano piu’, ed e’ questo il momento nel quale le masse si muovono. Non necessariamente perche’ affamate: semplicemente perche’ i meccanismi economici in essere non funzionano piu’ in percentuale consistente.

Il problema non e’ se il paese sia ricco o meno: il problema e’ se i meccanismi di cui e’ fatta la societa’ riescono a sopravvivere o meno. Se le relazioni economiche funzionano, il paese sta in quiete, anche se e’ poverissimo. Se le relazioni economiche tra individui non funzionano, il paese si rompe, anche se e’ ricco. E allora la massa fa una rivolta e cambia le relazioni economiche, o le leggi che le disciplinano.

L’individuo singolo NON puo’ cambiare l’economia del paese. In Italia non ci sara’ (ne’ c’e’ stata in passato) alcuna rivolta perche’ la rete di relazioni economiche e’ altamente stabile. L’insieme di conoscenze, favori, diritti acquisiti, contratti , amicizie, lobby, e’ estremamente stabile. Quindi non cambia e difficilmente si rompe: non con un PIL come il nostro. No, non ci sara’ alcuna rivolta, fatevene una ragione. E cosi’, la societa’ non cambiera’.

Si sta impoverendo, ma questo non modifica normalmente la struttura di relazioni economiche: passano meno soldi , ma i flussi sono stabili. E’ come se dicessi che ci sono meno automobili, ma tutte le strade sono li’. Ecco, finche’ le strade non si rompono, cioe’ finche’ la rete di conoscenze, amicizie, consuetudini &co non si rompe, non ci saranno rivolte. Ovvero non ci saranno cambiamenti.

Ne’  i magistrati ne’ qualsiasi altra cosa possono cambiarle un paese, se non la rottura di tutti i rapporti economici,  almeno in gran parte. Ma siamo lontanissimi da questo stato, quindi non fatevi illusioni.

Quando avevo i miei 12/13 anni (momento nel quale inizio’ per caso – e per decisione altrui, anche se la cosa mi piacque assai )  il mio “conflitto” col paesello non facevo ragionamenti economici Intuivo che fosse inutile battersi contro “tutti”. Sentivo in qualche modo, intuitivamente, che “tutti” non era niente di piu’ che l’emblema  della vigliaccheria con la quale i singoli rifiutano di battersi a viso aperto.

Mi rendevo conto che una lotta contro “tutti” sarebbe stata un infinito braccio di ferro contro strategie piu’ che collaudate nel tempo, proprio per reprimere e rispondere a quelli come me. Ne’ la politica (che pure in seguito frequentai per 1-2 anni) poteva servire. Per quanto confidente in me stesso, sapevo benissimo che qualsiasi discussione mi avrebbe visto perdente perche’ loro avevano gia’ pronte le  parole per zittirmi. Il paesello era bellissimo, orgoglio della  meravigliosa macchina della vivibilita’ che erano i paesi dell’emilia rossa. Non potevo lamentarmi.

Non potevo lamentarmi della mentalita’ perche’ essendo un paese rosso dell’emilia rossa si supponeva che fosse quanto piu’ avanzato possibile al mondo. Non potevo lamentarmi della cultura locale perche’ essendo un paese a maggioranza comunista era ovvio che tutti pensassero nel modo giusto: quando anche accennavo l’argomento, mi veniva risposto che “per fortuna qui da noi questi pregiudizi non ci sono”.

Cosi’, in qualche modo euristico (e forse semplicemente indovinai) , arrivai alle stesse conclusioni di Thoreau, quelle che il filosofo americano illustra cosi’ bene in “Disobbedienza Civile”:

“non devo aspettare che venga un mondo migliore per godere dei miei diritti, ne’ devo prima lottare per i miei diritti se voglio goderne: intendo semplicemente goderne, qui ed ora”

Si tratta di un principio importante, che all’epoca intuivo soltanto in maniera euristica, ma che oggi, col senno di poi, me la sento di confermare in toto. La persona, il corpo, cambiano negli anni: non avrei potuto fare dopo quanto ho fatto allora; solo con quel corpo, e non dopo, potevo godere di quelle esperienze come feci. Oggi , quarantenne, non riuscirei: chi si illude di poter procrastinare la vita si scontrera’ con la dura realta’ del tempo.

