Il privilegio.

Il privilegio.

Potrei dire di essere un privilegiato perche’ posso lavorare da casa. Ed e’ vero. Ma e’ vero sino ad un certo punto, dal momento che siccome gestiamo un laboratorio , a volte dobbiamo andarci fisicamente per installare hardware. Inoltre, visto che adesso l’intera Germania ha scoperto che si puo’ lavorare da casa, e stanno seguendo il consiglio di Nonna Angela detta “Mutti” , chi puo’ farlo lo fa.

Ma per quelli come noi significa che piano piano si scopre che “se vogliamo davvero lavorare da casa TUTTI bisogna aggiungere X”. Quando X e’ un software, va tutto bene. Ma il software gira sull’hardware, noi abbiamo tanti NDA, e quindi ci fidiamo solo dei nostri server. E quindi, a volte devo andare , insieme al mio team “spettro asperger” a montare cose. I vogon dell’ IT, insomma.

Oh, si, in Germania ci sono solo 40 morti per milione di coronavirus, quindi rischiamo poco, e lalalala. Ma.

Sono un privilegiato due volte. Perche’ ho anche il “privilegio maschile®”. Perche’ quando andro’ nella server room, (temperatura media 10 C) ci trovero’ solo maschi. Non che noi non assumiamo donne. Anzi, siamo quasi al 50%.

Ma quando c’e’ un rischio, anche microscopico, vanno i maschi. Sempre. Credo sia cosi’ dagli anni dei neandertal. E dire che le donne muoiono molto meno di coronavirus. Hanno celebrato la superiorita’ del progesterone e dell’estrogeno sino alla nausea: quanto sono tronfie della loro vittoria sul malvagio testosterone. Rischiano di meno anche col coronavirus. Ma andremo noi.

E’ il “privilegio maschile®”: quello di essere comunque sacrificabili.

Perche’? Boh. Credo sia un esempio di matriarcato strisciante. E’ semplicemente accettato che in caso di rischio, qualsiasi rischio e’ troppo per una donna. Mentre non e’ mai troppo per un uomo. Non credo se ne sia nemmeno discusso. Sono cose di cui si discute quando si parla di pari opportunita’. Nei giorni di sole. Nei giorni di pioggia si dice “prima le donne e i bambini”, come dire “la vita dei maschi viene dopo”.

Non che sia una novita’. In Italia, su 1000 morti/anno sul lavoro, il 97% sono uomini. Il “privilegio maschile®”, a quanto pare, consiste anche nel rimanere schiacciati sotto una pressa, bruciati vivi sotto una colata di ghisa, affogare in una cisterna. Non e’ il mio caso, per fortuna. Al limite a me cade un UPS sul piede.

Quindi sono un privilegiato, perche’ sto affrontando “solo” il rischio di 40 per milione di prendere il coronavirus e morire. Ma la cosa buffa e’ che questo 40 per milione, se sei una donna, si abbassa a 25 per milione. Ma per loro e’ troppo. Se qualcuno deve morire per questo, che sia comunque un maschio.

A questa cosa della sacrificabilita’ del maschio, o se preferite al fatto che la mia vita valga meno di quella di una donna, sono abituato. Fa parte dell’educazione maschile, e un paio di anni di servizio militare in marina me lo hanno chiarito ancora meglio. Crepano i maschi, mentre le donne stanno al sicuro nei rifugi, punto. Il maschio e’ sacrificabile. Il “privilegio maschile®” comprende anche il fatto che nella prima guerra mondiale siano crepati circa 10 milioni di maschi, circa l’87% del totale dei morti. La percentuale nella seconda guerra mondiale non e’ stata molto diversa.

La vita dei maschi e’ spendibile. Il maschio e’ sacrificabile. E’ il “privilegio maschile®”, darling.

Ovviamente, il capo e’ venuto a ringraziarci. Intendo quello maschio. Le altre due sono donne. E non sono venute: dieci gradi di una sala server sono freddi, il freddo in Germania e’ una cosa mai vista prima, e chi vive in un paese tropicale ha paura di ammalarsi piu’ facilmente.

Col capo noi abbiamo gia’ alzato la manina, dicendo che ci aspettiamo che questa cosa sia riconosciuta nel bonus annuale dell’anno prossimo. Esso e’ individuale, e significa che l’anno prossimo chi c’era avra’ un premio in soldi. Il maschio sara’ sacrificabile, ma non e’ fesso. Sembra che succedera’.

E cosi’ l’anno prossimo saremo nella spiacevole condizione che si chiama “gender gap”. Le donne guadagneranno leggermente meno.

Ecco, ci siamo scattati delle foto nel lab. L’anno prossimo, se qualcuna dalle HR osera’ alzare il problema del gender gap, mostreremo le fotografie, e chiederemo loro dov’erano le prodi ragazze.

Sto per usare un termine estremamente maschile. Estremamente partiarcale.

“Codardia”.

L’anno prossimo, il gender gap misurato sui bonus, non sara’ il premio per il rischio: il rischio era minimo, 40 punti per milione.

Sara’ il prezzo della codardia. Codardia che e’ piu’ grande, a maggior ragione se il rischio e’ piccolo. E ancora piu’ grande se il tuo rischio e’ minore del mio.

E se qualcuna alzera’ la voce, sara’ molto difficile per me trattenere un bello sputo in faccia, materiale o verbale. Lo so cosa tireranno in ballo. I bambini e la famiglia. Ma anche io sono padre, anche io ho una famiglia, e sono andato. So gia’ come zittirle.

Ed e’ questo il secondo prezzo della codardia:

Trasforma i perdenti in patetici.

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