TLC: il capitalismo straccione italiano (non) paga il conto.

TLC: il capitalismo straccione italiano (non) paga il conto.

Mentre l’ India ha smesso di pagare i rimborsi fiscali perche’ non ha soldi (l’ India e’ in default, insomma, solo che Modi non lo ammette dicendo che e’ “volonta’ divina’ “) , in Italia si fa un gran parlare della partita delle TLC, rete unica e cazzi buffi. Che non e’ davvero la partita delle TLC, ma la storia di un capitalismo di straccioni, di cialtroni che giocano ai capitalisti senza avere soldi, tanto alla fine paga sempre il cittadino, o come stato o come consumatore.

Per capire bene la storia della “rete unica” bisogna capire come una classe economica di capitalisti senza soldi abbia potuto nascere e proliferare. Per prima cosa, occorre capire che il capitalista italiano , rispetto a quello straniero, semplicemente non ha capitali.

Ma allora, direte, come mai ci sono in borsa aziende che valgono decine di miliardi? Qui entriamo nella storia di un paese ove le conoscenze ed i favori possono prendere il posto dei soldi.

Allora, si prenda un’azienda che vale dieci miliardi di euro. Ma nessun capitalista italiano ha dieci miliardi cash per comprarla. Allora come fa un capitalista italiano a comprare questa azienda e tenerla per se’, quando ci sono fondi stranieri che dieci miliardi li usano come lettiera del gatto?

Bisogna ricordare che le azioni non sono tutte uguali. Alcune azioni , in determinate condizioni, possono consentirvi di entrare nel CDA (insomma, di prendere le decisioni ed eleggere il CEO), mentre altre azioni (per esempio quelle che comprate voi in banca) non vi consentono di votare nel CDA.

Se avete abbastanza amici tra le banche, potete convincerle a prendere il 94% delle azioni e piazzarle a tantissimi consumatori, dentro qualche paniere. Siccome i risparmiatori/consumatori non hanno voto nel CDA, tutto quello che rimane da “scalare” se volete diventare i padroni dell’azienda e comandare voi (e prendervi i profitti) e’ il 6%.

Ma il sei per cento di dieci miliardi e’ , ovviamente, molto piu’ piccolo, sono “solo” 600.000.000 di euro. Ed ecco che il capitalista straccione puo’, coi pochi spiccioli (nel mondo della finanza sono pochi spiccioli), comprare un’azienda immensa. E per solo seicento milioni di euro potete possedere completamente un’azienda da dieci miliardi.

Questa tecnica dello “svuotamento” azionario e’ stata praticata a moltissime aziende, con percentuali diverse, quando qualcuno dei salotti buoni della finanza ha cominciato a desiderare le grandi aziende (ex statali) che erano finite sul mercato.

Voi direte: ma se uno straniero arrivasse e offrisse il doppio del prezzo, non sarebbe facile per lui possedere piu’ di quel 6%. Eh, no.

Per fare un’operazione del genere lo straniero dovrebbe:

  • passare per i controlli incrociati di Consob, GdF, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
  • immediatamente verrebbe fatta una legislazione ad hoc per fermarlo, come la Gasparri nel caso di Mediaset.
  • le banche italiane sono mescolate con i salotti buoni, e hanno vincolato le azioni nel portafogli degli italiani. E quelle che hanno non te le vendono perche’ sono amiche dei salottieri.

siccome e’ straniero, non ha tutti questi amici pronti ad aiutarlo, e allora le aziende dei capitalisti straccioni sono salve.

Insomma, se volete fare i capitalisti in Italia non avete bisogno davvero di “capitale”. Solo i fessi ne hanno bisogno. I furbi invece sostituiscono il capitale con le “amicizie”.

Un esempio evidente e’ un altro modo di comprare un’azienda. Si crei un fondo. Il fondo riceve dalle banche amiche delle garanzie, che testimoniano la sua “robustezza finanziaria” , specialmente se chi esamina e’ un amico. Coi soldi che NON si possiedono, cioe’ a debito, si scala l’azienda, offrendo agli azionisti amici esistenti un sacco di soldi. Gli amici ringraziano e ti lasciano l’azienda. A quel punto prendi il fondo, che e’ indebitato abbestia, lo fondi con l’azienda che hai comprato, e puf: l’azienda e’ tua, anche se un’azienda che prima era sana adesso e’ indebitata di una cifra pari al suo stesso valore.

Questa operazione, che (mutatis mutandis) e’ stata fatta con Telecom Italia, non e’ fattibile da chiunque, sia chiaro. Per farla , occorre che:

  • amici banchieri ti sostengano con delle garanzie.
  • amici in Consob e nella GdF guardino altrove e decidano che il tuo fondo ha i requisiti per fare la scalata.
  • gli altri azionisti sono amici, e in cambio di una paccata di soldi fanno finta di niente e ti danno l’azienda.
  • le banche amiche non dicano ai risparmiatori che le azioni dell’azienda dai conti perfetti sono diventate azioni di un’azienda indebitata sino al collo.
  • i sindacati amici, che chiedono un “piano industriale” ogni volta che piove, non dicano nulla ai lavoratori.

In definitiva, cioe’, il capitalismo italiano non e’ fatto di persone che hanno il capitale, ma da persone che HANNO TANTI AMICI. L’ultimo barbone del paese, con gli stessi amici, potrebbe arricchirsi a dismisura partendo da zero euro.

