Barbero

Barbero

Questo post e’ un post leggero, quindi non c’e’ bisogno di inalberarsi troppo. Ma vedo che Alessandro Barbero lo storico sta diventando famosissimo e se ne parla, con il piccolo problema che sta diventando una specie di oracolo della storia, quando in realta’ si nota che ha una certa tendenza a “metterci del suo”.

Sia chiaro, tutti gli storici italiani tendono a metterci del loro. E anche all’estero non scherzano al punto che ci sono attriti visibili da narratori della storia e archeologi. Il vero problema e’ che tradizionalmente la storia si faceva su cronache e annali. La facevano i topi di biblioteca. Poi si e’ cominciato a guardare tra i ritrovamenti, le tombe, i biologi hanno cominciato a studiare gli scheletri, i matematici hanno cominciato a farci statistiche, gli economisti hanno cominciato a fare conti, e puf… e’ successo di tutto.

Non sto dicendo che Barbero sia un cattivo storico: anzi, se la gente cominciasse ad ascoltarlo, forse saprebbe di cose che sono successe ma quasi nessuno lo sa. Bello. Ma eredita molto dalla scuola italiana di storici (una delle) nella quale trovate anche gente come De Rosa, che fanno storia con il seguente motto: tra due punti non passa solo una linea, ma passa tutto il cazzo che mi pare.

Cosi’ le versioni sono accurate sul piano delle fonti, ma le fonti non bastano. Cosa significa? Significa che se trovo due liste della spesa in una vecchia biblioteca, non basta a ricostruire l’economia dell’epoca. Perche’ sono solo due. Perche’ magari non sappiamo un cazzo di chi fossero i destinatari. Quindi da una lista della spesa dove si vanno a comprare acciughe possiamo sapere che le acciughe si vendevano, ma non possiamo inventarci di essere in una citta’ con una raffinata borghesia.

Ma la cosa che accomuna Barbero con gli altri storici italiani e’ che e’ piuttosto accurato quando parla per esempio del medioevo o del periodo romano. Arriva benissimo a Napoleone (e questo vi fa capire che ho guardato molti dei suoi video (che trovo gradevoli), ma quando ci sia avvicina all’ultimo secolo , e ci si avvicina a questioni che risuonano nella politica di oggi, fa quello che fanno tutti gli storici italiani. Diventano politici. Un classico esempio e’ De Rosa. Faccio questo esempio perche’ leggere la sua biografia fa capire quanto politicizzate siano certe facolta’..

E siccome le facolta’ sono politicizzate, sinche’ si parla di storia degli assiri possono dire il cavolo che vogliono, ma quando ci si avvicina alla storia contemporanea bisogna a tutti i costi schierarsi con la cordata, con la loggia o con la facolta’. Fine.

Di conseguenza, ho cominciato a notare pesantemente la componente narrativa quando ho visto i suoi video su Caporetto. La Storia militare della prima guerra mondiale me la sono studiata con una discreta passione per altri motivi , e il problema della prima guerra mondiale e’ che per capirla occorre semplicemente TOGLIERE tutta la narrativa che gli storici politici amano metterci sopra.

Perche’ se la togliete, scoprite che la Prima guerra mondiale e la seconda , per l’italia , sono identiche. E i governi della prima guerra mondiale si comportarono esattamente come quello della seconda: non in tutto il mondo, mi riferisco all’Italia. E capire che tra il governo che gesti’ la prima guerra mondiale e quello che gesti’ la seconda NON c’era differenza di comportamento (almeno in come si gestiva la guerra) aiuta eccome. Aiuta a capire che Mussolini non fece il fascismo: mantenne quello che c’era.

Ma andiamo per ordine e torniamo a Barbero.

Barbero lamenta che gli italiani credevano che avrebbero vinto la guerra. Cosa che fu. E c’era un motivo per il quale lo credevano: entrando in guerra un anno dopo, si erano gia’ resi conto che l’austria sarebbe collassata, e probabilmente anche la Germania. Era un low-hanging fruit, perche’ in ogni caso l’austria per tutta la prima guerra mondiale non fece che collassare. Diaz, il tanto osannato, organizzo’ la rimonta contro un paese nella cui capitale mancava il cibo e la gente moriva di fame per le strade. Poteva anche aspettare sul Piave, e gli austriaci gli sarebbero collassati sotto gli occhi.