Quello che feci, e che sono convinto di aver fatto bene a fare, fu una “rivolta privata individuale”. Cioe’ una rivolta senza rivolta. Strategia che consiglio a tutti.

Che fare?

Il problema era la mia condotta sessuale, e tanti particolari non si possono aggiungere su un blog, viste le leggi attuali: quanto io facevo , cercandolo e causandolo, con intenzione cosciente e precisa, oggi e’ considerato “una terribile violenza” che avrei subito. Anzi, una caterva di orribili violenze.(1) Se oggi descrivessi quel che facevo, l’isteria collettiva che stiamo vivendo , riguardo ai minori, causerebbe dei disastri. Personalmente, visto il mio appetito del periodo, temo proprio che le “vittime” siano state le persone che frequentavo: in piena tempesta ormonale,  non hai nemmeno il tempo di soffrire, che gia’ vuoi farti un’altra scopata.

Ma tant’e’, dentro di me sapevo bene che non sarebbe stato possibile, neanche minimamente, cambiare la societa’ di provincia. Non era affatto possibile. Scoprii pero’ che la societa’ di provincia in Italia e’ strutturata per mantenere il segreto su qualsiasi vizio privato: di conseguenza, essa e’ una coperta, una coltre calata su un sottosuolo di vizi. Esattamente quelli che cercavo io, per spassarmela.

Per un certo periodo della mia adolescenza, verso i 16 anni, e’ vero, andai a fare il volontario alle feste dell’unita’. Per uno o due anni ammirai l’idealismo di alcune persone, credevo che avrebbero potuto davvero cambiare qualcosa. Ma, visto da dentro, il PCI era orribile: non appena ci si allontanava dai “vecchi”, dagli idealisti “costruttivi”, quelli che non andavano a protestare “contro” ma si dannavano per costruire “per” , c’era solo… quello che vediamo oggi, circa, nel PD.

In fondo li sentivo affini: io dicevo “se voglio qualcosa non devo cambiare il mondo, devo trovare il modo di ottenerla in questo mondo e subito”. Io ragionavo in maniera solitaria, mentre loro dicevano “dobbiamo fare la festa dell’ Unita’, perche’ l’unica festa che avremo e’ quella che faremo”. La differenza era solo tra “io” e “noi”, e come imparai piu’ tardi, il “noi” e’ un pericolo perche’ piu’ gente fa parte di un gruppo, piu’ alto e’ il rischio di una testa di cazzo rovini tutto.

Cosi’, me la spassai da solo. La societa’ provinciale era debolissima, come scoprii. Persino la sacra famiglia, non era cosi’ robusta come sembrava. Avevo questo “affaire” segreto con questa persona, circa 30 e rotti anni piu’ anziana. Il quale “affaire”  fu scoperto casualmente da un’altra persona. La quale persona, pero’, non denuncio’ affatto la cosa: si limito’ a chiedere la sua fetta di torta. Il che di per se’ era divertente , perche’ mi faceva capire che in fondo, sotto la coperta di quella societa’ di merda c’era abbastanza vizio da garantirmi lo spasso per anni. Del resto, la persona che ricattava ebbe pure l’idea di allargare la festa presentandomi altre persone. Io, onestamente, me la spassavo.

La cosa andava avanti benone , ma vale il teorema dei numeri: piu’ siete, piu’ c’e’ il rischio che una testa di cazzo rovini tutto. Il che fu effettivamente quello che avvenne, visto che un tizio ebbe la brillantissima idea di confessare i suoi “peccati” ad un prete.  Come ho gia’ detto, erano gli “adulti” la parte debole: io una coscienza non ce l’avevo ancora.

Cosi’, teorema numero uno della rivolta privata individuale:

Se il numero di persone coinvolte nelle vostre attivita’ “underground” si allarga, quasi sicuramente qualche testa di cazzo si lasciera’ scappare qualcosa.

Questo, tuttavia, non fu affatto un male. Sebbene il pretonzolo avviso’ una zia la quale avviso’ mia madre e poi tutto il paese, il problema e’ che non si potevano fare i nomi delle persone che se la spassavano con me.

