Sulla guerra contro la felicita’ (un post sul nichilismo cattolico).

Sulla guerra contro la felicita'

Sulla guerra contro la felicita'

Normalmente non scrivo di cronaca nera. Mi interessa poco perche’ il numero di crimini commessi sta diminuendo nel tempo ormai da un decennio, quindi la cronaca nera e’ diventata una forma di pornografia: serve a quelli che vogliono una pugnetta veloce. E ai giornali, ammesso che ci sia diferenza.

Ma il caso dei due ragazzi ammazzati “perche’ erano felici” merita un post.

Lo merita perche’ ritengo che l’interpretazione data dai media (l’invidia) sia completamente errata e fuorviante. L’Italia (ma con essa tutti i paesi che provengono da una cultura pre-luterana) e’ vittima di due taboo. Uno e’ contro il piacere, l’altro e’ contro la felicita’.

Vorrei spiegare come funziona il nichilismo cattolico, facendo l’esempio della coppia sesso/piacere, per poi passare alla coppia successo/felicita’ per analogia.

Il sesso, per dire, ormai e’ ovunque. Ricordo uno scemo di guerra su Usenet che parlava di “inquinamento da sesso”, e per quanto fosse uno scemo di guerra cattolico la definizione potrebbe anche avere dei contatti con la realta’. Il sesso e’ ovunque, ma il motivo per cui il sesso e’ ovunque sta nella foglia di fico che costituisce, nei confronti del taboo piu’ pesante, che e’ il piacere .

Non esiste e non e’ mai esistito un taboo cattolico verso il sesso in se’, checche’ ne dicano gli illuministi: quello che e’ esistito e’ un taboo verso il piacere. Se immaginiamo un’ora di educazione sessuale in Italia, infatti, le richieste del pubblico sarebbero:

  • che il professore sia integerrimo. Insomma, che non sia asessuato e completamente asettico. Meglio se brutto/a.
  • che durante le lezioni sia asettico e medicalizzato. SI parlera’ di vulva ma non di fica, si parlera’ di fellatio ma non di pompini, e cosi’ via.
  • che non si faccia alcun cenno del tema “piacere”, ma solo del tema biologico riproduttivo, esposto in maniera medica.

Ovviamente questa mummia (meglio se decomposta) che spiega il sesso da dentro uno scafandro da palombaro potra’ anche spiegare cosa sia tecnicamente il sesso (cosi’ come lo vedono i medici e i biologi) ma la rappresentazione asettica del sesso NON impatta il taboo, anzi lo rinforza: il fatto che il sesso sia spiegato SENZA mai parlare di piacere non fa altro che dirci una cosa: il sesso e’ la foglia di fico che copre il piacere. E il taboo contro il piacere ne esce rafforzato.

Il fatto che a spiegare il sesso sui giornali ci sia una sessuologa, per quanto avvenente , e non una persona qualsiasi che se la spassa (un playboy? Una pornodiva? una casalinga fedifraga? Un single che cambia molti partner? Immanuel Casto?) parla proprio della medicalizzazione ostinata della cosa.

Significa che qualcuno ha notato come una mummia dentro una muta da palombaro NON sia credibile, e siccome era troppo asettica e medicalizzata ci hanno messo una persona che e’ ugualmente asettica e medicalizzata, ma medicalizza temi piu’ vicini al piacere, pur avendo cura di medicalizzarli e di tecnicizzarli, al punto che si’ , adesso si parla di orgasmo , ma se ne parla in termini tecnici e medicalizzati. La spiegazione si avvicina al tema del piacere solo in apparenza, ma avendo cura di usare la scienza per rendere asettico e impersonale anche quello. E la scollatura della sessuologa di turno non migliora la situazione, e’ solo un altro scafandro ove le tette si chiamano “mammelle”.

Per come si affronta il sesso, e a volte persino il piacere, nessun taboo viene mai toccato o indebolito, perche’ il taboo sottostante verso il piacere viene lasciato intatto se non rafforzato dagli spasmodici sforzi di medicalizzare e tecnicizzare la materia.

Insomma, si usa il sesso contro il piacere.

Teniamo a mente questo concetto, perche’ ora andiamo al concetto analogo prodotto dal nichilismo cattolico, ovvero l’uso del successo contro la felicita’.

La societa’ Italiana, essendo avvelenata dalla presenza del baricentro cattolico del Vaticano, ha un terribile taboo verso la felicita’, al punto che la si potrebbe descrivere come una societa’ in guerra contro la felicita’. Una persona che mostra apertamente la propria felicita’ e’ considerata oscena , destabilizzante e antisociale , almeno quanto una persona che mostra apertamente il proprio piacere. Essere felici in pubblico e’ considerato alla stregua di masturbarsi al parco, perche’ in entrambi i casi la ricerca del piacere fine se’ stesso non e’ accettabile.

Adesso immaginiamo di fare a scuola un corso di educazione alla felicita’. Innanzitutto, su chi ricadrebbe la scelta? Se il taboo del sesso ha prodotto una mummia dentro uno scafandro che parla di sesso in maniera medicalizzata, tutto quello che otterremmo sarebbe un manager che parla di successo in termini finanziari. Perche’ essendo il taboo sulla felicita’ analogo a quello del taboo sul sesso, lo scopo dell’educazione asettica e’ di impedire che fantasie strane rimangano nella mente dello studente

Dal momento che lo studente deve finire l’ora senza mettersi a fantasticare sul tema, sia nel caso dell’educazione sessuale sia nel caso dell’educazione alla felicita’, descrivere il successo in termini di Capital Gain e la gioia in termini di Break Even raggiungerebbe molto bene il risultato. Altro non sarebbe tollerato, perche’ se descrivessimo la felicita’ come la situazione nella quale siamo giovani, innamorati e facciamo quel che ci pare, da quel momento i ragazzi si metterebbero a fantasticare. Esattamente come si metterebbero a fantasticare sul sesso se il professore di educazione sessuale fosse avvenente e parlasse di piacere.

lo scopo del nichilismo cattolico e’ di sopprimere l’uso della fantasia come motore o strumento per la ricerca del piacere e della felicita’.

Questo fa della cultura cattolica una cultura che e’ sempre e comunque in guerra contro il piacere e contro la felicita’. Nella cultura cattolica la felicita’ e’ sempre spostata nella felicita’ di qualcun altro, e allora il bravo cattolico non deve ricercare la felicita’ per se’ (che quella ce l’avra’ in paradiso) ma quella di qualcun altro (beneficenza, volontariato ed altro). In questo modo SEMBRA che la ricerca della felicita’ sia un valore, ma contemporaneamente si vieta che la felicita’ sia LA PROPRIA.

Anche questo trucco, lo spostamento del soggetto nell’oggetto, serve semplicemente ad usare un simulacro al posto della realta’. La persona che vuole essere felice non puo’, in quanto e’ consentito solo di rendere felice qualcun altro. Anche nel sesso si sono fatte operazioni di PsyOp analoghe, al punto che ormai il buon partner sembra quello/a che privilegia il piacere dell’altro. Ormai dagli anni ’70 sembra che lo scopo della scopata sia quello di portare la donna all’orgasmo, grande traguardo assoluto. Il piacere del maschio ovviamente e’ irrilevante o secondario, al punto che se facessimo un sondaggio l’elenco dei punti erogeni comunemente noti del corpo maschile si ridurrebbe ad UN punto.Il risultato e’ che milioni se non miliardi di maschi nel mondo continuano a scopare senza provare nulla, come se fossero i volontari di una onlus che si propone di aiutare le donne ad arrivare all’orgasmo.

Questa continua operazione di sostituzione del piacere col sesso e della felicita’ col successo , finalizzata alla costruzione di un taboo di portata universale, ha ormai plasmato la societa’ italiana.

la societa’ italiana e’ una societa’ in guerra contro il piacere e contro la felicita’. Ogni giorno decine di milioni di persone si svegliano chiedendosi come rendere sgradevole e infelice la giornata a qualcun altro.

In Italia la felicita’ e’ un taboo. E’ sovversiva. La cosa piu’ sovversiva che possiate dire non e’ “uccidi un poliziotto” (che ormai lo cantano tutti i rapper, o quasi) ma e’ “oggi sono felice”.

Provateci. Andate in ufficio dicendo a tutti di essere felici. Noterete immediatamente un adoperarsi di tutti per cercare di rattristarvi. Di rovinarvi la giornata. Specialmente da parte dei vostri superiori.

Questa non e’ “invidia”, perche’ essa e’ un sentimento individuale. Qui si parla di un’intera societa’ votata all’infelicita’ altrui. Qui si parla di decine di milioni di persone che hanno come obiettivo un mondo sgradevole ed infelice. La societa’ italiana si propone di togliere qualsiasi piacere e qualsiasi felicita’ ai propri membri, e sebbene questa tendenza non appaia esplicitamente nelle istituzioni le istituzioni si rapportano al cittadino proprio in questo modo. E la tendenza si ripete in ogni ufficio, ogni casa, ogni strada.

In tedesco esiste una parola, schadenfreude , per indicare il senso di realizzazione personale che si prova quando le cose vanno male a qualcun altro. In Italia questa parola non potrebbe esistere, per la semplice ragione che le parole servono a distinguere cio’ che e’ tale da cio’ che non e’ tale. La parola bianco distingue cio’ che e’ bianco da cio’ che non lo e’. Ma in italia schadenfreude descriverebbe letteralmente ogni singola cosa , persona, azione. L’intera societa’ e’ votata alla schadenfreude per cui non e’ possibile distinguere cio’ che lo e’ da cio’ che NON lo e’, e di conseguenza la parola e’ inutile, come lo e’ un termine che puo’ riferirsi assolutamente ad ogni cosa si indichi.

Ovviamente esiste una devianza: come in ogni grande gruppo c’e’ chi e’ piu’ conforme ai valori, chi lo e’ meno, e chi eccelle nel valori che la societa’ considera positivi. Antonio De Marco che ha confessato di aver ucciso Eleonora e Daniele , eccelleva proprio nella dedizione con la quale ha perpetuato lo scopo della societa’ intera, cioe’ non permettere alla felicita’ di esistere. “Erano troppo felici” e’ la scusa con cui ha ucciso, ma e’ esattamente la stessa scusa con la quale il vostro collega vi rovina la giornata se apparite felici.

La sola differenza tra De Marco e il vostro collega sta nei mezzi: sicuramente De Marco e’ un estremista, e potremmo chiamarlo “estremista italiano” cosi’ come parliamo di “estremista islamico”, ma era semplicemente l’estremo superiore di un comportamento che la societa’ italiana assegna a TUTTI i suoi cittadini.

Il comandamento zero del nichilismo cattolico:

“Non lascierai che qualcuno sia felice”.

Perche’ la felicita’ non e’ di questo mondo, ERGO e’ dovere di ogni buon cattolico eliminare l’eresia dalle strade.

De Marco e’ , in quanto tale, un fondamentalista del nichilismo cattolico, o se preferiamo e’ un fanatico dell’italian way of life, cioe’ rovinare sempre la giornata a qualcun altro.

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