Per capire quanto sia inutile questa precisazione, e capire quanto sia inutile l’insistenza di Barbero su questo dettaglio, dovremmo chiederci “ma esistono governi che entrano in guerra senza essere stati assaliti, pensando di perdere? Ovviamente no: questa precisazione compulsiva di Barbero e’ dovuta alla sua posizione politica. Non aggiunge nessuna informazione, e di conseguenza non puo’ spiegare nulla. Invece per Barbero
spiega tutto. Tutto si spiega col fatto che si pensava di vincere la guerra facilmente. Ma nemmeno questo ‘“facilmente” e’ proprio vero.

Ma andiamo per passi.

Che cosa aveva in mano Cadorna?

Aveva in mano un esercito straccione. Quando ricevette alcune divisioni dal meridione gli fu fatto notare che alcune brigate erano scalze. Erano quei poveracci che i piemontesi avevano arruolato per combattere il banditismo, e abitualmente erano soldati low-cost, di solito ex pastori, quindi avevano equipaggiamento minimo. Si erano “riorganizzati” , si dice, ma di fatto avevano solo aggiunto altri fanti.

Le accademie erano fatte di inutili cialtroni, cioe’ nobili e umanisti. La piu’ gettonata era la Scuola di Artiglieria di Torino, che buttava fuori il top , perche’ per usare l’artiglieria bisognava saper fare a leggere , almeno gli ufficiali. Che sapevano fare a leggere, in quanto nella stragrande maggioranza dei casi erano … avvocati. Non avevano la piu’ stracazzo di idea di come si calcolasse il seno o il coseno di qualcosa, e lasciavano fare ai sottufficiali. I quali sapevano come usare le carte balistiche e i crocini , cioe’ sapevano mirare solo se il punto era segnato sulle mappe. Per capirci, gli artiglieri nemici sapevano puntaredurante le manovre basandosi su nuovi punti presi dagli esploratori. Loro no. Anche perche’ di esploratori a cavallo ne avevano pochi, ma questo lo ammette anche Barbero, vedo.

L’altra accademia (lo riconosce anche Barbero) era quella di Modena, che erano gli straccioni. Erano straccioni piu’ moderni, perche’ venivano da quel po’ di borghesia che esisteva, e quindi spesso avevano imparato a fare i conti nella fabbrichetta di papa’. Ma erano pochi e facevano poca carriera.

Ma Cadorna aveva un’armata di ex contadini analfabeti. Il PIL italiano del periodo era per il 93% agricolo, e solo per il 7% industriale e “servizi”. Vedete voi.

Come si fa la guerra invece? Si fa con tre ingredienti: tecnologie (armi), uomini e budget. Allora, di Budget ce n’era poco. Di tecnologie, essendo l’Italia un paese poco industriale, ce n’erano poche. Cadorna doveva fare la guerra con gli uomini. Cioe’ coi fanti.

Cosa fa un generale quando decide la strategia basandosi su questi tre pilastri? Beh, se la tua guerra si basa su soldi, sai che vincerla costera’ molti soldi. Se la tua guerra si basa sulla tecnologia, sai che il consumo di risorse e di materiali sara’ enorme. Se la tua guerra si basa sugli uomini, sai che moriranno come mosche.

Cadorna sapeva benissimo che sarebbe stata una guerra sanguinosissima. Non per nulla, ordino’ di tacere le perdite umane nei bollettini di guerra. E non si curava tanto dei suoi soldati, perche’ erano dei morituri. Erano cosi’ morti che gli orbitali dei loro elettroni stavano il 90% del tempo sottoterra. Non c’era ragione di badare al loro benessere, perche’ Cadorna sapeva benissimo che sarebbero crepati come mosche.

Qui cominciate a vedere il fascismo: non notate gli otto milioni di baionette? Non notate la “nazione povera di mezzi materiali ma ricca di uomini di valore”, di cui parlava Mussolini con Hitler?

