La ragione per cui.

La ragione per cui.

Ok, devo finirla di usare titoli di SF Urania come titolo dei post. A parte questo rimbrotto, nello scorso post ho mostrato come tutti gli stati abbiano in antipatia le persone che si mettono a spippolare coi computer. La prossima domanda sarebbe come mai quelli che spippolano coi computer sono cosi’ odiati dallo stato?

E la risposta e’ che stiamo confondendo delle condizioni sufficienti per condizioni necessarie. Se avete la passione dell’ informatica, lo stato vi odia. Cosi’ penserete che il problema sia l’informatica. E anche io lo pensavo.

Ma poi ho parlato con persone che hanno altre passioni. E ho scoperto che gli stati hanno riempito di ostacoli normativi praticamente qualsiasi cosa vi piacca fare, a meno che non sia molto costosa.

Potete chiedere a chiunque. Chiunque abbia cercato di fare un club. Un’associazione culturale. Non appena ne costruite uno, scoprite quasi immediatamente che … avete dei limiti. Oh, sia chiaro, tutti voi riterrete che siano necessari. Voglio dire, avete presente il terrorista islamico che ha assalito il Papa a colpi di ferri da uncinetto? Nemmeno io. Ma lo stato se lo ricorda benissimo, e avra’ messo un sacco di burocrazia che un club dell’uncinetto dovra’ seguire. Tipo che non possono vendere quello che fanno, o se lo vendono devono fare una serie di dichiarazioni assurde, e anche se lo regalassero per beneficienza avrebbero bisogno di un sacco di scartoffie.

Certo, si dira’ che la burocrazia soffoca un po’ tutti, ma chi ha avuto una Associazione Culturale senza fini di lucro e si e’ visto piazzare l’obbligo di cassa, partita IVA e la necessita’ di un’associazione che lo segua (previo modico consenso) conosce bene le proporzioni della cosa.

Perche’ il punto e’ che se hai un’azienda e ci devi pagare un commercialista, ci sta perche’ i soldi li fai. Ma se siete tre persone e dovete pagare una tessera o un tesoriere esperto per fare tutte le scartoffie , il peso e’ diverso.

La realta’ e’ che lo stato applica un attrito viscoso a qualsiasi cosa si faccia per passione e non per lucro. Un attrito di tipo poliziesco, peraltro, perche’ in ultima analisi le associazioni culturali di tasse non ne pagano, ma devono sentire sul collo il fiato dello stato.

Devono percepire, momento per momento, il fatto che vi stiamo addosso, che non siete liberi, che controlliamo quel che fate.

Ma la cosa incredibile e’ che se osservate la sproporzione tra le violazioni della legge NON perseguite e quelle perseguite, scoprite subito una differenza.

Se perseguire chi guida male e’ una cosa che lo stato fa poco e malvolentieri, perseguire chi fa le cose per passione e’ cosa diversa: qui trovate una macchina efficiente e oliata.

Anni fa ebbi notizia di un club di coppie scambiste che venne sottoposto ad irruzione. La polizia entro’, costrinse tutti a dare le generalita’, ovviamente se ne infischiarono di chi fosse nudo o meno, e poi se ne andarono dopo aver fatto verbale. Minacciarono il padrone di denuncia per atti osceni in luogo pubblico, ma desistettero quando il padrone disse loro che non era un luogo pubblico.

Ma il punto e’ che in quel momento per Torino c’erano prostitute dell’est quasi in tutte le zone buie, spesso minorenni.

E allora il problema non e’ il benaltrismo: se lo stato si comportasse con la stessa efficienza sempre, potremmo dire “ok, alla mafia albanese ci arrivano domani”. Ma il problema e’ che la mafia albanese ha continuato indisturbata mentre il club prive’ chiuse, perche’ ovviamente molte coppie erano clandestine e non volevano guai.

E anche tornando al mio esempio, quando ero un ragazzino e vennero ad avvisarci di non fare uno scrambler a nessuno, potevano anche avere qualche ragione, certo. Magari gli scrambler erano strumenti pericolosissimi che potevano inficiare il corso della giustizia. Sono certo che una simile tecnologia rendesse impossibile qualsiasi intercettazione.

