Provincia, politica & reputazione

Provincia, politica & reputazione

La melma che ho abbandonato circa 30 anni fa (sotto forma di melma umana, quella che abita i paesini di provincia della bassa ferrarese) e’ tornata a sfiorarmi in una delle sue manifestazioni peggiori, e questo (no, non parlero’ della melma in se’, non sono un biografo di idioti) mi ha fatto venire voglia di scrivere sulla necessita’ di reputazione che sembra ossessionare i politici di provincia.

Se volete riconoscere il politico di provincia dovreste forse contare la provenienza geografica dei giornalisti cui concedono interviste. Potreste notare sempre che le interviste concesse a dei coetanei conterranei sono poche: il motivo e’ semplice. A chi conosce i fatti del tempo, raccontare una biografia politica e’ difficilissimo.

Cosa intendo dire?

Intendo dire che l’uomo di provincia vive una situazione tossica:

  1. Ha un bisogno estremo di reputazione, perche’ l’anonimato che e’ possibile in citta’ non e’ possibile nei paesini.
  2. Siccome la societa’ e’ immobile, il fenomeno dello scavalcamento sociale avviene non per arrampicata ma per diffamazione.

Significa che se, per esempio, una cugina americana viene a trovare i miei per qualche giorno e ne approfitta per fare turismo, chi la vede insieme a mio padre va in giro a raccontare che ha la badante straniera.(sottinteso, sottinteso). Significa che se mia madre, per via di una cicatrice chirurgica, si fa installare tapparelle automatiche a tempo, e qualcuno vede le tapparelle di due stanze alzarsi insieme al mattino, il paese dice che mia madre e mio padre sono separati in casa, perche’ dormono in due stanze diverse. (come abbiano la capacita’ di sincronizzare al secondo la sveglia e alzare le tapparelle insieme con precisione da frecce tricolori, la leggenda non lo dice).

Di conseguenza, il bisogno di reputazione si trasforma rapidamente in una paranoia, perche’ oltre al fatto di dover centellinare le cose che si raccontano su di se’, occorre prevenire quello che gli altri potrebbero dire. L’arrivo della cugina americana deve essere , cioe’, annunciato a quasi tutto il paese, in modo da sterilizzare in anticipo le voci su improbabili badanti. Allo stesso modo, l’installazione di tapparelle automatiche va resa nota al pubblico , partendo dalla parrucchiera, oppure parte il divorzio esterno.

Questa paranoia diventa ancora piu’ terribile se da reputazione si passa a biografia. Ho appena smesso di discutere con un tizio che ho avuto il dispiacere di incrociare spesso in passato, che viene da una famiglia di benestanti, il quale si e’ costruito una biografia politica da “proletario”.

Solo che mi e’ capitato di dire qualcosa che corrisponde al vero: che i suoi non erano affatto proletari. A meno di non definire proletario chiunque abbia un lavoro, categoria piuttosto imprecisa che copre un intervallo che parte dall’impiegato sino a Lapo Elkann. Comunque, dicevo, non erano “proletari” nella scala sociale del posto e del periodo.

Siccome non sono un biografo di persone mediocri, non sto a spiegare il perche’ ed il percome. Ma una cosa bisogna fare. Capire il problema: le biografie politiche sono sempre coerenti. Nella sua biografia politica, il politicanteo e’ sempre stato interessato a certe battaglie. Sempre.

Cosi’ il politicante comunista , si scopre, gia’ all’asilo nido aveva organizzato i comitati pannolini proletari e faceva la rivoluzione contro le maestre fasciste, alle elementari aveva fondato i comitati operai per la merendina, alle medie era nella resistenza partigiana contro il preside, e cosi’ via.