E il governo (i governI) dell’epoca? Beh, idem. Tantevvero che non si preoccuparono tanto dell’ordine di Cadorna di emanare solo comunicati senza le perdite, e si addormentarono, beandosi delle innumerevoli “avanzate” e “assalti” sull’ Isonzo. Il comunicato diceva che si era fatto l’assalto (cosa che dava all’Italia un’immagine di aggressivita’, dinamismo, slancio), che si erano conquistate la collina Flavia, la valle Maria e il Passo GAetano. Che di fatto equivaleva ad un’avanzata di seicento metri, ma chi non era del luogo non sapeva e non capiva. E nessuno gli diceva che quei cinquecento metri erano costati 28.000 morti.

Anche qui, non ci vedete esattamente la seconda guerra mondiale? Non vedete lo stesso dormire della classe politica di fronte alle disfatte, la stessa voglia di guardare altrove, la stessa sciatteria del fascismo? Non vedete le stesse tecniche di propaganda, lo stesso mentire, lo stesso nascondere?

Cos’altro aveva Cadorna? Ah, gli alleati. Che stringevano gli imperi centrali in un embargo navale. Cosicche’ la marina italiana, con l’aiuto di quella francese, ebbe gioco facile nel chiudere l’adriatico e bombardare delle coste austriache.

E anche qui torna il buon vecchio “ ma noi abbiamo l’alleato” della seconda guerra mondiale. Vedete? Era tutto uguale. Era gia’ una gestione 100% fascista della guerra, sia dal punto di vista interno che internazionale. Mussolini non cambio’ nulla: tutti i difetti, la sciatteria e la mediocrita’ erano presenti da prima. Mussolini le traghetto’ avanti per 20 anni, tutto qui.

Se passiamo all’aviazione, ci troviamo il germe del Balbismo. Un’aviazione di eroi, fatta per scrivere pagine di storia piu’ che per vincere, fatta di troppi idrovolanti (impostazione che impedi’ all’aereonautica italiana di modernizzarsi, di pensare alle portaerei, e specialmente che piaceva a Balbo per rimorchiare le donne nelle sue “transvolate oceaniche”). Il fascismo era gia’ tutto li’. Con Mussolini prese la forma estetica ideata da D’Annunzio, ma di fatto non cambio’ NULLA. L’Italia era “fascista” ben prima di Mussolini, forse sin dalla fondazione.

Ma il punto e’ che ne’ Cadorna ne’ il governo italiano pensavano di vincere facilmente: non avrebbero nascosto i caduti altrimenti. Pensavano di vincere, ma qualsiasi generale che si basi non sulla tecnica , non sul budget, ma sugli uomini, SA che avra’ perdite enormi. Punto. E Cadorna i morti li contava sin dalle prime battaglie. E anche il governo italiano.

Che cosa aveva Diaz?

Aveva gli austriaci che collassavano. Aveva Vienna senza cibo ormai da un anno, intere divisioni austriache che disertavano, un esercito austriaco privo ormai di logistica , consumata sul fronte serbo, insomma, l’Austria era sul punto del collasso. Se fosse stato Quinto Fabio Massimo, detto Cunctator, (“Temporeggiatore”) , non avrebbe MAI fatto la battaglia del Grappa. Bastava aspettare. (E tenere calmi i francesi, che volevano che gli italiani si sbattessero di piu’. Anche qui, obbedire all’alleato non lo ha inventato Mussolini)

Che meriti inutili si prese Diaz? Diaz non aveva piu’ budget , non aveva tecnologie migliori, aveva semplicemente avuto un sacco di coscritti in piu’ (i ragazzi del 99). Ancora una volta, la premessa di una strage: una guerra basata sul numero di uomini (non corroborata da nuove armi o nuova spesa militare) e’ SEMPRE una strage.

E allora che meriti gli diedero, pur di giustificare il fatto che avevano cambiato allenatore a Caporetto?

Gli diedero il merito di aver “alzato il morale delle truppe” e di “aver badato al benessere dei soldati”.