Cosi’, lo “scandalo” fece si’ che tutti coloro che avevano determinati sogni nel cassetto si sforzassero di rimanere da soli con me. Le societa’ provinciali sono fantastiche, in questo, per la quantita’ incredibile di “sogni nel cassetto”: quando in un posto del genere si inventa una maldicenza, essenzialmente la maldicenza non contiene altro che le fantasie inespresse di chi la mette in giro. In poche parole, a propagare la storia della Carfagna che fa un pompino a Berlusconi sono tutti quelli che vorrebbero un pompino dalla propria subordinata, ricevuto da una posizione di potere.

Teorema numero due della rivolta privata individuale:

Se qualcuno dice che voi avete fatto la tale spregevole cosa con qualcun altro, e sta inventando, la fantasia con cui ha inventato corrisponde esattamente a quello che la persona proprietaria della fantasia vi farebbe.

Cosi’ ho imparato una cosa molto semplice: se sentivo dire di avere fatto qualcosa che NON avevo fatto, (orge, pratiche erotiche estreme, posizioni particolari, etc), sia chi aveva propagato la voce che chi l’aveva inventata stava solo raccontando le proprie fantasie mettendoci me come protagonista. BAstava rintracciare queste persone e rimanere da soli con loro. Non vi illudete, signore: quando il vostro capo fa lo scandalizzato perche’ la Carfagna fa il ministro coi pompini a Berlusconi, sta raccontando la sua fantasia di farsene fare uno da voi. E c’e’ di piu’: se un vostro collega racconta che voi avete fatto un pompino al capo, e’ perche’ ne vuole uno lui, oppure ne vuole fare uno lui.

Le fantasie erotiche con protagonisti gli altri sono  semplicemente le fantasie erotiche normali con un protagonista diverso. E’ un modo con cui viene a galla l’indicibile: attribuendolo ad altri.

C’e’ modo di zittire questi pettegolezzi? Certo: basta fare davvero quello che si viene accusati di fare.

La societa’ provinciale e’ specializzata nel mantenere i propri panni sporchi in casa. Cio’ che avviene e’ tenuto rigorosamente SEGRETO. E allora come mai ci sono pettegolezzi? Semplice: essi raccontano cio’ che NON avviene. Quando qualcosa avviene sul serio, ci si guarda bene dal raccontarlo, per evitare guai. Cosa si racconta, allora? Palle.

Teorema tre della rivolta privata  individuale:

la maniera migliore di mettere a tacere un pettegolezzo su di voi e’ di fare quanto descritto nel pettegolezzo. Non appena avverra’ davvero, entreranno in gioco tutte le misure con cui la societa’ nasconde il vero.

Quando , cioe’, sentivo dire che io ero stato visto/sorpreso in compagnia di una certa persona, chiunque fosse, a fare determinate sconcerie,  sapevo due cose:

  1. Che quella persona desiderava fare quelle sconcerie con me.
  2. Che tutti quelli che avevano propagato la notizia desideravano fare quelle sconcerie con me.
  3. Che non appena avessi fatto quelle sconcerie con loro, il pettegolezzo sarebbe terminato, soffocato sotto la coperta di segretezza delle societa’ provinciali.

Se avessi avuto una preparazione logica avrei potuto spiegarmi quanto accadeva molto semplicemente: chi inventa una fantasia erotica normalmente la ambienta. E la ambienta come puo’, cioe’ usando gli elementi piu’ comuni della propria vita. Se quindi qualcuno inventa di averti visto in camporella sugli scaffali di un negozio di stoffe, con ogni probabilita’ e’ chi lavora nel negozio di stoffe. Non devi fare altro che andare nel negozio di stoffe la sera, quando la  saracinesca  e’ mezza abbassata e provocare un pochino.

Mi accorsi di questo in un modo semplicissimo: una delle persone che tuonavano contro quello che avrei fatto aveva un qualche tipo di attivita’ artigianale. Potete pensare ad una parrucchiera come ad un macellaio, a seconda di quel che vi va. La diceria consisteva nel fatto che io sarei stato visto nel tale negozio a fare la tal cosa in un tal modo, usando un tale prodotto. Ora, per puro caso mi trovai a passare per tale negozio in tarda ora, e successe esattamente quello, proprio con quel prodotto.