Se qualcuno sta pensando ad un tizio che ha sposato Anna Falchi, non e’ colpa mia. Siete maligni voi.

Che cosa succede ora? Succede che e’ ormai chiaro che l’ Europa e’ qui per rimanere, e quindi iniziano le manovre per costruire campioni di dimensione continentale. E questo avviene nel settore delle TLC, che sinora (tranne Vodafone e Telefonica) non vede molti giganti in Europa. Anche il settore TV non vede tanti grandi player, anzi non ne vede nessuno.

E adesso c’e’ il problema: le banche italiane sono in difficolta’, e faticano a tenere in pancia le azioni che hanno spalmato sul “parco buoi’ ” di fronte ad offerte allettanti. I capitalisti stranieri hanno MOLTI soldi: solo il fondo pensionistico norvegese, per fare un esempio, ha piu’ LIQUIDI dell’intera capitalizzazione della borsa di Milano.

Quindi le aziende italiane si trovano col culo scoperto: sono scalabili, scalabilissime, comprabili, comprabilissime. E siccome fuori dal paese l’amicizia di tizio e caio “is not money”, adesso si trovano in affanno. Da un lato e’ difficilissimo ricapitalizzare un’azienda che e’ ancora gravata dal debito monstre del suo “acquisto”, perche’ nessuno e’ fesso, e secondo e’ arrivata la EU, e secondo le banche hanno tanta voglia di liquidi.

Facciamo prima l’esempio Vivendi-Mediaset. Vivendi vede capitali tedeschi e olandesi muoversi nel mercato della TV , e decide di provare a costruire la sua grande TV su scala europea, insomma vuole diventare una comcast europea (comcast e’ il proprietario di Sky, ed altri) , e inizia a comprare azioni di Mediaset. Offre di piu’ agli azionisti, e succome nessuna banca vuole tenersi la carta quando puo’ avere la moneta, alla fine rastrella sul mercato un sacco di azioni?

Qual’e’ la reazione di Silvio straccione Berlusconi? Anziche’ prendere dei liquidi (che non ha) e andare anche lui a caccia di azioni per superare Vivendi, decide di usufruire degli amici. Si appella alla Legge Gasparri (fatta quando Silvio era al potere) e decide che anche se Vivendi possiede molte azioni, essendo straniero il suo voto in CDA vale meno.

La rete di amicizie funziona, e per un paio di anni Silvio si tiene sia i soldi di Vivendi che l’Azienda. Ma anche Vivendi non sta ferma, fa appello alla corte UE, che ha appena annullato quella sentenza. Risultato: Silvio potrebbe diventare un socio di minoranza.

Ma Vivendi non si ferma qui: siccome sa che TV e TLC si sono fuse in tutto il mondo (l’Italia e’ ancora una delle poche nazioni ove la TV non vi arriva via internet: nel resto d’europa i “BIG 3” di ogni telco sono Voce, Internet e TV), Vivendi cerca di mettere piede anche in Telecom Italia. E come se non bastasse ci prova (silenziosamente) anche Deutsche Telekom, che ha gia’ partnership in UK (British Telecom) e in altri paesi.

Siccome c’e’ un sacco di gente disposta a dare via la cartaccia di un’azienda indebitata in cambio di cash, e i salotti buoni straccioni non hanno soldi da buttare sul piatto per contrastare la mossa, si rivolgono ancora all’unico capitale che hanno: gli amici.

E dicono: Telecom ha i debiti, ma ha anche un capitale immenso, costituito dalla rete. Se noi scorporiamo la rete e la diamo alla CDP, Vivendi (ma anche DT) la smettera’ di scassare la minchia, perche’ a Vivendi interessa proprio la rete, e la CDP non e’ scalabile (appartiene allo stato).

Insomma, il capitalismo straccione italiano si sta arroccando in difesa. Questa mossa di scorporare la rete ha qualche chance di funzionare? No, perche’ non piace a quasi nessun concorrente italiano, non piace a Vivendi, non piace a tante aziende europee che erano interessate, e che sicuramente seppelliranno il governo di ricorsi in sede EU, che smantelleranno l’impianto difensivo esattamente come hanno fatto con la Gasparri nel caso di Mediaset.

Dov’e’ l’errore di valutazione italiano?

L’errore di valutazione e’ quello di pensare che CDP sia un bestione troppo grosso per venire attaccato: cio’ che finisce li’, pensano, non ne esce piu’ perche’ quello e’ lo stato.

Sfortunatamente, quando lo stato ha un debito pubblico al 156% del PIL, un castello simile ha pareti di ricotta.

E quando CDP sara’ una preda abbastanza grassa, i capitalisti veri, quelli coi soldi, la prenderanno di mira , e di brutto. Perche’ se escludiamo il suo azionariato statale, il resto del CDA e’ fatto, indovinate un po’, da straccioni senza cash.

Tutto qui. Stanno solo comprando tempo.

Commenti

  1. Martina Scarabelli

    Non ho capito perché le foto a commento degli articoli siano tratte spesso da “This person does not exist”. Ma sono certa che ci sarà un’ottima ragione. Complimenti per il blog, comunque.

  2. mandraghe

    Oh cristo, l’avatar di una vecchia complottista che vive nella palude veneta piena di zanzare e umidità mi mancava xD

  3. A,i,O.

    Vada come vada, ho il sospetto che non ci saranno vantaggi economici per contribuenti/clienti.
    La resilienza di questi carrozzoni ad adattarsi al mercato globale è tanto rimarchevole quanto disgustevole.

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