Impegnati , impegnatissimi. Senza fare un cazzo.

Non so per quale motivo i giornali nostrani continuano ad insistere con la protesta nella scuola. Lo dico perche’ essenzialmente la scuola ha fallito completamente, cosi’ completamente che non esiste ragione alcuna per salvarla. L’esame di maturita’ sforna immaturi incapaci di comprendere da soli un testo di 50 parole, e le lauree ormai certificano l’equivalente del ginnasio degli anni ’80, quando va bene.

Non scriverei di questa storia se non mi facesse tornare in memoria dei ricordi di gioventu’. Perche’ vedete, le proteste degli studenti sono TUTTO tranne che proteste degli studenti. E mediamente, chi vi partecipa non e’ uno studende.
Oh, certo, sono tutti iscritti all’universita’. Ma non li vedrete MAI ad una sessione d’esame, ne’ a lezione. Perche’ per loro l’iscrizione all’universita’ serve essenzialmente per entrare nel mondo della politica, in un modo o nell’altro.

Quando dico “in un modo o nell’altro”, intendo dire qualcosa che spieghero’ meglio mostrando il “curriculum” di un elemento dei miei tempi, che ha lasciato abbastanza tracce in rete da essere trasparente.
Mettiamola cosi’: il principale problema delle universita’ sono i baroni. Per barone si intende un professore che ha costruito un piccolo feudo di dottoresse succhiacazzi , di fornitori accondiscendenti di ruffiani che tengono a bada il popolo bue, ed il popolo bue fatto di studenti che sognano il “posto all’universita’” o “il posto nella scuola”, e lavoreranno gratis come coglioni per la fama del barone. . Questi piccoli feudi di potere sono mantenuti integralmente con i soldi pubblici, e devastano l’universita’.
Non e’ un problema di QUANTI fondi pubblici: che finanziate questo sistema molto o poco, essi mangeranno tutti i soldi che gli darete senza produrre NULLA. E non e’ neanche questione di riforme: il sistema e’ cosi’ cronico e consolidato che non e’ possibile riformarlo, si puo’ solo distruggerlo e rifare daccapo.
Fin qui, non ho detto nulla di nuovo. Se non che… avete mai visto delle proteste contro i baroni dell’universita’? La risposta e’: NO. Ci sono proteste che hanno sloagan contro un singolo professore, o contro un preside, ma sono normalmente fatte da piccoli gruppuscoli di attivisti isolati.
Le grandi masse di studenti, le proteste clamorose, le vedrete sempre e soltanto contro i ministri. Perche’? Perche’ in realta’ si tratta di proteste politiche, mascherate da proteste degli studenti. Esse non possono essere dirette contri i baroni che devastano le universita’, sia perche’ i capi non sanno quasi nulla dell’universita’, sia perche’ i baroni sono sistemati nei posti dove sono proprio dai partiti. Figuriamoci se delle proteste montate dai partiti possono rivoltarsi contro i beneficiari del partitismo.
Cosi’, dicevo, contro i baroni vedrete solo dei piccoli gruppuscoli senza speranza di finire sui giornali, mentre contro il ministro vedrete proteste gigantesche, che finiscono sui media.
Per capire bene la dinamica occorre capire come si inizi a far politica. In genere, il problema e’ di dimostrare ad un partito che si sa fare a catturare consenso, e che si sa fare a dirigerlo verso uno scopo. Sicuramente potrete farlo nella politica “vera”, cioe’ a livello comunale, ma siccome voi non siete ancora dentro un partito non farete altro che irritare i partiti stessi facendo politica.
Cosi’, c’e’ il parco buoi. Potete fare, cioe’, politica per un gruppo giovanile. Oh, non e’ una questione d’eta’: nel periodo della “pantera”, i leader del movimento erano quasi quarantenni. Si nascondevano tenendo capelli lunghi e barba, e vestendosi un pochino casual e tenendo una kefia. Ovviamente erano ancora iscritti all’universita’, onde poter frequentarne i luoghi riservati agli studenti.
Che cosa facevano? Seminavano zizzania, in modo da farsi il gruppetto che fa casino. Quando si costruivano il gruppetto, dovevano fare piu’ casino che altro. E una volta fatto il casino, il partito ti nota e dice “oh, ma guarda che capacita’ di trascinare le persone che ha. Questo e’ uno che puo’ portare voti. Arruoliamolo”.
Lo scopo, la dinamica della politica dei gruppi giovanili e’ questa: il futuro capetto mostra la sua capacita’ politica attraverso delle dimostrazioni di forza studentesca, che risultano credibili ai partiti nella misura in cui hanno seguito e fanno casino.
In pratica, un gioco alla visibilita’ politica che si espleta semplicemente agitando studenti e portandoli a scendere in piazza. Il che, se si uniscono i centri sociali, e’ sinonimo di casino. Il casino finisce sui giornali, e da li’ il capo del movimento rilascia l’intervista. E da qui, il partito lo nota.
Esistono, sparsi per le universita’ , migliaia di questi aspiranti capisezione. Alcuni vengono dai movimenti giovanili e quindi sono ancora giovani, altri sono dei falsi giovani che devono fare la gavetta tra gli studenti. Ognuno di questi figuri continua ad agitare, agitare, agitare.
Figuratevi a questo punto quanto essi possano colpire i baroni: se sono dei fuoriusciti dei movimenti partitici giovanili (ai miei tempi erano FGCI, CL, FUAN/FdG) sono davvero iscritti all’universita’ e NON si ribelleranno ai baroni per paura di ritorsioni accademiche. Se NON sono iscritti, dell’universita’ NON conoscono i problemi,e  al massimo protesteranno sulle uniche due o tre problematiche che sono capaci di indovinare da fuori: il costo delle tasse d’iscrizione , il costo dei libri , quello delle mense, e le aperture delle biblioteche. Che altro sanno, dopotutto, dell’universita’? Beh, se i giornali parlano di una riforma, sapranno che c’e’ una riforma:  quindi si attivano tutti insieme non appena i giornali parlano di “riforma”.
Ho conosciuto, quando stavo in uno studentato (1), un “attivista dell’epoca”. Sebbene oggi faccia politica “fuori dai partiti”, era un prodotto dell’ FGCI.  Aveva fondato un “kollettivo economia sommersa”  dentro la facolta’ di Economia e Commercio.

