Verde come un dollaro su una foglia di fico.

Con l’arrivo di questa crisi, numerose “grandi scuole” di economia si trovano nella condizione di doversi scusare. Anche le relative nazioni si trovano in queste condizioni, ma basta eleggere un negro e nessuno ti rinfaccia piu’ nulla di quel che hai fatto (tranne Berlusconi che e’ malvagio, of course). Sono divertenti le arrampicate sugli specchi degli iperliberisti, in questo periodo.

I signori di Chicago, per dire, stanno lanciando una nuova foglia di fico ufficiale: secondo loro la crisi e’ dovuta al fatto che “qualsiasi sistema complesso va incontro ad eventi estremi”. Il problema e’ che non esiste alcuna teoria che dimostri questo teorema. Un evento estremo puo’ capitare anche ad un sistema semplice, a patto che il numero di Barkhausen sia abbastanza alto.

Cosi’ come un sistema complesso non e’ obbligato a soffrire di effetto farfalla: puo’ soffrirne se esistono le condizioni perche’ ne soffra.

Qual’e’ il guaio? Il guaio e’ che valutare le implicazioni di una simile affermazione richiede studio. E richiede un tipo particolare di studio, che e’ tipico delle materie scientifiche: lo studio faticoso. Cosi’, chi ha studiato anche l’ ABC di un sistema stocastico, o chi e’ arrivato a leggere qualcosa di teoria del caos SA che non e’ sempre vero che un sistema complesso sia condannato ad avere eventi estremi: anzi. Mano a mano che aggiungiamo complessita’ al nostro sistema (memoria, intelligenza, eccetera) il sistema puo’ anche diventare sempre piu’ stabile, a patto di farlo nel modo giusto.

Mano a mano che aggiungiamo memoria ad un sistema di controllo, per esempio, il sistema potra’ ricordare situazioni simili o disporre di una banca di reazioni “mirate” alle condizioni che si propongono. Aggiungendo memoria abbiamo aumentato la complessita’, e anche la stabilita’.

Cosi’ come possiamo aggiungere intelligenza: possiamo aggiungere processi inferenziali che permettano di decidere quale sia il fattore da tenere l’occhio. Possiamo permettere forme di apprendimento relazionale, aggiungendo back propagation dei dati. Tutto questo aumenta la complessita’, e puo’ tuttavia aumentare la stabilita’.

Anche nel mondo del caos, non e’ che sia la complessita’ il problema. Per generare caos potete usare anche formule semplicissime, come per esempio la forma logistica di Feigembaum: gli date un parametro di 4 ed ecco che ogni valore dello spazio e’ un attrattore. Ogni singolo valore.

Ovviamente, se gia’ scendiamo ad un valore di 3, abbiamo solo DUE attrattori. Il che vi fa capire una cosa: che non e’  sufficiente che vi sia una formula capace di produrre caos , occorre anche un preciso insieme di parametri.

Ma i parametri dell’economia, signori erano nelle nostre mani da sempre. Non e’ una legge della fisica che un’azienda possa contabilizzare il rischio come asset. E’ una decisione.

Ma ammettiamo anche che il problema fosse la complessita’. Molto bene: neanche la complessita’ dell’economia e’ una legge della fisica. I signori di Chicago credono che il disastro sia sovuto alla complessita’? Bene:  iniziamo a ridurre la complessita’. Diminuiamo il commercio internazionale ponendo dazi alla frontiera, rendiamo locali le economie tassando il trasporto di beni , persone e denaro , e tutto marcera’ su una scala piu’ piccola.

Si tratta di una mera conseguenza dell’affermazione “il problema e’ la complessita’ “. Stranamente, pero’, questi signori liberisti non propongono nulla di simile. Essi dicono “la complessita’ produce eventi estremi”, eppure non dicono “riduciamo la complessita’”.

Perche’? Perche’ in ultima analisi la complessita’ era un effetto del liberismo su scala globale che essi volevano. Cosi’, quando dicono che il problema e’ la complessita’, stanno accusando lo stesso liberismo globale che hanno voluto. Solo che omettono di dire che la complessita’ sia esattamente quello che hanno proposto loro come paradiso economico.

In generale non c’e’ alcuna ragione per scrivere un teorema come “ogni sistema complesso va incontro ad eventi estremi”, dal momento che non solo il problema non e quantitativamente dimostrabile, ma non c’e’ nemmeno un supporto teorico a questo.

Alcuni sistemi complessi vanno, in alcune condizioni, incontro ad eventi estremi. Ma non si puo’ dire che tutti lo facciano, perche’ sarebbe come dire che il numero di Barkhausen(1) aumenti sempre con la complessita’. Che e’ una fesseria.

Anche le scuole “di sinistra” sono abbastanza in difficolta’. Si ritrovano di fronte ad un paradosso, per il quale la distribuzione di risorse avrebbe dovuto migliorare la vita di tutti. Queste scuole hanno affrontato gli ultimi 40 anni affermando che nell’unificare l’economia (come nel fare la UE, per dire) ci sarebbe stata una distribuzione migliore delle risorse.

Le teorie delle scuole economiche amate dalla sinistra hanno sempre privilegiato l’equita’ della divisione dei beni al problema della loro produzione, limitandosi a dire che le risorse siano sufficienti per tutti, e gli squilibri sarebbero dovuti ad una cattiva divisione.

Cosi’, stiamo andando incontro a fenomeni migratori di portata enorme perche’ c’e’ la convinzione che un “beneficio di sistema” deriverebbe dalla semplice distribuzione delle risorse. Vorrei proporvi alcuni dati.

Il reddito procapite della UE e’ di 28.119 dollari annui. Il reddito procapite italiano e’ di 31.022 dollari annui. Cosa significa una “migliore distribuzione delle ricchezze?”. Semplice: significa trovarsi tutti a 28.119, che significa, per ogni italiano, rinunciare al 10% del reddito.

Cosa significa? Significa che se procediamo verso un limite teorico di “distribuzione ottimale delle risorse”, se idealmente distribuissimo in maniera equa le risorse, alcuni sicuramente ci guadagnerebbero, altri no:  o se preferite nella  “europa degli uguali” di fatto ci troviamo a rimetterci il 10% del nostro reddito procapite.

E questo ci dice una cosa: che non esiste alcun “beneficio di sistema” in una distribuzione piu’ equa delle risorse, se le condizioni di partenza sono molto asimmetriche. E ogni volta che procederemo in direzione della distribuzione equa, ci troveremo piu’ poveri.

Non esistono dati sul reddito medio procapite del mondo considerato come un solo ente. Si evita di calcolarlo, o forse di renderlo pubblico. Perche’? Perche’ esso ci mostrerebbe dove andiamo ogni volta che pratichiamo una “migliore distribuzione”. Non posso citare me stesso dicendo di averlo calcolato: diciamo pure che il reddito medio del pianeta non ci consente di arrivare a meta’ della prima settimana del mese.

Che cos’e’ questa cifra? Questa cifra e’ il punto verso cui ci muoviamo ogni volta che facciamo delle cose che hanno come obiettivo “distribuire meglio le risorse”. Ogni volta che “apriamo i confini del commercio”, ogni volta che “aumentiamo la libera circolazione dei beni”, ogni volta che “tolleriamo l’immigrazione”, quello che stiamo facendo e’ avvicinarci un passo di piu’ alla distribuzione perfetta delle risorse, cioe’ allo stato in cui TUTTO il mondo soffre di fame.

In cui NESSUNO vive meglio perche’ spalmando la ricchezza su tutti ci si guadagna , a testa, meno di quel che serve per vivere. Ma TUTTI sono poveri.

Cosi’, quelle scuole di sinistra che erano a favore della globalizzazione perche’ “se gestita senza squilibri” produrrebbe una migliore distribuzione delle risorse si trovano oggi a misurare una Cina che ha qualche miliardario  contro trecento milioni di contadini affamati dalla crescita urbana (che ha aumentato i prezzi di ogni cosa aumntando la domanda), e dall’altra parte un occidente impoverito dalla concorrenza cinese: non ci ha guadagnato nessuna delle parti.

Cosi’ come l’immigrazione NON ha alzato il costo del lavoro laddove i lavoratori se ne vanno , e quindi non ha alzato gli stipendi nei paesi di origine, e non ha migliorato le condizioni dei paesi di destinazione. In altre parole, le scuole economiche di sinistra scoprono oggi che il problema non era il social dumping, ma semplicemente il fatto che …. dividere non moltiplica.

Esse si giustificano dicendo che gli squilibri iniziali fossero troppo alti: ma questo era noto anche quando si millantavano gli effetti miracolosi di una “distribuzione piu’ equa delle risorse”. Sapevate bene quale fosse il reddito procapite medio europeo, quando avete deciso di fare Schengen. E sapevate benissimo che ogni passo fatto in direzione dell’ equita’ ci avrebbe resi piu’ poveri.

Hanno semplicemente tuonato contro gli egoismi, sostenendo in pratica che la gente avesse paura di perdere il lusso: non essendo nemmeno capaci di leggere i dati, non hanno capito che si stava cercando di difendere il lavoro. Gli economisti di sinistra hanno tuonato contro gli egoisti di Brescia che non volevano perdere la villetta, e oggi si trovano a spiegare come mai gli egoisti di Caserta hanno perso il pane e non possiedono alcuna villetta.

In generale, credo che il vero problema stia nel fatto che l’economia sia stata considerata una scienza a parte, una scienza che poteva procedere per opinioni, mode, immagine. Senza nessuna disciplina, senza nessuna verita’ di fondo, tutto era in discussione e tutto era dovuto alle opinioni.

Gli economisti puri, e non sono niente di simile ad un matematico (2) anche se credono di aver studiato matematica,  sono semplicemente degli alchimisti. Prima che la chimica diventasse una scienza, c’erano gli alchimisti. Che mettevano in relazione le proprieta’ delle sostanze coi pianeti (il piombo, metallo che probabilmente non si trova nemmeno cosi’ lontano dal sole, era associato a Saturno che e’ fatto di gas leggerissimi) eccetera. Essi erano soggetti alle mode, all’ultima parola figa del momento (il flogisto, il calorico, eccetera) e hanno combinato disastri (pensiamo alle regole dell’alchimia applicate alla medicina: eri appestato e ti facevano i salassi con le sanguisughe per togliere l’elemento  “fuoco” dal corpo) fino a quando qualcuno non e’ arrivato a mettere ordine.

A difesa degli alchimisti c’e’ da dire, pero’, che non avevano alternative. Trismegisto (se fosse esistito, btw )avrebbe studiato volentieri la tavola degli elementi periodici, se ne avesse avuta una. E si sarebbe probabilmente tuffato nelle teorie Quantum Leap Gravity con gioia, se solo le avesse avute.

Quello che invece stomaca di questi “economisti” e’ che continuano ad ammorbare il mondo delle loro arretrate superstizioni nonostante il fatto che ci siano alternative. Non capisco perce’ qualcuno si affanni ad ipotizzare cose come “il vantaggio di sistema” nell’aprire le frontiere, quando c’e’ stato Markov. Non capisco per quale ragione ci si affanni, a decenni di distanza da Arrow, a dire ancora che i mercati si regolino da soli.

Se l’alchimista del 500 era uno scienziato ante litteram, perche’ non era ancora arrivato nulla di moderno, lo stesso non si puo’ dire di questi economisti: l’economista moderno e’ il corrispondente di Wanna Marchi, cioe’ una persona che BEN SAPENDO che esistono teorie migliori continua a spacciare merda.

Un alchimista , oggi, non avrebbe diritto alla stessa difesa d’ufficio che aveva un alchimista del 500: l’alchimista del 500 era in buona fede. Aveva studiato quello che credeva essere il meglio, e cercava di capire ancora. Avessero avuto Mendelev e Bohr, avrebbero lasciato perdere tutte quelle cazzate che credevano vere.

Ma l’alchimista oggi, che vede i risultati della chimica applicata, non ha giustificazioni. E’ un cialtrone conclamato.

Allo stesso modo, e’ un cialtrone conclamato chi parla di “capacita’ dei mercati di regolarsi”, anche se si chiama Bernanke. E’ una Wanna Marchi.

E la cosa pazzesca e’ che una Wanna Marchi sta dirigendo la Fed, altre Wanna Marchi danno consigli ad Obama, eccetera eccetera eccetera.

E tutto perche’ agli studenti piacciono poco le materie scientifiche, e preferiscono cose piu’…. “al alto livello”. Come l’economia, per esempio.

C’e’ una sola capacita’ di autoregolazione dei mercati, che e’ la ristrutturazione della domanda: chi ha meno soldi li spende secondo un ordine di priorita’. Il resto, signori , dovreste farlo voi. Ma se aspettate che Venere sia in trigono con il Dollaro, pardon, che i mercati si autoregolino….

Uriel

(1) A differenza degli ingegneri, io non mi riferisco al numero di Barkhausen come ad una “costante”. Anzi, non ci vedo proprio nulla di “costante”, a dire il vero. Possiamo chiamarlo “numero”, “quantita’ scalare” se volete, ma “costante ” vuol dire una cosa diversa.

(2) Curiosamente i matematici  “classici” stanno venendo piu’ richiesti del solito oggi , mentre prima erano sempre gli economisti a farla da padroni. Il motivo e’ semplice: i matematici “classici” la crisi l’avevano prevista.  Prima, quando osavi dire che le formule degli economisti ti sembravano merda placcata oro ti dicevano che “l’economia ha le sue convenzioni, studia ignorante”. Oggi ad ogni convento sull’economia se non chiamano un logico non stanno bene. Ma non vi illudete, e’ una moda. Nessuno di questi verra’ lasciato entrare nelle stanze dei bottoni. Stanno chiamando matematici a fare gli economisti per dire “ecco, vedete, hanno fallito anche loro”. Vogliono dividere le colpe per avere colpe piu’ piccole.

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