Questo e’ il momento in cui Barbero mostra il suo essere un umanista. LA storia del morale innanzitutto non e’ reale. Il morale basso si misura facilmente, col numero di disertori. Che non fu altissimo, era minore di quello degli austriaci DI UN FATTORE DIECI. Intere divisioni austriache avevano disertato, al punto che esistette una divisione italiana composta solo da disertori austriaci che avevano cambiato bandiera perche’ dagli italiani si mangiava ogni giorno. I soldati austriaci in quella fase della guerra mangiavano (=ricevevano il pasto giornaliero) una volta ogni 3 giorni, in media.

Non ci furono tutte queste diserzioni, nemmeno (considerato il disastro) dopo Caporetto. Ci fu un picco durante la ritirata, ovviamente, ma furono ripresi e fucilati. E non erano cosi’ tanti, considerato il disastro.

Ma oltre al fatto che tutto questo morale basso non si misura se non nelle lettere dei soltati (che partecipano ad una carneficina immane, quindi tanto felici non sono) , il problema e’ che la prima guerra mondiale era gia’ tecnologica. Se vai a combattere col gladio contro un barbaro, l’adrenalina e la motivazione fanno la differenza. Se stai assalendo Gerusalemme , il discorsone del centurione ti cambia la vita. Perche’ nella lotta muscolare il morale serve.

Ma se hai contro filo spinato, cavalli di frisia, mitragliatrici e lanciafiamme , col morale ci fai la birra. Non cambia un cazzo. Non diventi antiproiettile se hai il morale alto. Era gia’ una guerra troppo tecnologica perche’ il morale fosse la mossa vincente. Se gli austriaci fossero stati nelle condizioni del 1914, Diaz sarebbe stato respinto e avrebbe contato montagne di uomini (e di cavalli) morti. Lo faccio presente perche’ ebbe la geniale idea di usare cavalleria pesante in luoghi montagnosi. Ma lasciamo perdere le opinioni personali.

Il punto e’ che Cadorna aveva di fronte un esercito austriaco funzionale, e quando furono disperati arrivarono i tedeschi a dare man forte. Diaz si trovo’ di fronte un esercito gia’ perdente, semisconfitto, e letteralmente affamato, peraltro flagellato dalla spagnola. I boeri gli si offrivano prigionieri per mangiare.

Diaz fece un pochino di ammuina, istitui’ i giornalini del soldato, diede loro uno sconto sui bordelli, e divise nuove. Tutte cose che, si sa, di fronte ad una mitragliatrice contano.

Ma Barbero, ed e’ qui che dimostra i suoi limiti, descrive la guerra pesando che sia una guerra fatta ancora con la forza fisica dei soldati (dove conta MOLTO la motivazione), quando ha di fronte la prima guerra fortemente tecnologica d’Europa. In questo senso, il morale conta, MA MOLTO MENO. Potrei estremizzare dicendo che il morale conta sempre meno mano a mano che la tecnologia bellica avanza, e per vincere l’argomento potrei chiedervi quanto conta il morale di un tizio seduto a Washington che ordina ad un drone di sganciare una bomba. Sarebbe vincere facile.

Ma Barbero appartiene evidentemente ad una scuola politica che vuole accusare alcuni, ma vendere indulgenze su altri. Cosi’ Diaz, un modestissimo generale , diventa un drago perche’ capisce il morale della truppa. Bah.

Caporetto.

Andiamo a Caporetto. Qui Barbero sembra sottovalutare completamente i fattori tecnologici , i fattori quantitativi e la realta’ materiale.

Successe questo.

Le vicende russe (la Russia diventava debole per via della rivoluzione) consentirono ai tedeschi di liberare divisioni. E le mandarono in aiuto agli austriaci. Quindi, “improvvisamente” il fronte cambia. Di fronte hai gente che partecipa alla prima guerra mondiale mentre inventa le tattiche della seconda. La BlitzKrieg. Tra gli ufficiali c’era un certo Rommel. Per fare un nome. Si trova soldati professionisti, che parlano tutti la stessa lingua (l’esercito austriaco ne parlava ufficialmente dieci), e sono quasi tutti veterani.

Improvvisamente a Cadorna gli raddoppia il nemico. Dico improvvisamente anche se in realta’ ci vollero mesi ai tedeschi per organizzare la catena logistica necessaria al salto in avanti senza i rischi di un saliente.

Le armi dei tedeschi erano nuove. E le maschere antigas italiane non fermavano i gas a base di cianuro. Gli obici tedeschi si puntavano in pochissimo tempo rispetto a quelli italiani, che erano lenti, sia da puntare che da spostare. Moltissimi erano sequestrati dalla difesa costiera per compensare le carenze. Cannoni costali riverniciati. (immaginate quanto fosse facile spostare una cosa fatta per non essere spostata).

Ma quello che conta era che avevano una nuova dottrina di guerra. Si, e’ vero, non era sconosciuta: anche gli italiani avevano sperimentato l’arditismo, con i “colpi di mano” che erano il corrispondente dell’ EinsatzKommando su cui si basava la blitzkrieg. Ma nel caso italiano si trattava di organizzazioni locali che agivano come “cappello” alla guerra tradizionale. Nel caso tedesco erano gia’ dottrina di guerra.

Allora Berbero dice che Cadorna sbaglio’ nel sottovalutare i tedeschi, e che fece poco o nulla. Interessante. E cosa avrebbe dovuto fare?

Chiedere nuove armi piu’ moderne? L’italia non le aveva. E non aveva tempo per addestrare gli uomini. Che erano analfabeti e quindi difficili da addestrare. E poi armi piu’ moderne avrebbero richiesto una nuova dottrina di guerra. Non c’era tempo. Chiedere piu’ budget per costruire ancora piu’ fortificazioni? Il governo italiano non gli diede mai piu’ budget. E non era messo benissimo sul piano finanziario.

Chiedere piu’ coscritti? Cadorna lo fece. E li ebbe. Ne arrivarono tantissimi. Sfortunatamente a Roma non sapevano che i coscritti funzionano solo se comandati, e quindi se fai molta leva devi formare anche ufficiali di complemento. Ma non c’era il materiale umano: laureati e diplomati erano pochissimi. Quindi Cadorna ricevette quel che c’era. Coscritti inesperti ma niente ufficiali.

Cadorna chiese tutto il possibile: come si fa a dire che sottovaluto’? E quello che era possibile lo ebbe: durante la ritirata di Caporetto le truppe italiane avevano ordine di distruggere le riserve di cibo accumulate ovunque per le truppe, spesso cibo di provenienza francese, per evitare che rifocillassero gli austriaci che morivano di fame. E dovettero distruggere molto. Tutto quello che era possibile avere, Cadorna lo chiese e lo ebbe. Sottovaluto’ cosa?

Il guaio e’ che il nemico gli era raddoppiato , o forse triplicato, in capacita’ bellica.

Certo, gli ufficiali si scrivevano “ e che saranno mai questi tedeschi, di diverso dagli austriaci?” E questo a Barbero sembra una prova della sottovalutazione. Ma e’ una teoria forzata. Per una ragione. Le lettere dei soldati (quei pochi che sapevano scrivere) e degli ufficiali (che in genere sapevano scrivere) erano controllate. E c’era la pena di morte per chi desse informazioni utili al nemico o seminasse il disfattismo. Se qualcuno avesse scritto a qualcun altro “questi ci fanno un culo cosi’ “, sarebbe finito fucilato. Se ricordate, sin dalle prime battaglie dell’ ISonzo, avevano vietato che si sapesse il numero di morti per nasconderlo alla popolazione. E’ OVVIO che non troverete traccia di sconforto nelle lettere. Era vietato scrivere cose del genere.

Questa cosa di Cadorna che sottovaluta gli avversari, quando strillava a piu’ non posso per avere rinforzi e per fermare il disfattismo interno dovuto ai pacifisti ,sa di palla.
E’ ovvio, peraltro, che se un tizio continua ad accusare di disfattismo gli altri , e ne fa una questione politica (peraltro gradita al governo) non dira’ mai nulla che lo mostri preoccupato. E’ una teoria forzata.

La caduta di Cadorna.

Che Caporetto sarebbe finita cosi’ era ovvio.

Era raddoppiato l’esercito nemico, i soldati italiani rimanevano stecchiti in trincea per i gas al cianuro, con la faccia coperta da inutili ed antiquate maschere pensate per agenti in polvere o gocce sospese. Le postazioni venivano spiaccicate da un’artiglieria precisissima, la cavalleria pesante piemontese si trovava di fronte le mitragliatrici gia’ puntate, i coscritti italiani poco addestrati non potevano combattere bene quanto i veterani professionisti tedeschi temprati sul fronte russo, e via dicendo. Ah, ho gia’ detto che mancavano le mitragliatrici? (All’inizio della guerra gli italiani ne avevano 618 per 270.000 uomini totali).

A quel punto Cadorna fa uno sbaglio. Manda un dispaccio nel quale dice che la disfatta era evitabile, e lo sarebbe stata se alcuni codardi non fossero fuggiti a gambe larghe. Questo era ingeneroso, nel senso che i “codardi” che aveva in mente lui erano rimasti stecchiti nelle trincee. Ma Cadorna non poteva saperlo perche’ la dottrina piemontese della guerra non era davvero ricca di cavalleria leggera da esplorazione ed “intelligence” , che potesse raccontare cosa fosse successo.

Ma c’e’ un punto. Questo tipo di accuse non erano una novita’. E non avevano mai dato scandalo, prima di finire sui giornali di tutto il mondo. Un esempio?

Prima della sesta battaglia dell’ ISonzo ci fu una “piccola” sconfitta. Gli austriaci riuscirono a liberare soldati dal fronte serbo e organizzarono una battaglia che arrivo’ sino agli altipiani di Asiago. La chiamarono spedizione punitiva, Strafexpedition. Cadorna fu costretto ad indietreggiare , dovette chiedere rinforzi, e dopo alcune manovre riusci’ a tornare alla situazione di prima. Ma i morti furono molti e Cadorna perse molto territorio.

E indovinate un po’ cosa disse, una decina di battaglie prima di Caporetto?

Che la colpa era dei codardi disertori, perche’ era colpa delle sinistre pacifiste se tanti soldati disertavano (in realta’ non ne disertavano cosi’ tanti), e che lui doveva vincere una guerra in Italia per poter vincere la guerra contro l’ Austria. La stampa si bevve quella bufala per tutto il tempo, dal momento che faceva anche comodo al governo. Indovinate un po’? Era tutta colpa dei comunisti gia’ allora. Prima che esistessero, si piagnucolava gia’ ai comunisti pacifisti che boicottavano lo sforzo.

Di conseguenza, il comunicato di Cadorna non era nulla di nuovo. Era la solita frigneria fascista che hanno perso per colpa degli altri e per i traditori. E per i disfattisti. Ripeto, l’italia era gia’ fascista, ne aveva tutte le “qualita’ “. Compreso il piagnucolare contro i comunisti cattivi.

Ma il comunicato dopo Caporetto venne inviato anche agli alleati. E l’Italia, che era gia’ fascista e in quanto tale succube degli alleati, si trova francesi e inglesi (che versano somme ingenti in aiuti per aiutare lo stivale con la guerra) alla porta che dicono “ma come, noi vi diamo soldi e aiuti e i vostri soldati fuggono”?

Fu in quel momento che si diffuse nel mondo la diceria dell’italiano codardo che fugge di fronte al nemico. Solo i tedeschi, che sapevano la verita’, non ci credevano.

Il governo italiano, che era gia’ fascista e quindi debole coi forti, nonch’ patetico, cerca di ritrattare il comunicato ma ormai e’ tardi. Improvvisamente l’opinione pubblica italiana scopre che la nazionale , che “ha giocato in attacco tutto il tempo”, ha preso un gol.

Sia chiaro, in ultima analisi Cadorna non fece cattivo uso delle risorse. E Caporetto non era la fine della guerra. Ormai gli austriaci erano al collasso.

Prima di Caporetto, Cadorna aveva quasi mezzo milione di uomini contro centomila austriaci molto tenaci e in difesa, quindi non faceva altro che avere pazienza e battere , e ribattere, aspettando che si sfiancassero (cosa che avvenne). I comandi italiani sapevano bene che con tre fronti aperti (russo, serbo/balcanico e italiano) non sarebbero durati. E non fece nemmeno un pessimo lavoro, considerando che aveva un esercito di peones. Del resto, con quell’esercito non poteva fare altro.

Ma la cosa di Caporetto scosse tutti in Italia, e il fatto che il generale sputasse sui suoi soldati (cosa che durava da almeno sei o sette battaglie) divenne IL problema. Perche’ i pacifisti si sentivano punti e avevano subito i rimbrotti per mesi e mesi. Quella era l’occasione per togliersi dalle palle Cadorna che rinfacciava loro l’indebolimento del fronte politico e dell’impegno bellico.

Il governo italiano aveva la grana di francesi e inglesi che minacciavano di non dare piu’ soldi e aiuti. E da buon governo fascista , cioe’ codardo e supino agli alleati , cambia allenatore e ci mette Diaz. Principalmente per silurare il Duca d’Aosta, che il Re temeva come possibile successore. Quindi fu una scelta non dovuta al merito. E di meriti Diaz ne ebbe pochi.

Arriva Diaz e che fa? Le stesse cose di Cadorna. E che altro poteva fare con lo stesso fronte, lo stesso nemico, lo stesso esercito, le stesse armi, soldati ancora piu’ inesperti e ancora meno ufficiali?

Fece molta ammuina, facendo “riorganizzazioni” che non erano rilevanti nello scenario di guerra, tantevvero che perse ancora 43.000 uomini nella battaglia del solstizio: ne perse una cifra (in morti) molto simile alle perdite di Caporetto. Ma era molto piu’ astuto, e non turbo’ gli alleati anglofrancesi. Che non gli credevano molto comunque, tantevvero che durante la battaglia del solstizio gli americani (che parteciparono alla prima guerra mondiale, eccome) rifiutarono di andare in suo aiuto.

Che succede allora, dopo un’altra spaventosa sconfitta nella battaglia del solstizio? Succede che l’impero austriaco comincia a collassare. Le etnie si accusano a vicenda della fame e delle sconfitte, compaiono rivolte di tipo etnico, i tedeschi NON si fidano di loro perche’ gli austriaci avevano tentato una pace separata (durante la guerra!) lasciandoli col cerino in mano, e quindi tutto va decisamente in malora.

E come se non bastasse parte l’epidemia spagnola in Austria. BAstava aspettare, avrebbe detto Quinto Fabio Massimo.

A quel punto, francesi e inglesi pretendono che gli italiani vadano all’attacco. Se non altro per dimostrare che non scappano. E da Roma cominciano le pressioni su Diaz perche’ vada all’attacco.

Del resto, aveva di fronte un nemico alla fame, con una guerra civile tra etnie al proprio interno, flagellato dall’epidemia di influenza piu’ mortale della storia, e senza un alleato vero perche’ avevano cercato di tradirlo con una pace separata e la fiducia era finita.

Quindi Diaz si appresta alla battaglia del Grappa, in genere mescolata e confusa come battaglia di Vittorio Veneto. Diaz brillo’? NO. Neanche un pochino. Fu una battaglia male orchestrata sin dall’inizio.

Nella quale Diaz ha la geniale idea di attaccare nel centro, procurandosi una situazione (perdente) di saliente, e trovarsi direttamente tra la quarta e la quinta armata austriaca. Se lo avesse fatto due anni prima, di italiani non se ne sarebbe salvato uno.

Tralasciamo il fatto che Quinto Fabio Massimo si stava rigirando nella tomba per tanto che attaccare subito era inutile. Ma vista la cazzata che fece Diaz, non ebbe inizialmente successo e fu respinto con perdite persino da un esercito morente. Come e’ ovvio che sia se ti trovi in un saliente tra due ARMATE nemiche. E te lo sei anche procurato da solo.

Ma Diaz ha culo. Perche’ le due armate sono di due etnie diverse, l’impero austroungarico si spacca in tante nazioni proprio in quel momento, e le armate rifiutano di obbedire agli ordini dei comandi imperiali. Insomma, Diaz era sul ring mentre l’avversario lo menava come un fabbro, quando l’avversario sviene (e va in coma per la spagnola). E poi gli si staccano le braccia.

E l’indomani chiedono l’armistizio, dal momento che ormai Praga si e’ staccata dall’impero, e alcune truppe non rispondono piu’ al comando, anche la Croazia si e’ staccata eanche i croati non combattono piu’, insomma: l’impero austroungarico non c’e’ piu’.

E che fa Diaz? Ordina all’aviazione di mitragliare, sbaraglia un esercito che non combatte piu’ e sta tornando a casa, e racconta di aver vinto la guerra.

Gli italiani a Diaz credono, perche’ ci vogliono credere.

Inglesi e Francesi e Americani invece NON ci credono, tantevvero che nel successivo trattato di pace l’Italia NON riceve nulla. “Non hai vinto, e’ svenuto il tuo avversario!”. La “vittoria mutilata”.

E l’Italia, che e’ gia’ fascista e quindi vuole credere alla sua narrativa, decide di celebrare Diaz (che e’ sfuggito ad una cesta di mazzate per puro culo) , e se gli altri alleati non riconoscono nessun valore ad una manovra ridicola, piagnucoleranno di “vittoria mutilata”.

Erano gia’ fascisti all’epoca. La seconda guerra mondiale e’ una fotocopia della prima, in tutti i sensi. Dalla gestione politica alla gestione militare alla politica interna alla propaganda. L’italia era gia’ fascista MOLTO prima che Mussolini prendesse il potere, perche’ mostrava TUTTI i difetti del fascismo, e tutte le caratteristiche dell’italia fascista gia’ da PRIMA della prima guerra mondiale.

Ed e’ questa somiglianza ESTREMA che, forse, Barbero non ama far notare?

Commenti

  1. Stefano


    Prima che esistessero, si piagnucolava gia’ ai comunisti pacifisti che boicottavano lo sforzo.”
    ho un forte dubbio… prima che esistessero?
    Esistevano e non da poco!
    certo non con quel nome ma il partito socialista italiano esisteva dal secolo precedente.
    E da questo partito naque il partito comunista e il partito fascista.

  2. Cangrande65

    Ottima interpretazione.
    Complimenti !
    Molto è spiegato nei libri di Silvestri e di Keegan. Ma è un ottimo riassunto.
    Grazie.

  3. Marco Tazio Rosestolato

    Testo scritto male, con tono dichiaratamente polemico. Sempre la solita minestra: “gli italiani nella grande guerra non hanno fatto nulla”, “l’Austria era al collasso”, “se non era per gli alleati ci spazzavano via”, “abbiamo vinto solo perché gli austriaci avevano la spagnola” bla bla bla. La censura c’era anche negli altri eserciti. Il governo dell’Italia non era dispotico nella grande guerra. Barbero è di parte quanto io sono discendente di casa d’Asburgo, e prima di scrivere tali cavolate ti consiglio di rimediarti dei libri scritti da autori neutrali invece delle stronzate a cui hai creduto per scrivere ste minchiate.
    In più non è vero che nella straffexpedition hanno vinto gli austriaci. Fin dall’inizio hanno avuto difficoltà a coordinarsi ed a conquistare delle posizioni. Dopo quell’attacco gli austriaci non riuscirono più ad organizzare un’offensiva senza essere aiutati dai tedeschi. Sono avanzati meno di quanto sperassero e presto rispediti indietro.
    Ed all’epoca non c’erano i comunisti. C’erano i socialisti

  4. Marco Tazio Rosestolato

    Ed all’epoca non c’erano i comunisti. C’erano i socialisti

  5. Marco Tazio Rosestolato

    In più non è vero che nella straffexpedition hanno vinto gli austriaci. Fin dall’inizio hanno avuto difficoltà a coordinarsi ed a conquistare delle posizioni. Dopo quell’attacco gli austriaci non riuscirono più ad organizzare un’offensiva senza essere aiutati dai tedeschi. Sono avanzati meno di quanto sperassero e presto rispediti indietro.

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