The Ivy League II

E’ interessante cosa e’ uscito in seguito al primo post sulle Ivy Leagues e sull’idea di iniziare a formarle dentro le aziende. E’ interessante perche’ mostra come la scuola italiana abbia formato le persone con un’idea di meritocrazia fallimentare, fallimentare perche’ individuale, individuale perche’ fosse fallimentare.

Tendenzialmente, nelle democrazie il diritto di associazione e’ garantito a tutti. Ed e’ garantito a tutti nell’ipotesi che tutti i cittadini siano liberi di coalizzarsi per difendere i propri interessi. Cosi’, non c’e’ nulla di male se gli agricoltori fanno un’associazione che si proponga di tutelare gli agricoltori e i loro interessi, se lo fanno gli operai, i tassisti, chiunque.

Ma c’e’ qualcuno che non deve farlo: ed e’ chi si trova dalla parte sbagliata della barricata.

Mi spiego: se siete in qualche categoria che si suppone oppressa (e dico che si suppone perche’ non e’ affatto scontato che, per esempio, un sindacato difenda sempre e solo oppressi (pensate alle migliaia di sindacati dei lavoratori di Alitalia, per dire) ) dicevo se siete in una categoria che viene classificata come “politicamente dalla parte giusta” allora non c’e’ alcun problema ad associarvi per usare il numero onde difendere i vostri interessi, che se siete dalla parte giusta della barricata verranno chiamati “diritti”.

Adesso prendiamo i primi 50 ricchi d’ Italia. Essi hanno il diritto di formare un’associazione con lo scopo di agire per difendere i propri interessi? Hanno diritto di associarsi allo scopo di entrare tutti nel capitale di uno dei maggiori giornali del paese , allo scopo di mandare l’opinione pubblica italiana dove vogliono?(1)

La risposta e’ : SI. In Italia, tutti i cittadini possono formare associazioni,e  tutti i cittadini possono tutelare i propri legittimi interessi concordando azioni comuni.

Ma qui arriva il primo dei taboo: tutto questo e’ possibile, ma non ai ricchi&potenti, per esempio. Se ricchi&potenti si alleano , come effettivamente fanno gli altri, ci si comporta come se complottassero per qualche scopo criminale.

Gira per esempio una singolare leggenda circa un gruppo, che sarebbe chiamato “Gruppo Bildberg”, o roba del genere. Il gruppo Bildberg e’ stato accusato di recente di:

Questa potentissima lobby mira a conquistare posizioni nelle istituzioni dell’ Unione Europea  a vantaggio dei suoi membri

ora, faccio presente che l’ “accusa” consiste, semplicemente, nell’essere un gruppo che si riunisce a decidere delle azioni senza che esse siano  pubbliche, e che si suppongono essere finalizzate a influenzare le istutizioni a vantaggio dei membri. Criminale?

No. Lo fanno quotidianamente politici, partiti, sindacati, conf*, religioni organizzate, associazioni culturali, eccetera. Qual’e’ lo scopo un sindacato, se non quello di “sfruttare il numero di iscritti e la posizione degli stessi per conquistare posizioni a vantaggio dei propri membri”?

E qual’e’ lo scopo di un partito politico, se non quello di “conquistare posizioni nelle istituzioni dell’ Unione Europea  a vantaggio dei suoi membri”?

Questo e’ il punto: il Gruppo Bildberg non sta facendo nulla che non facciano gia’ partiti , sindacati , religioni ed altri: conquistare posizioni nelle istituzioni dell’ Unione Europea  a vantaggio dei suoi membri.

Perche’ allora questo viene dipinto come criminale, se tale azione e’ normale? Perche, come dice l’accusa, non parliamo di ‘cittadini normali”, non parliamo di “lavoratori” o di altri gruppi particolarmente amati dai media, bensi’ di una “potentissima lobby”.

Che cosa vieta ai 130 uomini piu’ ricchi del mondo di associarsi? Niente: la stragrande maggioranza delle democrazie garantisce a tutti il diritto di associazione senza limite alcuno, se non vietando qualsiasi limite.

Che cosa vieterebbe ai 130 uomini piu’ ricchi e potenti del mondo di difendere i propri interessi? Niente: poiche’ i diritti di associazione vengono garantiti a tutti, come e’ giusto che sia perche’ sono diritti e non privilegi, non c’e’ nulla di strano se i 130 uomini piu’ ricchie  potenti del mondo fondano un sindacato per difendere i propri interessi.

Ma in quel caso si dice, pero’, che si tratti di una “lobby”, un pericoloso covo di sovversivi, che e’ cio’ che secoli fa si diceva dei sindacati.

La differenza, dunque, e’ la ricchezza. Se ai poveri ed agli ultimi e’ consentito di unirsi per prendere posizioni nella societa’ e difendere i propri interessi, una qualche regola mai scritta direbbe, secondo molti, che questo diritto NON appartiene a ricchi e potenti, i quali devono smazzarsela sempre e soltanto da soli.

In pratica le pecore possono formare greggi per difendersi, mentre i lupi devono essere solitari. I lupi invece se ne fottono, e formano branchi lo stesso. Cosi’ come se ne fotte il Gruppo Bildberg.

Gruppo Bildberg a parte, torniamo all’ idea delle Ivy Leagues aziendali. Di per se’ si tratta di coalizzare tutti quelli che ritengono di essere meritevoli, per cooptazione (ovvero il giudizio di merito deve coincidere con quello degli altri) e difendere gli interessi di chi ha studiato e si e’ impegnato, contro la torma di parassiti che ormai (complici anche i sindacati) si annida ovunque.

Questo non e’ strano: parassiti, mediocri e incompetenti si alleano spontaneamente facendo muro contro quelli preparati e diligenti, quindi non c’e’ nulla di male se quelli preparati e diligenti fanno lo stesso.

E invece no. Invece no, perche’ come nel caso del Gruppo Bildberg, ai piu’ preparati, ai piu’ diligenti, ai piu’ lavoratori, e’ vietato fare un sindacato solo per se’.

Questa cosa e’ fortissima ed e’ radicata, perche’ proviene da una precisa strategia didattica della scuola italiana. La scuola italiana, infatti, ha lavorato contemporaneamente su due direttrici:

  • Ha insegnato il merito come valore esclusivamente individuale. Nel caso del merito, la valutazione e’ sempre relativa all’individuo. Non e’ ammesso alcun aiuto esterno ne’ alcun tentativo di associazione. Il meritevole, quello che concorre all’eccellenza, e’ solo, deve lavorare solo, deve essere giudicato SOLO per quello che fa da se’, non puo’ godere dell’aiuto di nessuno.

  • Ha insegnato il lavoro di squadra e la socialita’. Poiche’ e’ necessario saper fare squadra, la scuola italiana ha aggiunto ai programmi scolastici anche una forte componente aggregativa, ha perseguito questa finalita’ mediante attivita’ varie, quali compiti da svolgere a gruppi, eccetera.

Qual’e’ il risultato della sovrapposizione di questi due messaggi?

Se entrambi i messaggi vengono recepiti, stiamo dicendo ai ragazzi che i primi della classe devono fare da soli perche’ il merito e’ una cosa individuale, mentre tutti gli altri fanno bene a coalizzarsi. In pratica, stiamo insegnando ai primi della classe a fallire giocando senza poter usare uno strumento (il gioco di squadra) che invece i mediocri e i peggiori sono invitati ad usare.

Una cosa del genere non deve stupire, dal momento che a fare i programmi della scuola italiana, e specialmente a decidere della loro applicazione, era di fatto il sindacato della CGIL, potentissimo nella scuola, che di fatto aveva bocca su ogni piccolo dettaglio. Inoltre, esso rappresentava quel branco di ridicoli mediocri che costituiscono la scuola italica(2), i quali essendo essi stessi dei mediocri riconoscono come proprio un mondo ove il meritevole e’ assediato, solo, isolato, mentre tutti gli altri fanno branco contro di lui.

Mi fa ridere, per dire, che quando i nostri “cervelli” se ne vanno all’estero, per prima cosa si trovano a lavorare in un gruppo di persone selezionate, ovvero a lavorare in un gruppo di migliori scelti tra i migliori., e spesso nella logica delle associazioni anglosassoni si trovano anche a  difendersi contro l’invasione di  incompetenza e mancanza di merito. Ma loro stessi avrebbero dei problemi a formare gruppi di persone selezionate in Italia e difendersi dagli incompetenti.

Il risultato di un’educazione allo scopo e’ chiara: e’ ovvio che venendo dalla scuola italiana, essi hanno studiato anche il fare squadra. Ma non faranno mai squadra se non in un sistema che li mette in squadra con altri selezionati, perche’ contemporaneamente la scuola italiana ha fatto loro il lavaggio del cervello e ha insegnato loro che il merito sia esclusivamente individuale.

Cosi’, se provaste a parlare di formare una Ivy League in azienda, come all’estero si fa semplicemente con un incontro al pub, allo scopo di sabotare la carriera degli incompetenti e di emarginarli, o semplicemente per prendervi i vostri meriti, la vostra “coscienza” di italiani usciti dalla pessima scuola italiana inizierebbe a ribellarsi : “stiamo formando una massoneria”, “ma questa e’ una lobby”, “ma allora e’ come l’ Ancien Regime”, e cosi’ via.

Sia chiaro, pero’, che questo vale solo se e finche’ vi ritenete meritevoli: se vi riteneste deboli e/o mediocri non avreste nulla contro l’associarvi ad un sindacato che vi difenda , che boicotti i tentativi di superarvi, che emargini quelli che vogliono farvi pesare la differenza, eccetera.

Insomma, vi hanno lavato bene il cervello: siete disposti ad associarvi solo e soltanto quando vi ritenete deboli e mediocri; non appena vi riteniate meritevoli scatta il ritornello dell’individuo che viene valutato da solo, che viene visto solo per quel che vale, che non puo’ ricevere aiuti da altri perche’ sarebbero sleali, eccetera.

Fermo restanto che appena siete dei ‘cervelli’ ed emigrate, non vi rendete conto di essere ficcati in una squadra di persone selezionate per merito, allo scopo di creare una squadra che si mettera’ in buona luce per merito collettivo, dentro un’universita’ (o un istitito) che intende brillare… per merito collettivo.

Il concetto che l’unione di meriti individuali possa costutuire un merito collettivo, che e’ ancora un merito individuale, e’ completamente aliena alla cultura italiana; i sindacati avevano cosi’ paura che i piu’ meritevoli si coalizzassero contro gli altri (che il sindacato protegge a sfavore del merito) , da concepire programmi scolastici  che risultassero in un lavaggio del cervello ; un lavaggio del cervello che ha portato tutti i “cervelli” o se preferite i “meritevoli” del paese a rifiutare ogni vantaggio del lavoro di squadra , lasciando questi vantaggio come vantaggio esclusivo per mediocri e pessimi.

Credo che sino a quando si continuera’ a pensare che l’unione di meriti individuali in un gruppo  che concorra a meriti collettivi sia una slealta’, un “fare massoneria”, un “fare lobby”, mentre l’unione sia qualcosa di riservata solamente a mediocri e pessimi, la situazione per la meritocrazia italiana sia destinata a peggiorare.

Mediocri e pessimi si alleeranno, faranno branco, emargineranno, isoleranno, perseguiteranno  , sfrutteranno e saboteranno i meritevoli, i quali hanno il cervello lavato dalla scuola di CGIL, e non penseranno mai che semplicemente alleandosi potrebbero gestire di fatto il quasi monopolio delle capacita’ realizzative aziendali.

Se un’azienda ha, come stimava Pareto, un rapporto 80/20 tra efficienza e numero di dipendenti, ne consegue che semplicemente alleandosi tra loro, il 20% dei dipendenti puo’ gestire una “ricchezza” pari a 4 volte quella che il sindacato puo’ gestire associando tutti gli altri.

Una simile associazione, ribellandosi ad uno sciopero ed andando a lavorare, potrebbe di fatto annullarlo, perche’ riuscirebbe a garantire l’ 80% della produttivita’. E non solo: in queste condizioni il fallimento di uno sciopero renderebbe chiaro chi produce e chi no, nella misura in cui l’80% delle persone, scioperando, produrrebbe un calo del semplice 20% della produttivita’.

Cosi’ come (e qui posso dire di avere esperienza)una simile associazione potrebbe decidere a tavolino una “settimana di ferie strategiche”. Si prendano i due o tre elementi cardine di quattro settori aziendali. Diciamo che su 100 persone stiamo parlando di 15/20 persone. Le quali vanno in serie insieme.

Essendo dipendenti da capi diversi, nessuno si accorgera’ che le ferie stanno tagliando la testa della piramide. E nessuno calcolera’ mai la somma delle competenze  e delle capacita’ che invece vanno in ferie tutte insieme. Ma ci vanno.

Se quelle persone sono davvero gli elementi cardine, la cosa risultera’ in un catastrofico (e’ testato, gente: funziona) crollo di produttivita’ dell’azienda. Vi chiameranno a casa ringraziandovi perche’ eravate “cosi’ disponibili” a spiegare agli altri cosa fare e come risolvere un problema. Basta una settimana, che impatti sul 15/20% delle risorse, a patto che siano quelle di punta di settori diversi, sottoposti a capi diversi che non abbiano visibilita’ gli uni degli altri.

Insomma, una Ivy League aziendale ha la possibilita’ di pesare molto piu’ di un sindacato, perche’ gestisce le risorse che interessano DAVVERO all’azienda, cioe’ competenza e produttivita’. Il numero di dipendenti in se’ non interessa all’azienda, se la produzione continua.

Cosi’, se la situazione italiana si avvicina a quella descritta da Pareto, con il 20% dei dipendenti che fanno l’ 80% del lavoro, quel 20% ha un potere immenso, perche’ vale da solo 4 volte piu’ degli altri. Deve solo associarsi e iniziare ad agire.

Voi direte: ma come facciamo noi a sapere se siamo davvero i migliori? Semplice: se non lo siete, avrete formato uno dei tanti cobas aziendali, e fallirete. Solo se siete effettivamente i punti cardine, le persone che fanno la differenza, la vostra Ivy League riuscira’ ad ottenere gli effetti che sperate. Quindi, la risposta e’: fatela comunque. Al massimo, fallirete e vi renderete conto di non essere gli elementi chiave, le persone che fanno la differenza.

Ma se lo siete, il 20% di voi pesa quanto l’ 80% degli altri. Una sola Ivy League , che consista nel 20% dell’azienda, e’ capace di controllarne l’ 80% della produttivita’. Potete avere 4 volte piu’ potere politico e contrattuale dei sindacati, e se necessario potete far fallire i loro scioperi mantenendo da soli l’ 80% della produttivita’ aziendale, a fronte di uno sciopero riuscito all’ 80% !!!!!

Questo e’ il potere immenso che la scuola italiana ha tolto ai suoi studenti migliori: convincendoli di poter lottare solo da soli, convincendoli che una squadra selezionata tra meritevoli sia una cosa sleale, deplorevole quando non criminale (come nel caso del Gruppo Bildberg) , un complotto contro i “diritti” delle masse, e cosi’ via.

E la mia personale opinione e’ che solo rompendo questo meme, solo spiegando ai migliori che associarsi tra loro e’ giusto, lecito , doveroso e morale, che si potranno cambiare le cose. Finche’ tutti saranno chiusi nella gabbia culturale nella quale li ha chiusi  una scuola di professori mediocri organizzata in un sindacato di mediocri che difende i mediocri e livella la mediocrita’, non c’e’ scampo.

E cosi’, signori: migliori di tutto il mondo, unitevi.

Non c’e’ niente di male. E se agli altri non piace, devono solo muovere le chiappette e darsi da fare. Si chiama “fatica” e non ha mai ammazzato nessuno.

Uriel

(1) Ogni riferimento al Corriere della Sera e’ puramente casuale. Questa e’ satira, darling.

(2) Anni fa, un cugino che faceva l’ ITIS mi racconto’ che avevano dato un tema cosi’ difficile per l’esame di maturita’ che nemmeno i loro prof, nonostante fossero ingegneri, avrebbero potuto risolvere. Non gli passava nemmeno per la testa che  forse i loro professori  non sapevano risolverlo perche’ come ingegneri non valevano un cazzo di niente.

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