Perche’ il politicante DEVE essere sempre stato dalla parte giusta, anzi: e’ NATO dalla parte giusta. Il politicante comunista non e’ solo comunista e proletario dalla nascita: egli viene da una famiglia di proletari, anzi ha un nobile lignaggio fatto di proletari da generazioni. Cosi’ come i grandi elettori del sacro romano impero discendono tutti da Carlo Magno, (compreso, sembra, l’imperatore del Giappone: sarcazzo dove andava a troie il Carlo) i comunisti di internet sembrano discendere direttamente da Carlus Marxius, famoso filosofo materialista trasteverino, se non da Bakunos Anarkos di Mileto, noto filosofo greco.

gommunisti

Non e’ un fenomeno nuovo. Anche la vita di Cristo, per dirne una, e’ stata sbianchettata in questo modo. Era figlio di un carpentiere falegname, che in quella zona era sicuramente quello che oggi chiameremmo “ceto medio alto”, e ci sono tante cose nel Vangelo che fanno pensare a quella che per il periodo era una vita agiata. La storia della grotta scaldata da asino e bue era un’invenzione di un vangelo apocrifo, detto PseudoMatteo (uno degli), ma ciononostante entro’ nella tradizione senza fiatare. Perche’ la storia “ufficiale” parlava chiaramente di borghesia, ed era difficile parlare di “ultimo tra gli ultimi” in un mondo ove prendere un’asina, caricarci la moglie incinta solo per il vezzo di far nascere il figlio in un altro posto, e fermarsi in albergo la notte assumendo le levatrici sul posto non era uno stile di vita accessibile a … giusto quel 70% di popolazione in schiavitu’ o servitu’ stretta (non potevano spostarsi dalla terra che coltivavano, insomma).

Ma dicevo la vita di Cristo fu sbianchettata sino a ridurlo ad essere “ultimo tra gli ultimi, umile tra gli umili, e blablabla”, e quindi se scivoliamo avanti nel tempo non dovremmo stupirci tanto se nessuno menziona il fatto che Marx era figlio di un avvocato ebreo piuttosto benestante, nonche’ proprietario di parecchie vigne sulla Mosella. (oggi diremmo che faceva fare il prosecco). Si esaltano invece i rapporti di polizia di Londra che ne descrivono la poverta’, dato che subito dopo essere scappato emigrato li’ viveva dei prestiti di Engels, che era … figlio di un facoltoso industriale e quindi aveva un sacco di soldi. Ehm. Difficile costruire un nobile lignaggio di proletari.

Ma questo non era mai stato un problema ne’ per Cristo ne’ per Marx ne’ per Engels, che evidentemente non avevano la mania dei provinciali per la reputazione personale. Ne’ la paranoia che arrivasse un fantasma del passato.

Ma specialmente, non avevano un pubblico votato alla purezza.

Perche’ quando hai un pubblico votato alla purezza devi a tutti i costi evitare che dal passato emergano dei fantasmi.

Faccio un esempio emerso dalla discussione con la melma. Esisteva, nella mia adolescenza, il rituale di San Firmino (la festa di ogni primino! WOW). Si ripeteva ogni anno , e in quel giorno dell’anno gruppi di bulli giravano per le superiori a cercare “primini” e a “firmare” coi pennarelli (o con qualche sputo, a seconda) la loro giacchetta. Nel mio caso questo rituale fu “abbellito” da una serie di insulti omofobi scritti sulla giacca, e dal fatto che essendo la mia famiglia in cassa integrazione, perdere una giacca era un problema dunque ricevetti pure una fraccata di sberle al ritorno.

Ora, se sei un piccolo politicante di “estrema” sinistra, essendo successo 35 anni fa, se anche qualcuno te lo ricordasse (e peraltro il politicante non era presente , fu la sua cricca) , la cosa piu’ sensata da fare sarebbe dire “cazzo, che idiozie che facevamo da ragazzini. Eravamo delle teste di cazzo, vero? Dai, una volta che ci vediamo ti offro una birra.”. Suvvia , di cazzate ne abbiamo fatte tutti, a patto di essere vivi. Per dire, ero un glamster/lipstick nel periodo in cui gli Slayer spaccavano. Devo aggiungere altro?

