Il problema della democrazia diretta telematica.

Il problema della democrazia diretta telematica

Poiche’ ai giornali (e ai finanzieri che ci stanno dietro) fa troppo comodo un governo M5S/PD che non fa nulla, e quindi lascia fare tutto agli altri, si parla poco di quello che succede nel M5S. Questo e’ dovuto principalmente alla narrazione fascista che si fa della politica sui giornali, ma anche alla voluta incomprensione di un problema.

Che la politica sia narrata in maniera fascista e’ sotto gli occhi di tutti. I giornali parlano di correnti, e le dipingono come il male assoluto, laddove in altri paesi si parla di “democrazia interna” e le correnti vengono viste come un elemento essenziale della democrazia. Non voglio dire, ma ci sono paesi ove i partiti sono OBBLIGATI per legge a fare delle elezioni formalmente verificabili per eleggere la leadership. (significa che Forza Italia, M5S ed altri sarebbero illegali).

Il fatto che i parlamentari non la pensino tutti allo stesso modo, o che nel partito non la si pensi sempre allo stesso modo, viene visto come un trauma, che nei partiti fascisti di sinistra porta spesso a scissioni , mentre negli altri partiti produce una narrazione della stampa poco lusinghiera.

Nella narrativa fascista tutti i partiti devono avere “un capo” che “comanda” e gli altri devono avere una “disciplina di partito”. Se non riuscite a vedere il linguaggio del fascismo qui, non avete il salame sugli occhi. Siete dei salami voi.

Comunque, la soluzione universale inesorabile zip war airgainon sembrava averla trovata Grillo: si fa la democrazia diretta usando strumenti telematici. Siccome si e’ appoggiato ad un’azienda dalle capacita’ implementative praticamente nulle (sono dei pubblicitari del web, del resto: se non sai usare nemmeno un programma di Desktop Publishing per fare i volantini ad una pizzeria, a questo ti riduci), il risultato e’ stato piu’ patetico che ridicolo. Per questa ragione non parlo di quella pila di idioti che ha cercato di ergersi alla “voce della Rete” quando della rete conosceva poco e niente. Se la conoscessero non sarebbero a chiedere il reddito di cittadinanza, del resto.

Quando usci’ la storia della votazione online e della piattaforma “rousseau”, nonche’ “del sistema operativo del movimento”, (da quella notte immagino sempre Grillo che cade nello Swapfile del suo partito, agitando le braccia nel buio mentre precipita gridando “cambiate la swappineeeess!!!”) tantissimi esperti iniziarono a sbracciarsi gridando che qualsiasi sistema telematico sarebbe stato insicuro (poi ritiravano i soldi al bancomat per pagare la cena, ma ricordate che qualsiasi sistema telematico e’ insicuro e manipolabile e nessuna transazione e’ sicura: non ci credono nemmeno loro, a quel che dicono) , e che quindi bisogna fidarsi del “sicurissimo” sistema di voto cartaceo, cioe’ di un token che consente l’uso di innumerevoli trucchi, dai normografi che firmano il voto alle sezioni numerate dei piccoli paesini con il voto di preferenza agli scrutinatori che segnano i piccoli segnali concordati per firmare le schede (puntini fatti a matita, ed altro) per fare voto di scambio.

Altri futuristi si erano sbracciati dicendo che no, usando una rete dedicata come quella dei bancomat sarebbe stato possibile raggiungere lo stesso livello di sicurezza di un bancomat sorvegliato dalla presenza umana (che c’e’ per tutta la durata delle elezioni) e quindi sarebbe stato molto piu’ sicuro ed anonimo che un sistema basato su carta.

Ma si era ignorato il problema piu’ grande , con cui oggi il M5S sta facendo i conti nel litigare con Casaleggio Associati.

Il fatto che per avere un buon sistema di voto elettronico occorre che il gestore del voto elettronico non sia anche una parte in causa nelle votazioni.

Quando parliamo di un sistema di voto elettronico, che siamo sostenitori o meno, parliamo sempre di un sistema NEUTRALE. Nessuno di voi andrebbe a fare le elezioni su un sistema di voto elettronico gestito da un partito in corsa nelle elezioni stesse.

Al contrario, il problema si era generato quando si sarebbe dovuto votare pro o contro la piattaforma Rousseau… usando la piattrforma Rousseau. Cioe’, si voleva votare contro la presenza di Casaleggio , usando una piattaforma gestita da Casaleggio.

