Sull’anarco-tirannia

Anarcotirannia

Sull'anarco-tirannia

Credo che sia il momento di dar peso ad una “nuova” categoria politica, perche’ essa rappresenta meglio di qualsiasi altra lo status quo cui sembrano puntare le lobbies economiche.

Il termine e’ stato coniato da un controverso giornalista americano, Samuel T. Francis per descrivere una situazione nella quale lo stato si concentra talmente tanto nel proteggere gli interessi dei gruppi economici dominanti che perde completamente il compito di proteggere i cittadini, tanto da farli piombare nell’anarchia.

Il risultato e’ una societa’ nella quale le classi dirigenti vivono nell’ordine e nella legalita’, con lo stato che garantisce loro tutte le sue prerogative. Il cittadino invece non ottiene nessuna delle funzioni dello stato, e vive in una sostanziale anarchia, visto che la polizia non porta ordine, i tribunali non portano giustizia, la scuola non porta istruzione, la sanita’ non offre cure, eccetera.

La polizia non rinuncia pero’ ad intervenire tra i cittadini comuni, quando vengono minacciate le prerogative delle classi dominanti. Cosi’ non arrivera’ mai la polizia durante uno stupro, ma arrivera’ prontamente se provate ad incendiare un armadio DSLAM. Questo perche’ lo stato ha abdicato la protezione dei cittadini, ma la distruzione di un armadio DSLAM

blocca banche, negozi, registratori di cassa, ed se diventa sistematica puo’ paralizzare parti consistenti dell’economia. E poiche’ allo stato interessa solo proteggere gli interessi della classe dominante, allora mettera’ un allarme sugli armadi DSLAM ma non fara’ nulla per proteggere le donne dallo stupro.

Questa sembra essere la direzione in cui stiamo andando. Non so se e quanto l’ipotesi sia pianificata in questo modo. Ma supponiamo pure che lo sia. Se e’ vero che viviamo in un’anarco-tirannide, come la si abbatte?

Tutte le strategie rivoluzionarie precedenti sarebbero inutili. Qualsiasi organizzazione si proponga di assalire la polizia verrebbe repressa con una forza piu’ grande. Ma sarebbe inutile anche se ci riuscisse: ad uno stato del genere non interessano i morti. Potete uccidere 100.000 poliziotti, e ancora ne assumerebbero altri 100.000. Non sarebbe una sconfitta dello stato, perche’ l’anarco-tirannia non si prefigge di proteggere i poliziotti o le vite umane, ma solo gli interessi delle classi dominanti.

Le rivoluzioni classiche, infatti, erano mirate alle persone che costituivano la classe dirigente. Ma oggi le persone sono irrilevanti: un’anarco-tirannia non protegge le persone, protegge gli interessi. Una SPA rimane anche se il CEO muore. Di conseguenza, una anarco-tirannia tentera’ si di proteggere il CEO, ma se vi limitate ad uccidere il CEO eleggera’ un altro CEO pur mantenendo gli interessi.

Vediamo ogni giorno di cosa parlano le TV: PIL, economia, finanza, economia, PIL, economia, finanza, PIL…

Allora, se esiste un anarco-tirannia la rivoluzione non si fa assalendo i palazzi del potere o i potenti. Anche perche’ si tratta di pochi obiettivi facili da proteggere. Se si vuole abbattere un’anarco-tirannia occorre un nuovo modello di rivoluzione.

Allora, se esiste l’anarco-tirannia, l’unico modo di colpirla e’ di colpire gli interessi delle classi dirigenti. I vecchi obsoleti parleranno di scioperi e rivolte, ma non e’ necessario. Esistono mezzi piu’ semplici da mettere in campo.

Il PIL, cosi’ come l’economia, cosi’ come la finanza, dipendono da uno strato di infrastrutture sottostanti. Queste infrastrutture sono fatte cosi’.

dslam
cabina
antenna

Sono DSLAM, cabine di trasformazione, antenne 4/5G. Ma in campagna anche pali della corrente, eccetera. Si tratta di infrastrutture diffuse, onnipresenti, praticamente impossibili da proteggere.

Colpendo queste infrastrutture a casaccio, il PIL comincera’ a scendere. Non si uccide nessuno, non si assalgono i palazzi del potere e non si fanno manifestazioni o rivolte che la polizia e’ bravissima a reprimere. Si colpisce solo ed esclusivamente l’interesse delle classi dominanti.

Quando intere citta’ sono al buio, il PIL si ferma. Se eliminate i DSLAM, e gli armadi per la fibra, o addirittura i Central Office, non solo bloccate parti consistenti del PIL locale, ma bloccate i flussi di dati verso Google, Facebook &co. Ma non avete ucciso nessuno.

La rivolta contro un’anarco-tirannia sarebbe una rivolta a basso rischio (potete scegliere il bersaglio passeggiando per le strade, farlo saltare di notte, e sono troppi per venire attivamente protetti), e come rivoluzione sarebbe priva di spargimenti di sangue. Anche il livello di distruzione e’ basso, perche’ non si incendiano negozi e banche, li si sconnettono da energia e comunicazioni. Ma rimangono intatti.

Una volta bloccato il PIL, ovviamente il sistema anarco-tirannico dovra’ portare una sicurezza diffusa ovunque. perche’ per sopravvivere ha bisogno di questa gigantesca infrastruttura: energia e comunicazioni sono il suo punto debole. Bloccate quelle, e avete bloccato il PIL.

Questa e’ la ragione per la quale trovo interessante l’idea dell’anarco-tirannia ma non la trovo molto stabile: puo’ essere un equilibrio ma e’ un equilibrio instabile. Il sistema puo’ muoversi in quella direzione, e forse lo sta facendo, ma non appena fosse molto vicino alla meta finale diventerebbe troppo vulnerabile.

Il livello di infrastruttura richiesto, e la sua presenza in ogni angolo del pianeta, riempie tutto di possibili bersagli. Davvero troppi per essere sorvegliati, ma troppo cruciali per essere un punto di forza. Un ipotetico gruppo rivoluzionario potrebbe prendere di mira l’infrastruttura con estrema facilita’, semplicemente girando per la citta’ e facendosi dei selfie vicino ai bersagli. E le zone di campagna sarebbero ancora piu’ vulnerabili, perche’ piene di pali della luce, pali del telefono e tralicci della corrente.

La rivolta, poi, sarebbe difficile da stigmatizzare: non ci sono morti, non ci sono negozi bruciati, non ci sono danni vistosi. Si vedono solo impianti andati a fuoco, qui e li’.

Ritengo quindi che la tendenza del sistema politico all’anarco-tirannia , anche se apparentemente visibile, sia una fase di transizione. Non e’ possibile che diventi un sistema stabile , perche’ appunto e’ troppo fragile. Le classi meno abbienti potrebbero mettere il regime in scacco semplicemente distruggendo le sue infrastrutture, che sono praticamente ovunque, dunque praticamente impossibili da proteggere giorno e notte. Varebbe improvvisamente il detto di Paul Atreides, “chi puo’ distruggere qualcosa la controlla”.

Si tratta quindi di un’idea interessante in teoria, ma in pratica sarebbe troppo vulnerabile.

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