Project Confusion

Project Confusion

Lo scorso post e’ schizzato subito al primo posto nelle statistiche del blog, e dai commenti mi sembra di capire quale sia il punto che ho toccato. Eppure, il principio era chiaro. Di solito quando succede questo picco di interesse significa che ho toccato una sensazione diffusa , di quelle che ci portiamo dietro ma non riusciamo a dettagliare.

Partiamo dall’inizio. Il governo esiste per governare, cioe’ per prendere decisioni che impattano sui cittadini. Piu’ decisioni prende piu’ governa, meno decisioni prende meno governa.

Il guaio e’ che il governo non ha il monopolio delle decisioni. Ci sono altri enti che vogliono prendere decisioni sulla vita dei cittadini. Ci sono le religioni, per esempio, che vogliono fare lo stesso, e di solito si accordano con lo stato per cooperare. Ma ci sono anche le lobby economiche, per dire, che non scherzano. Il fatto che lo stato sia il potere militare dominante su un dato territorio fa si che tutti cerchino di allearsi con lo stato. Bene.

Ma c’e’ un problema: che succede se ogni cittadino si mette a prendere decisioni?

Succede che il governo fatica ad imporre le sue, perche’ per quanto potere militare abbia non puo’ costringere con la forza tutti i cittadini a fare qualcosa. Ma il governo vuole comandare, quindi deve fare in modo che i cittadini NON prendano decisioni. In questo modo, l’unica decisione e’ quella delgoverno, e non contrasta con quella del cittadino perche’ il cittadino NON SA DECIDERE.

Concentriamoci ora su questa affermazione: “il cittadino NON sa decidere”.

Di fronte a qualsiasi problema richieda una decisione (una determinazione a fare qualcosa, cui segue il relativo comportamento materiale) il cittadino puo’ entrare in due modalita’: quella decisiva e quella imitativa.

  • in modalita’ decisiva il cittadino decide quali sono i dati da tenere in considerazione, decide come prendere la decisione, la prende e la attua.
  • in modalita’ imitativa il cittadino decide che … non sa decidere. Dunque, imitera’ le decisioni di qualcun altro. Dico imitera’ perche’ non e’ necessario costringerlo con la forza, quindi se adotta la decisione del governo lo fa per imitazione.

Di conseguenza il governo deve far entrare il cittadino in modalita’ imitativa. Un modo e’ quello di usare la forza. Ma questo modo produce ribellione, astio, sfiducia ed altro. Si puo’ togliere al cittadino l’informazione che serve, ma questo silenzio, questa censura e’ facilmente riconoscibile, produce sfiducia e ribellioni a sua volta.

Esiste quindi una terza via: quella di riempire i cittadini di informazioni e metodologie inutili a prendere una decisione. In quel caso il cittadino crede di essere informato, ma non riesce a prendere una decisione, quindi perde fiducia nei propri mezzi e decide di aspettare la decisione dello stato. Dice “io non so decidere, quindi mi atterro’ alle decisioni altrui”.

Ma portare il cittadino in queste condizioni e’ difficile, perche’ e’ necessario che questa sfiducia, questa mancanza di autostima nella propria capacita’ decisionale sia instillata sin dalla gioventu’. E quindi, il governo comincia col fornire una scolarizzazione inutile: insegnare gli assiri ad un bambino delle medie e’ completamente inutile, dal momento che non esiste una decisione che sia possibile prendere solo se sai due o tre cose sugli Assiri. Ma sfrondare tutta l’inutilita’ dell’istruzione e’ difficile, quindi procedero’ al contrario: constatando quante materie sarebbero UTILI a prendere decisioni nella vita materiale, ma NON vengono insegnate nelle scuole.