Ma chi ha bisogno di una reputazione di purezza non puo’ farlo. E siccome, secondo il detto bolognese, “la merda piu’ la mescoli piu’ puzza”, il politicante risponde “non ricordo nessun San Firmino”. Ma San Firmino era una tradizione consolidata da ben prima che arrivassimo noi, accadeva ogni anno, ed e’ continuata per molti anni anche dopo. Dire “non ricordo nessun San Firmino” equivale a dire, tipo, ho fatto l’universita’ a Bologna ma non ho mai sentito parlare della festa della matricola e aggiungere che “non ricordo bene se c’erano delle torri”. Credibile?

Ma perche’ si sfiora il patetico sino a questo punto?

Si sfiora il patetico quando si vive un’esistenza patetica fatta di patetici espedienti per tenere alta una reputazione altrimenti mediocre.

Stessa cosa vale per la vita da studente universitario fuori sede. Voglio dire, qualche fesseria la fanno tutti: hai 18/19 anni, sei uscito da casa, sei in una citta’ tutto sommato tollerante. Se poi ti metti a fare politica , o sfiori la politica, anche soltanto frequentando il Piccolo Bar, prima o poi farai qualcosa di imbarazzante. Ma anche senza politica: io ero Dark (oggi si dice gotico) e goliarda (Balla dell’Oca, era Console il buon Nusco). Ma non sto a dire “si, mi sono vestito cosi’ per un pochino, ma poi conoscevo solo un dark, ciccio”. Che cazzo vuol dire?

Ma se qualcuno se ne uscisse oggi dicendomi (come ho ricordato al politicante in questione) “ehi, facevi parte di un sottogruppo giovanile imbarazzante e hai scritto cose imbarazzanti su un muro”, probabilmente tirerei un sospiro e direi “eh, la gioventu’. Che ricordi. E quante cazzate”. E si, ho anche attacchinato volantini imbarazzanti su qualche muro. E quindi? Ho fatto persino l’arbitro di calcio per portare a casa il rimborso spese, vedete voi. E io odio il calcio. E quindi?

Ma il politicante puro che ha una biografia politica non puo’ dire “e quindi?”. Sarebbe come dire che Cristo se ne andava a feste di matrimonio borghesissime con vino d’importazione romana, il massimo della decadenza della borghesia ebraica. Non puoi farlo.

Il vero comunista non fa queste cose: e’ nato integro da genitori integri. Cosi’ povero che il 22 del mese avevano finito anche la miseria.

Per definizione.

Urtare la reputazione giovanile, cioe’ la biografia politica, di un wannabe politicante (peraltro mediocre, noioso , scolastico e finanziato apprezzato solo dai sicofanti piu’ simili a lui) diventa un problema per via della necessita’ di una biografia politica.

La biografia politica somiglia un pochino a quei curriculum che vedo nell’ IT: gente che usava metodologie agili prima che venissero inventate, persone che hanno seniority su Kubernetes che sono precedenti a Kubernetes stesso, eccetera.

Nel caso del politicante di provincia, il problema e’ appunto questo: che nel massimo della sfiga, puo’ spuntare qualcuno che ti ha conosciuto in passato. Un coetaneo conterraneo.

L’incubo di qualsiasi wannabe politico di professione dalla biografia splendida.

Cosi’ splendida che si trema al solo pensiero che qualcuno ricordi qualcosa di diverso.

Sarebbe stato ridicolo, se non fosse anche patetico. La reazione idiosincratica mi ha riportato per un istante nella pianura del cringe , nel regno della Fremdschämen piu’ apocalittica, e specialmente nella piu’ grande esibizione di giustificazioni patetiche io abbia mai sentito.

Ma il patetico e’ uno degli stili piu’ diffusi della provincia. Si sa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *