Un bilancio di odio….

Proprio con l’ultimo post, quello sulla Libia, mi sono visto costretto a chiudere i commenti. La ragione essenziale e’ che sul paese si sta addensando una nube di odio, quell’ odio serioso e assolutamente fanatico, il quale non tollera che qualcun altro la pensi diversamente. Se si arriva al punto nel quale i Simpson vengono censurati perche’ Homer lavora in una centrale nucleare, onestamente mi viene da pensare. Cosi’ vedo di fare un post “astratto”: chi capisce capisce, chi non capisce… questo post e’ l’ultimo dei suoi problemi.

 

Come credo di avere gia’ raccontato, nel periodo postuniversitario ho convissuto con una donna iraniana.(1)

 

Tra le cose sorprendenti del popolo iraniano, quella piu’ amabile sono le barzellette. Sebbene a noi dell’ Iran facciano vedere il volto religioso e i film da Cinema “D’Essai, esiste una fortissima produzione di commedie comiche , e lo humour e’ incredibilmente feroce.

 

Ora, prendiamo una pietra di paragone. In qualche paese dell’ occidente che non voglio piu’ nominare, ma potrebbe essere anche l’ Italia, si censura Homer Simpson perche’, lavorando in una centrale, rischia di “offendere la sensibilita’” di coloro che soffrono per via di Fukushima.(2)

 

Vi sembra sensato? Allora , mettiamola cosi’: siamo in Iran. Anni della guerra IRA/IRAQ.  Gli iracheni bombardano le citta’ iraniane usando dei missili SCUD. In televisione, in prima serata, arriva un comico locale e racconta una barzelletta cosi: ci sono Jassem e Parvis che parlano in piazza:

 

  • Parvis: ehi, hai sentito? Gli iracheni hanno tentato di colpire Vicolo Ordak con un missile grande sei metri, ma hanno fallito!
  • Jassem: accidenti! La nostra contraerea ha fermato il missile?
  • Parvis: no, ma Vicolo Ordak e’ largo solo quattro metri.
Ora, sul valore della barzelletta potreste opinare quanto volete. In generale, durante le guerre si tenta sempre di mostrare “eroiken sprezzen del perikolen”,

 

Il cameraten Galeazzo Musolesi mostra eroiken spregien del perikolen di fronte al nemiken.
MA in generale, il punto e’ che il sarcasmo, cosi’ come lo homour, non sono finalizzati solo a fare satira impegnata e mostrare le cose che non vanno: sono anche mezzi coi quali reagiamo ad una realta’ che non riusciremmo ad accettare diversamente.

 

Heinlein, in Straniero in terra straniera, fa affrontare a Mike (cresciuto tra i marziani, che non ridono mai) il problema della risata. Mike, dopo aver esaminato il problema , riesce a ridere, e deduce una cosa come: “la risata e’ il modo col quale sopportiamo cose che  , mediamente, sono troppo tristi e penose per poter essere affrontate seriamente, e non ha quasi nulla a che vedere col divertimento nella maggior parte dei casi“.

 

Che cosa sta succedendo in Italia? Sta avvenendo che la risata non viene piu’ usata per reagire alle cose, ma per combattere le cose. Il mero divertimento, cioe’, in Italia e’ oggi vietato.

 

In fondo e’ sempre stato cosi’: la frase piu’ sovversiva che possiate pronunciare in Italia  e’ “io sono felice”. Provate a dirlo, e prima vi chiederanno il perche’. Se dite “perche’ la vita e’ bella”, semplicemente cosi’, prima tenteranno di discutere l’affermazione, ma alla fine la discussione concludera’ che:

 

  1. Tu sei felice ma sei un caso raro e strano. Nessuno ce l’ha con te, ma dovresti evitare di mostrarlo PER NON INFASTIDIRE chi soffre.
  2. Tu sei felice ma non ne hai ragione. Se anche tu fossi circostanzialmente felice nel tuo piccolo, il mondo fa cosi’ schifo che c’e’ abbastanza da rattristarsi.
  3. Le ragioni per cui sei felice sono risibili, effimere e comunque dovresti preoccuparti di piu’ di qualcosa d’altro.
In definitiva, quindi, non dovreste MAI essere felici in Italia. E se anche lo foste, dovreste tenerlo per voi, in quanto la felicita’ potrebbe offendere chi soffre.

