Il conto dei giornali.

Mi chiedono come siano gli umori dei tedeschi rispetto alla UE oggi, e come mai la Merkel sembri piu’ europeista, ma in tal caso credo che abbiate preso una clamorosa svista: nei suoi discorsi piu’ recenti la Merkel e’ stata MENO europeista di quanto non lo fosse prima, e a quanto si legge in giro e’ pieno di dibattiti su centri di think-tank locale che calcolano i costi dell’uscita della Germania dalla UE.

E’ vero, la Merkel ha parlato in coro con Monti dicendo che faranno di tutto per salvare l’euro. Cosa che non avrebbe mai fatto qualche tempo fa. Ma questa NON e’ una buona notizia: significa solo che parlare e’ gratis, e la Merkel ormai sa che non ne seguira’ nulla.

Innanzitutto, avrete notato come la Merkel non parli piu’ di “maggiore integrazione politica”. Non si tratta di un caso, ma di un adattamento alla situazione. Se qualsiasi forma di integrazione politica dovesse arrivare in UE, arriverebbe mediante l’unico strumento possibile, ovvero un consenso paneuropeo -o almeno non un terribile dissenso- verso il progetto stesso. Consenso in termini di popolazione che desidera l’integrazione.
Il problema e’ che a quel punto il consenso e’ stato misurato, e la risposta e’ stata : “non solo non c’e’ consenso per una maggiore integrazione politica, ma se essa viene proposta dalla Germania fallira‘ in quanto e’ in corso una violenta campagna di odio antitedesco sui media di tutta Europa“.
Il punto politicamente e’ semplice: quando si e’ arrivati alla crisi, le “istituzioni europee” sono andate in palla. Tutto quello che si e’ visto che e’ alcuni capi di stato, Sarkozy e la Merkel prima, Hollande, la Merkel e Monti dopo, hanno cercato di prendere le redini della crisi ed avanzare delle proposte.
Ora, il punto e’ che la Francia non ha la forza politica di proporre un modello di integrazione europeo, e l’unica proposta “eurobond e unificazione del debito in cambio di unificazione fiscale e politica“e’ venuto dalla Merkel. In definitiva, cioe’, esiste oggi una sola “roadmap” sul piatto, cioe’ quella di creare un eurobond e poi evitare che venga schiacciato dalle disuniformita’ di bilancio imponendo una politica di spese (e tasse) unica.
In realta’ l’eurobond senza un coordinamento delle politiche di spesa e di fiscalita’ e’ solo un nuovo debito sostenuto dal nulla: se fosse sufficiente un debito sostenuto da politiche fiscali divergenti e frastagliate, allora non ci sarebbe nemmeno la crisi attuale.
Tuttavia, i sondaggisti tedeschi si sono resi conto che  qualsiasi proposta di integrazione politica venga dalla Germania – ovvero l’unica proposta sul tavolo- sara’ rifiutata per un semplice motivo: i giornali europei, e le relative opinioni pubbliche, accolgono festanti i soldi tedeschi, ma odiano e disprezzano qualsiasi altra cosa venga dalla Germania.
Facciamo un esempio: un attacco come quello di Marchionne contro la malvagia VolksWagen “che fa i prezzi troppo bassi e cosi’ schiaccia la FIAT” non sarebbe tollerabile contro case automobilistiche di QUALSIASI altro paese. Un Marchionne che pretende che VolksWagen produca meno auto (dicendo che VW e’ in un ‘eccesso di produzione”) per lasciar vendere anche FIAT non ha alcun senso in alcun mercato, e normalmente causerebbe un incidente diplomatico serio.
Ma se parliamo di tedeschi, allora i prezzi bassi (che guarda caso beneficiano il cliente) sono “una politica di sconti sleale”, e il fatto che VW produce di piu’ e vince in Cina e’ “una politica industriale devastante”.  Il fatto e’ semplicemente che VW sta producendo macchine che costano meno -questo e’ uno sconto- e ne vende di piu’.  Quale sia il surplus di produzione di prodotti che si vendono, lo sa solo Marchionne.

Curioso peraltro che lo stesso Marchionne che dava lezioni di globalizzazione sino a ieri spiegando a tutti (in Italia) che FIAT oggi e’ una multinazionale che guarda al mondo poi si lamenti della strategia globale di VW: se anche fosse vero che stanno approfittando dei guadagni in Cina per fare sconti in UE, si tratta di una strategia globale. Il maestro Marchionne ha studiato abbastanza bene la lezione che pretende di insegnare?

