Telecom: sapere cosa?

Prodi vuole sapere cosa intende fare Telecom, telecom risponde che non si e’ deciso nulla, e tutto va via cosi’. Ma , paradossalmente, entrambi sono sinceri. E questo e’ male.

Prima di tutto una premessa: se venite da una scienza “popperiana”, l’economia vi appare come deve apparire l’antica alchimia ai fisici. Cioe’ una forma di parascienza, col merito di essere una pre-scienza, ma senza valore cognitivo alcuno.

E’ vero che in molti casi si usa l’analisi numerica e che vi siano grandi menti matematiche che hanno contribuito allo sviluppo di questa “scienza”, (Nash per citare il piu’ celebre), ma questo non toglie una cosa: l’economia non e’ una scienza, ma solo l’embrione di una scienza.

Probabilmente, al crescere delle capacita’ di calcolo (e quindi di simulazione) potremo avere un’economia “popperiana”, cioe’ predittiva e falsificabile.

Allo stato attuale, le tecniche di discretizzazione , di linearizzazione , eccetera sono alquanto locali, il che significa che il parere di un Guru vale quanto quello di Otelma, solo che il Guru e’ figo.

Oh, se provate a dirlo si incazzano. Cosi’ come se aveste provato a dire ad un alchimista del 1300 che vendeva fuffa si sarebbe arrabbiato.

E se aveste provato a sostenere in un dibattito che l’ Alchimista fosse un cialtrone vi avrebbe certamente sbalordito con le sue conoscenze, che non erano nulle: erano semplicemente empiriche.

Erano frutto di un’osservazione priva di supporto teorico, cioe’ l’alchimista sapeva un sacco di cose perche’ aveva “lambiccato”, e quindi aveva avuto esperienza di liquidi rossi che diventano blu, onde stupire le signore nei salotti.

Ma non sapevano il perche’, non sapevano spiegare davvero come mai quei liquidi cambiassero colore. Per giustificare la spinta pneumatica dicevano “NEQUAQUA VACUUM”, cioe’ “dio non vuole il nulla perche’ ha fatto la creazione”, e cosi’ via.

Stessa sorte degli economisti: essi conoscono alcune regole empiriche, saprebbero stupirvi con effetti speciali (Tremo-Seats, ARIMA e compagnia bella) ma una cosa non sanno dire: “perche’”.

Ora, come procedono costoro? Procedono per mode. Cosi’ come l’alchimia ebbe la moda del flogisto, cui si credeva perche’ era opinione comune crederci, ma nessuno aveva mai visto questo fluido, senza un giudizio critico e senza un minimo di scienza, gli economisti procedono per parole magiche.

Una di queste e’ “media company”.

E qui veniamo a Telecom. Cosa si dice di Telecom? Che vorrebbe diventare una “media company”, come a suo tempo fece British Telecom, eccetera eccetera.

Siccome diventera’ una “media company” e le “media company” sono fighe, gli azionisti continueranno a pagare le azioni e i risparmiatori a tenersi i bond. E questo perche’ sanno che la “media company” e’ la via del futuro, quella giusta per diventare un’azienda moderna e al passo coi tempi.

Ma se andiamo dietro, alla sostanza, cosa troviamo?

Abbiamo a che fare con un teorema, con un esperimento, con qualcosa che dica una cosa come:

“sia X un’azienda con le carateristiche di Telecom, in un mercato Y con le caratteristiche di quello italiano, allora se diventa una “media company” avra’ fortuna”.

Abbiamo un teorema, uno straccio di dimostrazione di questo genere?

Gli economisti risponderanno di no, che loro sanno moltissimo tranne che non sanno mai prima come dovrebbe andare a finire.

E allora, perche’ mai l’operazione dovrebbe riuscire? Riuscira’ perche’ a differenza delle scienze esatte la paracialtroneria che si chiama “scienza economica” e’ in preda alle mode, a quelli che loro chiamano modelli stocastici, ma che non hanno nulla a che vedere con quelli che si usano per (un esempio) in fluidodinamica.

E cosi’, e’ di moda la “media company”. Il mercato ci crede. Telecom non cambiera’ quasi nulla della propria struttura, perche’ cambiamenti fortissimi richiederebbero enormi finanziamenti, e il mercato TLC non ha i soldi e la fiducia per supportarli.

Quindi, non faranno nulla: cambieranno delle carte, divideranno diversamente l’azienda chiamando diversamente le sue sezioni.

Ma un’azienda e’ sempre un’istituzione che deve fare soldi. Da dove verrebbero a Telecom nuovi soldi , solo per il fatto di essere una “media company”?

Esiste un solo esempio, sul mercato ITALIANO, di un simile media provider che faccia soldi? Persino Sky non e’ riuscita a generare extrareddito per il digitale terrestre, segno che il payperview via satellite e’ esso stesso extrareddito della TV.

Fastweb e Alice offrono gia’ contenuti multimediali, e non sembra che facciano cosi’ tanti soldi. E specialmente, non sono mai dovuti ricorrere ad un potenziamento dell’offerta per adeguarsi ad una domanda che in Italia -non c’e’-.

Per quale motivo una “media company” dovrebbe avere miglior fortuna? Per quale motivo lo stesso Sky che e’ semplice extrareddito della TV dovrebbe risollevare -vendendo propri contenuti- Alice?

Ha alcuni lati del patetico, la “notiziona” di Provera: vorrebbe liberarsi della rete fissa, specialmente dell’infrastruttura.

E chi, nel 2006, con il WIFI(MAX) e UTMS HSDPA che dilagano, non lo vorrebbe? Ma adesso chiediamoci: chi, con WIFI(MAX) e UTMS HSDPA sarebbe il POLLO disposto a comprare la rete fissa da Telecom?

La verita’ e’ che non c’e’ nemmeno capitale disponibile a comprare TIM, che pure e’ un pollo grasso, e anche se ci fosse (o se ci sara’) sara’ solo perche’, appunto, e’ ancora un bel pollo grasso.

Perche’ diciamolo, non e’ fallita la sinergia tra fisso e mobile, e’ semplicemente fallito il fisso. Il cavo. Non c’e’ sinergia tra fisso e mobile, come non c’e’ sinergia tra fisso e qualsiasi altra cosa, perche’ il fisso, il cavo, sono MORTI.

Ed ecco il ritratto di Telecom: un’azienda che tenta di vendere pezzi costosissimi che nessuno vorra’ mai, che tenta di vendere i gioielli di famiglia (che non gli saranno MAI pagati abbastanza, e comunque NON per quel che valgono nelle mani degli azionisti).

Perche’ stanno arrivando gli operatori virtuali nella telefonia mobile, e questo togliera’ un bel po’ di valore ai tier one.

Un’azienda che fa dividendi per i soci TOP level (come Pirelli) rubacchiando linfa e utile qui e la’.

Un’azienda che non puo’ davvero ristrutturarsi perche’ non ci sono piu’, in quel mercato, capitali interessati a sostenere la ristrutturazione.

Un’azienda che vede con terrore il futuro che avanza, sotto forma di Wireless in varie forme. Che paga lo stato per dire che il WiMax sia poco affidabile quando ormai e’ usato in tutto il mondo, che ha pagato licente UTMS fino al 2007 pur di tener lontani gli operatori virtuali.

Un’azienda fragile, dal futuro ancora piu’ incerto.

Diciamolo:

TELECOM HA PERSO IL TRENO.

L’idea di vendere la rete fissa perche’ sia shared fra tutti gli operatori che offrono servizi via cavo arriva quando nessuno vuole piu’ spendere per il cavo: il wireless bussa alla porta.

L’idea di ristrutturare per diventare una media company arriva in ritardo perche’ nel settore TLC non ci sono piu’ i soldi e non c’e’ l’interesse per finanziare una simile ristrutturazione industriale.

L’idea di scorporare TIM doveva arrivare anni fa , e non mentre stanno per arrivare gli operatori virtuali, che ne abbasseranno il valore.

Per questo dico: Telecom non ha annunciato un cazzo di niente.

Non ha annunciato alcuna seria ristrutturazione perche’ nessuno ci metterebbe i capitali necessari.

Non ha annunciato la cessione della rete fissa perche’ nessuno la comprerebbe piu’.

Dice di voler vendere TIM convinto che verra’ comprata a chissa’ quale cifra, quando il prossimo arrivo degli operatori virtuali non fa presagire nulla di buono.

In pratica, ha solo pronunciato una parola magica, “media company”, nella speranza che gli investitori, con la loro pseudoscienza , ci caccino dentro soldi perche’ e’ di moda.

Puo’ darsi che lo facciano?

Si’, puo’ darsi.

Ma non si scomodi Prodi a chiedere cosa significhi l’annuncio di questi giorni.

Non annuncia proprio niente.

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