 

Faccio notare che nessuno va da chi soffre a dire che il suo muso lungo possa rompere i coglioni a chi invece e’ felice: ovviamente, per il male c’e’ sempre tolleranza. Chi soffre ha diritto di mobbare la minchia a chiunque, ben oltre i “doveri” di umana solidarieta’, perche’ la sofferenza puo’ e deve essere esibita, che dia fastidio o meno.

 

In definitiva, cioe’, l’italia e’ ferma a questo:

 

 

Fino a qui, cioe’, tutto va ancora bene. Sono anni che mi becco delle infamie perche’ appaio felice del lavoro che svolgo, per dirne una. Sono anni che mi becco delle infamie perche’ tutto sommato penso che il bilancio della mia vita sia positivo, e ne sono rallegrato. Sono anni che mi becco delle infamie perche’ sono contento ed orgoglioso di quanto realizzato sinora.

 

In Italia  essere felici e’ ancora vietato. Come puoi essere felice mentre nel mediterraneo infuriano guerre civili e la Francia ci ha soffiato la possibilita’ di bombardare negri? Beh, essenzialmente perche’ non e’ l’evento piu’ importante della mia vita.

 

Come puoi essere felice mentre Berlusconi si tromba le mignotte? Perche’, essenzialmente, e’ l’ultimo dei miei problemi? PErche’ dovrei essere felice mentre i giornali esteri dicono peste e corna dell’ Italia? Perche’ e’ l’ultimo dei miei problemi, e peraltro lo fanno sempre e comunque?

 

Qui c’e’ il primo punto in Italia: l’intossicazione da politica. Il paese e’ cosi’ intossicato di politica che ormai qualsiasi discorso viene ricondotto alla politica e inizia il processo di digrignazione.

 

  • Buon giorno.
  • Non puo’ essere un buon giorno se c’e’ Berlusconi al governo.
  • Ma c’e’ il sole, e ….
  • Non c’e’ IL SOLE se Berlusconi e’ al governo! Leccaculo! Ipnotizzato dalla TV! Quella e’ una gigantesca esplosione termonucleare al centro del sistema solare! Per colpa di Berlusconi!
  • Ma….
  • Zitto! Fate schifo! Scopati le mignotte! Evasore fiscale! GROWWWWWLLLL!
Neanche dall’altro lato scherzano, a dire il vero:

 

  • Buon giorno.
  • Seeehhh… ci stanno intercettando! Come fa ad essere felice con i comunisti che ci massacrano le leggi?
  • Mah, veramente c’e’ il sole, e….
  • Il SOLE? Quello e’ un sole comunista! Non sono raggi, quelli, sono avvisi di garanzia!
  • Ma….
  • Zitto, comunista! Scommetto che lei ha mangiato Yara!
LA cosa non puo’ stupirci, se pensiamo che i due principali quotidiani del paese contengono qualcosa come 20 pagine di politica ciascuno. In media ogni telegiornale spara sulla popolazione 3 ore di politica al giorno. Come e’ possibile, quindi, per l’ Italiano capire che la politica in fondo ha un peso marginalissimo nella sua felicita’ personale?

 

L’intero paese e’ intossicato di politica. Anche i tedeschi parlano di politica o del governo, ma non ne derivano cosi’ tanto la propria felicita’ personale. I giornali tedeschi parlano di politica, ma non intossicano la nazione cosi’ tanto, e anche in TV lo spazio per la politica non e’ cosi’ ampio. Eppure, paradossalmente, loro fanno PIU’ politica di noi, dal momento che i provvedimenti che impattano il cittadino sono presi da piu’ enti: se in Italia le regioni e i comuni possono fare abbastanza poco , qui per essere informati di come gira il fumo dovreste aggiornarvi sui dibattiti del vostro lander, che oggettivamente puo’ prendere decisioni molto impattanti essendo la Germania una repubblica federale, e anche sul vostro borgomastro, perche’ da queste parti il borgomastro ha un potere abbastanza alto anche sul piano fiscale.

 

Nonostante abbiano bisogno di piu’ informazioni per “fare politica”, tuttavia, i tedeschi ascoltano MENO news di politica rispetto a noi, con la sola eccezione di chi la politica la FA (in tal caso diventano sistematici scassacoglioni, ma sono pochi casi isolati e si isolano facilmente). Il punto pero’ e’ che un “animato dibattito politico” qui non impegna la gente che per una misera frazione del tempo e delle energie emotive che invece implica in Italia.

 

La mia personale impressione  generale e’ che l’ Italia sia intossicata a furia di “informazione politica”.

 

Partiti che faticano a trattenere i militanti hanno la necessita’ di coinvolgere la popolazione convincendola che tutto quanto accade a Roma sia fondamentale. Il che potrebbe essere giusto se lo pensassimo nel lungo termine, ma difficilmente sono le scelte del potere a influire veramente nella felicita’ dei cittadini.

 

Ovviamente, le cose non stanno cosi’, e questo produce sia l’infelicita’ dell’italiano che la sua sistematica fiducia in qualcosa che NON puo’ renderlo felice. Prendiamo per esempio la classica piramide di Maslow:

 

 

Nella piramide di Maslow, dove si colloca la politica? Il problema e’ che pur impattando sui bisogni di base, cioe’ nello strato “sicurezza” (avere casa, lavoro, sicurezza, i beni che desideriamo), ad impattare direttamente non e’ tanto la politica in se’, ma le sue conseguenze. Difficilmente l’attivita’ politica del cittadino ha modificato il suo stato di “Sicurezza”.

 

E’ possibile che la politica soddisfi il bisogno di “appartenenza”, ma si tratta di una appartenenza “debole”, sempre piu’ debole di amicizie , affetti familiari, intimita’ sessuale.

 

Cosi’, nella piramide di Maslow la politica dovrebbe probabilmente collegarsi negli strati piu’ alti. Ma c’e’ un piccolo problema: che gli strati piu’ alti NON possono sussistere senza quelli piu’ bassi. Lo strato piu’ alto della piramide di Maslow sembra riferirsi alle motivazioni piu’ comuni di chi fa politica, MA… non agli effetti della politica stessa.

 

Qui c’e’ il punto: l’unico modo per poter fare politica in maniera soddisfacente sarebbe quello di avere PRIMA soddisfatto tutti gli altri bisogni. Ma questo ci pone una domanda: in che modo allora la politica produce infelicita’?

 

Essendo la politica in cima alla piramide, si presume che a fare politica sia gente che PRIMA ha risolto i bisogni di base. L’unico modo perche’ la politica rappresenti la cima delle soddisfazioni, cioe’, e’ quella per la quale il cittadino dopo aver saziato i propri bisogni piu’ importanti si dedica alla poltica.

 

Ci aspettiamo quindi che quanti non abbiano ancora soddisfatto i bisogni di base non abbiano tempo da dedicare alla politica, poiche’ si stanno impegnando a fare qualcosa d’altro. Voglio dire: se io non ho lavoro il tempo libero lo passo in formazione. Si tratta di una attivita’ comunque piu’ redditizia (e specialmente, dal ritorno piu’ prevedibile nel senso che comunque la formazione rimane a noi) rispetto ad andare in piazza. Lo stesso dicasi dei miei bisogni economici: se fatico ad arrivare a fine mese, evidentemente mi sto impegnando lavorativamente per ottenere piu’ soldi e passo cosi’ il tempo che altrimenti potrei dedicare alla politica.

 

Quando mio padre era in cassa integrazione, nessuno aveva davvero tempo per fare politica, tra quelli che condividevano lo stesso destino: in genere gli uomini andavano in fabbrica per le ore previste, poi tornavano a casa e iniziavano a lavorare (in nero) per portare altri soldi. Le donne quando avevano un lavoro poi tornavano a casa e ne aggiungevano un alro, tipo fare i lavori di maglieria a casa , le sarte (in nero),  preparare pasta fresca e tortellini per i forni (in nero) , eccetera. Mia madre andava in giro a vendere enciclopedie, faceva le campagne estive di raccolta della frutta, i ragazzi piu’ grandicelli facevano le stagioni in riviera , e cosi’ via.

 

Insomma, mi aspetto che chi non ha ancora soddisfatto i bisogni che stanno alla base della piramide di Maslow in realta’ non abbia tempo per la politica: soddisfare i bisogni di base viene PRIMA e dovrebbe impegnargli tutto il tempo a disposizione. Che senso ha andare in piazza se non arrivi a fine mese? Fai qualcosa per arrotondare, in quel tempo.

 

Quindi, la politica dovrebbe essere relegata a chi ha appena soddisfatto i bisogni primari e ha tempo libero da impiegare in quelli secondari.

 

A meno che….

 

c’e’ ovviamente un modello che potrebbe esulare da quelli cui sopra. Supponiamo che  vi manchino i rapporti sociali. Supponiamo che essi siano limitati alla famiglia e (non lavorando) a nessun collega. A quel punto non avete alcuna possibilita’ di “trovare qualcosa”, a meno che la vostra famiglia (come accade in meridione piu’ sovente) non sia estesa a centinaia di persone.

 

Ma se il vostro nucleo familiare e’ composto da poche persone E non avete colleghi ne’ amici, siete nella merda. Qui siamo al punto: quando fu in cassa integrazione mio padre trovo’ diversi lavori per arrotondare. Un architetto lo pagava per realizzare opere in ferro battuto, un’azienda di utensilerie lo pagava per saldare ad acetilene dei dischi da taglio rotti , durante l’estate un’azienda lo pagava per passare le “ferie” in un loro cantiere. Lo stesso dicasi delle donne: alle campagne per la raccolta della frutta si accedeva per passaparola, al business delle rammendatrici o delle magliaie “a casa” si accedeva per passaparola, e cosi’ via.

 

Questo non era cosi’ strano perche’ essenzialmente si trattava di un paese piccolo, nel quale i rapporti personali erano molto stretti.

 

Se portiamo invece la cosa in citta’, la famiglia della persona non realizzata ha semplicemente un’esistenza da pollo da batteria. Chiuso dentro la sua casa, l’infelice non ha alcuna possibilita’ di “trovare qualcosa”: conosce a malapena la moglie e qualche parente, spesso lontano. Come dovrebbe fare a “trovare qualcosa”?

 

Gli rimane da illudersi che la politica possa cambiare la sua vita: del resto, quali altre possibilita’ ha il nostro infelice?

 

Cosi’, ecco il pericolosissimo loop che sta prendendo l’ Italia. Gli italiani stanno vedendo a rischio il proprio stile di vita, ovvero cio’ che sta alla base della piramide di Maslow. 

 

Essendo essenzialmente degli asociali cronici, le cui amicizie sono limitate alla cerchia familiare e ai colleghi, gli italiani non riescono ad investire il proprio tempo per sanare i problemi materiali. Sconnessi dalla societa’, gli italiani non riescono piu’ ad impegnare il proprio tempo per migliorare la propria situazione.

 

Cosi’ si riversano, con tutto il loro carico di infelicita’, in politica. Poiche’ la politica, essendo in cima alla piramide di Maslow, non riesce a risolvere i loro problemi (la politica e’ disegnata per risolvere il problemi del paese, non quelli dei cittadini, e le due cose coincidono solo se il paese ha problemi DAVVERO grandi) , il risultato e’ che il cittadino da infelice diventa anche rabbioso.

 

Un tempo, se avevate dei problemi economici, potevate “sentire in giro” fino a quando saltava fuori qualcosa. “Qualcosa” era una attivita’ che magari non avrebbe risolto il problema, ma almeno lo avrebbe alleviato, e se si trovavano molti “qualcosa” si poteva anche vivacchiare.

