La lotta della politica contro la realta’

La lotta della politica contro la realta'

Osservando la stampa italiana oggi, tutto quello che vedo e’ un orchestrato, sistematico tentativo di cacciare dalle notizie qualsiasi elemento di realta’. Per capire meglio cosa intendo, dobbiamo chiederci quale sia stato l’effetto del Coronavirus sulla stampa italica.

Il coronavirus e’ piombato in una narrativa fantastica e politica della realta’ principalmente come intruso, ovvero come elemento di realta’.

Definisco elemento di realta’ qualcosa che NON dipende dalle opinioni, i cui effetti NON dipendono da qualcosa che si dice o scrive a riguardo.

Potrete parlare di eccellenza sanitaria lombarda quanto volete, ma alla fine questo non ha impedito al virus di uccidere ~20.000 persone. Potete parlare di novax e di complotto delle multinazionali del big pharma a piacimento, ma alla fine quando avete rischiato la vita eravate tutti ad ascoltare i comunicati stampa della Protezione Civile, non quelli di Barillari.

Questo ha consentito ad un certo numero di “scienziati” che prima erano solo “le strane bestie che si incontrano su Twitter” di arrivare ai giornali e dire quello che pensavano. Abbiamo visto numeri, formule e dati arrivare sui giornali e nelle televisioni.

Abbiamo visto che l’utilita’ oggettiva della rete si e’ rivelata essenziale durante il periodo del lockdown, consentendo a moltissime funzioni essenziali della societa’ di proseguire, dalla scuola all’ecommerce, fino allo smart working.

Ma questi elementi di realta’ non sono tollerabili quando tutta la stampa partecipa ad un progetto populista.

Sulle tecniche di cancellazione della realta’ dalla narrativa mediatica c’e’ poco da dire. Per ogni scienziato che pensa A ce ne sara’ uno che apparentemente dice B, tanto nessuno capisce il suo linguaggio specifico. (tipo la parola “clinicamente” in una valutazione sull’epidemia). I numeri devono sparire, la scuola a distanza e’ diventata una merda perche’ i ragazzi non socializzano (come se andare in classe dentro un blocco di plexiglas fosse “socializzazione”) , e anche lo smart working non va proprio bene per motivi che il DSM chiamerebbe “dissonanza cognitiva grave”.

Qual’e’ il compito, che cosa si vuole realizzare con questo genere di operazioni?

Per capirlo bisogna esaminare bene la comunicazione populista. Il populismo ha bisogno di estremismi, e gli estremismi sono sempre populisti. La differenza con il dibattito politico normale e’ che nel dibattito politico normale il tempo e’ sempre “parzialmente nuvoloso”, e poi ci sono idee contrastanti su quanto siano brutte le nuvole.

Nell’universo politico populista, ci sono due condizioni che si avverano contemporaneamente: fuori c’e’ una tormenta di neve, E fuori c’e’ un sole che spacca e il cielo e’ terso.

Nel caso normale, il giornalista poteva quindi tenere una finestra nello studio , aprirla, e vedere se “parzialmente nuvoloso” corrispondesse piu’ alla descrizione del politico A o a quella del politico B, ed entrambi i politici avevano buoni argomenti per dire “e’ piu’ bello che brutto” e “e’ piu’ brutto che bello”.

Ma nella politica populista, questa finestra deve restare chiusa: siccome la distanza tra “tormenta di neve” e “sole che spacca” e’ troppo grande, aprendo la finestra si darebbe torto ad A e ragione a B, cosa che chiude il dibattito ed espelle A. Ma sempre nella politica populista, tutti hanno diritto al contraddittorio, e quindi e’ un diritto umano piombare nel mezzo di una tempesta di neve in costume da bagno e dire “cazzo che sole che c’e’, dov’e’ la spiaggia?”.

E’ possibile tenere in studio due politici, uno che dice (per esempio) che esiste una tormenta di neve e uno a sostenere che il sole spacca? Certo: basta tenere chiusa la finestra che da’ sull’esterno. Ovvero, basta abolire ogni elemento di realta’ dal dibattito.

I mass media italiani servono proprio a questo: mantenere l’italiano in un mondo di delirio nel quale ogni elemento di realta’ e’ assente, in modo che sia possibile avere in studio sia quello che parla della tormenta di neve fuori , che quello che si lamenta per il caldo afoso che fa.

Questo mondo di delirio e’ basato su alcuni assunti:

  • La realta’ in quanto entita’ stabile e insensibile alle opinioni non esiste.
  • Tutte le opinioni hanno lo stesso valore.
  • Tutti hanno diritto “ad un contraddittorio”.
  • La verifica sperimentale e’ “contro la democrazia”.

Il coronavirus ha , ovviamente, prodotto un crollo temporaneo di questi assiomi. Il virus uccideva la gente, qualsiasi cosa ne pensaste o qualsiasi cosa ne diceste. Alcune opinioni avevano piu’ valore di altre, ed erano quelle di persone competenti. Il contraddittorio, spingendo a comportamenti oggettivamente pericolosi, andava soppresso per lasciare spazio alle istruzioni piu’ efficaci. La verifica sperimentale era obbligatoria per la sopravvivenza.

Ma in un mondo che contiene elementi di realta’, non potete parlare della “eccellenza sanitaria lombarda”. I numeri ed i morti vi danno contro immediatamente. Quindi, se ci sara’ un dibattito su quanto accaduto in Lombardia, potrete anche stare sicuri del fatto che diranno cose come “ci sono state tante epidemie, e quella lombarda era peggiore”. Non esistono prove reali di questo fatto, nel senso che il virus lombardo era venuto dalla Baviera, che ha avuto numeri molto diversi di vittime per milione.

Ma lo scopo della stampa italiana e’ di tenere le persone in un mondo di delirio nel quale un politico dira’ che la sanita’ lombarda e’ stata eccezionale, e un altro dira’ che no, ha fallito completamente, e nessuno aprira’ la finestra sulla realta’ per capire cosa sia successo.

Ho avuto bisogno della vicenda di Floyd per capire bene come mai l’IT sia nel mirino. E ho capito una cosa: per quanto l’accaduto su internet viene continuamente tacciato di essere “virtuale”, esso e’ reale.

Quando venne ucciso Floyd, la polizia disse che si era sentito male ed era stato soccorso dagli agenti. Una interessante realta’ virtuale, nella quale gli agenti facevano bella figura.

Fu il filmato messo su Facebook a distruggere la realta’ virtuale dei media tradizionali e portare elementi di realta’ nel dibattito. Anche nel caso del vecchietto scaraventato a terra dai bulli in divisa della polizia, cui e’ stato fracassato il cranio, e’ il filmato ripreso da un cellulare e postato sui social a dirci come siano andate le cose.

Quel mondo che avete chiamato virtuale e’ in effetti un elemento di realta’”, mentre oggi potreste anche accorgervi del fatto che TV e giornali vi stanno facendo vivere in una realta’ virtuale, mentre le registrazioni fatte dai sensori dei dispositivi connessi introducono elementi di realta’.

Perche’ il concetto e’ semplice: piu’ sensori il vostro cellulare ha, piu’ telecamere accese ci sono ovunque, piu’ elementi di realta’ entrano nella vostra vita.

Perche’ se per esempio usate una livecam come questa, in questo momento, nessuno potra’ dirvi che c’era una tormenta di neve.

trevi

Ed e’ per questo che ai politici piacciono i social, ma dispiacciono moltissimo i cloud per immagini e file.

Il problema e’ che potrebbero portare elementi di vita reale , nella realta’ virtuale che e’ la politica, la televisione, la stampa.

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