Tattiche e strategie.

Sebbene i dizionari descrivano in termini simili le parole “tattica” e “strategia”, i significati dei due termini si sono differenziati nel tempo – prima nel mondo militare e poi altrove. Per tattica si intende un’arma, una infrastruttura o una decisione che impatti o riguardi un intervallo parziale o limitato dello scenario bellico o dello svolgimento della guerra, mentre si parla di “strategico” quando si investe radicalmente l’intero scenario , o quando si investe l’intera durata della guerra.

Questo non e’ legato alle funzioni di un’arma. Se per esempio abbiamo un missile che abbatte missili, come ce ne sono sulle navi della marina italiana sin da decenni, parliamo di arma tattica nel senso che si limita ad abbattere il missile diretto contro la nave o contro un obiettivo che la nave difende.

Diventa un sistema strategico quando lo colleghiamo ad un sistema di satelliti che possano osservare l’intero scenario bellico per tutta la guerra,  e notare il lancio del missile sin dal momento iniziale, perche’ l’infrastruttura che gli mettiamo alle spalle investe l’intero scenario per tutto il tempo.
Sicuramente esistono accezioni piu’ sofisticate del termine, ma il succo e’ che anche fuori dal mondo militare le persone hanno iniziato ad usare  questa distinzione, anche se non lo fanno abbastanza. Per esempio, e’ invalsa l’abitudine di porre questioni strategiche in politica, aspettandosi risposte tutto sommato tattiche.
Una domanda che mi e’ stata posta sul forum e’ “cosa pensi del nucleare”. Ora, il nucleare e’ come un sistema di satelliti. Di per se’ il tuo nemico non viene danneggiato dai satelliti. Quello che fa un sistema di osservazione strategica e’ di permettere allo scenario di guerra di evolvere a tua favore. Tu vedi il nemico che non vede te, e questo in generale ti fa vincere piu’ facilmente.
Cosi’, il nucleare di per se’ non significa nulla. Puoi fare a meno del nucleare o puoi averne bisogno, a seconda della tua strategia.
Se diciamo che intendiamo investire nelle energie verdi, o nel nucleare, o in qualsiasi altra cosa, pero’, non stiamo facendo ancora strategia, bensi’ tattica.
Possiamo allargare un pochino lo scenario e dire:
Se vogliamo una nazione di tipo agricolo e turistico, e in Italia questo concentra il lavoro (e quindi il consumo di energia) durante l’estate e nelle citta’ d’arte, allora possiamo tranquillamente puntare sul solare: il picco dell’energia coincidera’ essenzialmente con il picco di utilizzo, e avrete piu’ energia quando ve ne serve di piu’.
Se iniziamo a chiedere un’industria pesante allora le cose cambiano, e dobbiamo puntare su altro, comeha carbone o nucleare,  perche’ le fonti discontinue non fanno bene all’industria pesante, che bisogno di continuita’. Se usiamo fonti discontinue mentre l’industria pesante vuole fonti continue, otterremo che le industrie installeranno le proprie centrali interne, e ci vuole poco a capire che la nostra strategia “verde” verra’ inficiata pesantemente.
Se vogliamo industrie leggere allora possiamo anche tollerare lievi discontinuita’ e usare solare di giorno e idroelettrico di notte.
Adesso voi pensate che stiamo facendo piu’ strategia, ma non e’ vero: stiamo facendo LEGGERMENTE piu’ strategia, nel senso che abbiamo allargato lo scenario, ma non cosi’ tanto. Non abbiamo coperto, cioe’, tutto lo scenario.
Sicuramente se vogliamo prima decidere cosa fara’ una nazione (industria, turismo, PMI, etc) per vivere allora stiamo allargando il problema energetico ad una visione organica, ma non stiamo ancora facendo strategia.
Immaginate un generale che abbia a disposizione un’artiglieria missilistica capace di colpire a 8000 KM di distanza, ma il suo esercito possa muoversi solo di 50 km. Ha senso? Avrebbe una visione strategica quando parla di artiglieria ed una visione tattica per le forze di terra. Catastrofico.
Cosa ci dice questo? Ci dice che se UNA PARTE della nostra decisione ha uno scenario piu’ grande, allora TUTTE le decisioni vanno valutate nello scenario grande.
Allo stesso modo: se parliamo di turismo , parliamo di gente che viene dall’estero. Se parliamo di industria pesante, abbiamo materie prime da comprare dall’estero e prodotti da vendere all’estero, e se parliamo di industria leggera idem.
