Sostenitori di Kein Pfusch / Uriel Fanelli – Wed, 20 May 2020 11:49:05 +0000

Giunge casualmente sotto i miei occhi l’ennesima diatriba uomini vs serpenti, che a quanto pare e’ scoppiata un’ultima volta con gran fragore coinvolgendo anche chi non c’entra, perche’ qualche studioso di rettili o comunque di fauna selvatica sembrerebbe essersi arrabbiato molto per la milionesima pontata di “uccidi tutto quel che vedi che pesa meno di 1 kg e poi fai domande”, ma avrebbe deciso di trattare la cosa con la pubblica gogna, trasformandosi in paladino degli ofidi e impugnando il mazzafrusto del blasting e del penitenziagite sperando vanamente di poter cambiare le cose (che non cambieranno).

Questa dei serpenti accade puntualmente ogni anno e ogni anno vengono ripetute le stesse cose, anche se sono fauna protetta. Come molte diatribe inutili normalmente non mi interesserebbe, se non fosse per le buffe proteste indispettite verso reazioni che in realta’ sono scritte nel Dna e che gli studiosi dovrebbero ben compmrendere.
La protesta che piu’ mi ha incuriosito sarebbe la lamentela del fatto che il rivenditore di brugole terrorizzato dalla lunghezza del biscione per invidia sociale oppure la casalinga annoiata in cerca di emozioni non saprebbe distinguere un temibile Viperas Alqaedis Arrakisensis, che puo’ prenderti in ostaggio la famiglia e minacciare di far saltare un ordigno da 100 megatoni se non accettate le sue condizioni, da un amabile Colubrus Creampieus Suckdickus che ti porta a casa il giornale e ti prepara tea e bisccottini e fa altri servizietti che possono essere MOLTO gradevoli ( ma dipende dal vostro orientamento).
Il fatto e’ che l’essere umano e’ programmato ESATTAMENTE per questa reazione e quindi non solo non ci sarebbe da stupirsi, ma e’ perfettamente inutile lamentarsi. Non sono passate molte migliaia di anni da quando vivevamo nelle savane e nelle foreste con addosso solo una pelliccia puzzolente e questo, in termini evolutivi, ci dicono gli stessi zoologi, e’ un battito di ciglia, un inezia. I nostri geni sono grossomodo gli stessi di quelli che sono stati selezionati dalla natura per permetterci di sopravvivere in quegli ambienti ostili, e anche se magari grazie alla tecnologia si stanno diffondendo di piu’ quelle che in altre epoche sarebbero state aberrazioni incompatibili con una vita lunga e prospera, tipo la miopia, o alcune intolleranze alimentari, che oggi possiamo compensare con gli occhiali e supermercati pieni di ogni ben di dio permettendo ai portatori di sopravvivere e trasmettere il proprio genoma alla discendenza, fondamentalmente rimaniamo ancora ominidi della savana a cui e’ stato dato in mano un computer per digitare (qualcuno e’ stato eletto presidente e gli e’ stata data in mano la valigetta dei missili nucleari, anche). Tutto cio’ include anche i geni che regolano i nostri istinti e le reazioni comportamentali. Nella savana, fermarsi a contemplare la bellezza di quel coccodrillo che si sta avvicinando a te che ti eri messo ad abbeverarti, di quella vedova nera che hai deciso di prendere in mano per meglio osservarla, di quel leone un po’ magro che all’improvviso ti fissa, era diciamo una strategia poco vincente. Voglio dire, la mancanza di stimoli alla paura, la predisposizione ad amare anziche’ temere le creature, dal punto di vista della sopravvivenza e della riproduzione conduceva piu’ spesso a una morte atroce che non al diventare il David Attenborough della preistoria. Magari capitava comunque raramente, ma lungo un periodo di 100.000 anni per Homo sapiens la tendenza era comunque a selezionare in negativo chi si avvicinava incuriosito al leone, al coccodrillo o alla vipera. Invece, chi per istinto si teneva alla larga viveva un giorno in piu’ per riprodursi e trasmettere i propri geni, compresi quelli della fifonaggine. La paura, cioe’, per quanto a noi cresciuti in un sistema con istruzione universale possa sembrarci sciocca o inutile, evolutivamente PAGA.

E teniamo conto che in realtà l’evoluzione umana non e’ iniziata 100.000 anni fa, ma 3 miliardi di anni fa: siamo il culmine di un processo antichissimo e discendiamo da creature che GIA’ hanno dovuto affrontare questi pericoli in passato. Non e’ che le scimmie di 15 milioni di anni fa non dovessero fare i conti con le vipere (e altri serpenti che per noi magari sono innocui ma che per una paleobertuccia di 3 kg potevano essere fatali anche senza veleno), mentre i simil-ratti di 100 milioni di anni fa e oltre dovevano fare i conti con rettili decisamente piu’ grandicelli. La paura degli animali pericolosi non e’ quindi neanche comparsa 100.000 anni fa nella savana, ma milioni di anni fa, e si e’ trasmessa di generazione in generazione attravverso i mutamenti di specie perche’ PAGA.

La paura per i serpenti poi, assieme ad altre cose come gli insetti o soprattutto i ragni, e’ particolarmente radicata in noi uomini (e’ piu’ diffusa la fobia per anche le sole immagini di vipere o ragni che per squali, leoni o lupi, anche se probabilmente i secondi sono piu’ pericolosi se avvicinati) per un motivo talmente banale che mi stupisco nessuno ci abbia pensato: sono animali piccoli e che si nascondono, ma potenzialmente letali, si confondono col sottobosco, o tra le pietre, puoi ritrovarteli nel giaciglio o incapparci camminando senza nemmeno essertene accorti prima, a differenza di un leone o di un orso che magari puoi vedere da lontano e che potrebbero anche farsi i fatti loro. Sono per cosi’ dire degli animali subdoli dal nostro punto di vista, perche’ possono ucciderti senza che neanche te ne accorgi, e a chi rimane morso poco importa che poteva essere piu’ attento o imparare a conoscere la fauna del luogo o che in fondo l’animale si e’ difeso. Ecco quindi che una particolare reazione atavica si e’ selezionata di modo da essere ancora piu’ accentuata, e portarci a respingere istintivamente creature minuscole, 1000 volte piu’ leggere di noi, e a volerle schiacciare prima che mordano (o a scappare), perche’ senza accorgertene potresti essere morso.
E quindi poco importa se si tratta di una biscia, un biacco o un orbettino che nemmeno e’ un serpente: nel nostro Dna e’ scritto che il cervello deve reagire con paura e repulsione per quello che per milioni di anni e’ stato un pericolo temibile e che ancora adesso, se fossimo nella savana, potrebbe esserlo sotto forma di vipera, e allora la reazione istintiva e’ di minaccia. Aggiungiamo che quando uno di questi animali ti entra in casa, la minaccia percepita e’ dieci volte piu’ grande: e’ la tua tana, dove magari tieni i figli, le reazioni selezionate nella savana sono ancora piu’ forti, perche’ senza prole svanisce la tua discendenza e i tuoi geni della paura non passano alle generazioni successive.

La condizione naturale normale dell’uomo e’ di avere PAURA. Di bastonare PRIMA l’esserino strisciante e solo DOPO chiedersi cosa fosse. Quindi, i naturalisti e gli zoologi che si arrabbiano perche’ qualche bifolco ha scatenato la guerra mondiale e chiamato i marines per una biscietta, o dato sfoggio della sua virile possanza postando la foto su facebook e vantandosi con i suoi amici di avere domato la temibile belva (status sociale), possono avere sulla carta ragione dal punto di vista dell’uomo civilizzato ma fraintendono o ignorano clamorosamente un dettaglio che invece dovrebbero avere ben presente: e’ la natura umana ed esiste per un motivo ben preciso che forse ora non esiste piu’ ma in passato era fondamentale, e non ci si puo’ fare molto in chi ha questo atavico istinto ne’ sperare che queste cose smettano di accadere. Possono sol sperare che in altre migliaia di anni la prole che per caso non ha ereditato i geni della paura si riproduca piu’ spesso, grazie a una societa’ che permetta loro di sopravvivere e prosperare come e piu’ di chi e’ piu’ adatto alla savana perche’ non piu’ a contatto con la dose quotidiana di pericoli che si vivevano nella valle del Rift o nella valle di Neander, ricombinando i loro geni e diluendo gli istinti ancestrali nella popolazione.

No, non eradicherete la paura dei serpenti, mettetevi l’anima in pace.

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