E la cosa pazzesca e’ che , dopo quell’evento, quando fu chiaro a quella persona che la diceria avrebbe alzato dei sospetti, in qualche modo si attivo’ per reprimerla, e in breve scompari’.

Adesso andiamo avanti: ovviamente qualcosa delle dicerie rimane. E la gente si arrabbia. Ma chi si arrabbia? Qual’e’ la fonte di tale rabbia?

La fonte della rabbia e’ che gli arrabbiati intuiscono che “sotto” il bel paesello perfetto ci sia un “giro” di persone che se la spassano. Mentre loro passano il tempo a costruire il muro di noia e repressione, c’e’ qualcuno che se ne fotte e fa lo stesso quel che vuole. Il guaio e’ che sul piano economico questo per loro e’ disastroso: essi cercano di reprimere qualcosa che vorrebbero fare ma non sono capaci , per incapacita’ relazionale, di fare.

La loro maschera consiste nel trovare sollievo eliminando la tentazione: essi si comportano come un goloso a dieta, che per non mangiare proibisca di portare dei dolci a casa. Essi trovano pace nel vietare anche agli altri cio’ che la loro natura gli impedisce di fare.

Ovviamente, pensare che ci sia un “giro” di persone che fa le cose proibite per loro e’ devastante: la prima domanda che si pongono e’ “perche’ IO non faccio parte, ancora una volta, del giro?”

Trovarsi di fronte a tale devastante prova del loro fallimento personale , cioe’ il fatto di essere esclusi dal giro, per loro e’ insopportabile.

Questo non significa che basti invitarli nel giro per farli contenti: ormai sono decenni che essi vengono esclusi da OGNI giro. Se anche un “giro” su 10 li invitasse, loro avrebbero sempre fallito al 90%. Al contrario, se fingono  (anche con loro stessi) di essere “contro” la tal pratica, essi possono vantare un 90% di efficacia (illudendosi di aver detto “no” per scelta) e reprimeranno il  rimanent 10%. L’inquisitore e’ uno che scopa poco, e’ vero, ma si e’ sentito dire di “no” cosi’ tante volte che un solo “si” non cambia il bilancio, anzi.

Se il repressore si sente dire di si e accetta, dovra’ affrontare l’idea che le altre 99 volte, quando gli hanno detto di no, lui voleva ma e’ stato rifiutato. Cioe’, un 99% fallimenti. Intollerabile. Meglio fingere con se’ stessi di aborrire la pratica, e denunciarvi: a quel punto, ci si potra’ illudere di avere una disciplina ferrea: mai fatto la tal cosa, io.

Altro teorema della rivolta privata individuale:

Una societa’ si divide in persone che costruiscono il muro (i repressori), quelli che guardano (gli ignavi) e quelli che si nascondono nelle crepe del muro a spassarsela. Occorre trovare quelli che si nascondono ed unirsi a loro, approfittare dei cedimenti degli ignavi, guardarsi bene dal dialogare o convertire i costruttori di muri: anche se passano le notti a masturbarsi pensando a quel che fate, non accetteranno MAI l’invito a farlo sul serio.

E ancora:

Gli ignavi sono ignavi in entrambi i sensi. Se da un lato non faranno nulla per aiutare a costruire il muro, dall’altro non faranno mai nulla per aiutare voi a spassarvela: al massimo approfitteranno sporadicamente della vostra crepa. Usateli con cautela, ma solo sporadicamente. Mai fare affidamento su di loro: o sono totalmente coinvolti (cioe’ totalmente complici in modo che subiscano la condanna in caso si sia scoperti) oppure vanno usati in sede lontana dal gruppo dei fidati, in modo da non compromettere il tutto.

Adesso pero’ andiamo al dunque: lo scandalo. Scandalo significa che tutto il paese SA. Scandalo significa che   se sedete sul treno il posto a fianco e’ sempre vuoto. (2) Significa che lo scandalo vi segue nella vostra scuola superiore, e i vostri compagni vi affibbiano nomi fantasiosi. Significa che entrate in un bar a chiedere un caffe’, e a tutti danno la tazzina mentre a voi danno il bicchiere di plastica. Significa che si proibisce ai “bravi ragazzi” di frequentarvi e percepirete come un “vago senso di solitudine”. Puo’ succedere che ci siano dei periodi lunghi qualche settimana nella quale direte due o tre parole, tipo “una copia di H~M, grazie”.

