TPS , senza transazioni e senza secondi.

A quanto pare TPS aveva ragione: le tasse sono una cosa bellissima. Nel senso che sembrano essere l’argomento preferito dell’italiano medio, e un argomento capace di portare un certo interesse nei blog. (Siamo a circa 40.000 utenti unici per settimana, con una oscillazione di circa 2000/giorno). Quindi, siccome puntualmente emergono le stesse idee, volevo fare alcune considerazioni *puramente logiche* sui sistemi di tassazione.

 

Il primo punto e’ che ovviamente il nostro sistema e’ completamente illogico. E’ illogico sin dalla radice, nella misura che e’ proprio disegnato male.

 

Nel passato, per dire, non esisteva l’idea di “dichiarazione” dei redditi. L’idea che spettasse al cittadino dire allo stato quanto guadagnava, e di conseguenza quante tasse doveva pagare, era considerata ridicola per esempio durante l’impero romano. Certamente ogni volta che si presentavano gli esattori (1) il contadino si lamentava di essere povero e di non poter pagare, e che la quantita’ sequestrata fosse troppo alta, ma questa “dichiarazione dei redditi al ribasso” non fermava gli esattori, che davano per scontato che il reddito “dichiarato” dal contribuente fosse volutamente truffaldino e non si lasciavano certo impietosire.

 

Mediante la dichiarazione dei redditi, lo stato ha deciso di lasciarsi impietosire volutamente: quando il nostro contribuente dichiara sul modello unico “ma io sono povero, non posso pagare cosi’ tanto”, il corrispondente attuale dell’esattore romano (o egiziano) gli crede, e chiede meno tasse.  Immagino che ci sia un gran ridere, tra l’animaccia degli amministratori romani ed egizi, in qualsiasi paradiso – o inferno – siano.

 

La logica dell’amministratore antico era che tutti i cittadini censiti (il censore non era quello che metteva le pecette sulle puppe, era quello che censiva i cittadini) a seconda del mestiere pagassero delle tasse. Ora, se facevate i contadini dovevate versare tot grano ai granai dello stato. Ovviamente potevate essere nelle condizioni di produrne troppo poco. Di questo allo stato sbatteva un cazzo di niente. Lo scopo era:

 

  • Siccome devi darmi (per esempio) due quintali di grano, devi coltivare abbastanza terra da darmi il grano E averne per te. Affari tuoi riuscirci. Se non riesci, chiudi. 
  • Per coltivare tanta terra hai bisogno di molti figli. Inoltre devi bonificarla (rimuovere pietre ed eventuali foreste, radici comprese) il che e’ un investimento a lungo termine, che si ripaga in piu’ generazioni: occorrono famiglie prolifiche. Buon riflesso demografico, perche’ i giovani sono anche soldati.
  • Per coltivare tanta terra avrai bisogno di schiavi, il che giustifica le guerre di conquista e specialmente ne alza il prezzo, invitandoti a non trattarli troppo male. Buon riflesso, perche’ i crimini contro gli schiavi erano un problema e non era facile da risolvere. Inoltre, in caso di guerra agli schiavi puoi offrire la liberta’ se combattono.
Tutte queste ragioni(2) ed altre spingevano lo stato romano ed egizio ad un sistema di tassazione che NON era niente di dichiarativo: anzi, alzando le tasse spesso costringevano gli agricoltori ad ingrandire i campi , comprare schiavi, unirsi (mediante matrimoni politici) tra famiglie e lasciare poi tutto in eredita’ ad un solo figlio.

 

Morale: la prima assunzione CRETINA del nostro sistema di tassazione e’ che spetti al TASSATO decidere quante tasse pagare mediante una dichiarazione. Anche applicando delle tariffe forfettarie professione per professione, il rischio massimo e’ di portare alla chiusura coloro che non guadagnano abbastanza, o di costringerli ad ingrandirsi.

 

A quel punto, il CRETINISSIMO flusso dello stato moderno e’:

 

  • Tu decidi quanto pagare, dichiarando (mentendo o meno) il tuo reddito.
  • Io (stato) devo controllare (riuscendo o meno) se dici il vero.
  • In caso (quando succede) io (stato) riesca  a dimostrare che menti, devo recuperare il dovuto.
E’ abbastanza ovvio che il processo sia del tutto cretino. Andrebbe molto meglio un processo  storicamente sperimentato come funzionante, del tipo:

 

  • Io (stato) decido quanto tu debba pagare e me ne frego di quel che dichiari o meno, tanto so che mentiresti.
  • Se non paghi le tasse ti mando ad arrestare.
Capite che in questo modo l’unico scopo dello stato e’ di capire chi abbia pagato o meno, e a questo si riduce la lotta all’evasione. Il censore si mette insieme all’esattore, e semplicemente segna che ogni cittadino abbia pagato. E’ semplice, e si riesce anche con le tecnologie della prima era del ferro.

 

Il secondo punto contro il quale ci stiamo scontrando e’ l’idea CRETINA che le tasse debbano essere proporzionali al reddito. E lo e’ per una ragione molto semplice: nel momento in cui io pretendo delle tasse, semmai sara’ il reddito ad adattarsi.

 

Supponiamo di definire che ogni cittadino paghi 9000 euro/anno di tasse. Chi ne guadagna 100.000 dira’ ” WOW!”. Chi ne guadagna 9000 dira’ “ehi, ma cosi’ io crepo di fame”. Risposta: cambia lavoro, bello, perche’ io me ne fotto.

 

Voi direte: e che vantaggi avrebbe questo nella societa’ odierna? Per esempio, di eliminare i lavori sottopagati. Con un sistema del genere, se offri 9000 euro ogni anno, non troverai una singola anima viva che sia disposta a fare il lavoro.

 

Allora voi direte: va bene, cazzo, ma se non riesco a trovare un lavoro da almeno 20.000/anno, che faccio? In galera? Oh, avrai diverse alternative solidamente sperimentate in passato: la prima e’ che potrei esentarti dalle tasse per 10 anni se per un anno lavori -con buone od ottime note-  per lo stato, dentro apposite caserme ove ti garantisco solo vitto , alloggio e uniforme. Genio civile, opere pubbliche, lavoro statale,  eccetera. La seconda e’ che posso esentarti per 20 anni se ti arruoli due anni nelle forze armate e ti congedi con onore.

 

Si tratta essenzialmente dei sistemi fiscali primitivi, ai quali sto togliendo l’opportunita’ di essere esentato perche’ schiavo perche’ oggi non vanno piu’ di moda gli schiavi.
In alternativa potrei consolidare -come facevano i romani col Pater Familia- tutto il reddito familiare in una sola persona, e quindi potresti anche pagare le tasse per famiglia e raggiungere i 20.000 lavorando in molti. Ovvio che poi saranno cavoli vostri campare coi rimanenti 11.000/anno essendo in tanti.

 

Quindi, andiamo subito ai due punti completamente illogici dell’attuale sistema fiscale:

 

  1. E’ stupido un sistema dichiarativo. Lo stato ha la forza di imporre la cifra da pagare senza ascoltare neanche di striscio le tue “dichiarazioni”.
  2. E’ assolutamente idiota pensare che le tasse debbano inseguire il reddito, quando e’ evidente che se le facciamo pagare a forza saranno i redditi ad inseguire le tasse.

 

Rimane il problema della progressivita’: e’ vero che stiamo imponendo le cifre, ma e’ anche vero che sarebbe inefficiente far pagare la stessa cifra a tutti. Se e’ vero che in questo modo si ottiene un ceto basso molto piu’ motivato a crescere di reddito (oppure un sacco di pubblico impiego e di soldati aggratise) , rimane il fatto che in questo modo si rischia di non poter fare un minimo abbastanza alto da tassare abbastanza i redditi alti: in questo modo si stimola il latifondo. (cosa che successe nel periodo medioevale).

 

Cosi’, c’e’ il terzo punto: fermo restando che debba esistere una tassazione minima di cittadinanza e’ ovvio che ci siano alcuni beni che debbano per forza di cose portare al pagamento di altre tasse.

 

Il metodo piu’ semplice per ottenere questo – collaudato nei secoli e ha sempre funzionato – e’ ancora il censimento. Come funzionava?  Si dice che esistono cittadini di diverse classi:

 

  1. Prima classe
  2. Seconda classe
  3. Terza classe
  4. ….
A seconda della quantita’ di tasse che pagano. A quel punto, si inizia a dire che :
  1. Solo i cittadini di prima classe possono aprire o possedere aziende, giocare in borsa, lasciare eredita’ a persone diverse dai figli, possedere piu’ di una casa, possedere una barca, possedere un aereo,  ed altre cose presumibilmente desiderabili.
  2. Solo i cittadini di seconda classe (ed oltre) possono possedere piu’ di un’automobile, sposarsi, divorziare, affittare qualsiasi bene immobile, essere soci di aziende al piu’ del 30%, iscriversi all’universita’, possedere la casa ove abitano, possedere armi, ed altro di desiderabile, avere dipendenti.
  3. Solo i cittadini di terza classe (ed oltre) possono avere la patente di guida, iscriversi alle scuole superiori, accedere ai concorsi pubblici, viaggiare fuori dai confini nazionali, comprare gioielli, avere l’affidamento sui figli, possedere animali, avere un conto in banca, votare, iscriversi ad un sindacato,  affittare beni mobili, ed altro di desiderabile.
  4. I cittadini di quarta classe se la passano male per definizione e possono fare davvero poco , se non sgobbare per crescere di classe.
Questo sistema ovviamente spinge i ricchi  a dirlo. E a questo punto non dovete fare altro che stabilire un minimo da pagare per ogni ceto. Volete appartenere ad una classe piu’ alta? Nessun problema, presentatevi coi soldi al pubblico esattore, e vi daremo la carta di identita’ del colore giusto.

Sebbene sembri iniquo, di fatto non cambia quasi nulla rispetto ad oggi. Se pensiamo ad una tassa sul lusso, stiamo dicendo che DOPO aver comprato la cosa, o semplicemente MENTRE la compriamo paghiamo, che so io, un 30% di IVA. Se pensiamo ad uno stile di vita lussuoso, significa che una persona che vive nel lusso paghera’ una certa difra. A quel punto, possiamo tranquillamente far pagare PRIMA la cifra , tutto qui. La correlazione tra beni di lusso e tasse rimane, solo che pagate PRIMA, e con un solo pagamento accedete ad ogni genere di una certa fascia. Anche per matrimonio, figli  e scuola le cose cambiano poco: se mettete su una famiglia e andate a vivere autonomamente, avrete un minimo di reddito, quindi pagherete tasse. A quel punto, salvando la correlazione, decido che PRIMA pagate le tasse e solo dopo essere entrati in una certa classe potete sposarvi , crescere figli eccetera. Non sto modificando di NIENTE la correlazione tra reddito, stile di vita e tasse: sto solo agendo a priori anziche’ a posteriori, cambiando l’ordine delle cose. Onestamente, non vedo come la summa dei diritti venga meno. Proprio per questo, alla fine, i “vecchi” sistemi fiscali fatti cosi’ erano tollerati: per vivere dentro le mura della citta’ dovevate appartenere ad una certa classe sociale. Del resto, se anche avessimo lasciato la cosa al mercato, i prezzi erano quelli. Semplicemente, allora lo stato riscuoteva le tasse sul vostro stile di vita PRIMA e non dopo.