 

Cosi’, la persona poteva essere “accusata” di “aver fatto poco”.  Oggi il cittadino puo’ facilmente liberarsi di questa accusa: se le cose MI vanno male, dice, e’ tutta colpa LORO.

 

In realta’ non e’ vero, e si confondono le cause con le soluzioni. E’ vero che il medico puo’ curare la mia malattia, ma questo non significa che sia colpa del medico se sono malato. E’ vero che posso accusare un medico di non aver fatto nulla per curarmi, ma d’altro canto il medico potrebbe dire che se ho problemi di cuore e’ anche perche’ faccio uno stile di vita ammazzacuore.

 

L’italiano asociale, quindi, si trova in una situazione di mezzo.

 

Da un lato, puo’ accusare il medico di fare poco o male per risolvere i suoi problemi. Ovvero, puo’ accusare il governo di fare poco per lui. Nella misura in cui si suppone che sia il governo il titolare dei problemi economici dei cittadini il che non e’ detto: con un brusco aumento di produttivita’, per dire, il PIL potrebbe salire – e i conti pubblici migliorare – senza per questo risolvere il problema. Anzi, la situazione dei conti pubblici potrebbe migliorare mediante pesanti tagli , ma questo non migliorerebbe la situazione dell’occupazione.

 

Quello che non si vuole capire e’ che un ottimo governo potrebbe anche migliorare i conti pubblici e , agendo sulla produttivita’ aumentare il PIL, senza che un singolo italiano in piu’ trovi lavoro. 

 

In pratica, e’ come se il nostro “medico” non fosse realmente il nostro medico. La politica, insomma, risolve problemi DIVERSI dalla nostra realizzazione personale. Se e’ vero che in un paese in crisi trovare lavoro e’ difficile, e’ anche vero che NON necessariamente in un paese in ripresa sia piu’ facile: molti degli immigrati che riceviamo in Italia vengono da nazioni IN CRESCITA.

 

Se prendete la Cina, abbiamo una nazione che cresce a ritmi serrati: tuttavia, ogni anno arrivano emigrati, disoccupati, disperati dalla Cina. Lo stesso dicasi della Romania: negli ultimi anni stiamo ricevendo un flusso di immigrati, ma negli stessi anni il PIL rumeno e’ cresciuto , anche in percentuali superiori rispetto alle nostre.

 

Morale: anche un buon governo, che risani i conti dello stato (magari licenziando mezzo milione di statali) e poi agendo sulla leva fiscale produca uno scatto di competitivita’ industriale (processi piu’ moderni richiedono MENO personale) , puo’ risolvere i problemi DELLA NAZIONE senza risolvere quelli del CITTADINO.

 

Ecco quindi l’errore logico: il cittadino NON riesce a soddisfare i suoi bisogni di base. Ritiene che la colpa sia del malgoverno (e puo’ avere ragione), ma SBAGLIA nel ritenere che un buon governo risolvera’ i suoi problemi.

 

Questo errore lo porta a pensare che “fare politica” o farsi coinvolgere dalla politica sia “fare qualcosa”. Del resto, essendo completamente asociale, non puo’ fare altro.

 

Poiche’ la politica non risolve i suoi problemi di base , e non e’ affatto scontato che lo faccia “un buon governo”, la sua frustrazione aumenta. Aumenta la sua cattiveria, diviene ipersensibile, e presenta sempre piu’ idiosincrasie.

 

Si potrebbe discutere sull’atteggiamento di un popolo che si professa liberale ma accusa il governo delle proprie disgrazie e si rivolge sempre al governo per risolverne i problemi (cosa tipica dei “liberali”: quando l’economia va in merda, bussano tutti alla porta del governo – e alle tasche dei cittadini) , ma il punto non e’ questo.

 

Il punto e’ che in qualche modo questo loop e’ destinato a esasperarsi fino all’estremo. Sempre piu’ cittadini faranno una politica rancorosa e irrazionale, militando con un concetto di militanza che consiste nell’assalire chiunque giri con un sorriso sulla faccia, per la semplice ragione che non vedono un governo che risolve i loro problemi.

 

La soluzione che ritengono efficiente, “fare politica”, non ha alcuna speranza di risolvere i LORO problemi personali, anzi probabilmente una buona politica  li aggraverebbe, pur risolvendo i problemi del paese.

 

Poiche’ la politica non risolve i loro problemi, e il tempo passa, si allontanano sempre di piu’ dal raggiungimento dei propri scopi primari: sempre piu’ vecchi nel mondo del lavoro, sempre meno desiderabili, quindi sempre piu’ poveri.

 

Cosi’, pensano che la soluzione sia “fare politica ancora piu’ forte”, “essere ancora piu’ impegnati”, “scendere in campo con ancora piu’ forza”, “militare ancora di piu”.

 

E cosi’, ancora in loop, perche’ nemmeno questo li aiutera’, eccetera eccetera.

 

Il risultato e’ che tutti sono ipersensibili ad ogni cosa. Ognuno accusa qualsiasi cosa dei problemi della sua vita. Nessuno fa niente per risolverli, se non “fare politica”. Siccome si fallisce, si scarica odio sui blog.

 

Compreso questo.

 

Sia chiaro, signori: anche se , come nel commento al post precedente, fosse tutta colpa della sinistra la situazione in Libia, o se ci fosse comunque ragione di recriminare (in realta’ le recriminazioni di pancia vengono da tutte le parti) , questo cambierebbe una virgola?

 

Possiamo pensare che dalla politica energetica derivi parte del nostro benessere NAZIONALE, ma il benessere NAZIONALE non coincide con quello personale.

 

Cosi’, ho chiuso lo scorso post ai commenti e ho lasciato scorrere qualche giorno. Nel frattempo ho scritto ancora per Pietre. Io non ho alcun rancore da serbare, e preferisco “fare per me stesso” a “chiedere al governo di fare per tutti”.

 

Se voi non riuscite, fate pure. Ma quando sarete come belve, quando non si potra’ piu’ dire niente senza “offendere qualcuno”, quando sara’ vietato ridere per non toccare quella nitroglicerina che e’ la vostra frustrazione esistenziale, quando persino le barzellette saranno vietate e solo la satira-insulto sara’ consentita, quando nessuno potra’ piu’ dirsi felice senza essere accusato di ogni male, per voi l’ Italia non sara’ un paese migliore.

 

Sara’ un paese con dei problemi, ai quali si aggiungono cittadini rabbiosi e frustrati.

 

Io personalmente non vedo soluzioni , perche’ non e’ possibile spiegare quello che ho scritto ai piu’, e il fenomeno puo’ solo aumentare. E’ possibile che ad un certo punto vi sia una specie di “overdose di Berlusconi” o che Berlusconi esca dalla politica. Ma i vostri problemi non scompariranno per questo: io saro’ sempre felice e soddisfatto di me, e voi sarete ancora come ora.

 

Ma quando Berlusconi uscira’ di scena (probabilmente molto presto) dovrete affrettarvi a smettere di rompere i coglioni, perche’ io verro’, ogni giorno, a chiedere nei commenti dei VOSTRI blog come mai adesso non siete diventati i cittadini realizzati che (secondo voi) Berlusconi vi impediva di diventare.

 

E si, vi fara’ MOLTO male, quando non avrete la scusa di Berlusconi. Pregate che rimanga al potere e che sia immortale, invece di venire qui ad insultare….

 

Uriel

 

(1) Lei diceva “persiana”, e vi conviene adattarvi alla dicitura di chi parla. C’e’ una grossa idiosincrasia politica tra “Iran” e “Persia”.

 

(2) In realta’ sono molti di piu’ quelli che soffrono per via di terremoto/tsunami, ma sino a quando Corriere e Repubblica hanno De Benedetti come finanziatore, e De Benedetti investe nel green, non si puo’ dire. Ho gia’ sentito gente dire che in Giappone e’ scoppiata una centrale e ha fatto venire il terremoto, vedete voi.

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