Cosa dovete fare? Ve lo spiego: semplicemente NULLA.

Opporsi ad uno scandalo non serve a NIENTE. E’ solo tempo perso. Negare non serve a nulla, e’ solo tempo perso. L’unica cosa che potete fare e’, semplicemente mirare a poter fare le cose che volete fare. 

Chi mette in giro quelle voci e’ un insicuro. Un insicuro vuole capire quanto le voci che ha messo in giro siano facili da dimostrare false. Se voi provate a dimostrarle false, lo rassicurerete. Se non dite nulla e rimanete indifferenti, non insisteranno troppo.

Voglio dire, mettetevi nei panni del pretino che spiffera tutto a mia zia. Se io mi metto a dimostrare a mia zia che no, quel giorno io ero a casa a fare i compiti, il prete potra’ informarsi e dire che no, anche un’altra persona mi ha visto da quelle parti. Una volta supportata la SUA tesi, non solo averti smentito gli da’ forza, ma toglie credibilita’ alla tua difesa.

Invece se io non dico nulla per difendermi, il prete si trova con un dubbio: “e se lui avesse dimostrato – in privato- la sua innocenza alla zia, e adesso qualcuno dubita della mia parola?”

Uno scandalo che lascia indifferente chi lo dovrebbe subire e’ un problema per chi causa lo scandalo.

Me ne accorsi per caso. I primi tempi, subii qualche “interrogatorio” da parte di mia madre. Qualche oretta a sberle e urla, diciamo. Ma ho sempre negato. Dopodiche’ qualcuno disse che forse io avevo paura di queste persone. Mi presero di peso e mi portarono in una piccola caserma dei CC, i quali mi spiegavano che quelle “cattive persone” non potevano farmi nulla di male se io le avessi denunciate. Ma ho sempre negato. Poi si fissarono che io “avessi rimosso” e allora fu il turno della psichiatra, che mi dava il roipnol perche’ non avessi paura di chi “mi terrorizzava” e voleva sapere chi fossero (nel frattempo cercava di fare di un ragazzino implume il marito perfetto, non come quello che l’aveva mollata). Ma anche li’, e duro’ due anni, non dissi nulla.

Il mio silenzio, me ne rendo conto col senno di poi, era IL problema. Continuavano a farmi parlare da tizio o caio (Mamma-Preti Salesiani-Carabinieri-Psichiatra-Cugina-Cugino-AmicoFinto), e mentre io non raccontavo nulla chi aveva raccontato si chiedeva se io non avessi raccontato qualcosa, ma specialmente se io non avessi raccontato qualcosa ma senza prove non si potesse procedere: questo dubbio, che qualcosa si sapesse, o che qualcuno abbia smesso di credere all’accusa (non succede nulla) e si dubiti della loro parola, e’ un incubo ricorrente, per loro.

Mia madre poteva presentarsi preoccupata dai carabinieri, dai preti, chiedere aiuto a parenti o vicini di casa coetanei, ma dopo qualche tempo e molti fallimenti, iniziava a dubitare che la considerassero una pazza, e smise di insistere.(3)

Cosi’, il concetto e’ semplice: se siete al centro di uno scandalo, non accusate ricevuta. Non arrabbiatevi. Sorridete: gli spari sopra NON sono per voi. Limitatevi e non dire niente. Rimanete indifferenti.

Infine, l’ultimo consiglio: evitate i “contro”. In qualsiasi paese ci sono quei tre o quattro elementi che sono “contro”. Sono ” i cattivi ragazzi”. Sono quelli che tipicamente diventano punk, che fanno quelle minchiate di protesta tipo il teppismo, il vandalismo, l’estremismo politico, che si infilano nelle ideologie piu’ farlocche, che vi spiegano che Lenin aveva previsto tutto e che presto sarete liberi. Vi spiegano che se crolla la massoneria il mondo sara’ un paradiso. Vi spiegano che in un futuro senza chiesa, il mondo sara’ perfetto.