Cosi’, non possiamo avere uno scenario commerciale su scala mondiale e decidere cosa fare dell’energia soltanto in una nazione. Se valutiamo le cose in termini STRATEGICI, OGNI decisione deve essere strategica, per quanto poi si trovino insensate le decisioni sul piano tattico.
Cosi’, dobbiamo aggiungere una terza possibilita’ : c’e’ il nucleare, c’e’ il fossile, ci sono le rinnovabili, e c’e’ l’energia CHE SI ACQUISTA dall’estero.
Si, lo so. De Benedetti voleva costruire centrali a carbone in Italia, cosi’ i suoi giornali vi hanno martellati con l’idea che la “dipendenza energetica” sarebbe un problema. Ma adesso rifletteteci un attimo, e pensate alle esportazioni italiane verso la Francia: se i rapporti con la Francia fossero tali che i francesi vi tagliano l’energia, probabilmente non vi sarebbe piu’commercio. Davvero il 10% di energia in meno sarebbe il primo tra i vostri problemi?
Con questo voglio dire che , di per se’, comprare energia a chi ne produce troppa non e’ un dramma o un male : e’ una scelta strategica. Non e’ affatto detto che una nazione debba essere autosufficiente, se ha costruito una rete di solidi rapporti commerciali.
Ovvio, occorre che i francesi non siano nelle condizioni di tirar troppo la corda dei prezzi, ma nessuno ha detto che fare strategia sia SEMPLICE. Occorre magari comprare energia dai francesi solo finche’ i francesi comprano qualcosa di importante dall’italia. Ok. Questo e’ “fare strategia”. Ma occorre capire che se una risorsa costa meno sul mercato che farsela in casa, allora conviene comprarla sul mercato, fatti salvi i rischi che vanno gestiti.
Per rimanere nell’esempio italiano , l’italia vuole essere un paese manufatturiero , e vendere circa 500 miliardi di qualsiasi cosa (come adesso) oppure oltre, in qualcosa come 160 paesi.  A quel punto, ogni valutazione tattica sulle risorse dovrebbe essere strategica e inserire tra le opzioni l’idea di acquistare il bene da altri.
Al contrario, la logica italiana e’ quella di avere esportazioni che richiedono il pensiero strategico, e usare un tipo di pensiero puramente tattico quando si parla di risorse.
Prendiamo Grillo con le sue differenziate e le sue gestioni dei rifiuti. La proposta e’ sempre quella di gestire rifiuti in Italia, ma siamo sicuri che sia la cosa piu’ conveniente? Sappiamo che altri paesi sono gia’ attrezzati, siamo sicuri che non convenga mandare i rifiuti da loro? Dopotutto si tratta di questioni di volume e prezzo. Se per volumi enormi il prezzo potesse scendere , non ci sarebbe nulla di strano nel prendere una nazione che sa trasformare bene i rifiuti , tirare una linea ferroviaria lenta, e mandare i rifiuti sin li’.
Quando uno fa questi ragionamenti si parla di “dipendenza”. E’ stato il trucco col quale de Benedetti vi ha convinti a riempire di centrali a carbone il paese. Ammettiamo anche che l’Italia sia “dipendente” dalla francia per l’energia. Sta di fatto che la massa di rapporti commerciali con la francia e’ tale che un blocco delle esportazioni italiane sarebbe un colpo ben piu’ duro per il paese.
Se parlate di “dipendenza” quando parlate di importazioni, perche’ non parlate di dipendenza quando parlate di esportazioni?
Se gli USA tagliassero oggi il commercio con l’Italia, bloccando le esportazioni italiane, il manufatturiero italiano sarebbe in ginocchio. Cosi’, siete assolutamente DIPENDENTI dagli USA. Eppure, usate il termine “dipendenza” solo quando IMPORTATE.
Questo e’ un assurdo.
Sela Francia dovesse smettere di vendere energia all’Italia, l’italia potrebbe acquistarla altrove. Non esiste solo la francia tra i paesi che vogliono vendere energia all’italia. Se fate un giro, trovate che Svizzera, Germania e Austria, Libia, Tunisia, Algeria e persino Russia vogliono vendervi energia.
Se al contrario pensate alle esportazioni verso la Francia, e vi chiedessi in quale paese avete un mercato alternativo cosi’ grande, la risposta e’ che i prodotto che volete vendere ai francesi NON li potreste vendere a nessun altro, non in quelle quantita’, non quei prodotti.
Cosi’, il punto e’ semplice: siete DIPENDENTI dalla Francia per le esportazioni. MOLTO piu’ di quanto non lo siate per le importazioni di energia.
Ma nonostante il fatto che trovare un mercato per VENDERE sia piu’ difficile che trovare un mercato per COMPRARE, per un qualche motivo si chiama “dipendenza energetica” se si ha bisogno di comprare energia francese , mentre NON si parla di dipendenza commerciale se si ha bisogno di VENDERE in Francia.
Ripeto: e’ solo l’esempio piu’ evidente di come una propaganda pseudofascista di De Benedetti sia riuscita a convincervi che esista un problema di dipendenza energetica con le stesse nazioni dalle quali c’e’ una BEN PIU’ GRANDE dipendenza commerciale. Potete fare a meno dell’energia francese, non potete davvero fare a meno del mercato francese.
Questo si  inquadra piu’ o meno in tutti i problemi fittizi sulla “sovranita’”. Tutti i politici vanno parlando di riprendersi la sovranita’ di qui e la sovranita’ di la’, ma che fate se gli USA decidono di prendersi la sovranita’ alimentare totale e vi tagliano le importazioni di alimentari? Succede che avete altri 80 miliardi in meno di esportazioni, che fa circa 900.000 disoccupati. Che succede se la UE decide di prendersi la sovranita’ fiscale dopo l’uscita dell’Italia e piazza un bel dazio alla frontiera? Succede che partono 130 miliardi di esportazioni.
Il problema di questo discorso e’ che viene interpretato dall’italiano con un discorso di rapporti di forza, e questo avviene perche’ la storia viene ancora insegnata nelle scuole secondo l’impostazione fascista, e la nazione non ha mai fatto i conti con la cultura fascista, alle voci “autarchia” e “tradizione”.
Se Pasolini poteva proporre parti integranti della propaganda fascista come messaggio “di sinistra” quando tuonava contro il consumismo a favore della precedente societa’ tradizionale dai consumi parchi e per questo eroici, era solo perche’ la propaganda fascista era ormai diventata parte della cultura, e quindi della scuola, e allora il messaggio di Gentile veniva spacciato per “sinistra”. Cosi’ come il discorso delle tradizioni, molto evoliano, e’ sopravvissuto ancora per anni, sino ai giorni nostri. Persino Grillo fa ricorso a concetti pasoliniani, ovvero presi pari pari dalla propaganda fascista, nella sua campagna. L’idea di Grillo di societa’ amichevole e solidale , basata su consumi locali (ovvero tradizionali) e sul “made in Italy”, ovvero sull’identita’ nazionale, si basa su concetti di spiritualismo fascista e di identita’ trascendente che erano parte del discorso di Julius Evola.
Approfittando di una popolazione ignorante degli intellettuali come Pasolini ed altri hanno potuto spacciare il messaggio fascista come messaggio “di sinistra” (1) e quindi non avete nessun problema a sostenere falsita’ antistoriche come “autarchia=bene” e “dipendenza=male”, dove pero’ vi scontrate col fatto che la piu’ forte delle dipendenze, ovvero quella commerciale, e’ una dipendenza che VOLETE!
Se leggiamo qualsiasi libro di storia, osserviamo che i grandi imperi sono caratterizzati non da una sostanziale autarchia, ma da una quantita ENORME di scambi. Gli USA sono caratterizzati, e lo erano ancora di piu’ quando erano dominanti , da una quantita’ ENORME di scambi commerciali. Ognuno di questi scambi e’ essenzialmente una dipendenza, dal momento che se vuoi vendermi qualcosa dipendi dalla mia decisione di comprarla, ma la difficolta’ nel creare un paese forte e’ proprio quella di vivere queste “dipendenze” come commercio, ovvero come do-ut-des.
Il problema cioe’ non e’ se la francia ci vende energia, il problema e’ che cosa ci compra in cambio. Il governo tedesco ha accettato di comprare energia dalla Russia, per esempio, solo dopo aver costruito una rete ferroviaria verso oriente, tale per cui i russi “dipendono” per il reddito da Berlino. Certo avrebbero potuto investire di piu’ nello scisto, ma aveva senso creare un’intera filiera laddove era gia’ disponibile a prezzo inferiore?
In questo senso, NESSUNO dei politici italiani mostra una visione strategica. La visione italiana e’ ancora quella puramente tattica del fascismo, che e’ ancora presente nella mentalita’italiana.
In una nazione sana, prima di chiedersi quale energia FARE, ci si chiede se convenga FARLA o se convenga comprarla. Prima di chiedersi se e come smaltire i rifiuti in Italia ci si chiede se convenga smaltirli in Italia o laddove esiste gia’ un substrato industriale capace di farlo a prezzi inferiori.
Il problema dell’italiano e’ un continuo scorporo della relazione commerciale. Le importazioni sono considerate “dipendenze”, quando sarebbe piu’ logico considerarsi dipendenti per le esportazioni – la domanda di propri prodotti e’ piu’ difficile da gestire dell’offerta di prodotti altrui – , mentre le esportazioni che andrebbero considerate “dipendenze” vengono considerate commercio.
Questa visione non e’ solo antistorica, e’ semplicemente una visione totalmente TATTICA.
L’Italia dipende, in pratica, dalla UE e dagli USA per le esportazioni, con una crescente presenza mediterranea. Una visione strategica NON puo’ considerare un concetto di “dipendenza energetica” quando ci sono almeno 4 paesi (Algeria, Tunisia, Libia, Russia) che desiderano vendere carburanti fossili e almeno 3/4 che vogliono vendere energia. Con una simile concorrenza, si potrebbe giocare al ribasso con estrema facilita’.
Bisognerebbe invece considerare come dipendenza (se il concetto avesse un senso) quella commerciale, perche’ non esiste per l’Italia un mercato che possa sostituire quello USA. Quella si’ che e’ una dipendenza.
Lo so, sto contraddicendo De Benedetti. Il quale vi ha convinti a costruire centrali a carbone – di cui non c’era alcun bisogno – martellandovi (mediante i suoi giornali) sulla “dipendenza energetica” , problema del tutto minore (basta procurarsi altri due fornitori in altre nazioni e poi giocare al ribasso) allo scopo di convincervi che c’era bisogno di Sogenia.
Questa e’la ragione per la quale chi possiede industrie o aziende NON dovrebbe possedere giornali mainstream: un imprenditore delle banane potrebbe facilmente usare i suoi giornali per convincervi che in Italia ci sia un problema generale di potassio , e alzare i consumi di banane. Ma se non ti chiami Berlusconi, non hai problemi di conflitto di interessi, isn’t it?
In generale, pero’, vedo la mancanza totale di strategia in ogni campo, e in ogni partito della politica italiana. Nessuno ha vere e proprie strategie, ma solo tattiche. Facciamo questo e quello in Italia, facciamo tutto in casa, rafforziamo il made in Italy, ma poi alla fine mi viene da chiedermi che diavolo rafforzi quando la decisione di comprare made in italy dipende tutta da stranieri. Se temi che la francia ti tagli l’energia dovresti temere a maggior ragione che ti tagli le esportazioni: di energia ne puoi trovare altrove, di esportazioni non e’ altrettanto semplice.
In questa desolazione, e’ inutile giudicare la competenza dei politici: se entrate nell’ottica di un paese che vende in 160 nazioni del mondo e che compra in 120, e giudicate i politici italiani in una scala da uno a mille, tutta la differenza che troverete tra un partito e l’altro e’ da un voto di 2 ad un voto di 3. Che apparentemente e’ ben il 50% in piu’, ma in una scala di uno a mille, e’ un disastro quasi identico.
Uriel
(1) Il fascismo era un regime classificato come “destra”, ma era un sistema statalista , e quindi sociale. Questo produce un certo imbarazzo per le sinistre, che non concepiscono delle destre non capitaliste e liberiste. Cosi’ un uomo di sinistra fatica ad accettare che la previdenza sociale sia stata una invenzione mussoliniana. Da cui tutti gli equivoci e le domande “ma la tal cosa e’di destra o di sinistra?”. In realtra’ la concezione moderna di welfare e’ interamente fascista, ma non si puo’dire perche’ le sinistre se ne attribuiscono la paternita’, sebbene in NESSUN paese comunista sia mai esistito un welfare inteso a redistribuire i redditi. La condivisione dei redditi e’ una idea comunista, la RIDISTRIBUZIONE e’ invenzione fascista. Il welfare europeo moderno e’ di invenzione fascista piu’ che “di sinistra”. E questo perche’ il fascismo fu il primo sistema ideologicamente statalista in senso moderno (welfare e sistema fiscale)  ad ammettere anche l’esistenza del mercato. Anche l’economia europea e’ retta da un sistema corporativo in senso fascista. In questo senso, l’Europa intera  e’ un sistema economico ed istituzionale fascista dominato da un sistema politico democratico, nel quale la sinistra ha preso il posto delle parti prima occupate (ed inventate) dai partiti fascisti, come il sistema di welfare e di relazioni sindacali, che oggi come nella concezione del fascismo tendono alla pace sociale anziche’ (come vorrebbe il comunismo) alla rivoluzione ed alla lotta.

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