Questo e’ solo un esempio: sui giornali di tutta Europa, anche e specialmente italiani, c’e’ un continuo vomitare di una tesi che si riassume cosi’: “se i tedeschi ci danno i loro soldi per pagare il nostro debito va bene, altrimenti sono solo dei nazisti imperialisti ladri“.

Insomma, se il turista tedesco viene qui e paga e’ il benvenuto, se poi pretende qualcosa in cambio e’ solo un bastardo: niente di nuovo, in fondo.

Ovviamente, un tempo si poteva scrivere tutto questo sui giornali e l’unico problema sarebbe arrivato se qualche ambasciatore o console avesse denunciato la cosa. E gli ambasciatori, si sa, denunciavano assai poco perche’ il loro compito e’ di smussare gli spigoli.

Ma oggi esiste Internet, ci sono molti italiani in Germania e pochi sanno che nelle scuole tedesche c’e’ anche l’italiano tra le lingue straniere (tra l’altro ha una certa frequenza di scelte, anche da non italiani) , e in definitiva questa campagna di odio alla fine e’ arrivata sui TG tedeschi.

Ci e’ arrivata per diverse ragioni. La prima e’ che i tedeschi hanno molti giornalisti a spasso per l’Europa, essendo un popolo piuttosto curioso rispetto alle novita’ di moda. In secondo luogo perche’ ci sono dei partiti euroscettici (Republicaner ed NPD  a destra, ma anche delle fazioni dell’ SPD e della CSU lo sono) che ne stanno approfittando. Inoltre, ci sono anche fazioni non euroscettiche ma interessate a bloccare qualsiasi fuga di budget dalla Germania verso paesi europei, fazioni le quali tentano di organizzare una politica antieuropea.
I lander dell’ex Germania est sono interessati a mantenere il budget di aiuti sociali , e ovviamente una diminuzione del budget a favore di paesi europei non fa loro piacere. Cosi’ come i partiti che tengono di piu’ allo stato sociale temono i tagli che arriverebbero se un pezzo di budget finisse fuori dai confini. Sono fazioni potenti, specialmente in un sistema politico come quello tedesco, che privilegia la rappresentativita’.
Tutti questi partiti hanno qualche controllo sulle TV (su quelle dei lander di certo) e sui giornali, col risultato che tutta la campagna di odio antitedesca sta venendo registrata, spiegata , ed e’ ormai parte del dibattito. Del resto, se anche non ci pensassero i giornali, ogni tedesco che -le scuole si sono chiuse 3 settimane fa- e’ entrato in una agenzia di viaggi si e’ sentito rispondere che era sconsigliabile andare con la famiglia in Italia, Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, e si e’ visto consigliare la Croazia. In che modo potrebbe sfuggire loro, una cosa simile?
Cosi’, se non sentite piu’ la Merkel dire che per l’eurobond ci vuole piu’ integrazione, la ragione e’ semplice: la Merkel non lo ritiene piu’ un progetto politicamente fattibile per mancanza di consenso.
Ritiene cioe’, anche se non lo dice ancora apertamente -e preferira’ nascondersi dietro la sentenza della corte costituzionale tedesca- che non ci siano le condizioni di consenso per andare avanti in quella direzione. Ne’ fuori dalla Germania ne’, progressivamente, dentro.
Lo si puo’ notare nel cambiamento di atteggiamento del think-tank tedesco. Se fino a qualche settimana fa si parlava dei costi del sostenere l’euro e i paesi periferici, oggi si parla solo dei costi dell’uscita della Germania dall’ Euro. Se prima Schauble andava in giro a dire che la Germania poteva sostenere l’ Euro ed uscirne coi conti sotto controllo, oggi va ripetendo che sebbene con molte perdite saprebbero come gestire l’uscita della Germania dall’ Euro.
In definitiva il calcolo che fanno e’ che esiste una grande quantita’ di crediti inestatti della Germania in Europa,  la cui esigibilita’ sarebbe ridotta anche del 50%. Ma esistono anche crediti dellaGermania verso il resto dell’europa, e in caso di uscita esistera’ la possibilita’ di riblindare il mercato tedesco. Il bilancio di questo sara’, nei conti, una crisi simile per dimensioni a quella del 2008, cioe’ a quella che segui’ il crack di  Lehman Brothers. Dolorosa, ma saranno “maledetti e subito”.