Molti di voi staranno storcendo il naso. Eppure, si tratta di sistemi che hanno funzionato benone per centinaia di anni, e non erano oppressivi sino a quando il solito genio della situazione non ha bloccato l’accesso alle varie classi sociali. Se (a volersi proprio fidare) permettiamo al cittadino di dichiarare a che diamine di ceto appartiene – e sara’ meglio che lo faccia , altrimenti gli andro’ a togliere un pochino  di cose che gli servono – , dopodiche’ i benefici del reddito vengono con la ricevuta del pagamento delle tasse.
In questo modo, abbiamo uno sistema fiscale virtualmente perfetto, come erano i sistemi fiscali di molti popoli passati.
  1. Lo stato deve solo controllare se hai pagato, e non se hai detto il vero (cosa assai piu’ difficile).
  2. Il calcolo delle cifre e’ semplice, perche’ non c’e’ alcun calcolo. Quella e’ la cifra.
  3. Le tasse sono progressive con la ricchezza, perche’ se vuoi essere ricco devi pagare tasse.
Faccio notare che in tutti i casi mi sono limitato ad invertire il rapporto di causa e conseguenza, cioe’ ad invertire i flussi.
  1. Anziche’ essere il cittadino che dice la cifra da pagare allo stato, ho fatto si che sia lo stato a dirla al cittadino.
  2. Anziche’ presumere che le tasse crescano col reddito, ho constatato che se riscuoto con la forza sara’ il reddito a crescere con le tasse.
  3. Anziche’ dire che solo i ricchi pagano molte tasse, dico che solo chi paga molte tasse puo’ essere ricco.
In pratica, ho solo preso le proposizioni logiche su cui si basa il sistema attuale e ne ho invertito i termini. Non me ne frega niente controllare che tu abbia uno yacht per sapere se sei ricco: faro’ in modo che tu possa comprarlo solo se paghi almeno tot tasse. Non devo venire a vedere se hai un grande conto corrente: faro’ in modo che tu non possa averlo se non paghi almeno tot tasse.  Certo, sei libero di dichiarare di essere un cittadino di ceto inferiore, se vuoi: a patto che tu perda un pochino dei tuoi spassi, delle tue proprieta’, delle tue attivita’ lavorative, a cui non ti faro’ piu’ accedere.
Immagino che molti di voi staranno inorridendo: eppure, sto parlando di un sistema che:
  1. Riscuote sempre il 100% delle tasse, o sotto forma di soldi o di lavoro coatto.
  2. La tassazione minima produce la fine delle retribuzioni troppo basse.
  3. Il contributo e’ progressivo con il reddito.
Si tratta solo di rilasciare una certificazione riguardante la quantita’ di tasse pagate, da presentare nelle occasioni opportune per accedere ai relativi privilegi di ceto. Se metti da parte piu’ soldi e paghi piu’ tasse volontariamente, cresci di ceto e puoi fare piu’ cose.
Cosa ci insegna questo discorso?
  • Non bisogna MAI mandare tecnologi al governo. (3)A noi interessa che le cose funzionino e sia facile la manutenzione. Che vi piacciano, ce ne fotte.
  • Il sistema fiscale perfetto puo’ anche non essere “giusto” e puo’ essere in contrasto con qualsiasi idea di uguaglianza.
  • Il sistema attuale non puo’ funzionare perche’ basato su criteri logici che sono esattamente il contrario del vero.

 

Avrete sicuramente riconosciuto il sistema fiscale dei sistemi feudali, purgato semplicemente della rigidita’ delle caste e delle classi sociali. Sistemi simili sono esistiti, mutatis mutandis, in quasi tutti i regni a bassa tecnologia del passato, ovvero laddove lo stato non possedeva quasi nulla del territorio se non il censimento e le forze armate che appoggiavano la riscossione.
Tuttavia, quei sistemi fiscali funzionavano maledettamente BENE. E dico bene perche’ se riuscite a far pagare le tasse a 50 milioni di cittadini romani del 250 DC, sparsi su tutta europa ed un pezzo di Africa, con una tecnologia tale che se applicata oggi NESSUNO pagherebbe alcunche’, una organizzazione che lavora su pergamene e posta a cavallo, beh, di sicuro sapete quel che state facendo meglio di noi. Se i romani avessero avuto i mainframe, le tasse le avrebbero pagate anche i passeri.

 

Non credo che sia politicamente fattibile un sistema simile, se non applicando due principi di base: “autorita’ e gerarchia”. Il fatto che io ritenga “autorita’ e gerarchia”  una coppia magica che fa funzionare i gruppi umani spiega come mai io disprezzi la democrazia, e spiega a voi come mai potete solo sognarvi una democrazia che funzioni, ma specialmente, potete solo sognare un sistema sociale funzionante.

 

Eppure, sono esistiti. E non servivano nemmeno supercalcolatori.

Tanto per dire, a usare la logica che cosa succede. Come ho scritto all’inizio, comunque, si tratta solo di una disquisizione logica sull’assurdita’ delle premesse del sistema fiscale moderno.

Uriel

 

(1) Inizialmente, cosi’ come in Egitto, i contadini pagavano le tasse fornendo direttamente grano ai silos dello stato, come riserva. Poi lo stato vendeva il grano durante l’anno successivo, e ci faceva soldi. Capite come mai un anno di carestia fosse un problema anche per lo stato, e come mai ci fosse cosi’ tanta attenzione dello stato nel bonificare e colonizzare le campagne.

 

(2) Si , gli amministratori romani le conoscevano. Le famiglie di Magister si tramandavano la funzione di padre in figlio, comprese le competenze specifiche.

(3) Uso il termine “tecnologo” perche’ so che considerate “Tecnico” tale Monti. A quel punto, se devo indicare qualcuno che fa funzionare cose materiali in maniera misurabile senza ricorrere alle opinioni dell’osservatore, devo coniare un termine che indichi “il tecnico che FA le cose” che gli altri si limitano ad ideare.

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