Ecco, quelli sono solo sfigati. Sono perdenti. Passano la vita a sbraitate ed inveire contro “il sistema”, e tenderanno a considerarvi loro simile. Ma specialmente non lo fanno perche’ possiedono appetiti diversi, maggiori, o un superiore senso della liberta’ o degli ideali: vogliono cambiare le regole perche’ con quelle regole perdono. Vogliono cambiare le regole perche’ pensano che con regole diverse vincerebbero. Non sono le regole del gioco il vero problema, il vero problema di queste persone e’ il punteggio finale. NON unitevi a loro. Loro si fanno notare troppo, e specialmente non combinano un cazzo.

Voi non volete cambiare le cose per vivere come vi piace: voi volete solo vivere come vi piace. Ma la quantita’ di impegno che serve a cambiare le cose vi togliera’ il tempo di vivere come vi piace.

Cosi’, la risposta e’ semplice: vivete semplicemente come vi piace. Se non potete farlo pubblicamente, fatelo underground. Cercate quelli come voi e contattateli. In silenzio, fate quel che volete, in segreto. Ignorate gli scandali, non avete tempo: dovete spassarvela, ogni minuto e’ prezioso.

Come se non bastasse, quei gruppetti hanno un capo. E voi dovrete obbedirgli. Obbeche? E poi, fanno politica. L’ FGCI, che all’epoca nelle scuole superiori si batteva per avere piu’ educazione sessuale, saputo delle voci, tento’ di coinvolgermi. Arrivarono a votarmi come capoclasse senza che nemmeno mi fossi candidato. Erano tutti stracolmi di solidarieta’. Ma la mia risposta fu semplicemente “no, grazie”: col senno di poi, dopo averli visti votare la Binetti e proporre la Bindi, penso ancora una volta di averci indovinato.

Cosi’, l’unica rivolta possibile alla societa’ provinciale e’ la rivolta privata individuale. Individuale significa che non fate gruppo con nessuno: vi vedete con qualcuno per fare le cose che volete, ma non formate nessun cazzo di schieramento, fazione, gruppo permanente.

Privata significa che nessuno deve sapere nulla, che non e’ una cosa politica ne’ pubblica. Semplicemente, fate quel che volete fare sotto la coperta di segreto che copre la societa’ provinciale. E non preoccupatevi delle voci: finche’ qualcuno racconta qualcosa, non e’ mai accaduta. E se proprio volete far tacere le voci, fate accadere la cosa: chi inventa  e propaga le voci desidera fare le stesse cose.

Ho vissuto l’adolescenza, cosi’. Un paese apparentemente insospettabile era, invece,  qualcosa che mi faceva sembrare ingenuo il primo “twin peaks” di Linch. Quando me ne andai, si disse che ero morto di HIV, che ero in galera, che ero chissa’ dove per chissa’ quali motivi.

Ma in realta’, quelli che erano in galera erano loro. Lasciateceli.

Non meritano che qualcuno lotti per cambiare il mondo.  Essi meritano esattamente il mondo che stanno costruendo. Anche perche’, e’ proprio nelle crepe del muro che loro costruiscono che troverete lo spazio per spassarvela.

E vi confermo che piu’ una cosa e’ proibita, piu’ e’ divertente.

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Non c’entra un cazzo, ma far incazzare un poco di farlocchi mi diverte.

Uriel 2 marzo 2011

(1) Se fossi una  donna potrei scriverci un libro, e intitolarlo tipo “Aleph zero colpi di spazzola , eccetera”, e far sembrare Melissa P, l’educanda che e’. Sfortunatamente ai maschi non e’ concessa l’assoluzione che invece e’ automatica verso le drizzacazzi.

(2) Fortunatamente le “littorine” Ferrara-Codigoro avevano dei posti singoli e quando erano affollati avevate la scusa per fermarvi nei corridoi di fronte alle porte.

(3) I Carabinieri tendevano a crederle. Essi conoscevano tutti i giri di “battuage”, conoscevano i parcheggi delle coppie scambiste , sapevano dei giri di “cougars”, come le si chiamerebbero oggi, cui piacevano davvero giovani. Cosi’ tendevano a crederle.

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