Questo mostra i limiti di una assurdita’ , cioe’ del fatto che in Europa la stampa sia quasi sempre figlia della finanza locale: gli investimenti in giornali e media sono tra i preferiti per i finanzieri , e semmai l’esistenza di Mediaset rappresenti un caso strano, lo e’ in direzione opposta. Se leggeste i giornali francesi, inglesi o spagnoli alla voce Germania, vi sembrerebbe di essere tornati al 1943.(1)
Cosi’ e’ vero, la politica tedesca riguardo alla UE sta cambiando. Non sembrano piu’ combattivi come prima, non dicono piu’ nein nein, per una semplice ragione: stanno pensando di dire “Auf Wiedersehen” . I centri di ricerca economica non lavorano gratis. Non fanno simulazioni sull’uscita dall’euro giusto per uscirsene sui giornali ed in TV: se le fanno e’ perche’ gli vengono commissionate. Ogni lander, ogni partito politico, ogni banca ed ogni assicurazione hanno ormai chiesto a qualche centro di fiducia “quanto costa uscire e quanto costa rimanere?” .
Di chi e’ la responsabilita’ maggiore? Sicuramente della stampa europea, che ha aizzato i cittadini contro la Germania, dipingendo come un obbligo dei tedeschi di fare l’impossibile. Il PIL tedesco NON PUO’ fare , per semplici questioni numeriche, da garante per il debito italiano, francese, spagnolo , portoghese.  Basterebbe usare questi strani segni, i numeri, per convincersene.
Cosi’ per mesi la stampa europea ha attizzato, con una campagna di una follia irresponsabile, le masse all’odio antitedesco.
La campagna stampa era pensata come una campagna stampa locale, ma in che modo volete che i tedeschi non si accorgono di nulla, se le scuole si sono chiuse 3 settimane fa e ai turisti tedeschi sta venendo consigliati di evitare Grecia, Italia, Spagna -paesi che prima amavano- dalle stesse compagnie viaggi, per paura di aggressioni? Gli stanno dicendo “se andate in Italia rischiate di essere picchiati, insultati o peggio” e gli viene consigliata la Croazia.(2)
Se c’e’ una cosa che il tedesco sa , ha capito e tiene in considerazione -tra poco ci saranno le elezioni- e’ di essere odiato.
Cosi’, esiste un rischio piuttosto forte dopo le prossime elezioni, chiunque sara’ il cancelliere tedesco: che finita la bufera, o attenuatasi, alcuni stati dicano “ehi, adesso facciamo l’eurobond e andiamo avanti sulla via dell’ unificazione”, e siano i tedeschi a dire “No, abbiamo bisogno di un momento di riflessione”, o qualcosa di simile.
Indubbiamente in quel momento qualcuno dira’ “ehi, ma che fine hanno fatto i discorsi della Merkel sull’integrazione politica?” Beh, la risposta piu’ corretta a riguardo sara’ “sono finiti nei titoli dei giornali europei”.
In passato non ero un sostenitore della UE e la consideravo un male evitabile. Oggi la considero un male necessario. Mi sembra che qualcun altro lo stia considerando fumo negli occhi..
Con il 90% delle commodities in mano a poche famiglie, una finanza anglosassone che puo’ papparsi una nuova Lira in un boccone, paesi emergenti che fanno concorrenza proprio alle PMI italiane, l’ultima cosa che certi scribacchini italiani dovevano fare era di permettersi una campagna antitedesca.
Ma si sa, “quando rischi di perdere qualcuno, tutto quel che farai per riaverlo non fara’ altro che peggiorare la situazione”.

Beh, adesso la frittata l’avete fatta mi sa.

Uriel
(1) Ripeto: la mia casa italiana si trova tra Marzabotto e Monte Sole. Tanti antinazisti dal portafogli vuoto ed interessato mi impressionano assai poco. Specialmente se fino a ieri parteggiavano per gente che voleva “smetterla di piagnucolare contro cose di 70 anni fa” e pretendevano che anche a Marzabotto sfilassero i repubblichini!
(2) E Duesseldorf e’ una citta’ internazionale. Non immagino cosa succeda in Turingia o in Baviera. Eppure, e’ stato consigliato ad un mio collega, che mi ha chiesto se fosse vero. Io l’ho rassicurato che le cose non stanno cosi’, ma visto che ha scelto comunque la Croazia , devo dedurne che non sono stato abbastanza bravo. Forse non ci credo abbastanza neanch’io.

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