Mi sono arrivate due email circa la condanna del CEO di ThyssenKrupp, avvenuta a Torino, per via della morte degli operai dovuta alla mancanza di misure di sicurezza funzionanti. Da figlio di operai di uno zuccherificio, direi che sicuramente non mi mettero’ a piangere per la condanna, anche se devo dire che rimango perplesso nel metodo.
Allora, mi sta benissimo che i vertici dell’azienda siano considerati responsabili della morte degli operai qualora le misure di sicurezza non siano adeguate o finanziate adeguatamente.
Se ho ben capito, prima di questa sentenza , la sicurezza era considerata, almeno dentro le aziende, come “delegabile”. La parola “delegabile” significa che qualcuno, interno o esterno, si prendeva la responsabilita’ di avere cura delle medesime misure.
Il che tracciava una linea di separazione riguardo alla responsabilita’: poiche’ la delega avveniva per volere dell’azienda a qualcuno nominato dall’azienda stessa, se ho ben capito le aziende venivano si’ condannate, ma non per omicidio volontario, e la volonta’ di risparmiare non era considerata parte della volonta’ criminosa, da cui non poteva esserci neanche la corposa ammenda che e’ stata inflitta a ThyssenKrupp.
Cosi’, questo e’ il motivo per il quale a Torino e in tutto il paese i sindacati brindano: grazie a questo nuovo approccio, adesso le aziende che omettono misure di sicurezza hanno MENO cavilli dietro i quali nascondersi. Il che, se e’ semplicemente una questione di merito, mi trova d’accordo: sappiamo tutti che le aziende sono, alla fine dei conti, le maggiori responsabili della mancata attuazione delle piu’ costose misure di sicurezza.
Fin qui ci sta tutto, ma….
…. ma il problema e’ che in italia non e’ cambiata alcuna legge, almeno a quanto sembra di leggere sulle apologie di Guariniello sembra che sia stato lui a proporre una nuova interpretazione delle leggi vigenti.
Qui e’ il punto che mi lascia perplesso: in pratica questa sentenza stravolge completamente l’approccio usuale riguardo agli incidenti sul lavoro, e lo fa SENZA che nel paese sia cambiata UNA SOLA legge. la perplessita’ e’ obbligatoria.
Guariniello e’ riuscito a battere un luminare della giurisprudenza riuscendo a dimostrare che tali incidenti vanno considerati “omicidio volontario” e non “omicidio colposo”, e probabilmente la sua arringa e’ stata convincente. Ma rimane un fatto: la legge non e’ cambiata di una virgola.
Cosi’, siccome in italia ci sono migliaia (non ricordo la cifra esatta, ma l’ordine e’ di migliaia) di morti sul lavoro all’anno, la prima domanda che sorge spontanea e’: ma adesso questa (nuova) impostazione sara’ valida per tutti?
Qui c’e’ il primo punto: le leggi in teoria sono astratte e generali. Se ammettiamo che sinora tutte le sentenze abbiano applicato la legge cosi’ come andava fatto, e la sentenza ThyssenKrupp ne offre una ribaltata visione , che genere di obbligo esiste per gli altri tribunali, dal momento che sinora le sentenze su casi analoghi erano legittime e motivate dalla STESSA legge?
La domanda non e’ tanto strana, nel senso che adesso la sentenza di Torino sara’ sicuramente impugnata. Forse in appello (non so dove si terra’) l’autorevolezza di Guariniello potra’ ancora essere preponderante, e confermare che una sola sentenza va controtendenza rispetto alla dottrina seguita sinora, cioe’ contro qualche migliaio di inchieste/anno per incidenti mortali sul lavoro.
Ma cosa succedera’ “absque strepitu advocatorum“, cioe’ in Cassazione? E’ da pensare che di fronte ad una condanna cosi’ pesante il CEO di ThyssenKrupp vorra’ ricorrere sino al massimo livello di ricorso. Ed essendo sinora l’impianto della legge completamente diverso, con ogni probabilita’ si dovra’ arrivare ad una sentenza a corti unificate, o roba del genere.
Il mio personale dubbio, cioe’, e’ che introdurre uno stravolgimento del genere senza che esso sia seguito da un minimo di modifiche al diritto del lavoro ottenga si’ una prima sentenza (e forse una seconda) che sono pienamente soddisfacenti nel merito, ovvero nel comune sentire, ma poi questa sentenza si avvii verso una inesorabile bocciatura in altre sedi (appello o cassazione).
Lo dico perche’ avendo fatto perizie per diversi tribunali so che esiste un “trucco” che si usa con imputati estremamente importanti. Li si condanna usando sentenze abnormi e praticamente illegali (cioe’ completamente contrarie alla prassi vigente) in modo da dare un condannato all’opinione pubblica e farci bella figura.
Poi, in sordina e magari anni dopo, arriva un appello (o un ricorso in cassazione) che ribaltano nuovamente l’impianto della sentenza, e tutti se ne vanno liberi e belli, anche se inizialmente il popolo bue era stato soddisfatto con una bella punizione pesante.
Vedere che improvvisamente si ribalta l’impianto del diritto senza che il diritto in se’ cambi mi fa pensare che esista un simile “accordo sottobanco”. La procura di Torino , Guariniello & co prima ci fanno un figurone ottenendo una condanna pesantissima che soddisfa il desiderio di sangue delle famiglie delle vittime.
Dopodiche’, visto che Guariniello non e’ un Atlante che puo reggere il peso del mondo sulle spalle, succede che la “forza” con la quale ha ribaltato la prassi vigente (o pretende di averlo fatto) non e’ sufficiente a ribaltare davvero la prassi in tutto il paese. E cosi’ tutto torna come prima.
Non si tratta di eventi rarissimi, perche’ l’uso di sentenze palesemente illegali “postea usui” , che hanno come obiettivo principale quello di NON sopravvivere a future sentenze.
Cosi’, visto che in Italia ci sono migliaia di processi per morti sul lavoro , ogni anno, la domanda e’: abbiamo davvero ribaltato la prassi? Davvero in casi analoghi si parlera’ sempre di omicidio volontario?
Anche sul piano dei principi, si tratta di qualcosa che lascia perplessi: lascia perplessi che si possa, senza modificare alcuna legge, applicare il diritto in maniera enormemente diversa da quanto si era fatto prima, in un caso che spicca per gravita’ (il numero di morti) ma non per le modalita’ con cui si espone. Dopotutto, siamo in un “classico” caso nel quale l’azienda risparmia sulle misure di sicurezza e di conseguenza gli operai ci lasciano le penne.
Sulla parete che sta alle spalle dei giudici, in Italia, c’e’ scritto che “la legge e’ uguale per tutti”. Ma, nell’anno di grazia 2011, non sembra che le cose stiano cosi’: quanti morti sul lavoro ci sono stati, dalla tragedia ThyssenKrupp ad oggi? E se la legge e’ uguale per tutti, come mai SOLO in questo caso sembra che il diritto sia cosi’ enormemente cangiante e multiforme da trasformarsi cosi’ tanto?
I casi sono due:
- E’ sempre esistita la possibilita’ di assegnare alle aziende la responsabilita’ penale dei morti ammazzati sul lavoro, ma per qualche motivo in passato si preferiva o si riteneva di non farlo. E’ possibile sapere il perche’, e specialmente sapere che cos’abbiano di diverso questi morti dagli altri?
- Il diritto non prevede pene del genere e si tratta di una forzatura. In tal caso, sappiamo bene che a fronte di applausi e acclamazioni, il destino di questa sentenza e’ di morire in appello o in cassazione. Perche’ dare alle famiglie dei caduti una simile doccia svedese? Che cos’hanno questi morti di diverso dagli altri?
In entrambi i casi,e mi spiace dirlo perche’ la sentenza di Torino e’ proprio quella che VORREI IN TUTTI I casi di morti sul lavoro, mi sembra che si stia forzando il diritto stesso, dandogli un’arbitrarieta’ che gli toglie ogni senso.
Ovviamente, il cambiamento della prassi di ogni tribunale d’Italia potra’ avvenire solo da quando la Cassazione si sara’ pronunciata, onde evitare una massa di ricorsi. Ma rimane sempre quel punto: a dover cambiare il diritto di cosi’ tanto E’ IL LEGISLATORE, e non il giudice.
Auspico sicuramente che le cose si muovano in quella direzione, e cioe’ che in futuro quando una persona muore (o rimane invalida) sul lavoro la responsabilita’ penale cada sull’azienda e sui vertici, senza possibilita’ di delega o di irresponsabilita’: ma perche’ succeda veramente che il diritto CAMBI in questa direzione, occorre che una legge passi per il parlamento. Non si puo’ fare semplicemente con una sentenza.
Se la legge e’ cambiata cosi’ tanto per via di una sentenza, ci troviamo con un tribunale che gioca a fare il legislatore. Se la legge NON e’ cambiata affatto, ci troviamo con delle famiglie che vengono illuse oggi per poi beccarsi una doccia fredda tra qualche mese, o anno.
In entrambi i casi, il problema che ci si pone e’: stando che una legge con una prassi consolidata e una dottrina certa puo’ essere clamorosamente modificata, QUALI LEGGI VALGONO IN ITALIA? Quelle del parlamento? Quelle dei tribunali?
E se valgono quelle dei tribunali, qual’e’ l’esatto meccanismo di acquisizione del precedente, visto che stiamo pensando di agire come nei paesi a common law? E qual’e’ il limite di discrezionalita’?
La mia impressione, o meglio il mio timore, e’ che vi sia il solito accordo per una sentenza “postea usui“, ovvero per una sentenza scritta per soddisfare al momento e venire annullata in seguito. Se questo non succedera’ di certo il diritto del lavoro sara’ migliorato nel merito (mi fa piacere che le aziende siano considerate responsabili anche penalmente) ma di sicuro abbiamo fatto a pezzi un altro pochino di giustizia, trasformando il tribunale in un ente che ha le prerogative che oggi sono del legislatore.
In entrambi i casi, mala tempora currunt.
Uriel