Qui si va al problema vero del voto elettronico: necessita di un’infrastruttura che va gestita. Cosa significa? Significa che mentre per il voto “normale” tutto quello che serve e’ uno spazio protetto dallo stato, alcune tipografie e dei produttori di scatoloni e matite, nel caso di un voto elettronico in un paese intero, occorre un’infrastruttura.

Si potra’ obiettare che anche per stampare schede , cartoni o sorvegliare le scuole si ricorra ad un’infrastruttura, ma il punto e’ che la tipografia che stampa le schede puo’ essere amica quanto volete del tale partito, ma non puo’ stampare schede capaci di cambiare l’esito delle elezioni.

Al contrario, se dovessimo creare un’infrastruttura che consenta il voto elettronico, dovremmo dare un appalto a qualche azienda di informatica, al solo scopo di poterlo fare. Ma qualsiasi struttura informatica utilizzata (blockchain compresa) puo’ manipolare l’esito del voto, se non altro rifiutandosi di registrarlo (in una blockchain si potrebbe semplicemente fare in modo che la vostra transazione non raggiunga alcun quorum aggiungendo codice dedicato), e via, i brogli sono serviti.

Affidare l’appalto ad aziende straniere diverrebbe ancora piu’ difficile, dal momento che tutti i complottisti si scatenerebbero dicendo che “la tale azienda americana , essendo americana, non vuole che il mio partito vinca perche’ he ha paura”.

Il problema, quindi, non e’ tanto di tecnologia: e’ di legittimita’. Chi certifica che la piattaforma sia neutrale?

Questo e’ circa il problema di M5S che si vuole togliere dalle scatole Casaleggio e si vede rispondere che da statuto si deve votare sulla piattaforma di Casaleggio, i cui dati sono gestiti da Casaleggio, e i cui algoritmi sono scritti da gente di Casaleggio.

Questo e’ il vero problema del voto elettronico, o della democrazia diretta sulla Rete, che nessuno ha voluto notare. Sia chiaro, i problemi di sicurezza volendo sono risibili, se ci fidiamo di chi costruisce l’infrastruttura.

Possiamo pensare ad un sistema nel quale il comune mi assegna un token, una semplice smartcard monouso con un modulo crittografico per la fase di Autorizzazione, Autenticazione e Registrazione, io entro nel seggio , ritiro la carta dalle mani del presidente e con quella vado nel seggio, dove trovo una specie di bancomat, che come i bancomat usa una rete staccata da internet , e porta direttamente al mainframe del ministero della difesa. Il quale, possedendo le credenziali crittografiche della smartcard, puo’ sapere se essa e’ autentica e validare il voto.

Se l’implementazione e’ corretta, difficilmente un sistema del genere potrebbe essere manipolato, diciamo che sarebbe piu’ difficile che manipolare il voto cartaceo.

Il problema e’ che nessuno potrebbe davvero certificare che l’implementazione sia corretta, e che sia neutrale.

Ma sia chiaro, nemmeno si puo’ certificare la conta : tutto quello che sappiamo e’ che un gruppo di “scrutinatori” contera’ i voti. Se in un dato paese di provincia c’e’ una presenza incombente di una forza malavitosa pervasiva , per dire, e’ possibilissimo che tutti gli scrutatori si sentano minacciati qualora non annullino abbastanza schede al partito che non piace.

In definitiva, quindi, il problema del voto elettronico e’ identico a quello del voto “normale”, su carta: la differenza vera e’ che sappiamo come fare in modo che un sistema elettorale SEMBRI neutrale nel caso del sistema cartaceo, mentre NON sappiamo come far sembrare neutrale un sistema elettronico.

Tutte le elezioni sono alterate, sia su carta che nei sistemi elettronici. Il problema e’ che dando un appalto a qualche azienda di informatica automaticamente si crea un conflitto di interessi , mentre con il voto su carta il conflitto di interessi non e’ il problema (e ce ne sono altri).

Potenzialmente, quindi , il voto elettronico e’ piu’ sicuro della catastrofe che si ottiene con la carta (nessuno di voi si fiderebbe di una carta di credito che lavora come lavorano gli scrutinatori di un seggio) ma ha il grande vantaggio che il possibile manipolatore non e’ evidente.

Ed entrando in conflitto con Casaleggio, il piu’ grande profeta del voto online si trova a scontrarsi col problema della neutralita’ del mezzo elettronico, in prima persona.

Commenti

  1. orazio

    Facciamo prima a ricordare ciò che Stalin disse
    (NN IMPORTA COSA VOTI, IMPORTA COLUI CHE CONTA I VOTI)

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