Ma in quel periodo eravamo soggetti, nella provincia, ad un devastante problema di eroina. Abbiamo vinto il record italiano per il piu’ giovane morto di overdose. E no, i clienti del noto spaccino non hanno mai avuto visite.

Quali sono le forze che spingono i CC a schedare tutti i quattordici/quindicenni che spippolano coi computer, e andare a spaventarli uno ad uno, mentre si lasciano gli altri liberi di drogarsi?

E’ semplice.

Il pericolo sono le passioni. Le cose che le persone fanno per essere felici.

Gli stati, tutti gli stati, hanno un problema serio con le cose che le persone fanno per essere felici. A voler essere seri, lo stato (ogni stato) ha un problema con la felicita’ in se’ e per se’.

Il punto e’ questo: se si tratta di andare a lavorare va bene, perche’ il lavoro e’ fatica e la fatica rende infelici. (Ovviamente bisogna che il datore di lavoro collabori e vi rovini la giornata ogni mattina). Se si tratta di vivere in un appartamento per polli da batteria, che sopportate solo perche’ NON ci vivete (piaciuta la vostra casetta, durante la quarantena?) , allora va bene. Se si tratta di correre, sgobbare, pagare mutui, tutto ok. Andare in vacanza va bene, a patto che spendiate i soldi che avete guadagnato.

Ma non dovete azzardarvi a fare una cosa solo perche’ vi rende felici. Questo vedra’ lo stato ostile.

Se lo stato avesse mai osteggiato lo spaccio di droga quanto ha osteggiato le associazioni omosessuali, non avreste quasi droga. Se lo stato avesse mai osteggiato la prostituzione quanto ha osteggiato i sex club, oggi migliaia di donne sarebbero libere dai loro papponi. Se reprimessero le riunioni dei mafiosi con la stessa efficacia e la stessa capillarita’ con cui reprimono feste di compleanno dopo le 22.00 , non avreste la mafia.

Ma non sono queste le priorita’. Lo stato, qualsiasi stato, ha come obiettivo spegnere la felicita’ dei cittadini. Lo sloagan piu’ sovversivo che possiate avere su una T-shirt dice “io sono felice”. Lo stato non teme la rivoluzione , teme la felicita’.

Anni fa io ed un mio amico andammo con un telescopio (una roba da 150 euro, manco fosse lo Hubble ) ad osservare delle stelle. Siamo usciti dalla citta’ e siamo andati su alcune montagne dell’ abetone per ridurre l’inquinamento luminoso. Bene. Ci eravamo messi li’ a calcolare elevazione e tutto quanto, quando arriva la forestale.

Il loro problema non era di capire per quale motivo volessimo osservare Giove. Ci chiesero prima se non fosse il nostro lavoro. E quando dissimo che no, non era il nostro lavoro, la risposta fu che “allora non potete stare qui. Per fare fotografie telescopiche a grandi distanze occorre avere una licenza di fotografo”.

Non si capiva per quale cazzo di motivo (peraltro ho controllato e non esiste alcuna legge del genere), ma era “allora” che ci lascio’ perplessi: se fossimo stati li’ a fare una nottata per lavoro sarebbe stato un lavoro di merda che costringe a fare le notti, ma se e’ piacere… cambia tutto. Se ti rende felice, cambia tutto. Se ti fa felice, allora va spento.

Ma il problema e’ che se il bracconaggio fosse scoraggiato quanto lo fummo noi, probabilmente gli animali dormirebbero molto meglio.

Qualcuno scrivera’ che la felicita’ sia un qualche tipo di minaccia per lo stato, o che il problema e’ economico: ma quel telescopio era costato, e l’attrezzatura da campeggio anche.

La risposta sta , a mio avviso, in un aspetto del comportamento umano che non si e’ mai davvero sviscerato a livello culturale. Il sadismo.

Se osserviamo il comportamento dello stato come se fosse una persona, scopriamo che il suo tratto caratteriale piu’ evidente e’ il sadismo. Presentarsi come il principale ostacolo tra la persona e la sua felicita’ e’ l’obiettivo nel quale lo stato riesce meglio.

Ed e’ per questo che ad arruolarsi tra le sue fila siano due tipi di persona:

  • Quelli che vogliono fare carriera per tormentare persone meglio e piu’ forte.
  • Quelli che vogliono arruolarsi perche’ sperano che circondati da sadici soffriranno maggiormente.