  • educazione sanitaria. Tutti abbiamo una salute e presumibilmente tutti vogliamo vivere inbuona salute. Detto questo sarebbe ovvio che la scuola dovrebbe insegnare a tutti almeno un paio di decisioni utili. Non dico che tutti i diplomati debbano essere medici (anche se arrivare al livello da corso di primo soccorso secondo me in 5 anni sarebbe fattibile) , ma se prendiamo le 50 patologie piu’ frequenti, probabilmente riusciremo in 5 anni a spiegare che “se il sintomo e’ questo devi chiamare il dottore, e nell’immediato fare A,B,C ma NON X,Y,Z”. Questo probabilmente consentirebbe di prendere decisioni giuste e precoci. Ma appunto, sono lo stato e le aziende farmaceutiche a voler prendere quelle decisioni: se il cittadino decide “e’ una semplice influenza, a 30 anni mi passa in due giorni a letto”, come lo riempi di 100 euro di farmaci inutili per un raffreddore? Meglio farvi passare un annetto a studiare assiri, babilonesi ed egizi. Quali decisioni sia possibile credere solo sapendo dei babilonesi, lo sapete? Fatemi un esempio di decisione utile e profiqua che avete preso perche’ sapevate di Assurbanipal, e che non avreste saputo prendere senza saperlo.
  • educazione giuridica. Ancora una volta, lo scopo della “maturita’ ” sarebbe di costruire cittadini adulti. Bene. Siccome tutti finiamo sotto lo stato di diritto, sarebbe bello che tutti conoscessero almeno i principi del diritto. Voglio dire che anche senza essere dei giuristi sarebbe utile sapere che in Italia il processo e’ definito ancora inquisitorio (anziche’ accusatorio come in USA, UK ed altri luoghi) , che esiste il codice civile che non e’ quello penale, che chi causa un danno illecito e’ tenuto a risarcirlo, che un contratto puo’ essere annullato se una fonte del diritto gerarchicamente superiore contrasta col contratto (no, non siete tenuti a uccidere il vicino solo perche’ vi hanno fatto firmare un contratto che vi obbliga), la differenza tra diritti rinunciabili e diritti irrinunciabili, ed altre cose utili per prendere decisioni tipo “lo cito per danni” , o “lo querelo! “, eccetera. Si preferisce invece insegnare greco, latino e altri incubi per chiunque abbia un pochino di dislessia. Perche’ “insegnano a ragionare”, dicono. Io ho studiato latino alle superiori, ma non riesco a ricordare una sola decisione utile che ho pututo prendere solo perche’ ho tradotto brevi pezzi di Tacito, e che non avrei potuto prendere senza. (Del resto, se avessi dato retta a Tacito non vivrei in Germania, scelta della quale sono felice).
  • educazione finanziaria. Tutti gli studenti si troveranno ad avere a che fare coi soldi. Sarebbe carino che avessero un minimo di educazione finanziaria. Sapere cosa sia un investimento e cosa non lo sia, invece di comprare beni che perdono valore nel tempo usando un prestito che paga interessi, sapere come calcolare un ROI, sapere la differenza tra capex e opex, sapere che un bilancio si fa partendo dalle spese, eccetera. Invece abbiamo imprenditori che usano il fido (che paga interessi) per pagare le spese fisse (affitti, elettricita’ , eccetera). E qualche principio di gestione del rischio. Ma se lo si facesse non avremmo anziani che mettono tutti i risparmi nello stesso investimento della stessa banca. Meglio insegnare Carlo Magno. Tutti abbiamo preso decisioni finanziarie che abbiamo potuto prendere solo perche’ sappiamo chi fosse Carlo Magno, no? Fatemi un esempio di decisione finanziaria che potevate prendere solo sapendo chi fosse Carlo Magno, ma non senza saperlo.
  • educazione alimentare. Tutti mangiamo. Potrebbe essere interessante discutere se sia parte dell’educazione sanitaria, ma a mio avviso si tratta di una dimensione a parte. Con una popolazione incapace di capire che non esistono superfood, che non c’e’ alcuna possibilita’ che un bicchiere di qualsiasi cosa faccia “detox”. Abbiamo gente che non sa dirmi che l’olio d’oliva contiene ~100% di grassi, perche’ un olio e’ un grasso liquido, ma pensa che faccia dimagrire e non sa leggere l’etichetta sui prodotti. Per esempio, per capire che una bottiglia di coca cola contiene gli stessi zuccheri di due piatti di pasta. E poi non capisce perche’ ingrassa. Per il governo e le industrie alimentari e’ sicuramente meglio aver studiato Ciullo D’Alcamo , ma non mi sovvengono delle volte in cui ho scampato un’intossicazione alimentare solo perche’ cantavo cio’ che mi dettava il cuore.
  • educazione alla logica. Tutti ci troveremo a prendere decisioni. E se prendete una decisione, e’ falso dire che non la avete presa. Avere le informazioni che servono e’ fondamentale, ma se non sai cosa farci diventa difficile prendere delle decisioni. Il senso di impotenza di coloro che hanno le informazioni ma non sanno giungere alla conclusione si chiama “confusione”. E no, la filosofia non aiuta: essa non ha lo scopo ne’ il compito di giungere a conclusioni, tantomeno prendere decisioni. Conoscere la differenza tra una condizione sufficiente ed una necessaria, e conoscere almeno le principali fallacie logiche, le principali leggi logiche, e’ molto piu’ utile. A meno che non sappiate farmi un esempio di una decisione utile che avete saputo prendere solo perche’ sapevate che secondo Hegel l’universo e’ razionale, e che secondo Leibnitz viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma non avreste potuto prendere senza saperlo. La verita’ e’ che i piu’ oggi si perdono nell’indecisione perche’ non sanno arrivare alle conclusioni pur avendo i dati che servono. E questo e’ molto utile se sei il governo e NON vuoi che i cittadini prendano decisioni da soli.
  • scelta delle fonti. Tutti gli studenti leggeranno cose , dopo essere usciti dalla scuola. Non dico che tutti debbano diventare campioni di esegetica o di epistemologia scientifica, ma sapere la differenza tra una fonte credibile e un libro di Ron Hubbard potrebbe aiutare. Essere nel 2020 e sentir dire che il 99.7% degli scienziati credono al riscaldamento globale quindi e’ vero non si puo’ sentire: in realta’ sono il 99.7% delle pubblicazioni con dati e peer review che lo dicono. Il parere degli scienziati e’ irrilevante, quello che conta sono i dati sperimentali. Ma oggi sentiamo persone (che si considerano istruite) usare il numero di scienziati come argomento a sostegno, anziche’ la quantita’ di dati raccolti. Ma se qualcuno sapesse distinguere una fonte da una non-fonte saprebbe (per fare un esempio) che la Bibbia NON e’ una fonte, e questo non piace tantissimo. Si preferisce invece far studiare religione, come se in vita vostra aveste mai preso una decisione utile sapendo che Eliseo chiese a Dio di mandare due orse ad uccidere 42 bambini che lo sfottevano perche’ era calvo, (anziche’ chiedere di riavere i capelli: nemmeno lui sapeva prendere decisioni utili, sembra).

In realta’ si potrebbe continuare mostrando come la scuola inonda i ragazzi di informazioni che NON SERVONO a prendere decisioni utili per loro stessi, omettendo sistematicamente tutte quelle utili.

Il risultato e’ un cittadino confuso, che non sa distinguere un dato utile da un dato inutile, che rimane ipnotizzato da un dato inutile come il PIL (sapete decidere sul vostro negozio/azienda sulla base del PIL? No. Perche’ il PIL non serve a questo) , che non sa capire che tasso di occupazione e tasso di disoccupazione non sono complementari nell’insieme della popolazione abile al lavoro, (uno puo’ cambiare senza che l’altro aumenti) , gente che crede che la mucca produca piu’ metano di quello che ne uscirebbe dalla decomposizione della stessa erba morta (per via degli stessi identici batteri che decompongono l’erba dentro la mucca) e le accusa di global warming, e tante altre cose che non passerebbero ad un filtro anticazzate.

Ma lo scopo non e’ solo quello di costruirsi un filtro anticazzate: anche avute le informazioni rilevanti e veritiere, occorre metterle insieme con un metodo affidabile per costruire una decisione. Ma anche in questo caso, la scuola avra’ riempito la testa degli studenti di nichilismo, idealismo, lullismo, platonismo, aristotelismo, marxismo, che a volte contengono regole logiche, ma non metodi sistematici per prendere decisioni.

Cosi’ si ottiene un cittadino che non sa quali informazioni scegliere nel fiume che gli viene vomitato addosso, e quando si trova con un problema si ferma perche’:

  • non e’ sicuro di avere le informazioni giuste.
  • non e’ sicuro che il metodo che usa funzioni.

Un cittadino che non si ritiene in grado di prendere una decisione e’ il cittadino perfetto di qualsiasi governo voglia prendere le decisioni AL POSTO SUO.

Ed e’ appunto il caso di coloro che non riescono a decidere quando e’ ora di rimanere a casa, dato il proprio stato di salute , la propria eta’, le statistiche di mortalita’ e il numero di posti liberi in rianimazione:

  • non sa perche’ proprio questi dati ,e non quello che succede in Topania Montana , e non una statistica su quanti morti erano marxisti e quanti niciani, e non il numero di ambulanze procapite, e non gli altri. Non e’ sicuro di aver scelto i dati giusti.
  • non sa perche’ usare proprio una logica proposizionale ma non il pensiero di Hegel o quello di Marx, dal momento che a scuola gli hanno insegnato entrambi, e come se non bastasse gli hanno anche detto che hanno tutti la stessa efficacia. (il che e’ vero perche’ la loro efficacia e’ sempre zero).
  • non sa COME usare quei metodi che gli hanno insegnato a scuola. Anche ammesso che il pensiero di Lullo possa essere utile, nessuno ha spiegato allo studente in che modo applicarlo a questa situazione.

In questa situazione il cittadino SA moltissime cose delle quali solo pochissime sono utili, non sa distinguere quelle utili dalle altre, anche quando riesce non sa come tirarci fuori una decisione, entra nella condizione di “NON SO DECIDERMI”, e questo lo porta in modalita’ imitativa, cioe’ … aspetta che qualcun altro prenda la decisione per lui.

Il cittadino perfetto, uscito da un sistema educativo disegnato per questo.

Che e’ , appunto, il motivo per il quale il governo impartisce loro questa educazione. Insegnare confusione e inutilita’ e’ il modo attraverso il quale il governo tiene il cittadino in modalita’ imitativa , cosa che consente al governo di prendere decisioni prive di resistenza.

Il cittadino che di fronte ad una conclusione logica chiede “ma tu come fai a SAPERLO”, anziche’ chiedere “ma tu come fai a CAPIRLO”, semplicemente perche’ non riesce a capire che la conoscenza necessaria a prendere una decisione possa essere GENERATA, e non semplicemente appresa da chi ha preso la decisione al posto tuo.

Commenti

  1. Cangrande65

    Citazione:

    “Ed e’ appunto il caso di coloro che non riescono a decidere quando e’ ora di rimanere a casa, dato il proprio stato di salute , la propria eta’, le statistiche di mortalita’ e il numero di posti liberi in rianimazione…”

    Un vero gatekeeper….
    Complimenti. Non mi stupirei che tu fossi un consulente del CTS. Dico davvero.

  2. epif.gilardi

    Ma sì, basta con questa cultura borghese, diamine!

    A ogni modo, io ricordo una scuola (ma parliamo degli anni Settanta, oggi non so) in cui si insegnava “Igiene”, anzi, “Scienze e igiene”, e anche educazione civica.
    Quello che l’estensore del pezzo non capisce è che “rimanere a casa”, tutto il giorno, sempre e comunque, anche in buone condizioni di salute, è malsano. Ci sono le strade tappezzate di cadaveri? Ci sono sparatorie in corso? No? Allora DEVI USCIRE di casa. Eh, sì, anche se hai ottant’anni. Rischi di ammalarti o di morire? Rischi sì… ma rischi a prescindere dall’esistenza del virus. La vita a rischio zero è una pretesa, diciamolo, abbastanza puerile, seppure assai diffusa in una società decadente come l’attuale.

  3. mandraghe

    Qualcuno dice ad UrielloSatanello che senza aver studiato latino il suo tedesco farebbe probabilmente più cagare di quanto già faccia adesso?

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