Sostenitori di Kein Pfusch / Uriel Fanelli – Fri, 29 May 2020 12:00:08 +0000

Il poliziotto di Minneapolis e’ l’incarnazione dei problemi maggiori degli Stati Uniti:
1) il confondere la liberta’ personale con l’interesse privato, e di conseguenza l’esercitare la forza per tutelare quest’ultimo anziche’ il primo
2) il considerarsi sbirri del mondo, autorizzati a usare ogni mezzo di prevaricazione per imporre la propria autorita’ come se si fosse investiti di una morale salvifica, e chi non vi rientra e’ da terminare

D’altronde se leggete i documenti relativi allo scandalo Afghanistan troverete resoconti agghiaccianti sul Kill Team, che ammazzava contadini a caso per divertimento, lasciava sul posto un kalashnikov carico o una granata trafugata da qualche parte per far finta che fosse armato, e poi faceva finta di essersi difeso da un terrorista che aveva alzato le armi. Inspiegabile come i parenti delle vittime d’improvviso si unissero ai talebani in massa e la guerra sia continuata con continui attentati, chissa’ perche’.

Oppure il modo in cui vengono gestiti i posti di blocco dove ci sono contingenti NATO in missione di pace. Quelli americani (e francesi e inglesi) fermano un’automobile puntando le armi, il conducente viene fatto sdraiare pancia a terra con un soldato che gli tiene una gamba sulla schiena e il fucile carico e senza sicura sulla nuca, gli altri controllano bagagliaio e sedili, se non trovano niente sollevano da terra il malcapitato, lo ricacciano dentro bruscamente e gli ordinano di sgomberare altrimenti passera’ guai per ostruzione e concludera’ che se non ti allontani dai militari deve esserci un motivo e sei una potenziale minaccia. In quelli italiani invece il carabiniere ferma gentilmente il mezzo, dice buongiorno in lingua locale e chiede i documenti. I suoi superiori hanno intanto formato una fitta rete di intelligence stringendo accordi con i leader locali e organizzato momenti di convivio e incontro, scambiandosi cibo e farmaci. Ovviamente dove ci sono gli italiani non avvengono quasi mai attentati e la situazione e’ tranquilla, quando passa il turno ad americani, francesi o inglesi succede sempre qualcosa. Dato che ad americani, francesi e inglesi non piace ammettere di non essere gli sbirri del mondo intitolati a tutto e ai quali bisogna obbedire, diffondono la leggenda dei militari italiani corrotti che fanno comunella con il nemico regalandogli il cibo invece di fare il loro dovere sotto servizio.

Non stupisce neanche che ora a Minneapolis ci sia la guerriglia, e’ il modo americano di gestire le cose e puntualmente si ripresenta (Los Angeles 1992? Miami 1967?)

E questo non e’ il primo nero ammazzato per un “eccesso colposo” molto eccessivo, pensate solo a Eric Garner nel 2014 tra i piu’ celebri e coperti dai media. E’ solo l’ultimo di una lunga serie.

Detto questo, un problema di sicurezza che costringe la polizia ad assumere determinati connotati esiste, e ignorarlo non creera’ una societa’ equa e solidale dove gli abusi sono corretti. Con quanto dico NON giustifico quanto fatto dal poliziotto di Minneapolis, ma analizzo la situazione pregressa che ha condotto a un certo stato d’affari. C’e’ una relazione in cui la societa’ americana semina vento, raccoglie tempesta, e reagisce con altrettanta tempesta. Non sto giustificando questa seconda tempesta, ma analizzando come sia risutlato di una prima tempesta (le cui cause sono i semi gettati da chi alla fine non sa far altro che appellarsi a chi scatena la seconda tempesta).

Prima di tutto, dubito che il poliziotto abbia intenzionalmente ucciso il malcapitato. Voleva fargli male, prevaricarlo, sottometterlo, fargli capire chi e’ che comanda e che ha il cazzo piu’ grosso e duro per inculare l’altro, godere della sua esplosione di virilita’ maschia verso quello che riteneva un possibile sospettato. Ma l’intento non era quello di ucciderlo, anche perche’ altrimenti non avrebbe mai permesso che venisse fatto un filmato. Non ha saputo gestire la situazione, ne’ la propria forza, con un controllo mediocre che chiunque abbia fatto judo o jujutsu riconoscerebbe, e ha ignorato le lamentele del poveretto credendole una messa in scena. Perche’ le ha ignorate?

Nella mente del poliziotto, se il sospettato nero avuto un arma e l’avesse estratta lo avrebbero freddato all’istante e non ci sarebbe stato nessuno scandalo e nessun dibattito a proposito. Perche’ pensava questo?

Come confermato di recente da uno studio di Harvard sul tasso di omicidi degli USA,le vittime nere siano la metà esatta degli omicidi che avvengono ogni anno negli USA. La cosa importante che questo studio evidenzia e’ pero’ che nel 93% dei casi questi omicidi dei neri sono “intraracial”, ovvero commessi da persone della stessa etnia.
Sempre nella comunita’ afroamericana avvengono i maggiori casi di detenzione illegale di armi, furto a mano armata, violenza e rapina. Ed e’ certamente comprensibile che ci sia un problema sociale di sfondo, e razzismo nella cultura americana, e di poverta’ e tensioni sociali, ma tra latinos, italoamericani, asiatici i tassi sono minori.
Di nuovo, non sto giustificando il poliziotto o dicendo che i neri se le cerchino, ma analizzando il perche’ ragioni in un certo modo. E non sto dicendo nemmeno che gli afroamericani siano intrinsecamente delinquenti, ma solo che “statisticamente”; in media cioe’, certe cose avvengano piu’ nella loro comunita’; tra i latinos o gli asiatici i contesti poveri e degradati sono minori e quando ci sono in genere sono meno poveri e degradati rispetto a quelli afroamericani. Ma rimane che il numero mostra che statisticamente, con tutte le contestualizzazioni e motivazioni sociologiche del caso, la criminalita’ e’ piu’ diffusa in certi ambienti, e i poliziotti americani si sono adeguati per gli ending results, non per le cause pregresse.

In questo video un poliziotto ferma un sospettato e minaccia di taserarlo se non mette in mostra le mani: https://www.youtube.com/watch?v=7Qq3dXfzvdw
Potreste dire che si tratta di un abuso della polizia, perche’ mai minacciare un passante?
Se non fosse che il sospettato gli spara, si vede il sangue mentre il poliziotto chiede aiuto alla radio. Aveva ragione lui.

I poliziotti vedono che individui di colore commettono piu’ reati, e collegano il colore alla propensione al crimine, e reagiscono di conseguenza. La gente ha paura dei neri e i poliziotti stessi sono spesso vittime di sparatorie con neri. Per questo con un nero spesso sono piu’ nervosi o piu’ irruenti. Nuovamente non li giustifico, analizzo perche’ fanno cosi’. Sbagliano lo stesso, ma intanto unisco i puntini.

Non si tratta però nemmeno di una questione assolutamente esclusiva dei neri in realta’: in quest’altro video viene fermato un conducente bianco, ma estrae una pistola e il poliziotto reagisce sparando: https://www.youtube.com/watch?v=zWxHTCEwqWw
Ma dato che i contesti di poverta’ e degrado sono piu’ diffusi tra gli afroamericani, tra questi ci saranno piu’ episodi di criminalita’ e violenza a mano armata, e quindi ci saranno piu’ reazioni altrettanto violente della polizia (e di conseguenza anche piu’ falsi positivi verso sospettati che poi si rivelano innocenti).
Se un domani per magia tutti i neri americani diventassero ricchi e benestanti mentre gli immigrati norvegesi poveri e costretti a vivere nella merda e a darsi alla criminalita’, vedremmo diminuire i casi di ragazzini neri a cui e’ stato sparato quando hanno estratto il portafoglio o il cellulare, e aumentare i casi in cui il braccio violento della legge tratta i norvegesi per strada in maniera poco fiduciosa e gentile.

La polizia americana e’ aggressiva perche’ la violenza e’ all’ordine del giorno negli USA. E la polizia americana preferisce un brutto processo a un bel funerale, anche per situazioni che a noi dal divano sembrano assurde.
Quella in foto e’ Natalie Corona, morta mentre chiedeva la patente in un incidente stradale, non le hanno nemmeno messo un ginocchio sulla gola fino a soffocarla: le hanno sparato dritto in faccia e poi hanno sparato pure ai soccorritori, e non c’e’ nessun video e nessun campione della NBA in ginocchio a commemorarla.

La strada americana e’ letteralmente il selvaggio west, e a ogni angolo puo’ uscire fuori un ragazzo con pantaloni larghi e felpa con una pistola e spararti se gli chiedi i documenti, al punto che si e’ arrivati a diffidare anche di chi tiene le mani in tasca col cappuccio, e poi magari tiene solo un accendino in mano.
Ancora una volta, NON giustifico il comportamento del poliziotto. Ma cosi’ come la criminalita’ tra gli afroamericani la si contestualizza e la si comprende, altrettanto faccio sul perche’ la polizia in USA abbia il grilletto facile e sia tanto propensa a reagire in maniera spropositata, con 4 agenti armati per fermare un singolo malcapitato sospettato di avere contraffatto un assegno.

E questa situazione dipende da un contesto pregresso che ha origini in un altro contesto da comprendere, le cui radici vanno ricercate nelle mie parole iniziali: negli Stati Uniti si confondono la liberta’ perosnale con la tutela della proprieta’ privata, e ci si crede i crociati della democrazia a cui tutto e’ concesso anziche’ i cani da guardia dell’interesse privato, e non c’e’ da stupirsi se seminando vento raccolgono tempesta, a cui il sistema americano stesso risponde come ogni quadro dirigente americano fa, dai posti di blocco in Iraq alle spiagge di New Orleans: sparando alla tempesta provocata dal loro stesso sistema, solo perche’ l’autorizzazione per bombardare l’uragano Kathrina non la darebbero nemmeno loro.

A meno che si tratti di non pagare le tasse alla corona inglese: nel qual caso sono tutti d’accordo a fare la rivoluzione.

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