Telelavura’, telelavura’, telebarbun!

Da quando ho nominato la carenza di una seria disciplina sul telelavoro mi arrivano richieste di spiegare cosa ne pensi, se l’ho fatto, se lo faccio, se mi piace, pro e contro, se ti allunga la minchia, eccetera. Insomma, il telelavoro secondo Frau Merkel e il telelavoro all’italiana. Poiche’ questa settimana sono in “home office” e mi e’ sovvenuto che qualcuno me lo aveva chiesto, adesso parlo della cosa.

Ho due esperienze di telelavoro: una italiana e una tedesca. Nel senso che nel primo caso ero in Italia e ho seguito le direttive italiane, nel secondo lavoro per azienda tedesca e seguo direttive tedesche.

A parte le deliranti fesserie di INAIL e INPS sul telelavoro, fatte apposta per scoraggiarlo, devo dire che la prima esperienza fu positiva. Dovevo fare porting di un software scritto in C++ da AIX a Linux (qualche anno fa programmavo, si) . Di per se’, seguendo la tradizione del lavoro “a cottimo”, tutto quello che il management fece fu di stabilire delle date di consegna, o se preferite delle “milestones” , entro le quali dovevo portare almeno tot, tot e tot.

Come ripeto, si tratta di mera impostazione culturale: l’ Italia, che manca di cultura industriale vera e propria, e’ un paese orientato al commercio. In Italia quindi non esiste il lavoro, bensi’ il prodotto. Di conseguenza, tutto verte nel prodotto: se c’e’ il prodotto, c’e’ anche il lavoro, perche’ c’e’ il valore.

Questo ha tutti i difetti “classici” del telelavoro. Significa che da un lato siete abbastanza liberi di gestirvi, ma dall’altro non essendoci orari, la cosa puo’ essere buona oppure cattiva. Chi ha programmato sa quanto possa essere focalizzante pensare ad un problema, (1) e il risultato e’ che vi troverete a sviluppare alle 3 del mattino, farete orari infami, eccetera.

Non dovendo uscire , tutta la cerimonia della vestizione mattutina per andare al lavoro salta, e quindi vi infilerete le cose piu’ comode che avete. All’epoca non ero sposato, e quindi non c’era nessuno che mi segnalasse cose come “ehi, ma ti ha masticato la mucca di Amaterasu?”, e quindi in effetti e’ vero, inizialmente si perde un pochino la cura di se’. Occorre circa un mesetto per tornare alla normalita’: semplicemente rifasando gli orari.

Il secondo punto e’ che perdete la vita sociale lavorativa. Per molti, dopo i 35 anni gli “amici” sono in realta’ i “colleghi”. Se perdete il contatto coi colleghi,cioe’, rischiate di perdere parti consistenti della vostra vita sociale. L’esperienza cioe’ mi e’ servita a capire come , all’epoca, avessi troppi “amici” tra i colleghi, e di come sarebbe stato meglio avere amicizie che NON fossero nel mondo del lavoro. Altrimenti, semplicemente non parlate piu’ con nessuno.

Ovviamente, gestito cosi’ c’e’ un rischio: se dovete consegnare X per il giorno tot, e’ ovvio che sia X che il giorno possono venire negoziati. Non era il mio caso (avevo tutto il tempo, al mio capo non conveniva rischiare) e quindi non mi succedeva, ma so di altre persone cui , limando giorno per giorno (“sai, il tipo non mi ha ancora dato le specifiche ed e’ in vacanza per una settimana e non ha backup”, “sai, dobbiamo discutere in un meeting tra 15 giorni. Si, lo so, dobbiamo consegnare tra venti, vedi se puoi fare qualcosa lo stesso“, etc), si e’ arrivati a chiedere “tutto per domani”.

Cosi’, nel lavoro da casa all’italiana c’e’ un piccolo punto drammatico: il management. Essi concorderanno con voi la data di consegna a priori, e poi inizieranno a fallire , tanto voi vi siete “committati” , come dicono quei fessi di Milano.

Non vi sto dicendo di dire “consegno 20 giorni dopo aver avuto A, B, C, se non ricevo A, B, C, non garantisco nulla”. LA frase “non garantisco nulla” significa che dipende tutto dalla vostra abilita’, significa che ci proverete comunque, significa che potrebbe comunque andare bene. Nono. La frase e’ “consegno 20 giorni dopo aver avuto A,B,C, se non ricevo A,B,C, GARANTISCO che non si fara’ niente”.

Cosi’, per il manager voi diventerete un problema, il che e’ ottimo, perche’ allora tenteranno di risolverlo. Per i manager, esistono due tipi di persone: i problemi e le soluzioni. Se non siete una persona-problema, siete una persona-soluzione. Se il manager ha una persona-soluzione, semplicemente gli scarica sulle spalle ogni possibile problema. Se invece siete una persona-problema, cerchera’ di darvi delle soluzioni.

Conviene quindi essere una persona-problema, e dire “se non ho A,B,C, garantisco che si fallira’”. In quel modo, voi siete “il problema di dare A,B,C”, ed ecco che cercheranno di darvi delle soluzioni. Se invece fate la persona-soluzione, e dire “se non ho A,B,C non garantisco nulla”, il manager cessera’ di lottare per A,B,C , e vi chiedera’ “uno sforzo”. Cioe’ l’impossibile.

Andiamo adesso al telelavoro tedesco. Essendo la Germania un paese industriale, il risultato e’ un comportamento molto diverso , che e’ determinato dagli accordi tra aziende e sindacati. Il telelavoro qui e’ disciplinato cosi’:

  • Non puo’ alienare il lavoratore dall’azienda. Significa che se e’ prolungatissimo dovete avere una scrivania in azienda per almeno un giorno a settimana. Se e’ piu’ breve, allora no. Se fate una settimana al mese di telelavoro, come un mio collega fa regolarmente, (nel mio caso era un bisogno spot) , non c’e’ bisogno del giorno di allineamento ma basta un briefing telefonico.
  • Deve essere chiaro e documentabile il momento di inizio e di fine del lavoro. Nel mio caso, al mattino devo inviare una email dicendo che inizio a lavorare e quali siano i piani del giorno, cioe’ cosa conto di fare. LA sera, devo inviare una email dove annuncio che stacco, e che cosa ho effettivamente fatto (magari sono saltati fuori problemi improvvisi da risolvere, etc).
  • Il lavoro deve rimanere parcellizzato al giorno. Non essendo un fornitore devo dire che cosa faccio oggi e solo oggi, e a che punto sono. Non sono ammessi contratti “a cottimo” con i dipendenti, e il team leader e’ comunque colui che supervisiona giorno per giorno quello che in italia chiamiamo SAL, “stato di avanzamento dei lavori”.

In generale, quindi, Italia e Germania si differenziano per via della vocazione piu’ commerciale dell’ Italia, ove l’importante e’ consegnare una merce o un servizio finito, contro la vocazione piu’ industriale della Germania nella quale cio’ che importa e’ l’integrita’ del processo produttivo in se’.

Considerazioni comuni? Si. Il compattarsi dei tempi di lavoro. Noi non ci rendiamo conto di quanto tempo perdiamo, sul lavoro, ad interagire con le persone. Ce ne rendiamo conto quando lavoriamo da remoto, perche’ dobbiamo solo fare le cose. Il che significa che ci resta il tempo di fare le cose comodamente dove al lavoro corriamo.

In realta’ gli ambienti lavorativi si sono trasformati in ambienti nevrotici che servono al disperato tentativo di costruire gerarchie inesistenti, o di modificare quelle esistenti. Il semplice fatto di essere a casa evita tutta quella serie di giochi di Berne che servono solo a difendere un territorio e/o a ribadire la propria posizione. Cosi’, una volta a casa, il lavoro procede spedito, senza interruzioni, senza stupidi giochi.

Noi diciamo che sia “il lavoro” a darci dello stress, ma in realta’ non e’ “il lavoro”, ovvero la componente poduttiva, a darci lo stress. E’ l’ambiente lavorativo. Non so quante sigle saranno inventate , dopo mobbing, dopo stress, per nascondere il fatto che negli ambienti lavorativi i problemi sono di due tipi: “colleghi” e “capi”.  La verita’ e’ che se evitassimo il contatto umano, al lavoro, produrremmo molto di piu’ e lavoreremmo con meno stress.

Il secondo punto che si nota e’ il sorpasso enorme che e’ avvenuto tra servizi corporate e servizi all’utenza comune, e mi riferisco ai servizi IT. A lavoro ho una casella exchange, con mezzo GB di spazio per i messaggi. Su gmail ho 7GB. Al lavoro ho uno sharepoint che e’, rispetto ad ogni altro sistema di condivisione (da dropbox a hotfiles a google docs) semplicemente patetico. Al lavoro bisogna usare uno stupido Microsoft Communicator, mentre a casa uso skype, gtalk, msn, ICQ, che sono migliori perche’ non puntando ad un bridge aziendale non sono costretto a chiedere ad un servicedesk di prenotarmi una conference call se la voglio.

I sistemi di cooperazione e di “condivisione di idee” che abbiamo (due sistemi proprietari) non sono all’altezza di cose come facebook, tumblr, e cosi’ via. La verita’ e’ che spesso quando lavoro da casa uso i servizi domestici e riesco a sveltirmi il lavoro , spesso sveltendolo anche ai colleghi.

Il punto e’ che i servizi IT offerti all’utente domestico sono, oggi, di gran lunga migliori, piu’ affidabili, piu’ flessibili, piu’ usabili, di qualsiasi merda corporate o enterprise che costa milioni di euro solo per una stupida migrazione. (E non sto parlando di una piccola azienda, io ho in mente i servizi di un’azienda che ha 175.000 dipendenti e un datacenter da 7500 nodi sparc).  E’ vero che sui servizi all’utente domestico viene caricata pubblicita’ e/o ogni altra cosa. Ma e’ anche vero che rimangono migliori di anni luce rispetto alla media dei sistemi corporate o enterprise. Diciamola come va detta: non c’e’ sharepoint che tenga , in confronto a qualsiasi sistema di condivisione gratuito tra quelli mainstream, Wiki compreso.

Personalmente , credo che questo sorpasso sia destinato a causare, a breve, una certa spaccatura tra i fornitori. Finche’ abbiamo a che fare con manager IT che magari conoscono l’ IT ma non sono davvero dei “cittadini di internet” , nel senso che non ne abitano comunemente lo spazio, questi cialtroni potranno anche vendere qualche sharepoint spacciandolo per un sistema di condivisione della documentazione. La prima volta che un manager IT sara’ qualcuno che, da utente comune, e’ abituato a usare Wikipedia, e che da utente comune e’ abituato a usare sistemi di condivisione, guardera’ lo sharepoint e dira’ “e questa merda da che caverna e’ uscita?”.

Potete vendere il vostro “office communicator” quanto volete, e far pensare ai manager che per avere una chat room dovete chiamare un servicedesk e prenotarla. E che sia normale. Ma al primo manager che non spegne il computer per andare a casa, e non per continuare a lavorare ma per farsi i cavoli suoi nella blogsfera, il quale usa un banale skype, sara’ difficile darla a bere.

Cosi’ come potete imporre una casella di dimensioni massime di mezzo giga e una dimensione massima del messaggio. Finche’ per una persona la posta e’ “outlook” e non capisce, ci siamo. Quando qualcuno non usa solo (come la stragrande maggioranza dei manager) solo un sistema aziendale, ma e’ uso a sistemi “consumer”, che NON danno quel limite, prima o poi qualcuno chiedera’ quanto costi portare la posta altrove.

La mia personale opinione, per concludere, e’ che oggi sul piano giuridico e amministrativo si fa di tutto per restringere il campo del telelavoro, perche’ se il telelavoro si diffondesse , almeno nel campo dei servizi, tante installazioni corporate e tante installazioni enterprise verrebbero semplicemente obliterate. Partendo dagli uffici, agli edifici,  sino all’ IT.D’altro canto i sindacati sono coscienti che se il lavoratore non va fisicamente al lavoro, si perdono tutte le situazioni di mobbing e le problematiche da gestire, quelle che danno forza al sindacato. Il management, del resto, non ama il telelavoro perche’ , detto come va detto, con l’esclusione dei grandi manager e’ fatto da caporali in crisi d’autostima, i quali sono incapaci di delegare (affidare qualcosa ad uno nell’ufficio a fianco permette di controllarlo ogni cinque minuti, se invece  e’ lontano e’ proprio “delegare”, con tutta la fiducia che serve) e  specialmente non hanno piu’ bersagli sui quali sfogare il loro tentativo di “essere qualcuno” , tipico delle mezze calzette. Potrei nominare anche i colleghi che non scopano dal cambriano(2), ma quelli non decidono nulla. Per fortuna.

Tutto qui.

Uriel

(1) Di fatto dovevo liberare quel maledetto software, altrimenti portabile, dalla dipendenza dalle OpenClass di IBM. Dovevo scrivere, cioe’, un sostituto (altrettanto performante) di “Ikeybag”, roba che era stata scritta per l’ IBM 390. Il florilegio dell’ assembler inline, in pratica.

(2) Prima del Cambriano esisteva la riproduzione sessuata? Non ricordo.

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