Possiamo notare come il buon Domenico Levato si classifichi oggi:

Ho indicato in neretto le poche parole di politica che questo tizio conosceva, perche’ mostrero’ dopo come esse tornino sempre in voga come un mantra. Ha imparato tre parole, e sono vent’anni che ripete quelle. Interessante notare, comunque, come un “collettivo” sia gia’ diventato “associazione studentesca”.Se esaminate il sito, trovate ancora la stessa cricca: il bhutanese che fa diverso, e tutto il resto. Basta partire dalla home page, http://www.pienacittadinanza.it/index.html e scoprirete che la litania “lontano dai partiti”, “diversita’”, e compagnia bella, continuano a ricorrere. Il Levato (& soci) hanno evidentemente imparato le due parole che sanno dall’esperienza di Economia Sommersa, e continuano cosi’. MA senza ideologismi, sia chiaro, eh. Basta leggere il sito per notare che non hanno ideologismi:

Provarci è eccitante e ci farà sentire vivi e pronti alla reazione e alla resistenza!”

E’ eccitante! Ti fa sentire vivo! Arruolati anche tu!Oh bella ciao!
Personalmente, non ricordo proprio alcuna “diversita’” nel suo collettivo. Esso conteneva persone vicinissime sia nella storia politica, assai simile a quella del Levato, e specialmente nella cultura politica. Per me, unire persone di diversa provenienza politica significa unire destra , centro e sinistra. Lui univa sinistra, sinistra, e sinistra. Ma sinistre diverse, sia chiaro: SiniSTRA, sINistRA, e SiNIStrA, probabilmente. Notate le maiuscole: non trovate queste cose estremamente diverse? Erano piu’ indottrinati di una canonica di lefevbriani, marciavano allineati e coperti, dicevano le stesse cose tutti insieme con una precisione da coro gregoriano ma…. erano lontani dai partiti e specialmente dagli ideologismi. Ahaaa….
Tutta la diversita’ che Levato intende consisteva, se non ricordo male, nell’amicizia con un ragazzo del Bhutan, Deo (vedo che dieci anni dopo stava ancor a afare il fornitore di diversita’ del gruppo, insomma il negro della foto ricordo) , e alcuni altri stranieri che regolarmente si riunivano in Piazza Verdi, al Piccolo Bar, una bettola (allora) frequentata essenzialmente da pseudostudenti sballati , drogati di vario genere e spacciatori. In generale, studenti perdigiorno e digossini in pseudoincognito con la spillettina di Lenin sulla giacca.
Quanto all’abbandonando ogni ideologismo, lo rividi tempo dopo in un appartamento di obiettori di coscienza rigorosamente rifondaroli, perfettamente allineato e omologato con la linea. Ma anche su questo, vedo che si glissa.
Il collettivo in realta’ arrivo’ alla cronaca un pochino di tempo DOPO , quando io ero gia’ all’universita’. Ma perche’ il Levato ci teneva cosi’ tanto a sancire la sua lontananza dai partiti? Perche’ il circuito politico universitario dell’epoca era scinto in diverse componenti: la prima e principale scissione era tra quelli che facevano politica (pochi, e non i migliori) e quelli che invece intendevano studiare.
Poiche’ era assai chiaro a questi ultimi che fare politica fosse una perdita di tempo sul ritmo degli studi, era diffuso a Bologna l’atteggiamento del “politica? No, grazie, devo studiare”. Il risultato era che la militanza politica studentesca ormai era appannaggio dei talebani di CL, degli sciroccati dei centri sociali (all’epoca, Isola nel Cantiere, poi Livello 57, poi Bestial Market, e poi Link, e poi nonso…)  e dei neofascisti  di Vicolo Posterla. In tutto, poche decine di persone con consensi numericamente irrilevanti.
Cosi’, la trovata geniale di questo personaggio fu principalmente di tipo “marketing”: un “kollettivo” (2) che si dichiarava fuori dai partiti, che si proponeva di “far dialogare i diversi”, e che rifiutava sdegnosamente di essere toccato da quella storia di merda dei partiti politici. Il Levato raccontava a tutto lo studentato di come, puri e duri, avessero rifiutato l’offerta di avere dei fax e dei ciclostili dal PCI del periodo. Mica seghe, erano puri e duri, loro.
L’elemento andava in giro raccontando di essere orfano (vero) e povero in canna. Lui pero’ poteva farsi i viaggi a New York con la fidanzata ebrea ricchissima (3)  ,  mentre io ero a lavare piatti, fare il buttafuori, fare il tuttofare nei villaggi turistici di Casalborsetti. Una strana idea di poverta’  ….fornita di viaggi a New York.
Quali erano, alla fine, gli scopi di queste persone? Questa persona “fuori dai partiti” aveva davvero (come diceva) fatto un movimento “senza volersi dare alla politica”, ma “solo per avere un’universita’ migliore?”.
Ecco , circa, come e’ finita:
Ecco, vedete? A furia di rifiutare fax e ciclostili dalla sinistra universitaria, perche’ loro “sdegnavano” i partiti, eccoli dentro la sinistra universitaria. Non e’ fantastico? Non e’ emblematico? E meno male che stavano “lontani dagli ideologismi”, loro.
A quanto pare, non hanno accettato fax e ciclostili, ma si sono direttamente trasferiti dentro la sede delle Belle arti di Sinistra Universitaria.
Questo e’, mediamente, il decorso della politica universitaria: serve semplicemente a creare associazioni che nascono per i problemi dell’universita’ (tranne quello dei baroni, che non vedrete nemmeno menzionato tra gli scritti di quella “associazione”) , e hanno l’unico scopo di confluire dentro un partito, a favore della carriera politica di chi ci sta dentro.
Ovviamente, tutta la fauna del gioco di ruolo “fasci/antifasci” non poteva mancare, con i bravi farlocchi che ne approfittano per fare un pochino i partigiani tra i tavoli del Piccolo Bar:
E cosi’ via. Tutto uguale a se’ stesso. Tutto come 20 anni fa. Sono passati 20 anni, e tutta la manfrina e’ ancora identica. Le stesse parole, la stessa “politica”, la STESSA MERDA di movimenti non partitici che poi rientrano nei partiti.
Adesso chiediamoci:

Perche’ una minestra che non ha saputo, potuto e/o voluto cambiare l’universita’, per 20 anni, non dovrebbe FALLIRE ANCHE ADESSO? Perche’ gente che FALLISCE da 20 anni, facendo perdere tempo a studenti che dovrebbero studiare, dovrebbe aver successo proprio ora?

La realta’ e’ che quei miserabili gruppi di aspiranti capisezione non riusciranno nemmeno oggi. O meglio, i capetti riusciranno a farsi notare, e sicuramente  riusciranno a portare una manciata di studenti in qualche associazione, col risultato che forse convinceranno qualche partito a farli entrare e dar loro qualche rendita politica. Perche’ questo e’.
La stessa stanca, stupida ritualita’ che si ripete, identica a se’ stessa, coreografica e stereotipata, inconcludente e del tutto inefficace.
Migliaia di studenti verranno convinti di aver formato e/o partecipato ad una protesta “diversa da quelle precedenti”, di aver fatto parte di un “movimento nuovo”, che sicuramente otterra’ qualcosa perche’ “non si era visto prima nulla di simile”. Aha.
Peccato che io ricordo ALMENO 20 anni fa la stessa merda, e chi e’ piu’ vecchio di me ne ricorda ancora di piu’. Stesse parole. Stessi sloagan. Stesse “denunce”. Stessi “problemi” .
STESSO FALLIMENTO.
Questi “movimenti” sono semplicemente il campo di allenamento dei futuri capisezione. Dei futuri mezzagabbana dei partiti politici. Essi servono solo ai loro capetti per farsi notare dai partiti ed iniziare una carriera politica.
NON CAMBIANO NULLA. NON OTTENGONO NULLA. NON HANNO MAI CAMBIATO NULLA. NON HANNO MAI OTTENUTO NULLA.
Perche’ non e’ nel loro scopo: essi servono SOLO a portare voti, e coi voti ad iniziare la carriera politica dei loro “capi”.
Complimenti, coglioni. Passerete notti al freddo sui tetti. Non cambiera’ un cazzo. Non state facendo nulla di nuovo. Quella merda che state facendo, sempre uguale da 20 anni,  FALLISCE da almeno 20 anni.  Non otterrete nulla, come non hanno ottenuto nulla i vostri predecessori.
Semplicemente, creerete nuovi politicanti “fuori dagli ideologismi”, “che uniscono esperienze diverse”, che “fanno dialogare ragazzi”. Aha.  E falliranno , facendovi perdere tempo.
Facendovi-perdere-tempo. Sacrificato al dio della carriera politica di quei capetti del cazzo.
Auguri, coglioni.
Uriel
(1) In pratica, se eri in pari con gli esami e avevi una certa media e non avevi un reddito familiare alto (io risultavo nello stato di famiglia con mia nonna, avendo lasciato casa) , l’ Acostud ti dava una stanza dentro uno studentato.
(2)vedo che oggi la parola “collettivo” e’ sparito da “economia sommersa”. Interessante, la mia memoria ricorda diversamente. Ma forse oggi “kollettivo” non fa abbastanza “fuori dai partiti”, eh?
(3)ma lui era antisionista, sia chiaro. E’ che non disdegnava di farsi presentare funzionari dell’ Onu dall’ammanicatissima e ricchissima fidanzata ebrea, se non ricordo male una certa Jill. E’ il fascino latino, darling.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *