Il post che sto per scrivere mi fara’ odiare. Eppure, si tratta di qualcosa che sto realizzando lentamente , mentre lavoro in un ambiente nel quale solo il 10% delle persone e’ di nazionalita’ tedesca, e il resto proviene da altre 24 nazioni. In altre parole, mi sto rendendo conto dell’utilita’ dei pregiudizi e dei luoghi comuni.
Immediatamente voi sarete scattati su una sedia. Come sarebbe a dire?
Per prima cosa occorre fare una distinzione: io mi sto riferendo all’utilita’ assoluta di un comportamento. Ovvero, sto misurando se esso vi fornisce un vantaggio competitivo o meno.
Perche’ mi pongo una domanda come quella sull’utilita’ dei pregiudizi? La ragione e’ abbastanza semplice: non lo fa nessuno. Eppure, di pregiudizi ne coltiviamo, anche se non ce ne rendiamo conto: quando diciamo ai nostri figli di non avvicinarsi a cani che non conoscono, stiamo dicendo “i cani sono da considerarsi pericolosi tranne prova contraria”. Ora, se io dicessi che “i terroni sono da considerarsi mafiosi sino a prova contraria” , sicuramente verrei tacciato di razzismo.
Passiamo pero’ al problema dell’utilita’: per quale ragione sopravvive l’uso di vietare ai figli di avvicinare dei cani sconosciuti? Essa non sopravvive perche’ i cani siano in gran parte mordaci: al contrario, la maggior parte dei cani che i nostri figli avvicineranno sono cani domestici, il che significa che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di cani NON mordaci.
L’affermazione , quindi, e’ evidentemente falsa: i cani che incontriamo in un paese altamente antropizzato come l’italia NON sono da considerarsi mordaci fino a prova contraria. Il motivo per il quale il pregiudizio resiste e viene considerato una good practice non sta nella verita’ delle affermazioni, bensi’ nell’utilita’ del comportamento che deriva dal crederci.
Cosi’, in ultima analisi “il cane va considerato pericoloso sino a prova contraria” e’ un pregiudizio che resiste sino a quando non c’e’ prova contraria, proprio e semplicemente per il costo enorme della “prova contraria”. Se usiamo un atteggiamento di pregiudizio, cioe’, il nostro bambino NON avvicinera’ alcun cane sconosciuto, ottenendo un minore rischio di venire morsicato.
Il pregiudizio, cioe’, non resiste al tempo perche’ dice il vero, ma perche’ origina un comportamento che offre un vantaggio competitivo.
Cosi’ e’ abbastanza semplice capire la xenofobia. Se pensate ad una persona che vive in un ambito limitato o provinciale (come la stragrande maggioranza degli italiani) e conosce a livello personale praticamente chiunque abbia a che fare con lui, potete capire che se confrontiamo il livello di rischio che il singolo corre avendo a che fare con locali e quello che corre avendo a che fare con stranieri siano enormemente diversi. E’ chiaro che se comprate qualcosa da un negoziante che conoscete bene e che dipende dall’opinione del paesello per vivere correrete meno rischi di frode “esplicita” rispetto al comprare da uno straniero.
La xenofobia , in poche parole, persiste a mio avviso per la semplice ragione che il rischio medio nell’avere a che fare con stranieri e’ piu’ alto che nell’avere a che fare con italiani. E questo non tanto per il fatto che lo straniero sia migliore o peggiore, ma per il fatto che possiamo conoscere enormemente meglio i nostri concittadini.
Ove non sia possibile conoscere i concittadini, il differenziale di rischio crolla, e come capita nelle citta’ metropolitane il pregiudizio verso lo straniero si affievolisce e scompare.
Di conseguenza, cioe’, il pregiudizio non e’ un buon metodo per conoscere la verita’. Ma e’ un ottimo strumento per affrontarla. Ci si trova nelle condizioni per le quali si dice al bambino “dentro il pozzo c’e’ un mostro” perche’ non vogliamo che si avvicini: il bambino crede ad una cosa falsa, ma e’ utile che ci creda.
Cosa succede se il pregiudizio e’ dannoso o produce comportamenti che sono di palese svantaggio competitivo? Succede che il pregiudizio non resiste alla storia: poiche’ i comportamenti che ne derivano non riescono a portare alcun vantaggio, essi non vengono piu’ adottati.
A quel punto occorre anche stabilire che cosa sia un vantaggio, dal momento che magari moltissimi americani non avevano alcun rendiconto personale nel credere che i negri fossero scimmie capaci di capire la gente, ma contemporaneamente la loro societa’ schiavizzava milioni di negri, traendone vantaggio economico.
Cosi’, occorre riformulare la cosa uscendo dall’ambito individuale:
Un gruppo umano mantiene la diffusione di un pregiudizio qualora al gruppo stesso il pregiudizio sia vantaggioso in senso di vantaggio competitivo di gruppo.
Cosi’, adesso i conti tornano: al gruppo sociale dei bianchi conveniva coltivare il pregiudizio che i negri fossero troppo stupidi fino a quando servivano nelle piantagioni. Quando la societa’ americana si mercantilizza e un singolo essere umano (negro o bianco che sia) puo’ rendere molto di piu’ come cittadino libero, allora il pregiudizio si abbandona, partendo ovviamente dalla parte del paese che e’ piu’ mercantile, gli stati del nord e le grandi citta’ non agricole.
Cosi’, si riesce ad intuire il senso dei pregiudizi verso gli ebrei. Poiche’ essi erano (specialmente le donne) piu’ scolarizzate dei cristiani del periodo, e potendo solo maneggiare liquidi(1) erano dei formidabili prestasoldi, il gruppo dei cristiani coltiva il pregiudizio che siano avidi e mendaci, in modo da scoraggiare gli affari con loro; il vantaggio che ne deriva e’ di togliersi dalle scatole un gruppo pericolosamente competitivo.
Stabilito che ogni gruppo mantenga tutti i pregiudizi che trova utile mantenere, sino a quando trova utile mantenerli, il problema e’ di capire come sfruttare questa utilita’. Per esempio, gli irlandesi sono tonti. Ma non che siano cattivi: e’ solo che se una singola frase contiene piu’ di 7 parole, la loro mente esplode.
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Quando la connessione e’ aperta, nessun bilanciatore la puo’ ridirigere, e quindi la stickiness e’ a livello tcp, per cui… |
Non so se questo sia vero per tutti gli irlandesi, ma sto sperimentando la cosa: considerarli idioti, almeno sul lavoro, conviene. Avevo avuto qualche sospetto quando lavorai a Dublino e facevo fatica a spiegare concetti che per me erano semplicissimi. Inizialmente pensai “non hanno le parentetiche nel loro modo di costruire frasi”. Poi pensai “deve essere la cosa keep it simple“. Ad un certo punto, quando mi accorsi che anche il numero di sillabe di una parola poteva mandarli in crisi, tentai di usare parole piu’ brevi possibile, sospettando (deformazione professionale) un problema di latenza nella trasmissione dei suoni , visto il clima pazzesco di quel luogo.(2)
Alla fine ho capito: se avete dei colleghi irlandesi, e’ come comunicare con loro attraverso una vpn ipsec: beware of jumbo packets.
L’irlandese medio puo’ capire una clausola di Horn solo se richiede non piu’ di uno o due livelli di esplicitazione per essere scomposta in atomi, del tipo verbo(soggetto,oggetto) come si faceva in PROLOG. Se richiedete di valutare conseguenze, premesse, effetti collaterali, visioni ampie, la testa degli irlandesi esplodera’. L’irlandese capise solo “qui”e “adesso”. Capisce solo “cosa” e “come”. “Quando” , “se”, e addirittura “perche’” sono vietati alla loro mente. Il sillogismo non e’ mai sbarcato in Irlanda.
Cosi’, riesco a capire il pregiudizio: a prescindere dal fatto che l’ irlandese sia un genio incompreso nel senso potenziale, comportarsi nei loro confronti come se fossero dei perfetti minus habens e’ un vantaggio competitivo indubbio.
Lo stesso vale per i colleghi americani. Niente da dire sul piano professionale e spesso umano. L’americano e’ piuttosto spiccio, il che semplifica molto le relazioni laddove noi italiani ci facciamo un sacco di problemi di forma, tuttavia non dovete MAI accennare a qualcosa che non sia lavoro con loro. Il mio vicino di scrivania sta spiegando (in questo preciso momento) a due greci che la religione cristiana ortodossa non sia altro che una versione giudaizzata del protestantesimo tedesco (sic!), un crossover nato in Polonia.
Cosi’, immagino il perche’ (nonostante fior di intellettuali) sia considerato meglio NON parlare con gli americani di questioni inerenti alla cultura generale: appena il John della situazione tentera’ di convincere i due egiziani che il divieto di mangiare maiale deriva dal fatto che maometto fosse una lesbica vegana, probabilmente dovremo cambiare edificio e farlo passare al metal detector.
Cosi’ come sto imparando a parlare con i tecnici rumeni. Ora, io non so quanto sia vero che i rumeni siano disonesti. Pero’, ottengo dei dialoghi surreali di questo genere:
- Uriel: …. then, data we receive are static?
- Mircea: well… let me say… better define them as non-dynamic.
E , dopo qualche tentativo di chiarire come mai un’applicativo scritto da loro non funzioni, mi trovo con risposte come questa:
- Uriel: …. that sounds like “shitty software”, is not?
- Mircea: … oh, came on, it’s just suboptimal.
Con questo non voglio dire che “i rumeni” siano tutti falsi e disonesti. Sicuramente non sara’ cosi’. MA, dovendo scegliere cosa fare, sono andato a sniffare per bene i dati ricevuti e ho messo in trace l’intero stack. Non dico che questo avvenga perche’ i rumeni sono tutti disonesti e falsi: dico solo che sia economicamente vantaggioso comportarsi come se lo fossero.
In definitiva, non sto dicendo che sia conveniente credere davvero ai razzismi ed ai pregiudizi. Dico solo che sia conveniente comportarsi come se dicessero il vero.
Questo, mi chiederete, crea davvero un mondo migliore? Non saprei. Magari se siete donne di Bologna, no. O forse si. Dipende dai punti di vista.
Chi sono, io per giudicare?
Uriel
(1)Per diversi secoli gli ebrei non potevano possedere terreno, avere dipendenti cristiani (ma potevano lavorare per i cristiani) , non potevano possedere immobili e non potevano commerciare cose. Rimaneva il prestito di soldi, ma anche questo era voluto, perche’ molte leggi talmudiche vietavano di prestare ad interesse e prevedevano l’anno sabbatico. Lo scopo delle limitazioni di origine ecclesiastica, cioe’, era di costringerli ad andare contro i loro stessi dogmi. Le donne erano scolarizzate essenzialmente perche’ il divieto di possedere beni escludeva la dote delle donne. Il che essenzialmente permetteva di salvare le proprieta’ semplicemente facendole risultare come dote. Il che dava notevole potere ad una donna, se ci pensate; se voleva studiare, era meglio accontentarla: possiede la tua cassa, ricordi?
(2)Esci di casa a Dublino che nevica. Ti intabarri come un siberiano. Dopo 15 minuti c’e’ il cazzo di sole che spacca e una specie di scirocco. Una tipa cilindrica in ciabattine infradito E cappotto ti informa che e’ la gulf stream. Quando arrivi a LeopardsTown , dove lavori, piove ma c’e’ afa. Allora esci a pranzo senza la sciarpa e il giaccone aperto. Ma c’e’ un vento gelido che ti affetta le tonsille, e l’acqua per terra sta gelando perche’ sei appena andato sottozero. E hai la brina sul piloro. La mia personale opinione e’ che gli irlandesi siano matti come dei cavalli anche per questo motivo. E per le insulse barbette scolpite che i maschi si ostinano a portare. E per il fatto che dopo i 20 anni le donne sono tutte cilindriche. E per il fatto che i loro cazzo di corvi sono un pelo piu’ magri dei tacchini, ma solo un pelo.