In pratica, l’uomo dello stato appartiene a due categorie: sadici e masochisti.

La cosa interessante pero’ e’ che l’uomo dello stato non e’ dominante. Anzi, si nasconde dietro il volto anonimo dello stato, o dietro l’uniforme. E questo non e’ tipico dei dominanti. Si tratta di una distinzione che nel mondo BDSM e’ assolutamente chiara ai piu’: un master puo’ essere sadico, dominante, sadico E dominante.

  • Per il sadico, infliggere sofferenza e’ piacere, e il trasferimento di potere che questo richiede e’ solo un mezzo.
  • Per il dominante, infliggere sofferenza e’ un mezzo, mentre il trasferimento di potere che questo richiede e implica e’ il climax.

Anche quando l’uomo dello stato e’ un masochista , non ama tanto la sofferenza quanto umiliazione e bondage. Ama la sensazione di soffocare, di essere impotente, di essere umiliato dai superiori.

In definitiva, quindi, lo stato e’ un ente complessivamente sadico, ma e’ formato (perche’ le attira) da un mix di sadici e sottomessi (ma non masochisti). Questo mix di solito non funziona, perche’ i due hanno obiettivi diversi: il sadico bada al dolore, mentre il sub cerca piu’ esperienze di sottomissione. Di conseguenza possono solo cercare piacere all’esterno.

Cosi’ quando parlate con loro trovate il piccolo impiegatino sub che vive in astenia. Vorrebbe essere umiliato piu’ spesso dai suoi superiori, vorrebbe essere legato e asfissiato ancora di piu’, ma ai superiori interessa la sofferenza. Dall’altro lato, il sadico non riesce a soddisfarsi coi suoi subordinati statali perche’ gli obbediscono , gli danno tutto il rapporto di potere che vogliono, ma non amano tanto soffrire in se’.

Questo trasforma lo stato, se visto come una persona, in un sadico non dominante, o se preferite un sadico submissive. Il che e’ un controsenso in termini, a meno che il sadico non partecipi all’orgia con la promessa esplicita che ognuno deve far soffrire qualcun altro , al prezzo di ricevere sofferenza da altri.

Ed e’ quello che fanno gli impiegati dello stato. Al prezzo di superiori che distruggono la loro felicita’ , i sadici si dedicano a causare sofferenza fuori , tra i cittadini. I sottomessi che lavorano per lo stato , al contrario, amano essere umiliati (stipendi da fame, lavori noiosi e poco gratificanti – nel BDSM puoi ottenere lo stesso effetto quando ordini ad uno slave di tenere in mano un oggetto, tenendo il braccio teso. Dopo qualche minuto comincia a far male) ma non amano soffrire, e quando la sofferenza inflitta supera la semplice umiliazione, diventano insicuri e annoiati.

Il punto e’ proprio questo: lo stato si comporta come un sadico represso. Non c’e’ un disegno. Non c’e’ alcun obiettivo squisitamente politico. La politica non c’entra.

Il motivo per il quale un’associazione che fai passeggiate sui monti riceve piu’ controlli di chi trasporta droga usando i sentieri dei boschi e’ che il sadico gode di piu’.

Non per niente la stragrande maggioranza delle narrative BDSM (interrogatorio della polizia, uniformi, prison, bootcamp, etc) si riferiscono quasi sempre ad… istituzioni dello stato.

Inteso come persona, lo stato si comporta come un sadico annoiato. Per questo attira sadici e persone che non ambiscono alla sottomissione.

Come tutti i sadici non dominanti, i loro uomini piu’ crudeli soffrono di noia. come tutti gli slave non masochisti, i loro uomini piu’ mediocri vogliono essere soffocati, prigionieri e umiliati , e siccome i loro capi lo fanno poco, chiedono alla societa’ di farlo.

Purtroppo in Italia il BDSM e’ un crimine (violenze , percosse e lesioni sono perseguibili d’ufficio) quindi non troverete molti club di questo tipo. Ma se li trovate, provate a controllare quante persone lavorano per lo stato. E scoprirete una prevalenza insolitamente alta. Quasi preoccupante.

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